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    Indirizzi operativi per la sorveglianza clinica e ambientale della legionellosi nelle strutture sanitarie e assistenziali della Regione Puglia

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    La prima epidemia di legionellosi, verificatasi nel luglio del 1976 durante l'American Legion Annua/ Convention a Philadelphia, fece registrare oltre 200 casi con 34 decessi. Solo un anno più tardi, nei laboratori dei Centers far Disease Contrai and Prevention (CDC) dì Atlanta , fu isolato e identificato il microrganismo che, in memoria della prima epidemia, fu chiamato Legionella pneumophila. la sorgente dell' infezione fu individuata nell' impianto di aria condizionata presente nell'hotel. La scoperta suscitò un grande interesse, tale da incoraggiare alcuni studiosi ad effettuare indagini sierologiche retrospettive su campioni di siero provenienti da soggetti affetti da polmonite di origine sconosciuta. Fu possibile in tal modo risalire ad altri episodi epidemici, quali gli eventi accaduti nel 1965 tra i pazienti dell'Ospedale Psichiatrico St. Elisabeth di Washington e nel 1968 tra coloro che lavoravano nel Servizio di Sanità Pubblica di Pontiac (in Michigan). In seguito, si verificarono altre epidemie che hanno contribuito ad approfondire le conoscenze scientifiche non solo sull'etiologia, patogenesi, diagnosi e terapia della legionellosi, ma anche sulle caratteristiche biochimiche, morfologiche e immunologiche dell'agente patogeno, compreso il suo habitat natura le. In Italia, il primo focolaio epidemico risale al 1978 sul Lago di Garda ed interessò 10 soggetti. Da allora le segnalazioni di casi, sia sporadici sia epidemici , sono diventate sempre più frequ enti, anche se è difficile stabilire se questo incremento sia dovuto ad un reale aumento dell' incidenza, al perfezionam ento delle tecniche diagnostiche o ad una maggiore att enzione alla diagnosi e segnalazione dei casi. Nel Sud Italia, la Puglia è tra le regioni con il maggior numero di casi di legionellosi notificati [Notiziar io ISS 2017]. I fattori che rendono diff icile il controllo e la gestione del probl ema sono la disomogeneità nelle procedure di campionamento, le difformità negli intervent i di bonif ica, la scarsa esperienza nella gestione del rischio associato alle diverse concentrazioni di Legionella rilevate nelle reti idriche. L'entità del problema, per la sua complessità, richiede sempre piu un'accurata attenzione a causa delle pesanti conseguenze legali e di immagine che possono coinvolgere sia le strutture sanitarie sia quelle turistico-ricettive, pertanto la Giunta regionale ha approvato nel 2012 il documento Indirizzi per l'Adozione di un Sistema per la sorveglianza e il controllo delle infezioni da Legionella in Puglia, con il quale ha istituito un sistema di rete regionale formato da due livelli organizzativi: uno centrale e l'altro periferico [D.G.R. n. 2261/2012] . Il livello organizzativo centrale è rappresentato da un apposito Nucleo di Riferimento Regionale che definisce percorsi comun i e codificati nell'ambito delle attività di prevenzione e controllo della malattia ed esercita funzioni chiave per la governance del sistema . Il mandato strategico è quello di assumere l'impegno di "regolare" la rete, attraverso un ruolo di att ivazione, sviluppo e manutenzione di procedure codificate tra i componenti della rete stessa. Il livello organizzativo periferico , costituito dal Nucleo Operativo Territo riale presso ogni Azienda Sanitaria Locale, è incaricato delle attività in materia di prevenzione e controllo della legionellosi e rappresenta, a livello aziendale, il momento d'incontro e condivisione tra il Dipartimento di Prevenzione, la Direzione Sanitaria, i reparti di ricovero, i laborato ri di analisi aziendali, oltre che di coordinamento e collaborazione con l'Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione dell'Ambiente (ARPA) provinciale. I punti deboli di ogni strategia di controllo della legionellosi sono riportabili alla mancanza di una chiara correlazione dose-effetto e di una soglia limi te ben definita , ancora oggi associate all'impossibilità di bonificare il sistema idrico in maniera definitiva. Per ridurre il rischio e il numero dei casi di malattia , il presente documento si propone di pianificare un iter omogeneo di procedure da applicare per il controllo e la prevenzione della legionellosi, ponendosi nella linea della prevenzione primaria piuttosto che in quella dell'intervento al verificarsi dei casi. - Il presente documento è rivolto a tutte le strutture sanitarie e assistenziali della Regione Puglia e fornisce indicazioni su: 1. metodi più appropriati per lo screening e la diagnosi della legionellosi; 2. modalità di campionamento per la ricerca di Legionella negli impianti idrici e aeraulici; 3. sistemi efficaci per la sorveglianza e il controllo delle reti idriche; 4. procedure e mezzi per la bonifica e la ridu zione del rischio; 5. attività di comunicaz ione e formazione degli operatori sanitari e degli addetti al controllo; 6. responsabilità medico-legali connesse al verificarsi di casi di malattia associati alle strutture coinvolte

    The surface charge of trypanosomatids

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    Time-resolved plasma diagnostic through laser diode spectroscopy

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    Does a low FODMAPs diet reduce symptoms of functional abdominal pain disorders? A systematic review in adult and paediatric population, on behalf of Italian Society of Pediatrics

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    Background: Despite the rising of the Functional Gastrointestinal Disorders (FGIDs)' incidence in the last years, the etio-pathogenesis of FGIDs remains unclear. The diet seems to play an important role in these disorders. Indeed, at least two thirds of adult patients with Irritable Bowel Syndrome (IBS) and of children with FGIDs perceive their GI symptoms to be food-related. In particular, in the last years, more interest has been focused in the low Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides, and Polyol (FODMAPs) diet.Aims: To provide a systematic review on the efficacy of a low FODMAPs diet in reducing symptoms associated with functional abdominal pain disorders.Methods: Cochrane Library, MEDLINE (via Pubmed), and EMBASE databases from inception to June 2017 were searched. We included randomized controlled trials (RCTs), prospective and retrospective studies, systematic reviews and meta-analyses, reporting the efficacy of the FODMAPs diet intervention in FGIDs patients.Results: Nineteen studies were eligible. A FODMAPs-restricted diet is beneficial in 12/13 intervention trials. The low FODMAPs diet improves overall GI symptoms, especially abdominal pain and bloating. In children, only one study reported positive results of a low FODMAPs diet. No effect was found for the lactose free diet whilst fructose-restricted diet was effective in 3/4 studies. The duration of the intervention was very different among the studies, ranging from 2 days to 16 months, and from 3 and 9 weeks for the RCTs. The majority of the trials presented differences in symptoms scoring scales, diet, food diaries, and food frequencies questionnaire.Conclusions: The FODMAPs-restricted diet may be an effective dietary intervention for reducing IBS symptoms in adults. In children, there are promising data, although only one randomized double-blind study exists and further data are needed to better clarify the role of FODMAPs and fructose-restricted diet in IBS. The current evidence does not support the use of a lactose-restricted diet in children with FGIDs

    Pertechnetate release from a water oil microemulsion and an aqueous-solution after subcutaneous injection in rabbits

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    A water-oil microemulsion and an aqueous solution, both carrying pertechnetate, were injected subcutaneously in rabbits; release was observed by imaging the administration sites with a gamma-camera. Disappearance from the injection site of pertechnetate in aqueous solution was about ten times faster than that of pertechnetate in a microemulsion

    Subtypes of Irritable Bowel Syndrome in Children: Prevalence at Diagnosis and at Follow-Up (I.F.4,035)

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    Objectives: To assess the prevalence of irritable bowel syndrome (IBS) subtypes in childhood at diagnosis and their changes over 1 year. Study design: This is an observational, prospective, multicenter study. Consecutive pediatric patients with IBS, according to Rome III criteria, were enrolled over a 1-year period. Parents recorded weekly stool frequency and consistency and gastrointestinal and extraintestinal symptoms in a diary. Stool consistency was scored according to the Bristol Stool Form Scale. Children were evaluated after 2, 3, 6, and 12 months. Results: We enrolled 100 children with IBS (median age 9.9 years, range 4.2-16.7 years, 52 girls and 48 boys). At time of enrollment, constipation-IBS was the prevalent subtype (45%), with a prevalence of girls at 62% (P < .005); diarrhea-IBS was reported in 26% of children, with a prevalence of boys at 69% (P < .005); and alternating-IBS was described in 29% of children, without a difference between sexes. During the follow-up, 10% of patients changed their IBS subtypes at 2 months, 9% at 3 months, 7% at 6 months, and 6.3% at 12 months. Twenty-four percent of patients changed IBS subtype between the time of enrollment and 12 months. Conclusions: Constipation-IBS is the prevalent subtype in children, with a higher frequency in girls. In boys, diarrhea-IBS is the most common subtype. It is important to acquire knowledge about IBS subtypes to design clinical trials that may eventually shed new light on suptype-specific approaches to this conditio

    Sawtooth control using electron cyclotron current drive in ITER demonstration plasmas in DIII-D

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    Sawtooth control using electron cyclotron current drive (ECCD) has been demonstrated in ITER-like plasmas with a large fast ion fraction, wide q=1 radius and long uncontrolled sawtooth period in DIII-D. The sawtooth period is minimized when the ECCD resonance is just inside the q=1 surface. Sawtooth destabilization using driven current inside q=1 avoids the triggering of performance-degrading neoclassical tearing modes (NTMs), even at much higher pressure than required in the ITER baseline scenario. Operation at =3 without 3/2 or 2/1 NTMs has been achieved in ITER demonstration plasmas when sawtooth control is applied using only modest ECCD power. Numerical modelling qualitatively confirms that the achieved driven current changes the local magnetic shear sufficiently to compensate for the stabilizing influence of the energetic particles in the plasma core. © 2012 IAEA, Vienna.
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