55 research outputs found

    La libertà religiosa in Italia e nella prospettiva europea

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    * Il contributo, non sottoposto a valutazione, riproduce il testo della relazione svolta al Congresso internazionale su "La libertad religiosa en el Siglo XXI – Religion, Estado y Sociedad " (Cordoba, 3, 4,e 5 settembre 2014), organizzato dal Consejo Argentino por la Libertad Religiosa (C.A.L.I.R.).SOMMARIO: 1. Introduzione - 2. Cenni storici: 2.a) L’unità d’Italia; 2.b) Il fascismo e la Conciliazione del 1929 fra Chiesa e Stato; 2.c) La Repubblica democratica e la Costituzione italiana del 1948 – 3. La disciplina costituzionale dei fenomeni religiosi in Italia nei primi sessanta anni di democrazia repubblicana – 4. La libertà religiosa nella prospettiva europea: 4.a) La costruzione dell’Unione Europea; 4.b) Il fenomeno religioso nelle istituzioni europee. Le chiese dominanti negli Stati nazionali; 4.c) Le libertà religiose individuali e collettive; 4.d) I temi controversi – 5. L’immigrazione e i fenomeni religiosi

    Dai delitti di “associazione politica” alla lotta al “terrorismo internazionale”

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    : La tesi tratta delle fattispecie associative e delle problematiche a esse connesse; in particolare, la nostra attenzione è rivolta, nell'ambito dei delitti contro la “personalità dello Stato”, a quelli definiti di “associazione politica”. Si tratta di una categoria di reati nei quali più marcata si avverte l'ideologia autoritaria ispiratrice del Codice Rocco. Il legislatore del '30, ha, infatti, assicurato, nella gerarchia dei beni ritenuti meritevoli di tutela, un ruolo primario allo Stato, sanzionando le condotte tese a “offendere” la sua personalità nel titolo I della parte II (o “speciale”) del codice; quella dedicata, per l'appunto, all'elencazione delle singole fattispecie incriminatrici. Per ragioni di sistematicità abbiamo suddiviso la trattazione in due parti. Nella prima, movendo da premesse di carattere storico, abbiamo visto come, all'indomani della sua unificazione, il Regno d'Italia ebbe a fare i conti con quel fenomeno, definito “brigantaggio”, che, a differenza di altri, quali a esempio “mafia” o “camorra”, aveva assunto una vera e propria connotazione politica. E per contrastare tale forma di “devianza”, si affermò un diritto penale della pericolosità sociale, che mirava a colpire, già allora, le “associazioni illecite” e finanche i concorrenti esterni a esse. Ci siamo, poi, soffermati sulle singole figure di reato presenti nell'attuale sistema, frutto di opzioni politico-criminali funzionali a un regime autoritario, cui si è aggiunta, come reazione ai cc.dd. “anni di piombo”, una nuova legislazione d'emergenza, che ha prodotto, tra l'altro, una nuova figura di delitto di “associazione politica”, disciplinato attraverso l'art. 270bis c.p. Tra i limiti della fattispecie associativa è stato evidenziato il difetto di tassatività e determinatezza, tale da lasciare al giudice ampi margini di discrezionalità nell'interpretazione; il che avviene in particolar modo nell'ipotesi di banda armata (art. 306 c.p.). Al tempo stesso sembra venir meno anche il rispetto del principio di offensività, soprattutto laddove, come nella cospirazione politica (artt. 304 e 305 c.p.) o nelle associazioni sovversive (art. 270 c.p.), più palesemente acquista rilevanza la mera adesione al programma associativo, al di là dell'accertamento della commissione dei delitti-scopo. La legislazione dell'emergenza, inaugurata dalla Legge Reale del '75, favorirà, poi, il riaffermarsi del diritto penale dell'“autore”, attraverso la stigmatizzazione delle figure del “terrorista”, da un lato, e del “dissociato” o “pentito”, dall'altro. La seconda parte è dedicata alle problematiche nate all'indomani dell'11 settembre 2001, quando l'U.E. si è prontamente posizionata al fianco degli U.S.A. nella lotta al c.d. “terrorismo internazionale”. Con riferimento a tale nozione la Commissione Europea ha ritenuto necessario il riavvicinamento delle legislazioni nazionali dei singoli Stati membri. Attraverso una proposta di decisione quadro del 19 settembre 2001, la Commissione ha, infatti, tentato di definire giuridicamente e in maniera unitaria gli elementi costitutivi dei reati di “terrorismo”, ossia quelli “commessi da singoli individui o da gruppi di persone contro uno o più paesi, contro le loro istituzioni o popolazioni, a scopo intimidatorio e al fine di sovvertire o distruggere le strutture politiche, economiche o sociali del paese”. Al nuovo quadro politico comunitario l'ordinamento italiano ha cercato di adeguarsi attraverso il D.L. 18 ottobre 2001, n. 374, convertito con modifiche in L. 15 dicembre 2001, n. 438, che ha, tra l'altro, riformulato l'art. 270bis e introdotto l'art. 270ter c.p. La scelta del legislatore è stata quella di utilizzare una fattispecie di reato associativo presente nel nostro sistema (l'art. 270bis c.p.), conferendo specifica rilevanza penale anche a quelle associazioni cui si attribuiscono finalità di “terrorismo internazionale”. La figura di reato in esame, che già prima della riforma ha suscitato non poche perplessità, assume adesso una portata repressiva più ampia. Quanto, poi, all'art. 270ter, attraverso tale nuova forma di incriminazione si è inteso punire anche la condotta di chi, all'infuori dei casi di concorso o di favoreggiamento, fornisca comunque un sostegno esterno ai partecipanti delle associazioni di cui agli artt. 270 e 270bis c.p., apprestando, in tal modo, un ulteriore mezzo ai fini della neutralizzazione di queste. Da ultimo è stato segnalato il recente D.L. 27 luglio 2005, n. 144, convertito con modificazioni in L. 31 luglio 2005, n. 155, recante, tra l'altro, nuove fattispecie di delitto in materia di terrorismo (artt. 270quater, 270quinquies e 270sexies)

    La democrazia del sorteggio

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    L'oggetto del lavoro è costituito dall'analisi del sorteggio, inteso come metodo per adottare una decisione, nell'ordinamento giuridico italiano. Si è proceduto ad esaminare la categoria generale delle decisioni e delle votazioni per poi inquadrare il tema del sorteggio attraverso i principi generali ad esso sottesi e sulla base della ricostruzione delle ipotesi normative in cui lo stesso trova impiego, nel Diritto pubblico e nel Diritto privato. Il criterio della casualità è stato inteso, inoltre, anche come parametro storico per comprendere l'evoluzione della rappresentanza politica in stretta connessione con il rinnovamento della struttura interna delle Assemblee parlamentari a partire dai Regolamenti interni alle Camere dal 1848 fino alle riforme attuali. Da ultimo, si sono analizzate le motivazioni per cui si è ritornati a parlare di sorteggio come metodo per la selezione del personale in campo politico in considerazione della crisi dei partiti, della rappresentanza politica e della recessione del principio elettivo evidenziandone problemi e opportunità relativi al suo impiego

    DOPPIA SECOLARIZZAZIONE: LA SITUAZIONE RELIGIOSA DELLA ROMANIA POST COMUNISTA

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    2002/2003XV Ciclo1975Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea. Nell'originale cartaceo manca la pag. 41

    L¿EDILIZIA DI CULTO TRA LIBERTÀ COSTITUZIONALI E GOVERNO DEL TERRITORIO: LA LEGGE N. 12 DEL 2005 DELLA REGIONE LOMBARDIA

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    This study concerns the construction and the preservation of religious buildings, mainly from an historical point of view by reconstructing the urban city laws since the Italian Unification, through Fascism, the two World Wars and finally the rebuilding during the second postwar period. At the beginning of the Seventies, the first devolution occurred and places of worship, that had been constructed or consecrated for religious purposes, began to be provided with city plans and each federalist intervention occurred without any constitutional changes. It was only at the beginning of the new Millennium that the most significant constitutional reform happened with the overturning of the State and the Regions' legislative competences: the general legislative competence had been conferred to the Regions, while the State remained in charge of specific topics listed in the Constitution. However, even if the competence of the State and the religious Confessions relationships continued to be regulated by the State's laws, the construction of religious buildings began to be controlled by the local authorities. In the last chapter I have focused my attention on the specific case of Lombardia's law for the governance of territories (legge per il governo del territorio), in which five articles concerns the construction of religious buildings. The Lombard law maker demands a long series of requirements of religious Confessions in order to consider a probable construction of a religious edifice or a change in the use of an existing building. There seems to be no problem at present if the religious faith has stipulated an "agreement" with the State. However, the attempt to exclude the Islamic faith is evident, since that it has not made any agreements with the Public Authority. The unconstitutionality of Lombardia's urban city law is therefore evident because it is in contrast with the Italian Constitution articles 3,8, 19 and 20, which represent Italian Secularism and therefore an equal treatment for every religious faith without discrimination or preference for any of them

    Il diritto alla sicurezza

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    Il tema della sicurezza e delle sue dimensioni costituzionali è, senza dubbio, uno delle questioni più rilevanti e che accompagnano fin dall'inizio la storia delle relazioni sociali e, più recentemente, del costituzionalismo moderno. La profonda ambiguità che caratterizza questo argomento dipende fondamentalmente dal fatto che, se da un lato la sicurezza personale, e più recentemente altri tipi di sicurezze, quali quelle legate alla sfera economica ed emotiva, rappresentano da sempre uno dei principali compiti richiesto al potere statale, dall'altro la forte spinta che questa può avere sulla comunità nella direzione di accettare forti limitazioni delle proprie libertà personali, può costituire una facile tentazione nel tentare una esasperazione della problematica nell'opinione pubblica al fine di instaurare legislazioni maggiormente repressive. Il punto di equilibrio che viene raggiunto nel bilanciamento fra libertà e sicurezze di fatti, finisce per influenzare notevolmente l'intera forma dell'apparato costituzionale, così che non è eccessivo collegare l'intera maturità e solidità del sistema costituzionale di uno stato con il modo con cui quello stato affronta e risolve le questioni legate alla problematica della sicurezza. Il presente lavoro intende affrontare proprio queste tematiche, cercando di analizzare l'origine della sicurezza, anche nell'evolversi del tempio e in ragione dei differenti periodo storici, cercando di indicare quale sia infine il ruolo attuale della sicurezza, tanto in chiave comparatistica, che in chiave di legislazione nazionale, ciò con particolare attenzione al rapporto esistente fra sicurezza ed altri diritti fondamentali, così da individuare il peso concreto che questa ha nella costituzione italian

    Immigration: the potential and effectiveness of sport as an instrument of social integration

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    L’inarrestabile flusso di persone di diversa provenienza, in arrivo in molti paesi europei, rende la gestione dei cambiamenti sociali difficile da analizzare. Non sono solo i numeri a preoccupare, ma anche gli aspetti socio-culturali che accompagnano ogni migrante che, pur essendo una “risorsa”, rappresenta allo stesso tempo una “sfida” per i governanti. L’immigrazione non è un viaggio di sola andata, perché inesorabilmente genera relazioni e scambi, in cui ciascuno deve potere contribuire a definire la propria identità. Attraverso la lente dello sport, ci si chiede, se quest’ultimo può valere come strumento di integrazione sociale degli immigranti, senza fare subire a costoro un «processo forzato» di integrazione e agli autoctoni «l’obbligatorietà» dell’inserimento nel tessuto sociale. Il termine “integrazione”, riferito all’inserimento degli immigrati nelle società riceventi, dà infatti luogo a molte discussioni ed interpretazioni, creando non poche confusioni. Occorre dunque distinguere, in primo luogo, tra la dimensione dell’integrazione come processo sociale, che avviene per così dire “dal basso”, e quella dell’integrazione degli immigrati come obiettivo consapevole di un insieme di politiche, perseguito “dall’alto”, perché afferente ai governi e quindi alle politiche d’integrazione perseguite. Le politiche evidentemente incidono sui processi d’integrazione, ma questi sono influenzati da svariati fattori, la scuola, il lavoro, i sistemi educativi, l’impegno degli enti locali a contrastare forme di xenofobia. In generale, lo sport, può essere ritenuto un valido veicolo di inclusione ed aggregazione, perché ha enormi potenzialità di potere educare e formare ciascun individuo a vivere in modo onesto e corretto. Inoltre, rappresenta un singolare scenario di studi poiché tempera le differenze di età, di genere, di etnia e di status, per far posto a quelle competenze, che facilitano il dialogo con gli altri. Con un linguaggio universale, favorisce la convivenza civile e permette di raggiungere capacità inespresse. Sempre più spesso, è infatti impiegato come vettore di integrazione per le popolazioni straniere, in tutti i paesi di immigrazione. L’attività sportiva qualsiasi essa sia, va oltre il campo da gioco, poiché non è solo sudore in palestra, ma è di più, molto di più, ha attinenza con la sfera dell’educazione del singolo e della sua salute, ha a che fare con la trasmissione dei valori e con il sistema dei diritti e dei doveri. Concetti complessi, quali: integrazione, immigrazione e sport, sempre più spesso, vengono messi alla prova dalle scienze sociali per comprendere meglio la società che stiamo vivendo, spesso di difficile intendimento. Come si osserverà nelle conclusioni, l’integrazione è un argomento complesso, anche in Sicilia, notoriamente terra di passaggio e di dominazioni. Si tratta perciò di rintracciare un “fil rouge”, che aiuti a comporre un mosaico difficile e, ci auguriamo, euristicamente significativo, senza sacrificare la descrizione e l’analisi di fenomeni, le dinamiche e ricorrenze che possono essere inquadrate in alcune tematiche prevalenti.El incesante flujo de personas de diferentes orígenes que llegan a muchos países europeos hace que la gestión de los cambios sociales sea difícil de analizar. No sólo son preocupantes las cifras, sino también los aspectos socioculturales que acompañan a cada inmigrante que, siendo un “activo”, representa al mismo tiempo un “desafío” para los gobernantes. La inmigración no es sólo un viaje de ida, porque genera inexorablemente relaciones e intercambios, en los que todos deben poder contribuir a definir su propia identidad. Desde el punto de vista del deporte, se plantea la cuestión de si puede servir de herramienta para la integración social de los inmigrantes, sin hacerles pasar por un “proceso forzado” de integración y a los nativos “la obligación” a integrarse en el tejido social. De hecho, el término "integración", referido a la integración de los inmigrantes en las sociedades receptoras, da lugar a muchas discusiones e interpretaciones, creando no pocas confusiones. Por lo tanto, es necesario distinguir, en primer lugar, entre la dimensión de la integración como proceso social, que se produce, por decirlo así, “desde abajo”, y la de la integración de los inmigrantes como objetivo consciente de un conjunto de políticas, que se persigue "desde arriba", porque está relacionada con los gobiernos y, por lo tanto, con las políticas de integración que se llevan a cabo. Es evidente que las políticas afectan a los procesos de integración, pero en ellos influyen diversos factores, las escuelas, el empleo, los sistemas educativos y el compromiso de las autoridades locales para luchar contra las formas de xenofobia. En general, el deporte puede considerarse un vehículo válido para la inclusión y la agregación, porque tiene un enorme potencial para educar y formar a cada individuo para que viva de forma honesta y justa. Además, representa un escenario de estudio singular, ya que atenúa las diferencias de edad, género, etnia y estatus para dar paso a aquellas habilidades que facilitan el diálogo con los demás. Con un lenguaje universal, promueve la convivencia civilizada y permite alcanzar capacidades no expresadas. Cada vez más, se utiliza como vector de integración, para las poblaciones extranjeras, en todos los países de inmigración. La actividad deportiva, sea cual sea, va más allá del campo de juego, ya que no es sólo sudar en el gimnasio, sino que es más, mucho más, tiene que ver con la esfera de la educación del individuo y su salud, tiene que ver con la transmisión de valores y con el sistema de derechos y deberes. Conceptos complejos como la integración, la inmigración o el deporte son cada vez más puestos a prueba por las ciencias sociales para comprender mejor la sociedad en la que vivimos, que frecuentemente es difícil de entender. Cómo se observará en las conclusiones, la integración es un tema complejo, incluso en Sicilia, que es notoriamente una tierra de paso y dominación. Se trata, pues, de trazar un “fil rouge” que ayude a componer un mosaico difícil y, esperamos, heurísticamente significativo, sin sacrificar la descripción y el análisis de los fenómenos, las dinámicas y las recurrencias que pueden enmarcarse en ciertos temas predominantes.The unstoppable flow of people from different backgrounds, arriving in many European countries, makes the management of social change difficult to analyse. It is not only the numbers that are worrying, but also the socio-cultural aspects that accompany each migrant who, while being a 'resource', represents at the same time a 'challenge' for governments. Immigration is not a one-way trip, because it inexorably generates relationships and exchanges, in which everyone must be able to contribute to defining their own identity. Through the lens of sport, the question arises as to whether sport can serve as a tool for the social integration of immigrants, without subjecting them to a 'forced process' of integration and the natives to the 'compulsory' integration into the social fabric. The term 'integration', referring to the insertion of immigrants into receiving societies, in fact gives rise to much discussion and interpretation, creating quite a few confusions. It is therefore necessary to distinguish, firstly, between the dimension of integration as a social process, which takes place 'from below', so to speak, and that of immigrant integration as a conscious objective of a set of policies, pursued 'from above', because it is related to governments and thus to the integration policies pursued. Policies obviously affect integration processes, but these are influenced by various factors, school, work, education systems, and the commitment of local authorities to combat forms of xenophobia. In general, sport can be considered a valid vehicle for inclusion and aggregation, because it has enormous potential to educate and train each individual to live an honest and fair life. Moreover, it represents a unique learning scenario as it tempers differences of age, gender, ethnicity and status to make way for those skills, which facilitate dialogue with others. With a universal language, it fosters civil coexistence and enables the achievement of unexpressed capacities. More and more often, it is used as a vector of integration for foreign populations, in all countries of immigration. Sporting activity, whatever it may be, goes beyond the playing field, as it is not just sweat in the gym, but is more, much more, it has to do with the sphere of education of the individual and his health, it has to do with the transmission of values and with the system of rights and duties. Complex concepts such as integration, immigration and sport are increasingly being challenged by the social sciences to better understand the society we live in, which is often difficult to figure out. As will be noted in the conclusions, integration is a complex subject, even in Sicily, notoriously a land of passage and domination. It is therefore a matter of tracing a 'fil rouge', which helps to compose a difficult and, we hope, heuristically significant mosaic, without sacrificing the description and analysis of phenomena, dynamics and recurrences that can be framed in certain prevailing themes

    NAZIONE IN PATRIA. GLI EBREI ITALIANI E LA SFIDA DELL'IDENTITÀ (1918-1938)

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    The dissertation deals with the confrontation of Italian Zionism with the question of identity between 1918 and 1938. During that period the semantics of the Italian nation narrowed for Italian Jews as consequence of the raise and the consolidation of the fascist regime, while, on the other hand, the semantics of the Jewish nation enlarged, mainly as a result of the growth and the internal differentiation of the Zionist movement. In the dissertation light is shed on the effort made by Zionism to redefine and to rejuvinate the Jewish identity through a form of nationalism which acted in two complementary directions: reinforcing the Jewish belonging and confirming the patriotism of Italian Jews. The work couples two methodological approaches: a general one, with an overview on the Zionist debate on the meaning of Jewish identity, and a particular one, focusing on thepolitical reflection and the historical experience of two prominent Zionist thinkers, Enzo Sereni and Alfonso Pacifici, who resolved their anxieties by emigration in the Land of Israel

    NAZIONE IN PATRIA. GLI EBREI ITALIANI E LA SFIDA DELL'IDENTITÀ (1918-1938)

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    The dissertation deals with the confrontation of Italian Zionism with the question of identity between 1918 and 1938. During that period the semantics of the Italian nation narrowed for Italian Jews as consequence of the raise and the consolidation of the fascist regime, while, on the other hand, the semantics of the Jewish nation enlarged, mainly as a result of the growth and the internal differentiation of the Zionist movement. In the dissertation light is shed on the effort made by Zionism to redefine and to rejuvinate the Jewish identity through a form of nationalism which acted in two complementary directions: reinforcing the Jewish belonging and confirming the patriotism of Italian Jews. The work couples two methodological approaches: a general one, with an overview on the Zionist debate on the meaning of Jewish identity, and a particular one, focusing on thepolitical reflection and the historical experience of two prominent Zionist thinkers, Enzo Sereni and Alfonso Pacifici, who resolved their anxieties by emigration in the Land of Israel
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