32 research outputs found

    Long-term services for the care and rehabilitation of people with severe acquired brain injury: a multicentre, cross-sectional study of 536 Italian families.

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    BACKGROUND: people with severe acquired brain injuries (ABIs) require complex, long-term multidisciplinary healthcare and social welfare programmes, and their families experience social and emotional consequences that profoundly condition their quality of life.OBJECTIVE: to investigate whether the possibility of gaining access to local rehabilitation and other services positively influences not only the quality of life of the patients, but also the quality of life of their families.METHODS: the sample consisted of 536 families of patients with severe ABIs. They were administered a specific 50-item questionnaire with a mix of multiple choice answers, dichotomous (yes/no) answers, or answers based on a Likert-type scale.RESULTS: the results suggest that the long-term services provided to patients are substantially, but the data concerning the patients’ social and working reintegration are discomforting. Furthermore, the families experience profound social discomfort related to their economic, emotional and caregiving burden regardless of the number and quality of the rehabilitation services activated, or the amount of welfare support received.CONCLUSIONS: post-severe ABI services provided at local level should include not only long-term rehabilitative and social support for the patients, but also long-term social and psychological support for their families

    The impact of cognitive function deficits and their recovery on functional outcome in subjects affected by ischemic subacute stroke: results from the Italian multicenter longitudinal study CogniReMo

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    Background: The recovery of independence in activities of daily living is a fundamental goal of rehabilitation programs in subjects affected by subacute stroke. Rehabilitation is focused both on motor and cognitive aspects, and some evidence has reported cognitive deficits as prognostic factors of motor recovery. However, rehabilitation is a dynamic process during which executive functions and motor functions should be improved. Aim: The aim of the study is to evaluate the relationships between impairments in cognitive functions and recovery of functional independence in stroke patients during the subacute phase. Design: Multicenter observational study. Setting: Intensive rehabilitation units. Population: A sample of 319 stroke patients in subacute phase (70.6±11.6 years, 40.4% females), consecutively admitted from November 2019 to July 2021 at sixteen rehabilitation centers were enrolled in this observational, prospective and multicentric study with longitudinal assessments. Methods: Cognitive and functional assessments were performed at hospital admission and discharge, including Oxford Cognitive Screen, modified Barthel Index, Functional Independent Measure, Fugl-Meyer assessment scale and National Institutes of Health Stroke Scale. Results: A regression analysis identified five predictors (out of about 200 tested variables) of functional recovery related to four aspects assessed at admission: functional status (P<0.001), lower limb functioning (P=0.002), attention (P=0.011), and executive functions (P=0.017). Furthermore, patients who recovered deficits in executive functions had the same recovery of those without deficits, whereas those who maintained deficits had a smaller recovery (P=0.019). Conclusions: The relationship between cognitive and motor deficits is increasingly highlighted and the recovery of executive functions deficits seems to contribute to motor recovery. Clinical rehabilitation impact: Our results suggest that the recovery of executive functions may promote the recovery of the functional outcome of the patient with subacute stroke. Future treatment protocols may benefit from paying more attention to the recovery of executive functions

    Biological and chemo-diverse characterization of Amazonian (Ecuador) Citrus petitgrains

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    Six Amazonian petitgrains samples from C. nobilis Lour., C. aurantium L., C. limon L. and mixture of Citrus spp.(Rutaceae), named CN, CA, CL1, CL2, C1 and C2, were chemically characterized by GC-MS and 13C NMR and evaluated for antioxidant acitivity (DPPH and b-carotene bleaching tests), for antimicrobial properties (disk diffusion method) and for antifungal capacity (agar vapour assay). CN, C1, C2 samples evidenced the most interesting results: CN (g-terpinene/linalool chemotype: 14.3%/41.6%, with a considerable amount of thymol: 9.0%), and C1 (linalool, 18.3%; sabinene, 11.6%; thymol, 5.5%), showed relevant antioxidant activity with both DPPH (IC50=3.52 and 5.48 mg/ml, respectively) and b-carotene (IC50=0.387and 0.491 mg/ml, respectively). Antibacterial properties of CN and C1 against P. mirabilis (MIC=0.61 mg/ml for both)and B. subtilis (MIC=0.61 and 0.44 mg/ml, respectively) were most probably due to thymol.C2 (geranial: 34.7%, neral: 33.1%) evidenced a valuable bioactivity against Candida albicans (MIC=0.44 mg/ml).The 50% growth inhibition (IC50) of the dermatophytes T. mentagrophytes and N. cajetani was reached with amounts ofC1, C2 and CN less than 4 ml/plate. Bioactivity of Amazonian Citrus spp. CN, C1 and C2 essential oils suggests their potential use as food preservatives or additives in cosmeceuticals as preventive against dermatophytic fungal infections

    Semi di futuro – Intervento integrato di lotta alla malnutrizione

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    codice AID 011880: paese di intervento Etiopia Gli obiettivi principali sono: SDG2 – Porre fine alla fame, realizzare la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere l'agricoltura sostenibile SDG3 – Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età SDG5 – Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazz

    Restauro e colore dei centri storici fra identità e salvaguardia

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    Le facciate architettoniche sono spesso luoghi ricchi di testimonianze storiche nelle quali i segni del tempo rendono ben riconoscibili le azioni dell’uomo; la loro lettura costituisce un momento sostanziale nella metodologia conoscitiva finalizzata al restauro e alla conservazione: la profonda e diretta conoscenza del bene indagato con coscienza critica deve guidare alla conservazione dell’integrità dell’opera, mediante un approccio conoscitivo in cui le indagini storiche, gli approfondimenti scientifici e la lettura della “grammatica” devono coesistere, integrandosi. Fra gli elementi caratterizzanti i fronti dell’edilizia storica, e quindi le quinte urbane dei centri storici, la finitura costituisce un elemento fondamentale. Intonaci e cromie sono troppo spesso considerati sostituibili o eliminabili senza avere cura di eseguire alcun tipo di indagine. L’importanza della maturazione di una coscienza critica e teorica dei problemi di tutela e conservazione dei beni culturali costituisce il presupposto per giungere alla corretta definizione del problema conservativo, nel pieno soddisfacimento delle istanze teorico-critiche e dei principi guida del restauro. Nel contributo saranno illustrati in particolare gli studi, le indagini ed i progetti di restauro delle coloriture e delle superfici architettoniche che hanno interessato il patrimonio storico edilizio dei centri storici di Ceglie Messapica, Noto, Bologna, Mesola e Ferrara, articolati attraverso un percorso di conoscenza incentrato sul colore nella sua globalità, con riferimento alla città e all’architettura nella sua complessità, a partire da studi storico-critici, fino ad arrivare alle indagini diagnostiche. Lo studio delle superfici non può prescindere dal linguaggio architettonico alla scala dell’edificio: si pone, dunque, l’attenzione anche alla lettura della grammatica del prospetto. Solo il riconoscimento del significato sintattico di ogni parte permetterà il corretto uso del rapporto cromatico tra le partizioni architettoniche, le cornici, gli ordini e i fondi, senza cadere in quei fraintendimenti, oggi tanto diffusi nei nostri centri storici, di elementi erroneamente separati o impropriamente uniti. Lo studio delle superfici architettoniche è stato strutturato come strumento conoscitivo per individuare idonee linee guida di procedure di intervento e fissando criteri e metodologie di recupero delle preesistenze, strutturando una metodologia analitica in grado di ottenere procedure utili al di là delle categorie di intervento ma in grado di indirizzare gli interventi sul colore della città storica. I casi studio proposti contribuiscono a indirizzare metodologicamente gli interventi sul colore della città storica nel più vasto alveo del restauro e della conservazione generalmente intesi, evidenziando come l’analisi storica, le indagini conoscitive e gli approfondimenti diagnostico-scientifici devono coesistere e integrarsi in un equilibrio reciproco come momento di sintesi del processo intrapreso, all’interno del quale è necessario che il ruolo di guida appartenga alle istanze storico-critiche

    Terapia dei disturbi della comunicazione nel cerebroleso adulto

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    Questo capitolo affronta le tematiche delle competenze comunicative verbali e non verbali nel paziente afasico, e come queste possano essere oggetto di intervento riabilitativo. Si occupa inoltre dei pazienti non afasici con disturbi della pragmatica comunicativa, e più in generale dei disturbi della comunicazione sociale, quadro di frequente riscontro nella fenomenologia del trauma cranio-encefalico. Infine, si occupa delle situazioni in cui le capacità cognitive e di linguaggio interno sono parzialmente o del tutto conservate, e sussiste un deficit nelle modalità espressive. In questi casi l'intervento riabilitativo è mirato alla ricerca e all'addestramento all'utilizzo di canali alternativi alla comunicazione, talvolta anche grazie all'uso di ausili esterni

    Riabilitazione dei disturbi del comportamento conseguenti a lesioni cerebrali

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    Un evento cerebrolesivo pu\uf2 determinare alterazioni del comportamento relazionale, della personalit\ue0 e, pi\uf9 in generale, della condotta sociale. Variabili quali la sede e la vastit\ue0 delle lesioni cerebrali, la personalit\ue0 premorbosa, la presenza in anamnesi di eventuali disturbi psichiatrici, i disordini cognitivi associati e fattori ambientali possono contribuire allo sviluppo dei disordini comportamentali ed emozionali. L\u2019insieme di questi fattori contribuisce alla grande variabilit\ue0 delle alterazioni comportamentali e psicologiche in questa popolazione di pazienti, che spesso subiscono importanti limitazioni dell\u2019attivit\ue0 e della partecipazione sociale. Le modificazioni del comportamento, infatti, rappresentano un ostacolo sia alla partecipazione ai programmi riabilitativi sia a un adeguato e soddisfacente reinserimento familiare, sociale, scolastico e lavorativo, essendo inficiata da questi disturbi soprattutto la qualit\ue0 dei rapporti interpersonali. Negli ultimi decenni la pratica neuroriabilitativa ha focalizzato sempre di pi\uf9 l\u2019attenzione sull\u2019importanza di applicare programmi specifici e individualizzati per i disordini comportamentali conseguenti a una cerebrolesione. Oggi \ue8 possibile usufruire di diversi approcci che prevedono un armonico intersecarsi di interventi farmacologici e comportamentali, cognitivi e psicoterapeutici che accompagnano il paziente e la sua famiglia per tutto l\u2019arco della presa in carico riabilitativa e nel follow-up. Nel presente capitolo, dopo una descrizione delle diverse possibili manifestazioni cliniche dei disordini comportamentali e dei loro correlati anatomo-funzionali, saranno descritti gli strumenti di valutazione, di inquadramento e di approfondimento, atti a individuare i fattori che contribuiscono al loro manifestarsi e al loro mantenersi nel tempo. Seguir\ue0 una descrizione delle principali metodiche per la riabilitazione dei disordini del comportamento e della evidenza della loro efficacia. L\u2019ultimo paragrafo sar\ue0 infine dedicato al trattamento farmacologico dei disturbi comportamentali

    CARATTERIZZAZIONE FITOCHIMICA E PROFILO FUNZIONALE DELL'OLIO ESSENZIALE DI CRYPTOCARYA MASSOIA (Oken) Kostern (LAURACEAE)

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    Il genere Cryptocarya (Lauraceae) è composto da più di 350 specie distribuite nelle regioni tropicali, subtropicali e temperate. Diverse specie appartenenti a questo genere sono state ampiamente utilizzate nella medicina tradizionale per le proprietà antinfiammatorie, sedative e tonico-stimolanti, ma poche sono state caratterizzate dal punto di vista fitochimico. C. massoia, specie endemica dell'isola di Nuova Guinea, seppure largamente impiegata nell’industria profumiera, è poco nota dal punto di vista della variabilità fitochimica e delle bioattività1. Oggetto del presente lavoro è la caratterizzazione chimica e la valutazione degli aspetti funzionali dell’olio essenziale ottenuto da corteccia di massoia per valutarne eventuali proiezioni applicative in ambito salutistico. L'analisi chimica (GC-FID e GC-MS) ha evidenziato la presenza di diversi lattoni tipici della specie (82%; massoia lattone C8=3.39±0.08%, C10=56.06±0.42%, C12=16.51±0.11%, C14=0.56±0.01%) e di circa il 15% di composti benzilici (benzil benzoato 12.73±0.10%, benzoil salicilato 1.78±0.01%)3. Alcuni dei lattoni identificati nel campione in esame sono riportati per la prima volta come componenti dell’olio essenziale di C. massoia. I saggi in vitro hanno evidenziato che l’olio di massoia presenta una modesta attività antiossidante sia nel test del DPPH (con IC50, 20 volte inferiore rispetto all’olio di timo preso come riferimento), che nel test dell’ABTS4. L’espressione funzionale è stata estesa alla valutazione di attività antimicrobica su un totale di 12 ceppi tra batteri Gram+, Gram− e lieviti. Anche se con attività generalmente inferiore rispetto al controllo positivo (timo), l’olio essenziale di massoia, ha dimostrato MIC abbastanza omogenee tra i diversi ceppi. La MIC più bassa (9.8±1.1µg/µl), si è ottenuta con Klebsiella oxytoca (Gram-). Per i ceppi Bacillus brevi e Pseudomonas aeruginosa, l’olio di massoia ha fornito MIC confrontabili con quelle espresse dall’olio di timo (18.6±1.4µg/µl). Risulta interessante l’attività nei confronti dei lieviti, in particolare di Candida albicans, la cui MIC (4.9±0.8µg/µl) risulta essere la minore in assoluto tra i ceppi testati e quasi 4 volte inferiore rispetto a quella fornita dall’olio di timo commerciale. Indagini di genotossicità hanno escluso proprietà mutagene dell'olio essenziale.Tramite (HP)TLC-bioautographic assay, si sono potuti identificare i componenti maggiormente attivi del fitocomplesso, successivamente isolati tramite frazionamento cromatografico. In conclusione, da questa indagine emerge il singolare profilo fitochimico di questo olio essenziale caratterizzato da soli lattoni, ed una bioattività interessante, degna di ulteriori approfondimenti e dalla potenziale espressione salutistica

    Phytotoxic Effects and Phytochemical Fingerprinting of Hydrodistilled Oil, Enriched Fractions, and Isolated Compounds Obtained from Cryptocarya massoy (Oken) Kosterm. Bark

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    The hydrodistilled oil of Cryptocarya massoy bark was analysed by means of GC and GC-MS, highlighting the presence of unusual C10 massoia lactone (56.2%), C12 massoia lactone (16.5%), benzyl benzoate (12.7%), C8 massoia lactone (3.4%), δ-decalactone, (1.5%) and benzyl salicylate (1.8%) as key constituents. The phytotoxic activities of the oil, of three enriched fractions (lactone-rich, ester-rich, sesquiterpene-rich) and four constituents (δ-decalactone, δ-dodecalactone, benzyl salicylate, benzyl benzoate) were screened on Lycopersicon esculentum and Cucumis sativus seeds and seedlings. At 1000 μl/L the essential oil and the massoia lactone-rich fraction caused a complete inhibition of germination in both assays and when applied on tomato plantlets induced an 85% and 100% dieback respectively. Performances exceeded well-known phytotoxic essential oils Syzygium aromaticum and Cymbopogon citratus, already used in commercial products for weed and pest management. The same substances were also evaluated against 4 phytopathogenic bacteria and 10 phytopathogenic fungi, providing EC50 in the 100-500 μl/L range for essential oil and in the 10-50 μl/L range for δ-dodecalactone and massoia lactone-rich fraction. The phytotoxic behavior is related mainly to massoia lactones and benzyl esters, while a greater amount of δ-dodecalactone may infer a good activity against some phytopathogenic fungi. Further investigations of these secondary metabolites are warranted to evaluate their use as natural herbicides
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