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    Approach to the correction of drooping tip: common problems and solutions

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    La punta cadente è una fastidiosa deformità estetica e funzionale del naso. Laspetto della punta è influenzato da aspetti sia statici che dinamici. Per questo motivo, appare logico tenere in considerazione questi fattori nel pianificare la correzione chirurgica di questa deformità. Molti studi hanno affrontato questo argomento, ma il trattamento resta controverso. Per rendere efficace la chirurgia della punta appare indispensabile identificare le caratteristiche anatomiche fondamentali della punta stessa. Diversi angoli e misure possono essere calcolati per definire la posizione della punta tra cui: langolo nasolabiale, lasse della narice, langolo di rotazione della punta in rapporto al piano di Francoforte, langolo columellare-facciale. Lobiettivo di questo studio è focalizzare lattenzione sulla nostra esperienza personale sulle alterazioni anatomiche del naso che meritano una correzione e sulle procedure chirurgiche necessarie per ottenere risultati soddisfacenti nel trattamento della punta cadente. Nel presente studio sono stati presi in considerazione la proiezione e la rotazione della punta pre e post-operatorie. La correzione della punta cadente è stata ottenuta mediante settorinoplastica aperta o chiusa a seconda dei casi. La tecnica prevalentemente usata per riposizionare la punta è risultata essere il raddrizzamento del setto (41/41 casi) e la tecnica Tongue-in-groove (36/41 casi) (87,6%). Lo strut columellare è stato impiegato in 8/41 pazienti (19,51%). Resezioni cefaliche delle cartilagini alari sono state applicate in 29/41 pazienti (70,73%). Suture per ri-orientare le cartilagini alari sono state impiegate in 18/41 casi (43,9%). Il Lateral crural overlay è stato necessario in 2/41 casi (4,8%). Il presente articolo rivaluta le principali varianti anatomiche del naso che meritano correzione e le tecniche chirurgiche utilizzabili per semplificare il processo decisionale preoperatorio

    Horizons, Constraints, and Black Hole Entropy

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    Black hole entropy appears to be ``universal''--many independent calculations, involving models with very different microscopic degrees of freedom, all yield the same density of states. I discuss the proposal that this universality comes from the behavior of the underlying symmetries of the classical theory. To impose the condition that a black hole be present, we must partially break the classical symmetries of general relativity, and the resulting Goldstone boson-like degrees of freedom may account for the Bekenstein-Hawking entropy. In particular, I demonstrate that the imposition of a ``stretched horizon'' constraint modifies the algebra of symmetries at the horizon, allowing the use of standard conformal field theory techniques to determine the asymptotic density of states. The results reproduce the Bekenstein-Hawking entropy without any need for detailed assumptions about the microscopic theory.Comment: 16 pages, talk given at the "Peyresq Physics 10 Meeting on Micro and Macro structures of spacetime

    ATHENA detector proposal — a totally hermetic electron nucleus apparatus proposed for IP6 at the Electron-Ion Collider

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    ATHENA has been designed as a general purpose detector capable of delivering the full scientific scope of the Electron-Ion Collider. Careful technology choices provide fine tracking and momentum resolution, high performance electromagnetic and hadronic calorimetry, hadron identification over a wide kinematic range, and near-complete hermeticity. This article describes the detector design and its expected performance in the most relevant physics channels. It includes an evaluation of detector technology choices, the technical challenges to realizing the detector and the R&D required to meet those challenges

    Conclusioni in chirurgia plastica

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    Conclusioni in chirurgia plastica

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