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Pentraxin 3 in patients with severe sepsis or shock: the ALBIOS trial
Background: The long pentraxin PTX3 is a key component of the humoral arm of innate immunity related to sepsis severity and mortality. We evaluated the clinical and prognostic significance of circulating PTX3 in the largest cohort ever reported of patients with severe sepsis or septic shock. Materials and methods: Plasma PTX3 was measured on days 1, 2 and 7 after randomization of 958 patients to albumin or crystalloids for fluid resuscitation in the multicentre Albumin Italian Outcome Sepsis (ALBIOS) trial. We tested the association of PTX3 and its changes over time with clinical severity, prevalent and incident organ dysfunctions, 90-day mortality and treatment. Results: PTX3 was high at baseline (72 [33\u2013186] ng/mL) and rose with the severity and number of organ dysfunctions (P < 0\ub7001) and the incidence of subsequent new failures. The PTX3 concentration dropped from day 1 to 7, but this decrease was less pronounced in patients with septic shock (P = 0\ub70004). Higher concentrations of PTX3 on day 1 predicted incident organ dysfunctions. Albumin supplementation was associated with lower levels of PTX3 in patients with septic shock (P = 0\ub7005) but not in those without shock. In a fully adjusted multivariable model, PTX3 on day 7 predicted 90-day mortality. Smaller drops in PTX3 predicted higher 90-day mortality. Conclusions: In severe sepsis and septic shock, early high PTX3 predict subsequent new organ failures, while a smaller drop in circulating PTX3 over time predicts an increased risk of death. Patients with septic shock show lower levels of PTX3 when assigned to albumin than to crystalloids
Impatto a breve termine dell'inquinamento dell'aria nelle citt\ue0 coperte dalla sorveglianza epidemiologica EpiAir2
OBIETTIVO: stimare l\u2019impatto a breve termine dell\u2019inquinamento
atmosferico sulla popolazione adulta di 23 citt\ue0 italiane
nel periodo 2006-2009 nell\u2019ambito del progetto EpiAir2.
DISEGNO, MATERIALI E METODI: per ogni citt\ue0 inclusa nello
studio \ue8 stato calcolato l\u2019impatto dell\u2019effetto a breve termine
dell\u2019inquinamento atmosferico sulla mortalit\ue0. In particolare,
sono stati calcolati i decessi attribuibili a concentrazioni
delle polveri (PM10 e PM2.5) superiori a soglie differenti
definite dalla legislazione europea o nell\u2019ambito delle
linee guida dell\u2019Organizzazione mondiale della sanit\ue0 (per
il PM10: 20 e 40 \u3bcg/m3, riduzione del 20% ad arrivare a 20
\u3bcg/m3 e superamento del limite di 35 giorni con concentrazioni
medie di 50 \u3bcg/m3; per il PM2.5: 10, 18 e 25
\u3bcg/m3, riduzione del 20% ad arrivare a 18 \u3bcg/m3). La
stima di impatto \ue8 stata ottenuta combinando la stima di
effetto delle polveri, il livello di mortalit\ue0 osservato e i livelli
di concentrazione degli inquinanti misurati dalle reti di
monitoraggio urbane. Per quanto riguarda le stime di effetto,
sono state utilizzate le distribuzioni a posteriori specifiche
per citt\ue0 risultanti da una metanalisi bayesiana.
L\u2019incertezza sulle stime di impatto \ue8 stata calcolata con metodi
Monte Carlo.
RISULTATI: nell\u2019insieme delle 23 citt\ue0 valutate nel presente
studio il numero di decessi attribuibili agli effetti a breve termine
delle concentrazioni di PM10 superiori a 20 \u3bcg/m3 e
di PM2.5 superiori a 10 \u3bcg/m3 nel periodo 2006-2009 \ue8 risultato
rispettivamente pari allo 0,9% (assumendo indipendenza
tra citt\ue0 l\u2019intervallo di credibilit\ue0 all\u201980% \ue8 0,4-1,4)
e allo 0,8% (ICr80% 0,2-1,3) della mortalit\ue0 naturale.
L\u2019impatto delle concentrazioni di polveri PM10 e PM2.5 \ue8 risultato
concentrato nelle citt\ue0 della Pianura Padana, della
Piana fiorentina, e nelle grandi realt\ue0 metropolitane di
Roma, Napoli e Palermo: per il PM10 la percentuale sui decessi
\ue8 risultata 1,0% (ICr80% 0,4-1,5) contro 0,4%
(ICr80% 0,2-0,7) nelle altre citt\ue0 analizzate. Se i livelli di
concentrazione delle polveri fossero stati inferiori del 20%,
complessivamente l\u2019impatto si sarebbe ridotto del 42% per
il PM10 e del 51% per il PM2.5.
CONCLUSIONI: i livelli di inquinamento osservati nel periodo
in studio sono stati responsabili di un numero importante
di decessi nelle citt\ue0 analizzate. Politiche di contenimento
basate sulla diminuzione percentuale delle concentrazioni
annuali di polveri interesserebbero tutte le citt\ue0 coperte
dallo studio e potrebbero ridurre in modo importante l\u2019impatto
dell\u2019inquinamento sulla salute
Indicatori ambientali nello studio EpiAir2: I dati di qualit\ue0 dell'aria per la sorveglianza epidemiologica
OBIETTIVO: costruzione di indicatori ambientali di inquinamento
aerodiffuso per finalit\ue0 di sorveglianza epidemiologica
in 25 citt\ue0 italiane per il progetto EpiAir2 (2006-2010) e presentazione
dei dati di dieci anni di sorveglianza in 10 citt\ue0
italiane (2001-2010).
DISEGNO: sono stati raccolti dati di particolato (nelle frazioni
PM10 e PM2.5 ), biossido di azoto (NO2 ) e ozono (O3 ), considerati
fattori di rischio per la salute. I datimeteorologici considerati
come confondenti nell\u2019analisi dell\u2019effetto degli inquinanti
sono stati: temperatura, umidit\ue0 relativa (e la variabile
derivata \u201ctemperatura apparente\u201d) e pressione barometrica. I
criteri per la selezione delle stazioni dimonitoraggio e imetodi
di calcolo per la costruzione di indicatori ambientali a partire
dalle serie giornaliere disponibili sono stati scelti in continuit\ue0
con la precedente edizione di EpiAir. Per tutte le citt\ue0, \ue8 stata
verificata l\u2019omogeneit\ue0 dei dati selezionati nel rappresentare
l\u2019esposizione delle popolazioni.
SETTING E PARTECIPANTI: il progetto EpiAir2 coinvolge per
gli anni 2006-2010 le citt\ue0 diMilano,Mestre-Venezia,Torino,
Bologna, Firenze, Pisa, Roma,Taranto,Cagliari e Palermo, gi\ue0
presenti nello studio EpiAir. A questo elenco vanno aggiunte
le citt\ue0 di Treviso, Trieste, Padova, Rovigo, Piacenza, Parma,
Ferrara, Reggio Emilia, Modena, Genova, Rimini, Ancona,
Bari, Napoli e Brindisi.
RISULTATI: nel periodo considerato \ue8 stato osservato un decremento
delle concentrazioni di particolato nella maggior
parte delle citt\ue0 in analisi, mentre non si pu\uf2 giungere a conclusioni
cos\uec nette per NO2 e ozono. L\u2019analisi dell\u2019andamento
temporale degli indicatori ha evidenziato valori medi
annuali di PM10 superiori ai 40 \u3bcg/m3 in alcune citt\ue0 della
Pianura Padana, e valori medi annuali di NO2 costantemente
superiori ai 40 \u3bcg/m3 nelle citt\ue0 di Trieste, Milano,
Padova, Torino, Modena, Bologna, Roma e Napoli.
CONCLUSIONE: l\u2019ampliamento del progetto EpiAir, con
l\u2019inclusione di ulteriori 13 citt\ue0, ha permesso di evidenziare
peculiarit\ue0 legate alle differenti aree geografiche in studio e
numerose situazioni di criticit\ue0 con superamenti dei valori
di concentrazione limite fissati dalla legislazione corrente.
I risultati dello studio EpiAir2 confermano la necessit\ue0 di un
sistema di sorveglianza dell\u2019inquinamento aerodiffuso nei
centri urbani e industriali al fine di ottenere stime affidabili
dell\u2019esposizione della popolazione residente e di monitorarne
l\u2019andamento nel tempo
Le politiche per la promozione della mobilit\ue0 sostenibile e la riduzione dell'inquinamento atmosferico causato dal traffico veicolare nelle citt\ue0 partecipanti allo studio EpiAir2
OBIETTIVO: fornire un quadro sintetico delle politiche di
mobilit\ue0 adottate negli ultimi anni (2006-2010) dalle amministrazioni
di alcuni Comuni italiani attraverso la rilevazione
degli interventi sulla mobilit\ue0 urbana e relativa efficacia.
DISEGNO E SETTING: i dati presentati si riferiscono alle quindici
citt\ue0 inizialmente partecipanti al progetto EpiAir2: Torino,
Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto,
Palermo, Cagliari, Trieste, Genova, Ancona, Napoli, Bari.
RISULTATI: da questa indagine emergono debolezze e punti
di forza delle citt\ue0 italiane nell\u2019affrontare il tema della mobilit\ue0
sostenibile. Le modifiche della consistenza del parco
circolante sono state accompagnate da un suo rinnovamento
con conseguente riduzione dei veicoli rispondenti agli standard
emissivi pi\uf9 vecchi, seppur con differenze marcate tra
le varie citt\ue0. Tra le debolezze pi\uf9 rilevanti nella gestione locale
della mobilit\ue0 urbana \ue8 da segnalare in primo luogo lo
sviluppo ridotto di metropolitane e di sistemi tranviari e il
ritardo nell\u2019ammodernamento delle reti ferroviarie suburbane,
che pongono le citt\ue0 italiane in una posizione evidentemente
svantaggiata rispetto ad altre realt\ue0 urbane europee
analoghe. Per quanto riguarda gli altri aspetti della mobilit\ue0
urbana (offerta/domanda di trasporto pubblico, ZTL, zone
pedonali, km di piste ciclabili, servizi di car sharing e bike
sharing), si segnala una situazione estremamente disomogenea
tra le varie citt\ue0 italiane.
CONCLUSIONI: le disomogeneit\ue0 tra le diverse realt\ue0 sono in
parte spiegabili con le peculiarit\ue0 strutturali e culturali
locali, oltre che da una diversa attenzione \u201cstorica\u201d alle problematiche
ambientali e a un\u2019estemporaneit\ue0 delle scelte effettuate
dalle rispettive amministrazioni. Pur in presenza di
molte iniziative settoriali, pare sia mancata una strategia nazionale
che, pur rispettosa del livello di autonomia locale,
abbia fornito linee di indirizzo per affrontare in maniera
adeguata e coordinata il tema della mobilit\ue0 sostenibile e
dell\u2019inquinamento atmosferico da traffico veicolare
Inquinamento atmosferico e mortalit\ue0 in venticinque citt\ue0 Italiane: Risultati del progetto EpiAir2
OBIETTIVO: valutare gli effetti a breve termine dell\u2019inquinamento
atmosferico sulla mortalit\ue0 nelle 25 citt\ue0 italiane partecipanti
alla seconda fase del progetto EpiAir (Sorveglianza
epidemiologica dell\u2019inquinamento atmosferico: valutazione
dei rischi e degli impatti nelle citt\ue0 italiane).
DISEGNO: studio di serie temporali con metodologia casecrossover,
con aggiustamento per i fattori temporali emeteorologici
rilevanti. L\u2019associazione inquinamento atmosferico-mortalit\ue0
\ue8 stata analizzata per ciascuna delle 25 citt\ue0 in studio.Gli
inquinanti considerati sono stati il particolato (PM10 e PM2.5),
il biossido di azoto (NO2) e l\u2019ozono (O3 estivo). Le stime complessive
di effetto sono state ottenute successivamentemediante
unametanalisi e sono state espresse per incrementi di 10 \u3bcg/m3
delle concentrazioni di inquinanti. Sono stati implementatimodelli
mono e bi-pollutant.
SETTING E PARTECIPANTI: lo studio ha analizzato 422.723
decessi verificatisi tra i residenti di 35 anni o pi\uf9 nelle 25
citt\ue0 in studio per gli anni 2006-2010.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: sono stati considerati i
conteggi giornalieri di decessi per cause naturali, tra cui le
cause cardiache, cerebrovascolari e respiratorie. Le informazioni
sulle cause di morte sono state ottenute dai Registri
delle cause di morte delle singole citt\ue0.
RISULTATI: il numeromedio annuo di decessi per cause naturali
varia da 513 a Rovigo e 20.959 a Roma. Circa il 25% delle
morti \ue8 dovuto a cause cardiache, il 10%a cause cerebrovascolari
e il 7%a cause respiratorie. Per incrementi di 10 \u3bcg/m3 di PM10
si osserva un effetto immediato sullamortalit\ue0 naturale (0,51%;
IC95%0,16-0,86; lag 0-1)..Effetti pi\uf9 importanti e prolungati
(lag 0-5) si osservano per il PM2.5 (0,78%; IC95%0,12-1,46)
e soprattutto per l\u2019NO2 (1,10%; IC95%0,63-1,58). Incrementi
dellamortalit\ue0 cardiaca sono associati al PM10(0,93%; IC95%
0,16-1,70) e al PM2.5 (1,25%; IC95%0,17-2,34), mentre per
la mortalit\ue0 respiratoria l\u2019effetto dell\u2019esposizione a NO2 risulta
pi\uf9 importante (1,67%; IC95%0,23-3,13; lag 2-5) rispetto a
quella a PM10 (1,41%; IC95%-0,23;+3,08).
I risultati sono fortemente omogenei tra citt\ue0 per la mortalit\ue0
cardiaca e cerebrovascolare, ma non per quella respiratoria.
Non si riscontrano effetti sulla mortalit\ue0 cerebrovascolare.
L\u2019effetto dell\u2019O3 sulla mortalit\ue0 \ue8 al limite della
significativit\ue0 statistica.
CONCLUSIONI: lo studio conferma un chiaro incremento
dellamortalit\ue0 associata agli inquinanti atmosferici. Risultano
pi\uf9 importanti gli effetti degli inquinanti correlati al traffico
autoveicolare, qualiNO2 (permortalit\ue0 naturale) e PM2.5 (per
mortalit\ue0 cardiaca e respiratoria), con un ruolo indipendente
di NO2 rispetto al particolato in base all\u2019analisi bi-pollutan
Prosafe: a european endeavor to improve quality of critical care medicine in seven countries
BACKGROUND: long-lasting shared research databases are an important source of epidemiological information and can promote comparison between different healthcare services. Here we present ProsaFe, an advanced international research network in intensive care medicine, with the focus on assessing and improving the quality of care. the project involved 343 icUs in seven countries. all patients admitted to the icU were eligible for data collection. MetHoDs: the ProsaFe network collected data using the same electronic case report form translated into the corresponding languages. a complex, multidimensional validation system was implemented to ensure maximum data quality. individual and aggregate reports by country, region, and icU type were prepared annually. a web-based data-sharing system allowed participants to autonomously perform different analyses on both own data and the entire database. RESULTS: The final analysis was restricted to 262 general ICUs and 432,223 adult patients, mostly admitted to Italian units, where a research network had been active since 1991. organization of critical care medicine in the seven countries was relatively similar, in terms of staffing, case mix and procedures, suggesting a common understanding of the role of critical care medicine. conversely, icU equipment differed, and patient outcomes showed wide variations among countries. coNclUsioNs: ProsaFe is a permanent, stable, open access, multilingual database for clinical benchmarking, icU self-evaluation and research within and across countries, which offers a unique opportunity to improve the quality of critical care. its entry into routine clinical practice on a voluntary basis is testimony to the success and viability of the endeavor