16 research outputs found

    Vowel space in hypokinetic dysarthria: : Preliminary investigations.

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    The paper discusses acoustic and articulatory data on the use of vowel space by speaker affected by Parkinson’s Disease who developed hypokinetic dysarthria. Two experiments involving pathological subjects and matching controls are described, whose general aim is to better understand if the vowel space in Parkinson’s Disease dysarthric subjects is always and homogeneously reduced. In the first investigation, acoustic and kinematic data are collected and analyzed to test if pathological speakers always use a reduced vowel space compared to control subjects, and if they adopt different articulatory strategies depending on the axis of the speech gesture (vertical vs horizontal). In the second investigation, various articulatory metrics are used to better investigate the dimension and position of the acoustic vowel space, and if they change in Parkinson’s Disease subjects compared to controls. Results show that reduction takes place, but some subjects appear to compensate, widening their tongue gestures on the horizontal axis even though the lip gesture is not necessarily undershot. Nevertheless, metrics used in the second experiment do not allow to capture a reduction, even though, in line with results of the first experiment, they point to an asymmetry in the vowel space used depending on the axis considered

    The Phonetics of Speech Production and Medical Research

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    The production of speech requires the interplay of a number of cognitive and motoric activities, which make it an interesting object of study from both a linguistic and a medical point of view. In this paper, we discuss, first, the features and domain of application of the most used technologies in linguistic research on speech production, focusing on those that have been applied to medicine. Second, we offer an insight into the main results that have been obtained so far in studying dysarthria in Italian Parkinson's Disease, as an example of the interdisciplinary, experimental research at the border between linguistics and medicine

    Acquisizione delle vocali L2 dell’inglese americano da parte di apprendenti italofoni: un confronto tra training percettivo e training articolatorio con ecografo

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    La realizzazione del contrasto vocalico dell’inglese americano /ɑ-ʌ/ (es. cop-cup) da parte di apprendenti italofoni risulta essere particolarmente difficile in produzione, poiché le differenze fonetiche-fonologiche dei due sistemi linguistici e le regole di conversione grafema-fonema fanno sì che gli apprendenti italofoni realizzino il contrasto L2-/ɑ-ʌ/ utilizzando le vocali native /ɔ-a/ rispettivamente. Lo scopo di questo studio è quello di osservare se un breve training possa aiutare gli apprendenti italofoni a migliorare la produzione delle vocali non native /ɑ-ʌ/. In particolare, si effettuerà un confronto tra un training percettivo e un training articolatorio, effettuato con l’utilizzo di un ecografo, al fine di osservare: 1) gli effetti di entrambi i training sulla realizzazione del contrasto L2 /ɑ-ʌ/; e 2) se il training articolatorio comporti risultati migliori rispetto a quello percettivo. Allo studio hanno partecipato nove studentesse salentine che sono state suddivise, in modo casuale, in tre gruppi: i) tre soggetti hanno preso parte al training percettivo della durata di un’ora (ES-P): ii) tre soggetti hanno partecipato al training articolatorio con ultrasuono della durata di un’ora (ES-US); iii) tre soggetti di controllo che non hanno effettuato alcun tipo di training (CS). I primi due gruppi (ES-P e ES-US) hanno ricevuto istruzioni sulle caratteristiche fonetiche sia delle vocali L2 /ɑ-ʌ/ che delle vocali della L1 /ɔ-a/ nonché sulle loro differenze utilizzando una rappresentazione sul piano cartesiano delle formanti F1 e F2. Successivamente, ciascun gruppo ha effettuato il training: i) i soggetti del gruppo ES-P hanno effettuato un test di identificazione basato sulla procedura High Variability Phonetic Training; ii) i soggetti del gruppo ES-US hanno effettuato un training articolatorio osservando sia un video relativo ai gesti linguali durante la produzione delle vocali /ɑ-ʌ/ da parte di un parlante nativo, sia una visualizzazione dinamica dei movimenti e della posizione della lingua, ottenuta grazie ad una sonda ecografica posizionata sotto il proprio mento. Le partecipanti sono state registrate sia prima che dopo l’addestramento (pre- e post-test) e le loro produzioni sono state analizzate acusticamente misurando il valore delle prime due formanti. I risultati mostrano che nel pre-test tutti le apprendenti realizzano L2-/ɑ-ʌ/ come L1-/ɔ-a/ rispettivamente. Al contrario, nel post-test sono soprattutto le apprendenti che hanno effettuato il training articolatorio riescono a realizzare le vocali L2 in modo differente sia rispetto a quelle realizzate nel pre-test sia rispetto alle vocali della L1. In particolare, un’apprendente produce entrambe le vocali non native in modo più accurato. Il training articolatorio sembra quindi essere più efficace del training percettivo.

    Acquisizione delle vocali L2 dell'inglese americano da parte di apprendenti italofoni: un confronto tra training percettivo e training articolatorio con ecografo

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    La realizzazione del contrasto vocalico dell’inglese americano /ɑ-ʌ/ (es. cop-cup) da parte di apprendenti italofoni risulta essere particolarmente difficile in produzione, poiché le differenze fonetiche-fonologiche dei due sistemi linguistici e le regole di conversione grafema-fonema fanno sì che gli apprendenti italofoni realizzino il contrasto L2-/ɑ-ʌ/ utilizzando le vocali native /ɔ-a/ rispettivamente. Lo scopo di questo studio è quello di osservare se un breve training possa aiutare gli apprendenti italofoni a migliorare la produzione delle vocali non native /ɑ-ʌ/. In particolare, si effettuerà un confronto tra un training percettivo e un training articolatorio, effettuato con l’utilizzo di un ecografo, al fine di osservare: 1) gli effetti di entrambi i training sulla realizzazione del contrasto L2 /ɑ-ʌ/; e 2) se il training articolatorio comporti risultati migliori rispetto a quello percettivo. Allo studio hanno partecipato nove studentesse salentine che sono state suddivise, in modo casuale, in tre gruppi: i) tre soggetti hanno preso parte al training percettivo della durata di un’ora (ES-P): ii) tre soggetti hanno partecipato al training articolatorio con ultrasuono della durata di un’ora (ES-US); iii) tre soggetti di controllo che non hanno effettuato alcun tipo di training (CS). I primi due gruppi (ES-P e ES-US) hanno ricevuto istruzioni sulle caratteristiche fonetiche sia delle vocali L2 /ɑ-ʌ/ che delle vocali della L1 /ɔ-a/ nonché sulle loro differenze utilizzando una rappresentazione sul piano cartesiano delle formanti F1 e F2. Successivamente, ciascun gruppo ha effettuato il training: i) i soggetti del gruppo ES-P hanno effettuato un test di identificazione basato sulla procedura High Variability Phonetic Training; ii) i soggetti del gruppo ES-US hanno effettuato un training articolatorio osservando sia un video relativo ai gesti linguali durante la produzione delle vocali /ɑ-ʌ/ da parte di un parlante nativo, sia una visualizzazione dinamica dei movimenti e della posizione della lingua, ottenuta grazie ad una sonda ecografica posizionata sotto il proprio mento. Le partecipanti sono state registrate sia prima che dopo l’addestramento (pre- e post-test) e le loro produzioni sono state analizzate acusticamente misurando il valore delle prime due formanti. I risultati mostrano che nel pre-test tutti le apprendenti realizzano L2-/ɑ-ʌ/ come L1-/ɔ-a/ rispettivamente. Al contrario, nel post-test sono soprattutto le apprendenti che hanno effettuato il training articolatorio riescono a realizzare le vocali L2 in modo differente sia rispetto a quelle realizzate nel pre-test sia rispetto alle vocali della L1. In particolare, un’apprendente produce entrambe le vocali non native in modo più accurato. Il training articolatorio sembra quindi essere più efficace del training percettivo

    SUMOylation of tissue transglutaminase as link between oxidative stress and inflammation

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    Cystic fibrosis (CF) is a monogenic disease caused by mutations in the CF transmembrane conductance regulator (CFTR) gene. CF is characterized by chronic bacterial lung infections and inflammation, and we have previously reported that tissue transglutaminase (TG2), a multifunctional enzyme critical to several diseases, is constitutively up-regulated in CF airways and drives chronic inflammation. Here, we demonstrate that the generation of an oxidative stress induced by CFTR-defective function leads to protein inhibitor of activated STAT (PIAS)y-mediated TG2 SUMOylation and inhibits TG2 ubiquitination and proteasome degradation, leading to sustained TG2 activation. This prevents peroxisome proliferator-activated receptor (PPAR)gamma and IkBalpha SUMOylation, leading to NF-kappaB activation and to an uncontrolled inflammatory response. Cellular homeostasis can be restored by small ubiquitin-like modifier (SUMO)-1 or PIASy gene silencing, which induce TG2 ubiquitination and proteasome degradation, restore PPARgamma SUMOylation, and prevent IkBalpha cross-linking and degradation, thus switching off inflammation. Manganese superoxide dismutase overexpression as well as the treatment with the synthetic superoxide dismutase mimetic EUK-134 control PIASy-TG2 interaction and TG2 SUMOylation. TG2 inhibition switches off inflammation in vitro as well as in vivo in a homozygous F508del-CFTR mouse model. Thus, TG2 may function as a link between oxidative stress and inflammation by driving the decision as to whether a protein should undergo SUMO-mediated regulation or degradation. Targeting TG2-SUMO interactions might represent a new option to control disease evolution in CF patients as well as in other chronic inflammatory diseases, neurodegenerative pathologies, and cancer
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