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    Trattamento farmacologico e dietoterapico dell'iperpotassiemia nella Malattia renale cronica: ruolo del farmacista

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    La Malattia renale cronica è una patologia largamente diffusa a livello mondiale, determinata da numerosi fattori non sempre oggetto di analisi e monitoraggio, che possono condurre alla riduzione della capacità renale sino alla completa perdita di funzionalità. I pazienti affetti da insufficienza renale possono sviluppare squilibri elettrolitici notevoli, tra i quali, una elevata concentrazione plasmatica di potassio, condizione che viene definita iperkaliemia. Oggetto di questa tesi è lo studio delle cause di iperkaliemia, intese come alterazioni endogene o fattori esterni quali l’utilizzo di farmaci ed integratori alimentari, e delle conseguenze a livello neuromuscolare, cardiaco e metabolico. L’approccio terapeutico prevede l’impiego di medicinali ad azione chelante, ovvero in grado di catturare il potassio ed eliminarlo, e di Sodio bicarbonato in condizione di acidosi. In relazione a ciascun trattamento, sono stati messi in evidenza gli effetti avversi. Accanto alla terapia farmacologica è fondamentale prestare attenzione alla dieta, in modo particolare agli alimenti ad elevato contenuto di potassio ed alla presenza di additivi alimentari. Avere a disposizione uno strumento semplice ed immediato per il paziente, ad esempio un opuscolo che riassuma i cibi da preferire e da evitare, può risultare vantaggioso nella scelta delle pietanze, così come la conoscenza di tecniche di cottura volte a limitare la quantità di potassio presente. La figura professionale del farmacista risulta pertanto indispensabile nella promozione di una alimentazione e di uno stile di vita sani mediante l’integrazione delle proprie conoscenze, la posizione intermedia tra medico, prodotto e paziente che permette il consiglio riguardante l’utilizzo del medicinale o del prodotto nutrizionale, la creazione di strumenti di counseling, nonché l’orientamento del paziente verso un uso critico e consapevole delle informazioni possedute

    Sostanze indesiderate negli alimenti zootecnici: effetti sugli ovini e riflessi nel latte e derivati

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    Negli ovini da latte l’ingestione di alimenti contaminati da sostanza indesiderate rappresenta un rischio sia per animali al pascolo che per quelli confinati. L’assunzione di composti tossici negli ovini da latte comporta effetti negativi a carico dell’animale oltre che costituire un potenziale elemento di rischio per il consumatore finale nel caso in cui il composto tossico permanga nel latte o nelle carni. I metalli pesanti, le diossine e le micotossine rappresentano le sostanze indesiderate negli alimenti per animali di maggiore interesse per la filiera di produzione degli ovini da latte. La presenza di residui di contaminanti nel latte ovino e nei derivati caseari costituisce un importante indicatore della igienicità della filiera produttiva e allo stesso tempo è ritenuto un marcatore indiretto della salubrità dell’ambiente di produzione. Questo lavoro riassume gli aspetti di maggiore rilievo circa gli effetti dei metalli pesanti, delle diossine e di alcune micotossine sugli ovini, con particolare riferimento al loro trasferimento nel latte e nei derivati

    COVID-19: When dust mites and lockdown create the perfect storm

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    The aim of the present study was to understand if the course of the disease of patients suffering from dust mite allergy could have been negatively affected by the COVID-19 restrictions, which have been certainly important to fight the pandemic, but forced patients to stay at home for a long time

    An efficient k.p method for calculation of total energy and electronic density of states

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    An efficient method for calculating the electronic structure in large systems with a fully converged BZ sampling is presented. The method is based on a k.p-like approximation developed in the framework of the density functional perturbation theory. The reliability and efficiency of the method are demostrated in test calculations on Ar and Si supercells

    Respiratory failure presenting in H1N1 influenza with Legionnaires disease: two case reports

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    <p>Abstract</p> <p>Introduction</p> <p>Media sensationalism on the H1N1 outbreak may have influenced decisional processes and clinical diagnosis.</p> <p>Case Presentation</p> <p>We report two cases of patients who presented in 2009 with coexisting H1N1 virus and Legionella infections: a 69-year-old Caucasian man and a 71-year-old Caucasian woman. In our cases all the signs and symptoms, including vomiting, progressive respiratory disease leading to respiratory failure, refractory hypoxemia, leukopenia, lymphopenia, thrombocytopenia, and elevated levels of creatine kinase and hepatic aminotransferases, were consistent with critical illness due to 2009 H1N1 virus infection. Other infectious disorders may mimic H1N1 viral infection especially Legionnaires' disease. Because the swine flu H1N1 pandemic occurred in Autumn in Italy, Legionnaires disease was to be highly suspected since the peak incidence usually occurs in early fall. We do think that our immediate suspicion of Legionella infection based on clinical history and X-ray abnormalities was fundamental for a successful resolution.</p> <p>Conclusion</p> <p>Our two case reports suggest that patients with H1N1 should be screened for Legionella, which is not currently common practice. This is particularly important since the signs and symptoms of both infections are similar.</p
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