71 research outputs found

    Un terremoto elettorale e politico? No e sì

    Get PDF
    terremoto elettorale e politico-unione europea-equilibri-astensionism

    La natura del partito politico e gli interventi pubblicistici

    Get PDF
    evoluzione del partito politico moderno in Italia e la discussione dottrinaria in riferimento alla sfera pubblica dello stato.evolution of modern political party in Italy and the doctrinal discussion in reference to the public sphere of the state

    partidos y parlamento en los sistemas de democracia pluralista

    Get PDF
    This article is the transcription of the Lectio Magistralis that professor Oreste Massari pronounced on the occasion of his retirement as a university professor and that was held in Rome on October 31, 2017. Throughout his intellectual and academic life he has analyzed the evolution of Italian parties and its party system as well as the evolution of the British parties, especially the Labor Party, the Westminster model and, in a more general way, the relevance of political leadership, the evolution of party models and the relationship of parties with democracy. His intellectual trajectory shows us how the Italian political system has changed in the last 40 years as well as the evolution and conceptual development of the analysis of parties and party systems, the development of the Italian and European political science and, finally, the challenges that parties and democracy face in the coming years

    Party organisational change in Italy (1991-2006)

    Get PDF
    This article analyses the organisational change in Italian political parties since 1990 with the aim of finding evidence in favour or against the widespread view in the literature that organisational resources, and hence power, are becoming more and more concentrated in the hands of party and/or parliamentary leaders, and that there is a corresponding decline in the territorial presence of parties. 10 The account made here of the evolution of Italian parties follows quite closely Katz and Mair’s approach by analysing separately their three organisational faces and observing their characteristics and change over time face by face. Trends in membership, finances, staff and party statutes confirm to a large extent the overall research hypothesis.This article analyses the organisational change in Italian political parties since 1990 with the aim of finding evidence in favour or against the widespread view in the literature that organisational resources, and hence power, are becoming more and more concentrated in the hands of party and/or parliamentary leaders, and that there is a corresponding decline in the territorial presence of parties. 10 The account made here of the evolution of Italian parties follows quite closely Katz and Mair’s approach by analysing separately their three organisational faces and observing their characteristics and change over time face by face. Trends in membership, finances, staff and party statutes confirm to a large extent the overall research hypothesis

    Giovanni Sartori e la democrazia della Seconda Repubblica

    Get PDF
    Il saggio ripercorre e analizza criticamente tutti i passaggi istituzionali della cosiddetta Seconda Repubblica, ossia della peculiare democrazia maggioritaria che si imposta in Italia a partire dal 1994. Tali passaggi sono visti all'interno del pensiero di Giovanni Sartori e in particolare della sua teoria della democrazia. Tale pensiero si è manifestato sia attraverso opere scientifiche sia attraverso una continua attività pubblicistica, in particolare dalle colonne, come editorialista, del Corriere della Sera. Dall'esame di questo pensiero emerge una serrata e continua critica dei caratteri istituzionali della peculiare democrazia maggioritaria all'italiana.The essay traces and critically analyzes all the institutional steps of the so-called Italian Second Republic, that is the peculiar majoritarian democracy that is set in Italy since 1994. These steps are seen within the thoughts of Giovanni Sartori and in particular of his theory of democracy . Such thinking has manifested both through scientific works both through continuous publications, in particular from the columns, as a columnist, of the Corriere della Sera. From an examination of this thinking emerges a close and continuous criticism of the institutional character of the distinctive Italian style majoritarian democracy

    Costituzione: quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa

    Get PDF
    Il paper muove dalla premessa che esistono ragioni che giustificano una riforma della forma di governo italiana. Esse richiederebbero la disponibilità di tutti a ragionevoli compromessi, fermo restando il limite invalicabile del rispetto dei principi e degli istituti che, come la divisione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, il ruolo e i poteri delle istituzioni di garanzia, garantiscono le libertà e i diritti dei cittadini, la tutela delle minoranze e la struttura democratica dell’ordinamento. Si tratta, essenzialmente, di due ragioni, connesse alla necessità di rendere il nostro sistema istituzionale capace di affrontare le sfide del mondo di oggi: da un lato occorre risolvere il problema della instabilità dei Governi, dall’altro lato si tratta di ripristinare la rappresentatività delle istituzioni democratiche e riattivare o reinventare strumenti di partecipazione che assicurino un effettivo consenso intorno alle scelte politiche adottate e una collaborazione diffusa nella loro attuazione. Sulla base di questa premessa, il Paper si articola in due Parti. Nella prima si passano in rassegna le diverse forme di governo offerte dal panorama internazionale che prevedono l’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, raffrontandole con la proposta presenta dal Governo Meloni. Se ne trae un giudizio negativo e si propone un diverso approccio, più conforme alla tradizione costituzionale italiana. Nella seconda parte, sulla base di tale approccio, si formula una proposta alternativa, capace di rispondere più efficacemente alle necessità di riforma che il nostro sistema manifesta. In particolare, nella prima parte, la rassegna delle forme di governo con elezione diretta del vertice dell’esecutivo (Cap. 2) mette in luce due caratteri costanti. Si tratta di forme di governo che non risolvono necessariamente il tema della stabilità dell’azione di governo, perché possono sempre produrre una dualità di indirizzi politici tra il vertice dell’esecutivo e gli organi legislativi, e che non sembrano particolarmente adatte a un sistema politico molto frammentato e anche polarizzato come quello italiano (ma, negli ultimi tempi, non solo). In ogni caso, in tutte queste esperienze straniere, esistono sistemi di separazione dei poteri, che, a fronte dell’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, offrono un articolato sistema di checks and balances, come l’elezione sempre autonoma e separata del Parlamento, nonché limitazioni del potere di scioglimento delle Camere. È privo di queste caratteristiche, invece, il sistema italiano di elezione dei Sindaci, che, non a caso, non è adottato a livello statale da nessuna democrazia consolidata, e che, se trasposta a livello nazionale, sembra estraneo alla tradizione del costituzionalismo liberale e democratico. In quel sistema, infatti, l’elezione dell’organo rappresentativo è una derivata dell’elezione del vertice dell’esecutivo, dal quale dipende anche per la sua permanenza in carica. Nel Cap. 3 si constata che il Progetto del Governo Meloni sembra ispirarsi proprio a quest’ultimo modello. In effetti si propone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio con la conseguente composizione, costituzionalmente obbligata, delle Camere nel senso che in entrambe deve essere assicurata una maggioranza del 55% dei seggi a favore di parlamentari collegati al Presidente del Consiglio eletto. Sulla base del progetto, invero, si consente, per una volta, che il Presidente del Consiglio scelto dagli elettori sia sostituito da un parlamentare eletto nelle sue file per attuare il programma enunciato dal Presidente eletto. È una soluzione – si consenta – bizzarra, che comunque non consente di distaccare sostanzialmente il modello proposto da quello della elezione diretta dei Sindaci, già giudicato incompatibile con i principi supremi se trasposto a livello statale. Infatti, la crisi del secondo Governo della legislatura, nella proposta governativa, produrrebbe l’automatico scioglimento delle Camere. La riforma proposta, pertanto, produrrebbe un ulteriore indebolimento del Parlamento, composto “a rimorchio” del Premier con un premio di maggioranza senza soglia e dunque distorsivo della volontà popolare in misura potenzialmente illimitata. Inoltre, a fronte dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio, diversamente dagli esempi offerti dal diritto comparato, non prevede alcuno dei checks and balances necessari e anzi finisce persino per indebolire la funzione di garanzia del Capo dello Stato. Senza quei “freni e contrappesi”, la riforma finisce quindi per oltrepassare quei limiti che rendono l’elezione diretta compatibile con i principi dello Stato democratico e di diritto che la Corte costituzionale ha ritenuto immodificabili. Nel Cap. 4, invece, si offre una prospettiva di riforma completamente diversa: le ragioni a giustificazione di una riforma degli assetti istituzionali non richiedono di stravolgere le linee fondamentali della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione. Se proprio, si tratta di completare quel disegno, nel senso di sviluppare alcuni spunti di razionalizzazione che il costituente aveva già fornito nel 1947. Sulla base della conclusione del Cap. 4, la seconda parte del lavoro offre la proposta di Astrid per la riforma delle istituzioni, che suggerisci non eversivi a livello costituzionale ma più pervasivi e completi a livello legislativo. Nel Cap. 5 si afferma l’utilità di riformare la nostra forma di governo, mentendone il carattere parlamentare ma proponendone una razionalizzazione sulla base dell’esperienza costituzionale tedesca. Si tratterebbe di introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva, in modo da stabilizzare il governo, originariamente eletto in sede parlamentare. Il meccanismo, infatti, rende impossibile mettere in crisi l’esecutivo se non attraverso una mozione di sfiducia costruttiva, che richiede la formazione di una nuova maggioranza che individui un nuovo Presidente del Consiglio. In caso di dimissioni volontarie del Presidente del Consiglio o di reiezione di una questione di fiducia, il Parlamento dovrebbe essere automaticamente sciolto a meno che, entro un termine predeterminato (21 giorni in Germania), il Parlamento non dia luogo a una nuova “maggioranza costruttiva” eleggendo un nuovo Presidente del Consiglio. È un meccanismo che rafforza la stabilità del Governo senza incidere sulla centralità del Parlamento, che è sempre in grado di imporsi all’esecutivo, a condizione però, che sia capace di esprimere una “maggioranza costruttiva”. L’assetto bicamerale del nostro Parlamento, che, in questa sede, non si ritiene di dover modificare, richiede qualche adattamento rispetto al modello tedesco, a partire dall’individuazione delle Camere in seduta comune come luogo della relazione fiduciaria Parlamento Governo. Dell’esperienza tedesca, poi, dovrebbe mantenersi il potenziamento della figura del Presidente del Consiglio, a partire dal riconoscimento del potere di nominare e revocare i ministri. Nel Cap. 6 si affronta quindi il tema del rafforzamento del ruolo del Parlamento, che giace già ora in una condizione di forte delegittimazione tanto sul piano della sua capacità rappresentativa quanto su quella dell’esercizio dei poteri legislativi, di indirizzo e di controllo. Nel contesto di un forte irrobustimento della figura e della stabilità del Presidente del Consiglio, infatti, è essenziale una cura ricostituente per il Parlamento. Il Capitolo presenta varie proposte e, in particolare, si cura di contrastare l’abuso della decretazione d’urgenza, che, di fatto, trasferisce il potere legislativo dal Parlamento al Governo in misura non compatibile con un ordinamento costituzionale liberale e democratico (due terzi della legislazione italiana è prodotta attraverso uno strumento previsto in Costituzione come eccezionale). Nel settimo Capitolo si affronta il tema della legge elettorale. Si spiegano le ragioni per le quali non sembrano più sussistere le condizioni per tornare a una legge uninominale maggioritaria sul modello del Mattarellum (di cui non si dà per la verità un cattivo giudizio) e quelle per le quali i sistemi elettorali con premio di maggioranza sono considerati dannosi sia per la stabilità dei governi che per la capacità rappresentativa del Parlamento, constatando che, invece, sulla base della proposta governativa, proprio questo sistema sarebbe l’unico consentito. Si propone all’opposto di puntare su un sistema proporzionale selettivo, volto a ricostruire un sistema dei partiti più ordinato anche se plurale, come dimostrano gli effetti di un simile sistema elettorale in Germania. Si sottolinea inoltre, che agli scopi di maggior stabilità degli esecutivi e di maggior rappresentatività del Parlamento che ci si propone è indispensabile introdurre un sistema di restituzione agli elettori del potere di selezionare i candidati alle Camere. Infine, nell’ottavo capitolo, a garanzia di un buon funzionamento del nuovo sistema incentrato sulla sfiducia costruttiva e della proposta legge elettorale selettiva, nonché allo scopo di rafforzare la capacità rappresentativa delle istituzioni politiche e della partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale, si raccomanda l’adozione di una articolata disciplina pubblicistica dei partiti politici e di un nuovo sistema di finanziamento della politica. In sostanza, il paper ritiene che sia possibile risolvere le problematicità del funzionamento della nostra forma di governo – sia in termini di stabilità degli esecutivi che in termini di legittimazione popolare delle decisioni pubbliche – restando nell’ambito della tradizione costituzionale italiana, sfuggendo alle suggestioni di semplificazioni verticistiche e plebiscitarie che rischiano di allontanarci dai principi che connotano il costituzionalismo liberale e democratico

    Gianfranco Pasquino come mio "tutor" tra politica e scienza

    No full text
    Si descrive il debito intellettuale che l'autore deve a Gianfranco Pasquino nel suo percorso di formazione come scienziato politico e il contributo che Gianfranco Pasquino ha dato alla scienza politica italiana nell'arco di più di un quarantennio

    Democracia y partidos: el caso italiano desde una perspectiva comparativa Democracia y partidos: el caso italiano desde una perspectiva comparativa

    Get PDF
    La democracia italiana –desde después de la segunda guerra mundial hasta hoy– ha estado marcada, para bien y para mal, por el papel dominante de los partidos políticos. La relación entre democracia y partidos políticos se analiza a nivel teórico, comparativo e histórico. Concretamente se analiza la difícil transición, que todavía hoy está en marcha, desde la democracia proporcional (1945-1992) caracterizada primero por los partidos de masas y más tarde por la partitocracia, hacia la democracia mayoritaria (1994-), caracterizada primero por el bipolarismo de coalición y más tarde por el intento de conformar partidos mayoritarios. La última parte del artículo se detiene en analizar críticamente el PDL (Popólo della Libertá), dominado por el populismo de Berlusconi y el PD (Partito Democrático), planteado inicialmente como partido del líder y por esa razón todavía en crisis.<br>The Italian democracy –from the second post-war period to today– has been marked, in the good and in the evil, from the dominant role of the political parties. The relationship between Italian democracy and political parties is analyzed on the theoretical, comparative and historical ground. Particularly the difficult passage is examined, still in progress, from the proportional democracy (1945-1992), characterized by the mass parties before and the partitocracy then, to the majority democracy (1994-), characterized before by the coalition bipolarism and by the attempt to build majority parties in recent times. In the last part of the article the PDL (People of the Liberty), dominated by the populism of Berlusconi, and the PD (Democratic Party), initially planned as party of the leader and for this still in crisis, are critically examined

    I partiti e le regole

    No full text
    Il tema dei partiti politici è trattato in relazione all'art.49 della Costituzione e in relazione alla normativa sull'argomento, specie per quanto riguarda il finanziamento pubblico. Il focus dell'indagine è sulla democrazia interna dei partiti

    La crisi di governo e il bipolarismo difettoso

    No full text
    corecore