68 research outputs found
Penuria nominum and language rectitudo. Linguistic economy in Saint Anselm of Canterbury
The topics of language and dialectic argumentation have a pivotal role in Anselmâs thought. They constitute the theoretical context in which we proceeded with a semantic analysis of the term paupertas; it should be understood under a thought where logical-linguistic terms (appellatio, cogitatio vocum e rerum, significatio) are related to ethical and social principles as monastic silence and rectitudo, in particular. Indeed, Anselmian idea of poverty moves on the ridge between the paupertas as penuria nominum, typical of the human language merely capable of producing voces for the usus loquendi, and the Divine Word (Verbum), a âpoorâ word, where âpoorâ means unique, simple, pure and real. The Verbum will be, at the same time, a linguistic and ethical model for the human language to avoid the multiloquium and to properly connect words and things. Reduced to a line that directly moves from the word to his corresponding thing, the linguistic signification thins all his redundant references and becomes right, that is simple. This kind of language aims at the monastic silence of chapter six of the Regula Sancti Benedicti as his higher and very true form. So, the paupertas has to be intended, in the Anselmian philosophy of language, as a value against the mundane poverty of spirit, in the broader context of the Salvation of the soulâs economy
Fuga saeculi. SpiritualitĂ monastica e crisi della civiltĂ nel pensiero tedesco del primo Novecento
In opposition to the mainstream of a contemporary thought dened as individualist and critical against the traditional values of Western Civilization, on one side,and to the reactionary recovery of a fake image of the Middle Ages, on the otherside, some authors of the early twentieth century belonging to the German lan- guage area found in the monastic spirituality and the medieval theological tra-ditions the source for thinking a new kind of society. Aim of this paper is, there- fore, to focus authors like Paul Landsberg, Hugo Ball, Martin Heidegger, RomanoGuardini, to show the crucial role of this philosophical tradition and his topics inthe discussions about a reformation of the contemporary society and a rethinkingof some principles of the Western Civilizatio
Leggere, meditare e contemplare. Filosofia e monachesimo nel medioevo
This chapter analyses the monastic way of philosophizing in the monasteries of the High Middle Ages
Sull'onnipotenza divina di Pier Damiani
Composta attorno al 1065-1067, la lettera "Sullâonnipotenza divina" di Pier Damiani si apre con una questione posta da Desiderio, abate di Montecassino: ÂŤSebbene Dio possa ogni cosa, non può restituire la verginitĂ a colei che lâha perduta. Egli ha certamente il potere di liberarla dalla pena, ma non può ridarle la corona della verginitĂ che ha perdutoÂť. Il problema, che Pier Damiani riprendeva dalla lettera XXII di san Gerolamo, è solo in apparenza ozioso: il monaco ravennate ne fa unâautentica questione filosofica, un âesperimento mentaleâ che solleva domande cruciali sulla natura del tempo e sul rapporto tra necessitĂ e contingenza, leggi divine e princĂŹpi logici, natura divina e natura umana. Il volume, a cura di Roberto Limonta, presenta la traduzione del De divina omnipotentia con note e testo latino a fronte. La prefazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri e il saggio introduttivo di Roberto Limonta ricostruiscono la lunga durata della questione posta da Pier Damiani, dai dibattiti teologici dei secoli medievali sino alle sue fortune nella filosofia, teologia e letteratura contemporanea
Undoing the Past. Necessitas per accidens e logica temporale nel De divina omnipotentia
Peter Damianâs letter 119 De divina omnipotentia is characterized by two main issues: the dilemma about the Godâs capacity to restore virginity to a woman and the question about the possibility of undoing the past. Despite the interweaving between these topics, they have to be distinguished in several respects. Aim of the paper will be, firstly, to isolate the two questions, starting with their textual loci; secondly, to focus on the dilemma about the divine capacity to undoing the past, showing that the key of Peter Damianâs argument is the concept of eternity as an epistemic principle, that allows him to define the omnipotence, in the case of the action on temporal necessity, as a sort of second level property of God; finally, to compare the Damianâs solution with some contemporary theories, developed during the debate on omnipotence in the second half of the 20th century, in order to find continuity and discontinuity factors that can help to better understand the coherence and effectiveness of medieval and contemporary arguments
Il demone sottile. Scienza e mito dell'intelligenza diabolica
La storia di unâidea che ha attraversato i secoli, dal mondo pagano e poi cristiano fino alle soglie dellâetĂ contemporanea,
passando per il lungo millennio medievale: lâintelligenza del diavolo, che si manifesta nella preveggenza e in capacitĂ
cognitive fuori dal comune. Ma qual è la natura di questo potere? Comâè possibile che Lucifero, principe degli angeli e
sommamente sapiente, abbia peccato? E ciò significa che lâintelligenza è intrinsecamente demoniaca? Conoscenza e bontĂ
possono convivere, e si può essere al contempo intelligenti e malvagi, o addirittura malvagi perchÊ intelligenti? Tutti
interrogativi che si raccolgono attorno alla figura teologica del diavolo e al suo âscandalosoâ potere cognitivo.
Una questione che si muove tra filosofia, teologia, letteratura, scienza e mito, tessendo le fila di una storia intellettuale
che vede spesso come protagonisti autori e testi poco noti, ma capaci di raccogliere il testimone di auctoritas come Agostino
dâIppona e Anselmo dâAosta, Dante e Tommaso dâAquino, Cartesio e Voltaire
Audenter loquor. Esperimenti mentali e controfattualitĂ nel De divina omnipotentia
Beginning in the 1990s, the medieval historiography has devoted increasing attention to the presence of thought experiments in the medieval philosophical sources. Following the line drawn by King, Perler, Grellard and Marenbon studies, this paper aims to use the concept of thought experiment as an historiographical category to explore the issues of Peter Damianâs dilemma, in the chapter I of De divina omnipotentia, about the capacity of the divine power to restore the virginity of a maiden who has lost it. In this perspective, the case of the virgin appears as a counterfactual scenario, that makes us understand how the question is not metaphysical but fundamentally epistemological. Peter Damian is not discussing about possible boundaries of Godâs nature: he is rather arguing about the inability of the dialectic arguments to explain the omnipotence, in an attempt to define the cognitive and linguistic modes under which the human intellect could comprehend the virginâs dilemma. The crucial step is the shift from possibilitas â intended as a statistical approach to the possible as âpotentialâ â to potentia as a metaphysical attribute, regardless of her actualization: in this way, Peter Damian lifts the question up from the level of the human will, which often fails to grasp his objects, to the divine form of the will, which unfailingly achieves his objectives
Leggere, meditare, contemplare: filosofia e monachesimo nel medioevo
This chapter analyses the monastic ways of philosophizing in the High Middle Age
Scotus, Durandus et Nominales. Prescienza e natura dei demoni nell'Exercitium academicum circa praescientia daemonum expendendam occupatum
LâExercitium academicum circa praescientiam daemonum (1666), pubblicato nella riformata Jena, tematizza una questione dibattuta nella Scolastica fra XIII e XIV secolo ma le cui radici risalgono ad Agostino d'Ippona, cui si deve il primo testo sull'argomento: la prescienza dei demoni. L'analisi segue la traccia del De divinatione daemonum agostiniano, mentre appare critica nei confronti delle posizioni di Tommaso d'Aquino e dei tomisti. Ad esse, in particolare riguardo alla natura delle facoltĂ intellettive demoniche, egli contrappone Giovanni Duns Scoto, Durando di san Porziano e non meglio specificati nominales, accomunati in un indistinto riferimento alla teoria delle species. Ciò non toglie che il testo segua poi Tommaso nell'articolazione delle forme di prescienza dei demoni e nella definizione di questa come conoscenza congetturale. Scopo del nostro intervento sarĂ infatti mostrare, attraverso l'analisi che per la prima volta sarĂ condotta sul testo, lo spaccato di una comunitĂ conversazionale nella quale le linee di forza e le distinzioni che animano il dibattito si mostrano autonome rispetto alle posizioni storiche di cattolici e riformati. NellâExercitium, Duns Scoto è contrapposto ai tomisti e, con Agostino e Durando di san Porziano â che costituisce una fonte comune del dibattito secentesco insieme a Bonaventura, Aureolo, Suarez, Vazquez, Gregorio di Valencia, e in tale veste sarĂ ripreso di lĂŹ a poco da Leibniz -, è cooptato tra gli autori a sostegno della sua tesi. Lungi dall'essere un esercizio di eclettismo o la stanca ripetizione di formule scolastiche, lo scritto getta luce su un dibattito universitario nel quale le fonti sono usate non come auctoritates ma quale repertorio di teorie da smontare e rimontare; ad esse lâExercitium attinge per soluzioni che si definiscono in relazione a finalitĂ filosofiche o dottrinali, ma non politiche nĂŠ confessionali
Metter le brache al mondo. Compatibilismo, conoscenza e libertĂ
Ă possibile ammettere, pensare e addirittura verificare che una cosa che sia accaduta nel passato possa non essere piĂš accaduta in un momento presente? Ad esempio, si può, oggi, fare in modo che Roma non sia mai stata fondata? Come è possibile mutare la regolare causalitĂ degli accadimenti di quel passato â il nostro e quello degli uomini che ci hanno preceduti â che sembra essere fondato sui vincoli di una strettissima necessitĂ ? E che dire quando questo sconvolgimento dellâordine del mondo arriva a toccare anche le possibilitĂ logiche o le scelte di un âDivin Fattoreâ? Dâaltro canto, se ribaltiamo il discorso e ci volgiamo al futuro, sapere che qualcuno conosce in anticipo che ogni cosa avverrĂ o non avverrĂ , e come e quando, non limita forse la nostra libertĂ ? Quale strada scegliere, allora? Abbandonare il principio di contraddizione, su cui è fondata la nostra logica, oppure lasciar cadere il predicato dellâonnipotenza e dellâonniscienza, che garantiscono a Dio di affacciarsi sulla scena del mondo contingente â quello che noi, qui e ora, vediamo e tocchiamo prima ancora di rappresentarcelo in modo astratto â cambiandolo a suo piacimento? O dovremo abbandonare il principio di un agente divino capace di sapere ogni cosa in anticipo, perchĂŠ fuori dal tempo e tale da poter cambiare lâordine nel quale siamo stati gettati? Dovremo forse limitarne la potenza a quella di un orologiaio sottomesso alle leggi che egli stesso ha creato per regolare il mondo? Oppure rinunciare alla capacitĂ di agire diversamente da come si agisca, di dialogare con chi agisce secondo schemi e modelli di credenza radicalmente, o parzialmente diversi dai nostri, o anche solo di pensarlo e di immaginarlo possibile? Insomma, ci sono piĂš cose in cielo e in terra o nella filosofia?
Le domande si succedono lâuna allâaltra come le teste dellâIdra di
Lerna, che ricrescevano dalla radice una volta tagliate*. Per usare un
celebre modo di dire, molto usato nella filosofia italiana del secolo
scorso, sembra quasi che si voglia in questo modo âmettere le brache
al mondoâ. La costellazione di temi e questioni che si viene cosĂŹ definendo
è espressa filosoficamente con il termine âcompatibilismo teologicoâ
e riguarda in generale la possibilitĂ che siano conciliabili, in
modo tale che lâesistenza dellâuno non implichi la necessaria negazione
dellâaltro, la necessitĂ dellâordine del mondo, e con esso lâonnipotenza
e la prescienza proprie di un soggetto divino come quello delle
grandi religioni monoteiste, da una parte, e la contingenza degli accadimenti,
e dunque la libertĂ umana di autodeterminarsi e di poter agire
diversamente da come agisce, dall'altra. Allâinterno di una tradizione
generalmente orientata a privilegiare lâaspetto etico del problema
e a ragionare dunque a partire dal fondamento indiscusso del libero
arbitrio, abbiamo scelto invece di affrontare le soluzioni di quegli
autori che hanno individuato la chiave per affrontare il dilemma compatibilista
in una prospettiva legata ad atteggiamenti di natura epistemica,
come âcredereâ, âconoscereâ, âsapereâ, e percettiva, come âvedereâ
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