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    Analisi della risposta sismica di un edificio campione nel Comune di Ariano Irpino (AV)

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    Nella pratica ingegneristica vengono usate correlazioni derivate da regressioni statistiche tra numero dei piani degli edifici e frequenze di risonanza. Tuttavia la discrepanza tra comportamento reale e valori aspettati può essere talvolta significativa, e solo l’acquisizione di dati sperimentali consente di comprendere il reale comportamento dinamico di una struttura. La sperimentazione, in situazioni anche complesse, e la raccolta di nuovi dati possono essere molto importanti nel campo dell’ingegneria strutturale. In questo articolo vengono presentati i risultati del monitoraggio sismico effettuato su un edificio campione in muratura (il municipio di Ariano Irpino), tipologia costruttiva largamente diffusa tra gli edifici pubblici strategici (ad esempio scuole, caserme ed ospedali). Sono state utilizzate 7 stazioni sismologiche a sei canali equipaggiate con sismometri ed accelerometri. I dati sismici sono stati acquisiti in modalità continua, in punti strategici della struttura, su diversi livelli, dal gennaio 2006 a dicembre 2007. Sono stati selezionati una ventina di terremoti di magnitudo bassa o intermedia (1.5 ≤ M ≤ 4.8) avvenuti a distanze epicentrali variabili da 4 a 116 km. Le registrazioni sono state analizzate sia mediante la tecnica dei rapporti spettrali rispetto alla base dell’edificio sia calcolando i rapporti spettrali tra componente orizzontale e verticale di ogni sensore. L’analisi svolta ha consentito di evidenziare numerose frequenze di vibrazione dell’edificio. Mediante simulazioni numeriche su un modello tridimensionale rappresentativo della struttura in esame è stato possibile associare i picchi in frequenza ai modi propri in campo lineare. In particolare, sono stati ben identificati i primi 3 modi di vibrazione (due flessionali ed uno rotazionale)

    La Rete Integrata Nazionale GPS (RING) dell' INGV: una infrastruttura aperta per la ricerca scientifica

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    Since 2004, the Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) is investing important energies for the creation of a continuous GPS network dislocated all over the Italian territory. Data transmission will occur in real time, integrating the experiences already existing in the different INGV institutes and developing a 3-yrs strategy for the new installations. The main targets of the network are represented by active tectonics studies, including also the seismological part as strain accumulation on faults. Within a 3-yrs funding project, it is expected, to realize for the scientific community an infrastructure which is comparable to those existing in countries where advanced crustal deformation studies are carried out. Thus, INGV have co-located the classical seismological instrumentation (broad band seismometers and accelerometers) with GPS receivers to observe and quantify the whole seismic cycle. In this short paper, we describe the CGPS network, the technological choices for the monumentation and the data transmission, the data and metadata management and, finally, the data policy and the deliverables.INGVUnpublishedreserve

    Le reti sismica e geodetica di pronto intervento dell’INGV: un primo impiego a seguito del terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009

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    Durante gli ultimi due anni l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha sviluppato un importante infrastruttura di pronto intervento (la Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento), al fine di incrementare il numero di stazioni della Rete Sismica Nazionale dell’INGV (RSN) in zona epicentrale a seguito di eventi sismici rilevanti. Gli obiettivi principali della Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento sono il miglioramento delle localizzazioni epicentrali calcolate dalla Sala di Monitoraggio dell’INGV e l’abbassamento della soglia di detezione della micro-sismicità in area epicentrale durante una sequenza sismica. La Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento è composta da stazioni sismiche remote i cui dati sono telemetrati tramite ponte radio UHF (Ultra High Frequency) presso dei centri d’acquisizione intermedi (definiti “sottonodi”). I sottonodi sono a loro volta connessi tramite Wi-Fi ad un “centro stella” (nodo), ove è situato un sistema di trasmissione satellitare (Libra VSAT Nanometrics), tramite il quale vengono inviati i dati in tempo reale al centro acquisizione della Sala di Monitoraggio dell’INGV di Roma. L’acquisizione dati è ridondata inoltre presso la sala Disaster Recovery dell’Osservatorio di Grottaminarda. Il sistema d’acquisizione di dati sismici è costituito da un datalogger a tre canali, equipaggiato con un convertitore AD ad alta risoluzione (a 24 bit), dotato di un clock di precisione basato su timing GPS. I sensori sismici utilizzati presso le stazioni remote sono accelerometri Episensor FBA ES-T (Kinemetrics) con fondo scala a 2G e velocimetri a corto periodo (Lennartz Le Lite 3D). Il sistema di trasmissione dati, come accennato, si avvale di diversi apparati installati presso le stazioni remote, i sottonodi, ed il centro stella. Presso le stazioni remote è installato un radio modem operante in banda UHF (da 380 a 470 MHz), per il trasferimento trasparente di dati asincroni in modalità half-duplex. L’apparato modula in etere a 9.600 bps, realizzando collegamenti da 2 a 50 chilometri, in funzione dell’orografia locale e del sistema d’antenna utilizzato. Presso i sottonodi viene utilizzato un apparato WiFi (Wireless Fidelity) operante con frequenza di 2.4 GHz per collegamenti IP fino a 54 Mbit/s. Presso i sottonodi i dati sismici ricevuti dalle stazioni remote vengono inviati, tramite ponte Wi-Fi, al centro stella. Presso il centro stella la trasmissione dati avviene tramite il ricetrasmettitore Cygnus Nanometrics. Esso permette l’invio dei dati ricevuti alla Sala di Monitoraggio tramite collegamento satellitare. Il protocollo di trasmissione satellitare dedicato sul link VSAT è di tipo IP, ma può avvenire anche su apparati esterni quali fibra ottica, linee telefoniche, ecc. Per conseguire una maggiore flessibilità d’impiego, tale sistema dispone di due differenti frequenze di trasmissione, disponibili su satellite Intelsat ed HellaSat. Tutto ciò permette di orientare la parabola in due diverse direzioni, in modo da poter ovviare l’eventuale presenza di ostacoli come alberi, montagne o edifici. L’intera struttura racchiude queste tre diverse tecnologie di trasmissione dati (UHF, Wi-Fi e satellitare) al fine di garantire maggiore flessibilità di utilizzo; questo permette di affrontare l’emergenza sismica in tutte le condizioni logistiche e/o meteorologiche mirando a rapidi tempi di intervento (raggiungimento della zona epicentrale e istallazione). L’installazione della Rete Mobile Real-Time di Pronto Intervento viene gestita e coordinata all’interno di un Sistema Informativo Geografico (GIS) che consente la scelta della disposizione geografica ottimale delle stazioni della rete di pronto intervento intorno all’area epicentrale. Il database geografico utilizzato durante l’emergenza sismica contiene informazioni territoriali di vario tipo in area epicentrale. L’INGV dispone infatti di database geografici contenenti dati territoriali di tutto il territorio nazionale le cui categorie, utili ai fini della gestione dell’emergenza sismica, sono: Ubicazione delle stazioni delle reti di monitoraggio; Cartografia topografica IGM (1:25000, 1:50000, 1:100000); Modello digitale del terreno IGM; Uso del suolo; Viabilità e grafo stradale; Catologhi di sismicità storica e strumentale; Mappe di pericolosità sismica e del territorio; Database delle Sorgenti sismogenetiche; Mappe di scuotimento; Mappe di osservazioni macrosismiche. I dati sopra elencati sono utilizzati per la realizzazione di analisi di superficie (surface spatial analysis, Viewshed, Observer Point) che consentono la produzione di scenari utili per l’individuazione delle aree più favorevoli alla collocazione degli apparati della rete Real Time. Il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 è stato il primo caso di utilizzo dell’intera infrastruttura di pronto intervento. A meno di 6 ore dalla scossa principale (Mw 6.3 delle ore 01:32 GMT) il primo accelerometro inviava già dati alla Sala di Monitoraggio dell’INGV di Roma. A 3 giorni dall’evento la struttura di pronto intervento installata era costituita da 9 stazioni sismiche real-time. Oltre alla Rete Real Time di Pronto Intervento l’INGV ha installato 5 nuove stazioni GPS permanenti nel territorio abruzzese a seguito dell’evento del 6 aprile (Fig. 3). Le stazioni GPS permanenti presenti nel settore aquilano precedentemente al terremoto erano infatti caratterizzate da un’interdistanza troppo elevata, tale da non consentire una risoluzione spaziale adeguata del campo di spostamento co- e postsismico. A poche ore di distanza dall’evento sismico del 6 aprile si è quindi attivata una squadra di pronto intervento dell’INGV coadiuvata anche da personale del DPC-Ufficio Sismico e dell’ISPRA. A partire dal 7 aprile 2009, e fino al 17 dello stesso mese, sono state installate 5 nuove stazioni GPS permanenti (3 stazioni appartenenti alla Rete Integrata Nazionale GPS dell’INGV, 1 stazione del DPC-Ufficio Sismico ed una stazione dell’ISPRA) nei settori limitrofi all’epicentro della scossa principale della sequenza dell’aquilano. In tutte e 5 i casi la stazione GPS è stata monumentata, installata e avviata nell’arco di 5-6 ore. Su tutte le stazioni GPS è stata impostata sia un’acquisizione del dato GPS a 30 secondi sia un ringbuffer con campionamento a 10 Hz, in modo da permettere la registrazione dell’intera deformazione cosismica (sia statica che dinamica) in caso di ulteriore evento sismico. Nelle settimane successive è stata poi ottimizzata la trasmissione dei dati GPS, utilizzando un sistema di trasmissione dati via GPRS/UMTS implementato dal ST-Osservatorio di Grottaminarda.PublishedTrieste- Italy1.1. TTC - Monitoraggio sismico del territorio nazionaleope

    The evolving definition of carcinogenic human papillomavirus

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    Thirteen human papillomavirus (HPV) genotypes have been judged to be carcinogenic or probably carcinogenic, and the cause of virtually all cervical cancer worldwide. Other HPV genotypes could possibly be involved. Although the inclusion of possibly carcinogenic HPV genotypes may hurt test specificity, it may indirectly increase the reassurance following a negative HPV test (i.e. the negative predictive value of an HPV test for cervical precancer and cancer). The future of cervical cancer screening in low-resource setting, however, may include once-in-a-lifetime, low-cost and rapid HPV testing. However, the tradeoff of more false positives for greater reassurance may not be acceptable if the local infrastructure cannot manage the screen positives. Now is the time for the community of scientists, doctors, and public health advocates to use the data presented at the 100th International Agency for Research on Cancer monograph meeting to rationally decide the target HPV genotypes for the next generation of HPV tests for use in high-resource and low-resource settings. The implications of including possibly HPV genotypes on HPV test performance, also for guidance on the use of these tests for cervical cancer prevention programs, are discussed

    Prevalence of human papillomavirus in archival samples obtained from patients with cervical pre-malignant and malignant lesions from Northeast Brazil

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    <p>Abstract</p> <p>Background</p> <p>Human Papillomavirus (HPV) is considered as a necessary, but not sufficient, cause of cervical cancer. In this study, we aimed to assess the prevalence of HPV in a series of pre-malignant and malignant cervical lesion cases, to identify the virus genotypes, and to assess their distribution pattern according to lesion type, age range, and other considered variables. The samples were submitted to histopathological revision examination and analysed by polymerase chain reaction (PCR) for the presence of HPV DNA, followed by HPV typing by dot blot hybridisation.</p> <p>Findings</p> <p>Of the analysed samples, 53.7% showed pre-malignant cervical lesions, and 46.3% presented with cervical cancer. Most cancer samples (84.1%) were classified as invasive carcinoma. The mean age of these cancer patients was 47.3 years. The overall HPV prevalence was 82.4% in patients with pre-malignant lesions and 92.0% in the cancer patients. HPV 16 was the most prevalent type, followed by HPV 18 and 58, including both single and double infections. Double infection was detected in 11.6% of the samples, and the most common combination was HPV 16+18.</p> <p>Conclusions</p> <p>Cervical cancer appears to occur in women in a lower age range in the studied area, compared to the situation in other Brazilian regions. Furthermore, among the patients with CIN 3 and those with cancer, we observed a higher proportion of married women, women with more than one sexual partner, smokers, and individuals with less than an elementary education, relative to their counterparts.</p> <p>Findings</p> <p>The overall HPV prevalence was 82.4% in patients with pre-malignant lesions and 92.0% in the cervical cancer patients from Northeast Brazil. HPV 16 was the most prevalent type, followed by HPV 18 and 58. The most common double infection was HPV 16+18. Cervical cancer appears to occur in women in a lower age range in the Northeast Brazil. Among the patients with CIN 3 and those with cancer, we observed a higher proportion of married women, women with more than one sexual partner, smokers, and individuals with less than an elementary education, relative to their counterparts.</p

    Gene expression analyses in breast cancer epidemiology: the Norwegian Women and Cancer postgenome cohort study

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    Introduction The introduction of high-throughput technologies, also called -omics technologies, into epidemiology has raised the need for high-quality observational studies to reduce several sources of error and bias. Methods The Norwegian Women and Cancer (NOWAC) postgenome cohort study consists of approximately 50,000 women born between 1943 and 1957 who gave blood samples between 2003 and 2006 and filled out a two-page questionnaire. Blood was collected in such a way that RNA is preserved and can be used for gene expression analyses. The women are part of the NOWAC study consisting of 172,471 women 30 to 70 years of age at recruitment from 1991 to 2006 who answered one to three questionnaires on diet, medication use, and lifestyle. In collaboration with the Norwegian Breast Cancer Group, every NOWAC participant born between 1943 and 1957 who is admitted to a collaborating hospital for a diagnostic biopsy or for surgery of breast cancer will be asked to donate a tumor biopsy and two blood samples. In parallel, at least three controls are approached for each breast cancer case in order to obtain blood samples from at least two controls per case. The controls are drawn at random from NOWAC matched by time of follow-up and age. In addition, 400 normal breast tissues as well as blood samples will be collected among healthy women participating at the Norwegian Mammography Screening program at the Breast Imaging Center at the University Hospital of North-Norway, Tromsø. Results The NOWAC postgenome cohort offers a unique opportunity (a) to study blood-derived gene expression profiles as a diagnostic test for breast cancer in a nested case-control design with adjustment for confounding factors related to different exposures, (b) to improve the reliability and accuracy of this approach by adjusting for an individual's genotype (for example, variants in genes coding for hormone and drug-metabolizing and detoxifying enzymes), (c) to study gene expression profiles from peripheral blood as surrogate tissue to biomonitor defined exposure (for example, hormone) and its association with disease risk (that is, breast cancer), and (d) to study gene variants (single nucleotide polymorphisms and copy number variations) and environmental exposure (endogenous and exogenous hormones) and their influence on the incidence of different molecular subtypes of breast cancer. Conclusion The NOWAC postgenome cohort combining a valid epidemiological approach with richness of biological samples should make an important contribution to the study of the etiology and system biology of breast cancer
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