515 research outputs found

    Assorbimento di alcune triazine simmetriche sulla frazione organica di un suolo bruno della Sardegna

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    The adsorption of four s-triazines on the A1-horizon of a brown soil from Sardinia was studied. The adsorption isotherms showed to be essentially linear. Prometryne, hydroxipropazine and prometone were highly absorbed at pH 5, scarcely at pH 2. Propazina behaved differently, showing the highest adsorption at low pH values. Adsorption was affected by the acidity of aqueous systems and tends to increase with a decrease in pH, reaching a maximum in the vicinity of the pK of the respective compounds

    Assorbimento di alcune triazine simmetriche su una bentonite di Uri (Sardegna)

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    The adsorpition of six s-triazines of the chloro- and methoxy-analogue series on a bentonite from Uri (Sardinia) was studied. The H-bentonite shows a higher adsorption than the Na-bentonite. The order of adsorbabiIity of chloro-s-triazines was trietazine > atrazine > propazine; by me· thoxy-s-triazines it was simetone > atratone > prometone. The amount of simetone adsorbed by the H-bentonite occurred in excess of the CEC. The relationship between adsorption, solubility and lenght of the lateral chain of the s-triazine was confirmed. The adsorption was mainly due to van der Waals forces, H-bonding and ionic exchange

    Evaluation of the emostasis by tromboelastometry (ROTEM®) during fluid resuscitation with hydroxyethyl starch 130/0,4 (VOLUVEN®) or hypertonic saline solution 7,5% in dogs with gastric dilatation/volvulus

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    Le soluzioni colloidali (ad esempio HES, amido idrossietilico 130/0,4) o cristalloidi (ad esempio HS, salina ipertonica 7,5%) sono comunemente impiegate nella rianimazione fluida di pazienti critici, nonostante tali soluzioni siano potenzialmente associate ad alterazioni emostatiche. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l'impatto sull'emostasi della somministrazione di un bolo endovenoso di HES (10 ml/Kg) o HS (4 ml/Kg) in cani rianimati per dilatazione/torsione gastrica (GDV). I campioni ematici sono stati raccolti all’ammissione (T0) e al termine del bolo (T1) e successivamente processati per analisi mediante tromboelastometria (ROTEM) e test coagulativi di routine (PT, aPTT, fibrinogeno). Lo studio ha incluso 13 cani nel gruppo HES e 10 cani nel gruppo HS. All’ammissione tutti i cani hanno presentato tracciati ROTEM classificati come normali, tranne 1/13 cani che è risultato ipercoagulabile e 2/13 cani che sono risultati ipocoagulabili. Nel gruppo rianimato mediante HES le differenze statisticamente significative tra T0 e T1 sono state: aumento di CFT (P=0,046) con riduzione di MCF (P=0,002) nel profilo ex-TEM, diminuzione di MCF (P=0,012) nel profilo fib-TEM e riduzione del fibrinogeno (P<0,001). Nel gruppo rianimato mediante HS le differenze statisticamente significative tra T0 e T1 sono state: aumento di CT (P=0,049) e CFT (P=0,02) con riduzione di MCF (P=0,032) e angolo α (P=0,037) nel profilo ex-TEM, riduzione dell'angolo α (P=0,036) nel profilo in-TEM, riduzione di MCF (P=0,017) nel profilo fib-TEM, riduzione di MCE piastrinico (P=0,021), riduzione del fibrinogeno (P=0,028) e aumento del PT (P=0,004). Nonostante tali risultati siano indicativi di una tendenza all’ipocoagulabilità, i valori medi delle variabili ROTEM sono risultate all'interno degli intervalli di riferimento in entrambi i gruppi e tali alterazioni non sono risultate associate a sanguinamenti clinicamente rilevanti nella nostra popolazione di studio. Ulteriori studi devono confermare la sicurezza della somministrazione di HES o HS a dosi incrementali nei cani con GDV.Colloidal solutions (e.g. HES, hydroxyethyl starch 130/0,4) or crystalloid (e.g. HS, hypertonic saline 7,5%) are commonly used for fluid resuscitation in critical patient, despite such fluids are potentially associated to hemostatic alterations. The aim of this study was to evaluate the impact on hemostasis of the administration of one intravenous bolus of HES (10 ml/Kg) or HS (4 ml/Kg) in dogs resuscitated for a gastric dilation volvulus (GDV). Blood samples were collected at baseline (T0) and at the end of bolus (T1), and processed for analysis by tromboelastometry (ROTEM) and by routine coagulation tests (PT, aPTT, fibrinogen). The study included 13 dogs in HES group and 10 dogs in the HS group. At T0, all dogs have ROTEM tracings classified as normal, except 1/13 dogs that was hypercoagulable, and 2/13 dogs that were hypocoagulable. In the group resuscitated by HES, the statistically significant differences between T0 and T1 were: increase of CFT (P=0,046) with reduction of MCF (P=0,002) in the ex-TEM profile, decrease of MCF (P=0,012) in the fib-TEM profile and reduction of fibrinogen (P<0,001). In the group resuscitated by HS, the statistically significant differences between T0 and T1 were: increase of CT (P=0,049) and CFT (P=0,02) with reduction of MCF (P=0,032) and α angle (P=0,037) in the ex-TEM profile, reduction of the α angle (P=0,036) in the in-TEM profile, reduction of MCF (P=0,017) in the fib-TEM profile, reduction of MCE platelet (P=0,021), reduction of fibrinogen (P=0,028) and increase in PT (P=0,004). Although these results are indicative of hypocoagulability, the mean values of the ROTEM variables results within the reference intervals in both groups and these alterations were not associated with relevant clinical signs of bleeding in our study population. Further studies are need to confirm the safety of HES or HS administration at incremental doses in dogs with GDV

    Gli enzimi pectolitici del mosto

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    Nel mosto d'uva esiste una pectinmetilesterasi aspecifica, la quale determina la demetossilazione sia delle pectine del mosto, sia di pectine di altra origine aggiunte al mosto.L'andamento della demetossilazione è quello di una reazione monomolecolare con coefficiente di temperatura Q10&lt;2.Il fatto che la demetossilazione enzimatica delle pectine segua l'andamento di una reazione del primo ordine permette una semplice e significativa valutazione dell'attività della PME nel mosto.Il mosto contiene inoltre una poligalatturonasi specifica che attacca le pectine naturali del mosto stesso, ma è incapace di idrolizzare pectine di origine diversa.I dati sperimentali avvalorano ancora l'esistenza di una protopectinasi nel mosto; tuttavia, specie a causa delle piccole concentrazioni in gioco, l'attività protopectinasica non appare sicuramente dimostrata

    Confronto degli effetti sulla coagulazione e sulla funzione renale delle Gelatine e del Ringer Lattato in cardiochirurgia.

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    Background I colloidi vengono usati abitualmente per la composizione del priming per la Circolazione Extracorporea in cardiochirurgia. Nell’ ottobre 2013 la Commissione Europea ha decretato il ritiro dal commercio degli HES per i loro impatti negativi sia sulla coagulazione (alterazione del test della coagulazione e aumentato rischio di sanguinamento post-chirurgico), che sulla funzione renale (aumentato rischio di disfunzione renale e di necessità di terapia renale sostitutiva). Da allora l’unico colloide sintetico disponibile è il Gelofusine, un colloide già presente sul mercato da oltre 60 anni ma su cui a tutt'oggi esistono pochi studi che ne abbiano valutato gli effetti sulla coagulazione e sulla funzione renale. Obiettivo L’obiettivo del nostro studio è stato quello di valutare gli effetti sull'assetto coagulativo e sulla funzione renale del colloide Gelofusine usato nella composizione del priming per la circolazione extracorporea (CEC) in cardiochirurgia. Metodi e Risultati 35 pazienti sottoposti ad intervento di cardiochirurgia sono stati assegnati in modo randomizzato al gruppo Gelofusine (18 pazienti) o al gruppo Ringer Lattato (RL - 17 pazienti) usati come soluzione di priming per la CEC. La coagulazione è stata studiata mediante il test visco-elastico su sangue intero ROTEM (Rotational Thromboelastometry). Sono stati eseguiti tre prelievi ematici: basale (all’ ingresso in sala operatoria), dopo due ore di CEC e all’ingresso in UTI. L’impatto sulla funzione renale è stato studiato mediante il nuovo biomarcatore del danno renale Neutrophyl Gelatinase – Assosciated Lipocalin (NGAL). L’NGAL urianario è stato testato al tempo basale, dopo due ore di CEC, all’ ingresso in UTI, e poi 2, 6, 12 ore dopo l’ingresso in UTI. Per completare lo studio della funzione renale inoltre sono stati misurati la creatinina e la cistatina C sieriche sia basali che dopo 12, 24, 48 e 72 ore dall’ingresso in UTI. I dati sono stati esaminati per la distribuzione normale secondo il test di Kolmogorov-Smirnov. Non esistevano differenze significative nei due gruppi riguardo le caratteristiche demografiche, emodinamiche e delle variabili peri-operatorie. I parametri ROTEM analizzati sono stati: Clotting Time (CT), Clot Formation Time (CFT), angolo α, A10, Maximum Clot Firmness (MCF) e Maximum Lysis (ML). Sono stati eseguiti i test INTEM, EXTEM, FIBTEM e HEPTEM. L’analisi di varianza (ANOVA) ha dimostrato una differenza significativa tra FIBTEM(HS)MCF (13.33 ± 2.78 nel gruppo Gelofusine vs 15.70 ± 3.83 nel gruppo RL, p = 0.04) e FIBTEM(HS) A10 (11.44 ± 2.14 nel gruppo Gelofusine vs 13.70 ± 3.53 nel gruppo RL, p = 0.026). L’analisi di varianza (ANOVA) ha mostrato la presenza di una differenza significativa tra l’NGAL urinario dopo 2 ore di CEC (27.6 ± 29.1 ng/mL nel gruppo Gelofusine vs 13 ± 14.2 nel gruppo RL, p = 0.019), e all’arrivo in UTI (548.2 ± 858 ng/mL nel gruppo Gelofusine vs 71,6 ± 119 nel gruppo RL, p= 0,029). Non sono stati evidenziati differenze significative della creatinina e cistatina C sierica tra i 2 gruppi. Conclusioni L’esposizione a Gelofusine si è visto essere associata a valori statisticamente inferiori del FIBTEM(HS)MCF e FIBTEM(HS)A10. Questo dato indica una ridotta partecipazione del fibrinogeno nella formazione del coagulo. Ulteriori studi con maggior numero di pazienti e l’integrazione di altre metodiche per lo studio della coagulazione sono necessari per confermare questi dati e capire il meccanismo responsabile. Per quanto riguarda la funzione renale l’esposizione a Gelofusine si è visto essere associata a valori staticamente superiori di NGAL urinario nei prelievi eseguiti dopo due ore di circolazione extracorporea e all’ingresso in terapia intensiva. Questi risultati suggeriscono un coinvolgimento del Gelofusine nello sviluppo del danno renale perioperatorio. Ulteriori studi sono necessari per chiarire il significato clinico di questo incremento

    2.Fluidoterapia

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    Infusione di liquidi nello shock emorragico nel trauma preospedaliero: cristalloidi o colloidi?

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    Problema : Il Trauma Maggiore è il risultato di un evento capace di causare lesioni in grado di determinare un rischio immediato o potenziale per la sopravvivenza del paziente ed è la prima causa di morte tra le persone con età inferiore a 45 anni. (Istituto Superiore di Sanità [ISS], 2019). La distribuzione temporale dei decessi per trauma maggiore riconosce un primo picco di decessi sulla scena dell’evento che si continua con le morti che avvengono nelle prime ore dopo l’arrivo in ospedale. La percentuale di decessi si riduce progressivamente nei giorni e settimane seguenti, senza che sia più riconoscibile, come era in passato, un terzo picco di morti. La riduzione dei decessi cosiddetti evitabili può essere ottenuta con una particolare attenzione sulla prima parte del percorso assistenziale, sul territorio e durante il trasporto all’Ospedale. (Istituto Superiore di Sanità [ISS], 2019). Il reintegro volemico del paziente traumatizzato emorragico è, quindi, un elemento cardine durante il soccorso preospedaliero in quanto deve, da un lato garantire la perfusione d’organo, dall’altro evitare l’instaurarsi della coagulopatia. (HEMS, 2012). La rianimazione con fluidi con soluzioni colloidali e cristalloidi è un intervento onnipresente in area critica e ci sono prove emergenti che la tipologia e il dosaggio del fluido di rianimazione può influenzare gli esiti centrati sul paziente. (Myburgh J.A. et al, 2013). Scopo : Valutare quale soluzione, tra colloidi e cristalloidi, sia più idonea nel paziente con shock emorragico causato da incidente stradale, in modo tale da rendere possibile una chiara e precisa presa di decisione da parte dell’infermiere che esercita la sua professione nel servizio di urgenza ed emergenza. Risultati : sono stati presi in analisi nove articoli, quattro revisioni della letteratura, tre revisioni sistematiche e meta-analisi, una meta-analisi e una linea guida. Conclusione : Da quanto emerso nella revisione non ci sono chiare evidenze che affermino che la rianimazione con colloidi riduca il rischio di morte e migliori la sopravvivenza rispetto alla rianimazione con cristalloidi in pazienti traumatizzati in shock emorragico. Si evidenzia che l’albumina non deve essere somministrata nel trauma cranico, in quanto aumenta la mortalità. L'eccessiva somministrazione di liquidi deve essere evitata in ambito preospedaliero in quanto può peggiorare il sanguinamento a causa della diluizione dei fattori della coagulazione presenti nel sangue, innescando il circolo vizioso della triade letale. In caso di un tempo di trasporto superiore ai 10-15 minuti è indicata la somministrazione di soluzioni elettrolitiche in boli di 250 ml alla volta. Parole chiave : colloidi, cristalloidi, shock emorragico, infusione preospedaliera. Key Words : colloids, crystalloids, hemorrhagic shock, prehospital intravenous fluid administration
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