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    Analisi del comportamento della roccia di fondazione di una diga a gravità: l’esempio della diga del Passante (CZ)

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    Viene presentata una procedura di analisi utilizzata nell’esame del comportamento della roccia di fondazione di una diga a gravità: la diga del Passante (Cz). La diga risulta dotata di un ampio sistema di monitoraggio, che comprende misure topografiche esterne, misure con pendoli, estensimetri in fondazione, clinometri, piezometri. Le misure sono state utilizzate per condurre analisi per la stima delle caratteristiche elastiche dell’ammasso di fondazione. Diverse verifiche di sicurezza sono state condotte; il coefficiente di scorrimento, che porta in conto i soli carichi agenti, è stato confrontato con il più usuale coefficiente di sicurezza delle analisi all’equilibrio limite, che porta in conto anche la resistenza. Infine, lo stato di sforzo e deformazione nell’ammasso di fondazione è stato valutato sulla base di analisi tensiodeformative in condizioni piane, nell’ipotesi di comportamento elasto-plastico dell’ammasso di fondazione

    Dispense Fisica: Fluidi

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    Archimede tra mito e realtà scientifica

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    Il laboratorio “Archimede tra mito e realtà scientifica” nasce come modulo didattico interdisciplinare di matematica e fisica nel Biennio del Liceo Scientifico con lingua d’insegnamento slovena “France Prešeren” di Trieste, con sperimentazione PNI (Piano Nazionale Informatica). Il tema ben si prestava a essere trattato sia durante le ore di fisica, che gli alunni studiano già dal primo anno delle superiori, sia durante le ore di matematica. La Classe II B, a cui abbiamo proposto di realizzare il laboratorio da presentare a “La matematica dei ragazzi”, è composta da dieci allievi, sei ragazze e quattro ragazzi, che hanno aderito volentieri fin da subito. Gli argomenti da presentare sono stati sviluppati durante l’orario curricolare, dall’inizio del primo quadrimestre, sfruttando le ore previste dall’autonomia didattica, in modo da dare agli alunni tutto il tempo necessario per approfondirli, trovare articoli da libri e in Internet, scegliere delle presentazioni appropriate e realizzare – lavorando anche a casa – i diversi materiali e strumentazioni. Nel secondo quadrimestre, è stata fatta una selezione delle tematiche e degli esperimenti trattati, del materiale didattico e delle apparecchiature realizzate, e si è incominciata a preparare la presentazione definitiva. Per mantenere una certa omogeneità, i cartelloni sono stati assemblati dalle insegnanti, utilizzando il materiale preparato dagli alunni stessi

    Misura di variabili meteoclimatiche su scala di grigliato modellistico-numerico mediante radar CASSINI. Definizione di una procedura di assimilazione della velocità verticale nei modelli meteorologici idrostatici e sviluppo della diagnostica della instabilità simmetrica su grigliato numerico

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    Lo studio presentato in queste note si inquadra nell'ambito del progetto finanziato dall'ASI per la messa a punto e la sperimentazione di un radar (CASSINI) per la stima da satellite di parametri meteorologici, ed ha come obiettivo, a lunga scadenza, l'approfondimento delle procedure per valutare l'impatto potenziale, sul forecast dei fenomeni di precipitazione intensa, dovuto alla assimilazione di misure telerilevate nella condizione iniziale di un modello meteorologico ad area limitata. Tenendo presente quest'obiettivo generale, è stato effettuato lo studio di fattibilità di un processo di assimilazione della velocità verticale nei modelli meteorologici idrostatici, e realizzato un codice numerico per la diagnostica della instabilità condizionale simmetrica umida che si pensa sia uno degli elementi che concorrono agli eventi di precipitazione intensa a bande. Dopo aver applicato tale strumento alle analisi meteorologiche dei mesi di Gennaio e Febbraio dell'anno 1991, si è studiato mediante un modello di circolazione atmosferica ad area limitata (BOLAM) un caso di precipitazione intensa localizzato nella zona del canale di Sardegna alla risoluzione spaziale di ∼ 30 km

    Teorie della gravitazione f(R)

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    Tra tutti i fenomeni naturali osservabili, ne era presente uno particolarmente interessante e con il quale si aveva diretto contatto quotidianamente: la gravità. Dopo le innumerevoli osservazioni astronomiche effettuate da Galileo, fu Newton nel diciassettesimo secolo a capire che il moto dei pianeti era governato dalle medesime leggi che descrivono la caduta dei gravi sulla Terra e fu quindi lui che ci fornì una prima teoria della gravità con la quale si spiegarono le orbite dei pianeti con ottima precisione. Grazie al contributo di Einstein, la teoria si rinnovò e si arricchì, ma rimase pur sempre lontana dall' essere completa, tant' è che ancora oggi sono presenti molte domande a cui non siamo in grado di rispondere. In questo articolo ci occuperemo di tali quesiti, provando a formulare una teoria che sia in accordo con le attuali evidenze sperimentali. Nella prima parte, tratteremo le ragioni che hanno spinto i ricercatori ad introdurre le nuove teorie della gravità f(R); in particolare vedremo la peculiarità delle curve di rotazione delle galassie e perché ci sia il bisogno di tirare in ballo la materia oscura. Discuteremo anche alcuni problemi derivanti dall' evoluzione cosmica e altre incongruenze riguardanti la stabilità delle stelle di neutroni. In seguito mostreremo come ricavare l' equazione di Einstein partendo dai principi variazionali di Hamilton, e estenderemo tale ragionamento con lo scopo di ottenere un' equazione corrispondente ad una gravità modificata. Infine, verranno introdotte le teorie della gravità f(R), per mezzo delle quali cercheremo di discutere alcune possibili spiegazioni alle problematiche mosse nella parte introduttiva

    IL FATTORE IDROSTATICO

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    La pressione idrostatica di un fluido \ue8 l\u2019aumento della pressione in profondit\ue0 rispetto a quella di superficie. Nelle arterie e vene cerebrali la pressione idrostatica del sangue se soggetta a continue oscillazioni pu\uf2 danneggiare il sistema capillare interposto e incidere negativamente sugli scambi di ossigeno e altre sostanze con il tessuto nervoso circostante. Il controllo vasomotorio del sistema nervoso autonomo \ue8 inefficace determinando una contrazione lenta e duratura nel tempo a livello delle arteriole di medio e piccolo calibro. Esiste perci\uf2 un importante fattore di bilanciamento della pressione sanguigna a livello cranico in grado di contenere la pressione idrostatica eccessiva: arterie e vene decorrono affiancate. Gli anatomici come Barone R., e Testut L, Latarjet A, ecc. collegavano questo aspetto alla tendenza delle strutture vascolari ad occupare il minor spazio di percorrenza possibile. \uc8 in effetti un sistema utile a preservare forti squilibri pressori sulla rete capillare in particolare a livello cerebrale dove le arterie sono di tipo terminale e in una regione, quella cranica, soggetta ai movimenti del cranio. A livello del collo e degli arti esistono importanti fasci artero venosi spesso affiancati da nervi come il fascio vascolo nervoso femorale, e quello del collo (carotide, giugulare e nervo vago). In apparente controtendenza a livello renale vene ed arterie non scorrono affiancate (tranne nel rene sinistro nei bovini che \ue8 mobile). In organi fissi come i reni, la pressione idrostatica sanguigna non ha oscillazioni. Nei reni, pressione idrostatica elevata e costante (o con minime oscillazioni) \ue8 alla base dei meccanismi di ultrafiltrazione glomerulare. Pi\uf9 un organo \ue8 mobile \u2013 come la lingua, la coda, o le estremit\ue0 degli arti \u2013 o incapsulato in una cavit\ue0 soggetta a spostamenti continui come quella cranica (segue i movimenti della testa) e pi\uf9 arterie e vene decorrono in stretta connessione. In sintesi si pu\uf2 fare il seguente schema: 1. Necessit\ue0 di pressione idrostatica costante > rene fisso > arterie e vene non affiancate (perch\ue9 il rene \ue8 fisso). 2. Necessit\ue0 di pressione idrostatica costante > cranio mobile > arterie e vene cerebrali strettamente affiancate

    Applicazioni di meccanica della frattura all’analisi di stabilitá delle fessure nelle dighe in calcestruzzo

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    RIASSUNTO. Nel presente lavoro si propone una disamina delle applicazioni di meccanica della frattura all’analisi del processo fessurativo nelle dighe in calcestruzzo. In tale contesto, ripercorrendo gli studi pionieristici e i casi di studio affrontati negli anni 1980 e 1990, si illustra nel dettaglio come applicare le metodologie proprie della meccanica della frattura elastica lineare alla valutazione della stabilità delle fessure e della loro lunghezza critica. Tale disamina riguarderà sia sollecitazioni quasi-statiche, quali il peso proprio e la pressione idrostatica esercitata dall’acqua, che sollecitazioni sismiche, tema di particolare complessità ed attualità. Infine, si illustreranno le problematiche relative alla corretta valutazione dei parametri meccanici per strutture ciclopiche quali le dighe, tenendo propriamente in conto i forti effetti di scala osservati sperimentalmente. ABSTRACT. In the present study, a detailed analysis of the applications of fracture mechanics to the phenomenon of fracture taking place in concrete dams is proposed. In this context, recalling the pioneering approaches and the case studies proposed in the 1980s and in the 1990s, it will be shown how to apply the methodologies of linear elastic fracture mechanics to the assessment of crack stability and to the determination of the corresponding critical crack length. Such an analysis will concern both quasi-static loads, such as the weight load and the hydraulic pressure, as well as seismic actions, a topic of high complexity and actuality. Finally, the problems related to the proper evaluation of the mechanical parameters of huge structures such as dams will be analyzed, taking into account the strong size-scale effects observed in experimental tests

    Rilevanza clinica del trauma toracico severo nel grave cerebroleso acuto

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    Numerosi lavori in letteratura hanno studiato la disfunzione polmonare secondaria a danno cerebrale acuto, valutandone anche i possibili effetti negativi sul danno cerebrale stesso. Scopo di questo studio è valutare in maniera retrospettiva pazienti politraumatizzati con danno cerebrale grave in coma (G.C.S. ≤ 8) con co-esistente danno polmonare severo, studiando l’effetto del danno polmonare sull’evoluzione del danno cerebrale

    Tempestività di intervento nella colica renale: aspetti fisiopatologici

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    Renal colic is one of the most common diagnoses of emergency room access and ureteral stone is one of the most common causes of renal colic due to ureteral obstruction. Ureteral obstruction initially causes an increase of intraureteral pressure, which returns to baseline values   after a short time after the reduction in urine production and the progressive increase in the circumference and ureter length. Reduction in urinary flow depends on the renal hemodynamic response, which has three phases: initial vasodilation of the preglomerular afferent artery; vasoconstriction of the postglomerular efferent artery; and, finally, vasoconstriction of the preglomerular afferent artery. Renal parenchyma ischemia is associated with oxidative stress, inflammatory infiltrate and subsequent apoptosis of tubular cells and interstitial fibrosis. This degenerative pathological process tends to continue even after relatively early removal of the obstruction and despite the restoration of renal hemodynamics. Fibrosis progression is associated with alterations in renal function with hyperfiltration in the surviving nephronic population and alterations in tubular function. These pathophysiological aspects have to be considered in the management of patients with renal colic and ureteral obstruction. Expulsive treatment of renal stones should be carefully planned by accurate selection of patients and frequent follow-up controls. When the obstruction is severe or the expulsion time is prolonged, early treatment or temporary urinary diversion with deferred treatment should be considered. The time limit for awaiting spontaneous stone passage is not well defined and varies depending on the degree of obstruction and possible complicating factors, however it may be prudent to not exceed two to three weeks
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