29 research outputs found

    Alcohol-related problems and self-help groups: the situational construction of self-image

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    The construction of self-image constitutes a process that accompanies the individual throughout the entire duration of their personal existence and is considerably influenced by the contexts in which the individual lives and grows. The existence of a stigma related to a form of behaviour, for example, in the case in question here, alcohol-related problems, emerges as a central element in the definition of self-image, both from the point of view of public opinion and private feelings. The aim of this study is to analyze whether and, if so, how the self-image of a person with alcohol-related problems changes, both in the public and private sphere, when they join the self-help group of the Club for Alcoholics in Treatment, i.e. when they begin to form part of a context that \u201clabels\u201d the condition the individual and their family unit find themselves in a different way

    Culture of Legality and Transgression of Norms in University Youth

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    This paper begins with an overview of the literature on legal, social and moral norms and their relationship with individual behaviours, and then discusses the culture of legality in a group of university students in Italy. In particular, this paper provides a reflection on the relationship that exists between social and legal norms and their mutual capacity to influence the behaviours of young people. We highlight the multidimensional nature of the underlying factors of conditionality, relativity and universality. We also discuss the existence of two types of social norms, general and generational and their differing capacities to affect behaviour. The research technique is a web survey on 3938 students from three Italian universities (Venezia, Bari, Salerno)

    Comparing hybrid welfare systems: The differentiation of health and social care policies at the Regional Level in Italy

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    Welfare-state research has traditionally been centered on national states, while regional differences have received less attention. This article analyzes local welfare policies in 20 Italian regions using data in 2005 and 2010. We use factor and cluster analysis and typological classifications on institutional data concerning two areas of intervention, social care and healthcare policies. The results show that the Italian welfare system is a hybrid and is differentiated both across regions and policies. By using a regional perspective, we highlight the need to consider the subnational level as central to the construction of descriptive welfare typology

    Building a risk matrix for the safety assessment of wood derived biochars

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    Biochar is recognized as an efficient amendment and soil improver. However, environmental and quality assessments are needed to ensure the sustainability of its use in agriculture. This work considers the biochar's chemical-physical characterization and its potential phyto- and geno-toxicity, assessed with germination and Ames tests, obtaining valuable information for a safe field application. Three biochar types, obtained from gasification at different temperatures of green biomasses from the Tuscan-Emilian Apennines (in Italy), were compared through a broad chemical, physical and biological evaluation. The results obtained showed the relevance of temperature in determining the chemical and morphological properties of biochar, which was shown with several analytical techniques such as the elemental composition, water holding capacity, ash content, but also with FTIR and X-ray spectroscopies. These techniques showed the presence of different relevant surface aliphatic and aromatic groups. The procedures for evaluating the potential toxicity using seeds germination and Ames genotoxicity assay highlights that biochar does not cause detrimental effects when it enters in contact with soil, micro- and macro-organisms, and plants. The genotoxicity test provided a new highlight in evaluating biochar environmental safety

    Lo stereotipo di genere nel servizio sociale. Esiti di una survey nazionale sugli assistenti sociali

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    L’assistente sociale è un professionista noto per le sue capacità di lavorare con le differenze, le ha studiate a lungo nei corsi di laurea, ha appreso non solo come accettarle e rispettarle, ma anche come valorizzarle e farne una risorsa. Ma sarà in grado di adottare la stessa sensibilità quando l’oggetto di indagine non è una persona che accede ai servizi, una famiglia, un servizio, un progetto, ma proprio se stesso? Il presente contributo si propone di indagare la percezione causata dalla differenza di genere tra gli assistenti sociali (e aspiranti tali), in termini di capacità, caratteristiche e prospettive e come tale differenza rilevi nei vari contesti di lavoro

    Narrare la differenza di genere nella pratica professionale. Resoconti e storie di assistenti sociali

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    La sezione conclusiva della survey sugli stereotipi nel servizio sociale offriva la possibilità di raccontare episodi o situazioni nelle quali il genere dell’assistente sociale poteva aver avuto un impatto ritenuto significativo nella gestione di un “caso”, o in generale di lasciare commenti al questionario. Le domande erano libere, con campi non obbligatori, nei quali si è chiesto agli assistenti sociali di raccontarsi senza alcun vincolo. Lo scopo era quello di lasciare spazio alle memorie di ciascuno e fare emergere sprazzi di pratiche professionali, impresse nella storia lavorativa, che le domande del questionario potevano aver rievocato. Ne è nata una miscellanea di storie che rilevano, da una parte, un bisogno di raccontare e di trasmettere l’esperienza vissuta nel lavoro, dall’altra, le criticità che si incontrano nella pratica e che attivano la riflessività del professionista. Ciò sembra aver dato spazio al desiderio degli assistenti sociali di riflettere in modo critico sul proprio lavoro, senza timore di esporre le difficoltà e le fragilità del lavoro quotidiano in ambiti complessi e incerti, riuscendo a evidenziare un sapere costruito nel tempo, informale e tacito, ma significativamente operativo

    Fenomenologia dell\u2019illegalita\u300 in tempo di crisi

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    Il capitolo descrive le principali forme di illegalit\ue0 rilevate nel territorio italiano. Analisi quantitativa

    Fenomenologia dell’illegalità in tempo di crisi

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    L’aumento dei casi di usura così come la diffusione del riciclaggio di de- naro sporco, anche in contesti solitamente non caratterizzati dalla presen- za di organizzazioni criminali, insieme all’accresciuta diffusione di prodotti contraffatti costituiscono evidenze degli effetti della crisi del sistema socio- economico. Le ricerche economiche e sociologiche hanno, da tempo, mo- strato come la diffusa presenza di organizzazioni criminali nel territorio sia un fattore che contrasta lo sviluppo economico e sociale. Questo è solo un aspetto della complessa relazione che esiste fra le dinamiche economiche locali e i comportamenti illegali degli attori sociali. L’ipotesi sulla quale ha lavorato il gruppo di ricerca di Ca’ Foscari è che il comportamento illegale vada analizzato in una prospettiva multifattoriale. Il rapporto fra le norme sociali e le norme legali, la qualità e quantità del capitale sociale, i legami fiduciari fra gli attori e la legittimazione dello Stato, i sistemi di potere locale, la certezza delle dinamiche sanzionatorie, sono altri aspetti che sicuramente concorrono a creare le condizioni che favoriscono risposte illegali alla crisi. Tendiamo a considerare l’illegalità come un comportamento a noi estraneo, riconducibile a pochi individui che vivono in un contesto lontano e minaccioso per la nostra quotidianità. Solitamente riteniamo si tratti di “mele marce”, con le quali non abbiamo nulla a che fare e che devono essere isolate, punite per le loro azioni e ricondotte ad un comportamento rispettoso delle regole. Il volume cerca di approfondire criticamente questo convincimento ed evi- denziare come legalità e illegalità presentino sfaccettature e interdipendenze che non possono essere semplicemente ricondotte alle categorie morali del bene e del male

    Fenomenologia dell’illegalità in tempo di crisi

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    L’aumento dei casi di usura così come la diffusione del riciclaggio di de- naro sporco, anche in contesti solitamente non caratterizzati dalla presen- za di organizzazioni criminali, insieme all’accresciuta diffusione di prodotti contraffatti costituiscono evidenze degli effetti della crisi del sistema socio- economico. Le ricerche economiche e sociologiche hanno, da tempo, mo- strato come la diffusa presenza di organizzazioni criminali nel territorio sia un fattore che contrasta lo sviluppo economico e sociale. Questo è solo un aspetto della complessa relazione che esiste fra le dinamiche economiche locali e i comportamenti illegali degli attori sociali. L’ipotesi sulla quale ha lavorato il gruppo di ricerca di Ca’ Foscari è che il comportamento illegale vada analizzato in una prospettiva multifattoriale. Il rapporto fra le norme sociali e le norme legali, la qualità e quantità del capitale sociale, i legami fiduciari fra gli attori e la legittimazione dello Stato, i sistemi di potere locale, la certezza delle dinamiche sanzionatorie, sono altri aspetti che sicuramente concorrono a creare le condizioni che favoriscono risposte illegali alla crisi. Tendiamo a considerare l’illegalità come un comportamento a noi estraneo, riconducibile a pochi individui che vivono in un contesto lontano e minaccioso per la nostra quotidianità. Solitamente riteniamo si tratti di “mele marce”, con le quali non abbiamo nulla a che fare e che devono essere isolate, punite per le loro azioni e ricondotte ad un comportamento rispettoso delle regole. Il volume cerca di approfondire criticamente questo convincimento ed evi- denziare come legalità e illegalità presentino sfaccettature e interdipendenze che non possono essere semplicemente ricondotte alle categorie morali del bene e del male
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