18 research outputs found

    Increasing Number of Cases Due to Candida auris in North Italy, July 2019–December 2022

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    Candida auris is an emerging fungus that represents a serious health threat globally. In Italy, the first case was detected in July 2019. Then, one case was reported to the Ministry of Health (MoH) on January 2020. Nine months later, a huge number of cases were reported in northern Italy. Overall, 361 cases were detected in 17 healthcare facilities between July 2019 and December 2022 in the Liguria, Piedmont, Emilia-Romagna, and Veneto regions, including 146 (40.4%) deaths. The majority of cases (91.8%) were considered as colonised. Only one had a history of travel abroad. Microbiological data on seven isolates showed that all but one strain (85.7%) were resistant to fluconazole. All the environmental samples tested negative. Weekly screening of contacts was performed by the healthcare facilities. Infection prevention and control (IPC) measures were applied locally. The MoH nominated a National Reference Laboratory to characterise C. auris isolates and store the strains. In 2021, Italy posted two messages through the Epidemic Intelligence Information System (EPIS) to inform on the cases. On February 2022, a rapid risk assessment indicated a high risk for further spread within Italy, but a low risk of spread to other countries

    Il fallimento del liberalismo e le crisi del primo dopoguerra

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    All’indomani della Grande Guerra, il liberalismo europeo subisce una doppia sconfitta : prima nel confronto con la democrazia, che in un primo tempo sembra uscire vincitrice dal conflitto ; poi, in quanto «liberal-democrazia » , sotto l’attacco dei regimi autoritari. La sconfitta va fatta risalire in parte a fattori di lungo periodo (le difficoltà di impianto dei sistemi liberal-democratici che, a partire dalla Francia della Terza Repubblica, suscitano violente reazioni di rigetto) ; in parte alle conseguenze della guerra. Per quanto riguarda queste ultime, si possono indicare tre ordini di fattori : 1) la mancata stabilizzazione del quadro internazionale e il fallimento del progetto wilsoniano ; 2) la crisi del laissez-faire, da molti identificato col liberalismo ; 3) il cattivo funzionamento delle istituzioni politiche, che non sanno adattarsi, o si adattano male, alle nuove forme della democrazia di massa.Sabbatucci Giovanni. Il fallimento del liberalismo e le crisi del primo dopoguerra. In: Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée, tome 114, n°2. 2002. La culture scientifique à Rome à la Renaissance. pp. 711-721

    La repubblica di De Gasperi

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    La Repubblica italiana ha non uno ma molti padri, ma le decisioni cruciali prese nell'arco di un intero decennio portano tutte impresse il nome di De Gasperi. Nel settembre del 1943, alla nascita del Comitato di liberazione nazionale, atto fondativo di una Repubblica dei partiti che ancora non c'è, De Gasperi è presente e subito si capisce che avrà un ruolo decisivo, come leader di un partito (la Dc) che è al tempo stesso moderato e tendenzialmente di massa. Nel dicembre '44, da ministro degli Esteri e interlocutore privilegiato degli alleati, pone le basi per la scelta 'occidentale' dell'Italia. Nel giugno '46 è lui in pratica a tenere a battesimo la Repubblica. Un anno più tardi è sempre lui a decidere l'esclusione delle sinistre dal governo, fissando i tratti del sistema politico italiano. Nell'aprile '52 resiste alle pressioni del Vaticano per una alleanza con le destre e difende la forma liberal-democratica della Repubblica contro il rischio di scivolamento verso modelli clerical-autoritari. Infine, nel '53, cerca con la legge maggioritaria non solo di stabilizzare la maggioranza centrista ma anche di spostare l'asse del sistema dai partiti all'istituzione-governo, rafforzandone la legittimazione popolare. Se per molti aspetti la Repubblica sarà diversa da come De Gasperi l'avrebbe voluta, non c'è dubbio che l'Italia, con i suoi limiti e le sue grandezze, debba allo statista democristiano i propri lineamenti

    1924. Il delitto Matteotti

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    Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti esce di casa e non vi ritorna più. Non è di un deputato qualsiasi il corpo massacrato che verrà trovato due mesi dopo in un bosco vicino Roma. Solo dieci giorni prima della sua sparizione Matteotti ha tenuto un discorso infuocato alla Camera, contro il fascismo e l'irregolarità delle elezioni. È il leader di uno dei maggiori partiti di opposizione, forse il leader dell'intera opposizione. Non è difficile collegare i due avvenimenti, il discorso e la morte, né scoprire che gli autori del delitto, che non si sono preoccupati di cancellare le tracce, sono uomini dello stretto entourage del Duce. Ce n'è abbastanza per far scoppiare il più clamoroso scandalo politico della storia d'Italia. E ce ne sarebbe abbastanza per le dimissioni immediate del governo. Tutto sembra far credere a una crisi. Ma non è questo che accade. L'opposizione parlamentare sceglie la strada della protesta morale, il governo resiste, la maggioranza non accenna a spaccarsi, il regime si consolida. Mussolini, il trionfatore delle elezioni del '24 contro le quali aveva tuonato Matteotti, forza la sorte e instaura la 'dittatura a viso aperto'. Quel delitto che sarebbe potuto essere l'ultima occasione di arrestare il regime, ne diviene invece il punto di svolta, lo snodo decisivo. Ma quel corpo abbandonato e quel rifiuto morale si caricano di un significato simbolico. L'atto di morte del deputato Matteotti è l'atto di nascita dell'antifascismo come scelta politica ed etica

    Bissolati, la guerra e il dopoguerra

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    Il libro riunisce testi presentati al convegno svoltosi a Cremona nel 2007 in occasione del 150° anniversario della nascita di Bissolati. Il contributo riconsidera gli ultimi cinque anni di vita di Bissolati giungendo all'equilibrata, ma ancora necessaria conclusione, che ogni possibile prospettiva di reale avvicinamento al fascismo, se Bissolati fosse vissuto oltre i primissimi mesi del 1920, sia da escludere senza esitazione per un personaggio che, come scrisse Ivanoe Bonomi, «parlava europeo»

    Introduzione

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    L’unificazione italiana è un’opera collettanea ideata e diretta da Giovanni Sabbatucci e Vittorio Vidotto, pubblicata in occasione dei 150 anni dell’Unità dall’Enciclopedia italiana con il contributo dell’Aspen Institute Italia. Dopo aver ricostruito gli anni del Risorgimento, il volume – xxiii-783 pp. – affronta il periodo della costruzione dello Stato nazionale (fino al 1880 circa) in ogni suo aspetto: dalla demografia alla descrizione del territorio, dallo sviluppo economico ai problemi della moneta e dei trasporti, dall’analisi delle istituzioni politiche, dei partiti e dei meccanismi elettorali alla magistratura, infine alle espressioni culturali, letterarie, musicali e artistiche. Questi temi sono trattati in trentatré saggi affidati ai maggiori specialisti del periodo. Seguono oltre trecentocinquanta biografie dei protagonisti della vicenda unitaria: uomini politici, economisti, letterati, artisti. Il volume è dotato anche di un ampio e originale apparato illustrativo fuori testo

    A proposito di: Governare gli italiani. Storia dello Stato di Sabino Cassese

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    Intervento di discussione sui temi e i problemi principali della costruzione dello Stato italiano nel Novecent
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