22 research outputs found

    Application of a Clinical Workflow May Lead to Increased Diagnostic Precision in Hereditary Spastic Paraplegias and Cerebellar Ataxias: A Single Center Experience

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    The molecular characterization of Hereditary Spastic Paraplegias (HSP) and inherited cerebellar ataxias (CA) is challenged by their clinical and molecular heterogeneity. The recent application of Next Generation Sequencing (NGS) technologies is increasing the diagnostic rate, which can be influenced by patients\u2019 selection. To assess if a clinical diagnosis of CA/HSP received in a third-level reference center might impact the molecular diagnostic yield, we retrospectively evaluated the molecular diagnostic rate reached in our center on 192 unrelated families (90 HSP and 102 CA) (i) before NGS and (ii) with the use of NGS gene panels. Overall, 46.3% of families received a genetic diagnosis by first-tier individual gene screening: 43.3% HSP and 50% spinocerebellar ataxias (SCA). The diagnostic rate was 56.7% in AD-HSP, 55.5% in AR-HSP, and 21.2% in sporadic HSP. On the other hand, 75% AD-, 52% AR- and 33% sporadic CA were diagnosed. So far, 32 patients (24 CA and 8 HSP) were further assessed by NGS gene panels, and 34.4% were diagnosed, including 29.2% CA and 50% HSP patients. Eleven novel gene variants classified as (likely) pathogenic were identified. Our results support the role of experienced clinicians in the diagnostic assessment and the clinical research of CA and HSP even in the next generation era

    TURNING WATER, STAYING WATER

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    Quanto può cambiare un territorio nel tempo, conteso nell'eterna lotta tra le acque, naturali dominatrici e modellatrici della superficie terrestre dal momento del loro contatto con essa, e l'uomo che a queste contende il diritto di gestire i luoghi a lui opportuni? Quelli che sono stati e spesso ancora sono i luoghi delle acque vengono ricordati dalle serie di carte storiche tracciate prima da pazienti agrimensori, poi dai militari ed ora, nelle carte recenti, da tecnici specializzati; il confronto della documentazione disponibile racconta quale sia il grado di variabilità ambientale in questo confronto mai finito, in cui a Volte vince la natura, a volte l'uomo, ma sempre qualcosa si trasforma. Le mutazioni del paesaggio in riferimento alla trasformazione del sistema delle acque possono essere anche di enorme importanza – l'uomo, si sa, è molto industrioso – e della forma più antica del territorio forse nemmeno le carte ci possono dir nulla: troppo recenti sono per recare memoria di un lontano passato. A meno che, anche sulle carte più recenti, non resti «scritto tra le righe » quella che era la struttura dell'acqua, mai disegnata: allora, tra i tanti segni riportati sulla carta, si potranno analizzare quelli che raccontano la forma dell'acqua nel tempo antico: questi segni sono i toponimi. Infine, anche se l'acqua non c'è più, resta a volte la sua impronta, tanto evidente quanto ignorata nella sua genesi; impronta direttamente leggibile o desumibile «per scarto», laddove la contesa tra acqua e uomo non ha lasciato né vinti né vincitori, in una contesa durata più di un millennio.How much can land change over time, caught in the eternal struggle between water, natural dominator and modeller of the earth's surface from the moment of its contact with the latter, and man, who claims the right to control the places most convenient for him? What were, and often still are, places of water are immortalized in a series of historical maps traced first by patient surveyors, then by the military and now, more recently by specialised technicians, a comparison of the available documentation reveals to what degree the environment can change in this never-ending contest, in which sometimes nature wins and sometimes man, but something is always transformed. The changes in the landscape deriving from the transformation of the water system may also be of enormous importance – man, as we all know, is very industrious – and not even maps can tell us much about the ancient conformation of land: they are too recent to bear evidence of a remote past. Unless even in more recent maps the former never depicted structure of water may be read between the lines; in such a case, among the numerous clues shown on the map we can analyze those that recount the form of water in ancient times: these clues are the toponyms

    Acqua e agricoltura in Italia. Valutazioni di scenari e strumenti di supporto alle decisioni

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    Questo volume raccoglie i risultati finali del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale "Realizzazione di un sistema di supporto alle decisioni a livello di bacino per la gestione dell'acqua in agricoltura", finanziato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Il progetto affronta l'argomento molto dibattuto delle politiche per la gestione dell'acqua, che coinvolge direttamente il settore agricolo in quanto maggiore utilizzatore delle risorse idriche nazionali, in connessione all'applicazione della direttiva quadro 60/2000 relativa all'acqua. I risultati riportati in questo volume sono il frutto del lavoro comune di un team multidisciplinare appartenente al Dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie (DEIAgra) - Università di Bologna (ente coordinatore del progetto), al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroambientali (DiSTA) - Università di Bologna, al Dipartimento di Scienze delle Produzioni, dell'Ingegneria, della Meccanica e dell'Economia Applicate ai Sistemi Agro-Zootecnici (PrIME) - Università Di Foggia e al Dipartimento di Scienze Economico-Agrarie ed Estimative (DiSEAE) - Università di Catania

    Analisi dell'evoluzione dell'uso del suolo e del sistema rurale nei territori dei comuni della pianura bolognese nell'ultimo cinquantennio

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    Analisi degli aspetti geomorfologici, delle dinamiche dell'uso e della copertura del suolo nonché delle trasformazioni geo-idrologiche avvenute dal dopoguerra ad oggi, al fine di mettere in luce le criticità e le potenzialità di sviluppo del territorio. Difatti, una visione di insieme del territorio nelle sue componenti antropiche e naturali, associata a sua volta ad una rappresentazione evolutiva dell'uso del suolo e della geomorfologia può rappresentare lo strumento di base per pianificare mirate e corrette azioni di sviluppo sostenibile ed a seconda delle scelte adottate nell'utilizzo dei suoli, semplificare la programmazione di qualsiasi intervento gestionale. Dal primo dopoguerra ad oggi, la graduale perdita di territorio naturale è stata accompagnata da una altrettanto graduale alterazione e fossilizzazione delle dinamiche. I processi naturali dell'ambiente e la capacità dei suoi elementi di interagire, trasformarsi e costruire il paesaggio, si sono progressivamente perduti nel tempo, in modo talmente drastico, che in molti casi hanno invertito il proprio senso evolutivo. I molti casi di irrazionale sfruttamento dei suoli possono divenire decisamente preoccupanti soprattutto quando la destinazione d'uso di un luogo viene disposta senza conoscere a fondo il contesto territoriale di riferimento e le sue tendenze evolutive e senza avere bene chiare le possibili alternative e/o misure di compensazione.Il gruppo di ricerca, si propone attraverso le analisi GIS e la costruzione di modelli DEM del territorio, di analizzare le complesse interazioni tra l'evoluzione dell'antropico e del territorio naturale per scomporre le potenzialità dei suoli in funzione dell'utilizzo agricolo e nello specifico valutare le buone pratiche di gestione integrata agroambientale.Il presente progetto nasce quindi dall'esigenza di valorizzare gli aspetti territoriali tipici del paesaggio rurale ed extraurbano, attraverso la definizione di misure e procedure di "best-practice" secondo i principi dello sviluppo rurale sostenibile ed anche in relazione a quanto previsto dalle Misure Agroambientali di cui al REGOLAMENTO (CE) N. 1257/1999 del CONSIGLIO del 17 maggio 1999. E' proprio nella politica agricola comunitaria che sono state introdotte le prime misure intese a sostenere il miglioramento delle strutture agrarie tenendo in debita considerazione l'inserimento ambientale delle produzioni, secondo i principi dello sviluppo sostenibile e dell'Agenda 21 Locale (Rio, 1992).Il target della ricerca è stato quello di valutare lo scenario evolutivo dell'uso del suolo e del tessuto urbano e naturale e proporre modelli di gestione sostenibile ambientale, economica e di sviluppo sociale finalizzati ad una valorizzazione ambientale e culturale del territorio in genere, nonché delle attività antropiche compatibili (con particolare riferimento all'agricoltura) che ad esso afferiscono

    Green Smart Technology for Water (GST4Water): Life Cycle Analysis of Urban Water Consumption

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    The increasing scarcity of water is encouraging strategies in water saving and urban water management systems devoted to reducing natural resource consumption and environmental impact. At household and urban scales, there is an increasing interest in onsite greywater and non-potable water reuse systems in order to improve water availability. In this framework, the project GST4Water funded by the European Union (EU) under the POR-FESR 2014⁻2020 Program of Emilia-Romagna Region, has been developed with the aim to implement water consumption monitoring systems, to define solutions for greywater reuse, and to develop tools for environmental sustainability evaluation applied to water systems. The present study focuses on this last goal, performing a life cycle assessment of the solutions optimized at a district level. In particular, six different scenarios are compared, starting from two models considering traditional water supply together with or without energy consumption related to hot water generation, and five additional models related with different assumptions in terms of greywater recovery systems, and energy and hot water production, at varying percentages of renewable and photovoltaic energy supply. Finally, an evaluation of the return time of environmental investment is carried out, based on the results obtained through the scenario analysis

    Lenalidomide maintenance after autologous haematopoietic stem-cell transplantation in mantle cell lymphoma: results of a Fondazione Italiana Linfomi (FIL) multicentre, randomised, phase 3 trial

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    BACKGROUND: Fit patients with mantle cell lymphoma aged 18-65 years are usually given cytarabine and rituximab-based induction regimens followed by autologous haematopoetic stem-cell transplantation (HSCT). We investigated whether post-autologous HSCT maintenance with lenalidomide improves progression-free survival in this population.METHODS: This open-label, randomised, multicentre, phase 3 trial was done at 49 haematology and oncology units in Italy and Portugal. Eligible patients had Ann Arbor stage III or IV treatment-naive mantle cell lymphoma (or stage II plus bulky disease [ 655 cm] or B symptoms), and had evidence of cyclin D1 overexpression or the translocation t(11;14)(q13;q32). Patients were aged 18-59 years with Eastern Cooperative Oncology Group (ECOG) performance status 0-3, or aged 60-65 years with ECOG 0-2. After an optional prephase with vincristine and steroids (intravenous vincristine 1\ub74 mg/m2 on day 1, oral prednisone 100 mg [total dose] on days 1-5), patients were given three courses of R-CHOP (21-day cycle, intravenous rituximab 375 mg/m2 on day 1; intravenous doxorubicin 50 mg/m2, vincristine 1\ub74 mg/m2, and cyclophosphamide 750 mg/m2 on day 2; oral prednisone 100 mg/m2 on day 2-6). Patients then received one cycle of high-dose CTX (intravenous cyclophosphamide 4 g/m2 on day 1, intravenous rituximab 375 mg/m2 on day 4). After restaging, patients received two cycles of R-HD-cytarabine (high-dose intravenous cytarabine 2 g/m2 every 12 h on days 1-3, intravenous rituximab 375 mg/m2 on days 4 and 10). Patients with complete remission or partial remission proceeded to autologous HSCT and responding patients (complete remission or partial remission) with haematological recovery were randomly assigned (1:1) to receive 24 courses of oral lenalidomide maintenance (15 mg per day for patients with platelets >100\u2008*\u2008109 cells per L or 10 mg per day for platelets 60-100\u2008*\u2008109 cells per L, days 1-21 every 28 days) for 24 months, or observation. The primary endpoint was progression-free survival, measured in the randomised population. This study is registered with EudraCT (2009-012807-25) and ClinicalTrials.gov (NCT02354313).FINDINGS: Between May 4, 2010, and Aug 24, 2015, 303 patients were screened for inclusion and 300 patients were enrolled (median age 57 years, IQR 51-62; 235 [78%] male). 95 patients were excluded before randomisation, mostly due to disease progression, adverse events, and inadequate recovery. 104 patients were randomly assigned to the lenalidomide maintenance group and 101 patients to the observation group. 11 (11%) of 104 patients assigned to lenalidomide did not start treatment (3 withdrew, 6 adverse events or protocol breach, 2 lost to follow-up). At a median follow-up of 38 months after randomisation (IQR 24-50), 3-year progression-free survival was 80% (95% CI 70-87) in the lenalidomide group versus 64% (53-73) in the observation group (log-rank test p=0\ub7012; hazard ratio 0\ub751, 95% CI 0\ub730-0\ub787). 41 (39%) of 104 patients discontinued lenalidomide for reasons including death or progression. Treatment-related deaths were recorded in two (2%) of 93 patients in the lenalidomide group (1 pneumonia, 1 thrombotic thrombocytopenic purpura), and one (1%) of 101 in the observation group (pneumonia). 59 (63%) of 93 patients in the lenalidomide group had grade 3-4 haematological adverse events versus 12 (12%) of 101 patients in the observation group (p<0\ub70001). 29 (31%) of 93 patients in the lenalidomide group and eight (8%) of 101 patients in the observation group had grade 3-4 non-haematological adverse events (p<0\ub70001), of which infections were the most common.Serious adverse events were reported in 22 (24%) of 93 patients in the lenalidomide group and five (5%) of 101 patients in the observation group. Pneumonia and other infections were the most common serious adverse events.INTERPRETATION: Despite non-negligibile toxicity, lenalidomide after autologous HSCT improved progression-free survival in patients with mantle cell lymphoma, highlighting the role of maintenance in mantle cell lymphoma.FUNDING: Fondazione Italiana Linfomi and Celgene
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