10 research outputs found

    LA CONNETTIVITA' FUNZIONALE TRA LE STRUTTURE CEREBRALI DEL SISTEMA DIFFUSO DI RICONOSCIMENTO DEL VOLTO: STUDIO ESPLORATIVO MEDIANTE RISONANZA MAGNETICA FUNZIONALE IN SOGGETTI SANI E PAZIENTI CON FOBIA SOCIALE

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    Gli studi di esplorazione funzionale del cervello attraverso metodiche quali la risonanza magnetica funzionale (fMRI) o la tomografia ad emissione di positroni (PET) hanno permesso negli ultimi anni di indagare i correlati biologici delle funzioni mentali normali e patologiche. Mediante queste metodologie, diversi studi hanno indagato i correlati psicobiologici della Fobia Sociale, facendo prevalentemente ricorso a paradigmi sperimentali basati sulla presentazione di volti umani, equiparati a stress- test sociale. I volti umani sono stati dunque considerati una sorta di stimolo fobico elettivo per i pazienti con ansia sociale. In effetti, tutti gli studi in questione riportano una maggiore attivazione di strutture cerebrali correlate alle risposte emotive (in particolare amigdala, insula, cingolo anteriore) o al riconoscimento emotivo (solco temporale superiore) nei pazienti con fobia sociale rispetto ai controlli. Recentemente il gruppo di ricerca pisano, nell’ambito delle cui ricerche è stato inserito il mio lavoro di tesi ha condotto alcuni studi per valutare se la risposta alterata nei pazienti fobici sociali fosse confinata alle sole strutture emotive. In un primo lavoro condotto con la presentazione di volti umani, è stato studiato in modo specifico il network neurale diffuso deputato alla percezione dei volti proposto da Haxby e collaboratori (2000) dimostrando come nei fobici sociali accanto alla già menzionata iperattivazione delle regioni “emotive” (come l’amigdala, l’insula e il solco temporale superiore) vi sia una ipoattivazione di regioni correlate a funzioni percettive (giro fusiforme) e attentive (corteccia prefrontale e lobuli parietali inferioriI risultati ci hanno consentito di affermare che nei pazienti con Fobia Sociale durante i compiti di cognizione sociale avviene una sorta di “sbilanciamento” tra i sistemi che sottendono la vita affettiva e quelli sottostanti le funzioni cognitive (Gentili et al., 2008). Successivamente la attività si è rivolta ad esplorare eventuali differenze funzionali dell’attività cerebrale nel default mode network (costituito da un gruppo di aree cerebrali che si mantengono più attive durante il riposo psicosensoriale e si disattivano nel passaggio ad una attività mentale rivolta ad uno scopo), dimostrando un’alterazione selettiva del precuneo. Questa regione, infatti, nei fobici sociali va incontro ad una deattivazione meno marcata nel passaggio dallo stato di riposo a quello di esecuzione del compito (Gentili et al., 2009). I risultati complessivamente autorizzano a ritenere che la Fobia Sociale non coinvolga unicamente la reattività emotiva ma interessa, primariamente o come conseguenza della condizione associata, diverse altre funzioni mentali. Il successivo sviluppo di questa linea di ricerca, in cui si iscrive questa tesi riguarda uno studio esplorativo condotto mediante analisi di connettività funzionale in pazienti con Fobia Sociale e controlli sani durante la percezione di volti umani. Questa tesi nasce dunque come ulteriore sviluppo dell’attività del gruppo di ricerca pisano sulle basi biologiche dell’ansia sociale e si ascrive in una ricerca più amplia che interessa anche assegnisti di ricerca, dottorandi e specializzandi. Questa particolare analisi consente di esplorare la dinamica di attivazione delle diverse regioni cerebrali e la correlazione temporale tra di esse. Gli scopi del lavoro esplorativo sono stati: valutare l’applicabilità dell’analisi di connettività funzionale allo studio dell’attività dinamica del network diffuso per la percezione del volto, nei soggetti sani e nei fobici sociali e valutare nei pazienti le eventuali alterazioni funzionali del suddetto network. Per questo studio sono dunque stati rianalizzati in termini di connettività funzionale, i dati di una precedente indagine in cui hanno partecipato 8 pazienti con diagnosi di Fobia Sociale e 7 controlli sani. I dati di questo studio sono stati raccolti ed analizzati nell’ambito del progetto di tesi e nei progetti di ricerca nell’ambito di dottorati di ricerca. Durante lo studio di risonanza magnetica tutti i soggetti hanno eseguito un compito di memorizzazione e riconoscimento di volti umani con diverse espressioni emotive. Sulla base della letteratura disponibile e delle nostre precedenti indagini sono state selezionate come regioni d’nteresse (ROI) L’amigdala sinistra, I due giri fusiformi e il solco temporale superiore di destra. Da queste regioni è stato estratto l’andamento temporale poi usato per la ricerca di aree cerebrali funzionalmente connesse. Nei soggetti di controllo questa analisi ha evidenziato, come atteso, un complesso network di regioni funzionalmente connesse con le ROI che ricalca il modello psicobiologico del sistema percettivo dei volti proposto da Haxby e colleghi nel 2000. Questo modello prevede due sistemi percettivi funzionalmente connessi: un sistema “core” (comprendente giro fusiforme e solco temporale superiore) che attiene al riconoscimento del volto come tale e alla valutazione degli aspetti più strettamente fisici ed un sistema “esteso” (comprendente tra l’altro amigdala, insula, poli temporali e cingolo anteriore) la cui attivazione si può considerare come il correlato psicobiologico degli aspetti biografici ed emotivi del volto percepito. Inoltre i giri fusiformi hanno presentato come era prevedibile una correlazione negativa con le regioni del default mode network come era prevedibile essendo l’attività del giro fusiforme in relazione al compito e quindi quando le regioni di questo network sono meno attive. Queste correlazioni sono in buona parte ridotte nei pazienti affetti da Fobia Sociale sia in termini di regioni coinvolte, sia di intensità ed estensione delle aree. Questa riduzione coinvolge sia la correlazione tra le aree all’interno del network diffuso per la percezione dei volti sia tra queste e le aree del default mode network. Relativamente alle regioni del sistema percettivo dei volti abbiamo riscontrato una riduzione significativa della connettività funzionale tra giro fusiforme e solco temporale superiore, insula, amigdala e paraippocampo e tra solco temporale superiore, insula e lobi temporali. E’ possibile dunque ritenere che la normale comunicazione tra le aree correlate alla percezione delle caratteristiche isiche del volto e quelle correlate agli aspetti emozionali sia alterata nei pazienti fobici. Inoltre la riduzione della connettività funzionale tra il giro fusiforme e le aree del default mode ed in particolare del precuneo conferma i dati ottenuti dal nostro gruppo su questo particolare network cerebrale a riposo. I risultati di questo studio, sebbene i dati al momento disponibili non siano sufficienti a stabilire se tali alterazioni siano secondarie alla condizione di ansia sociale o meno, sono dunque ancora a favore di un’alterazione nella Fobia Sociale non limitata alle strutture emotive, ma anche percettive ed attentive. I risultati rendono inoltre possibile riconsiderare i correlati psicobiologici del disturbo emersi attraverso gli studi tradizionali condotti con analisi di regressione multipla, non solo in termini di regioni cerebrali iperattive o ipoattive, ma all’interno di un sistema più dinamico in cui alterati sono anche il collegamento e le interazioni tra le diverse strutture cerebrali. Ciò non solo supporta dal punto di vista psicobiologico alcuni risultati di studi comportamentali sulla diversa pro cessazione percettiva e cognitiva del volto umano nella Fobia Sociale, ma anche suggerisce la necessità di includere lo studio dei correlati neurobiologici delle funzioni percettive e cognitive nello studio dei correlati neurali del disturbo. Infine questi risultati forniscono, insieme ai succitati studi comportamentali, uno spunto di riflessione anche per l’approccio clinico alla Fobia Sociale ponendo l’accento sulla possibilità di considerare anche le differenze legate alle funzioni cognitive e percettive che spesso vengono dimenticate non facendo parte dei criteri diagnostici per il disturbo

    CHARACTERISTICS OF INTERNET USE AMONGST ITALIAN UNIVERSITY STUDENTS

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    Background: Problematic Internet use (PIU), that may be defined as the inability to control one’s use of Internet with negative consequences in daily life, is an emerging problem involving primarily, but not only young generations. Different studies have shown that students are particularly vulnerable to PIU. Given the paucity of information on PIU in our country, the aim of this paper was at investigating the characteristics of PIU amongst Italian University students. Subjects and methods: A self-assessment questionnaire, referred by the acronym QUNT (“Questionario sull’Utilizzo delle Nuove Tecnologie”), composed by 101 items grouped together to identify a series of factors, was developed and sent through e-mail invitation to several students from three Italian Universities. Results: The returned questionnaires were 3324, out of a total of 51,304 sent, with no difference between the two sexes. On the contrary, the distribution of the QUNT factors was different in the two sexes, in people living alone and in overweight subjects. Men resulted to be more involved in online recreational activities, whereas women seemed more attracted to instant messaging and generally to social networks. PIU was significantly more present in men than women. The comparisons of QUNT factor scores in the four BMI categories showed that the greater the BMI the greater the score of some factors. Conclusions: The findings of the present study indicate that the use of Internet through new technologies may exceed its real utility amongst Italian university student, with some sex-related differences. Men seem more prone to use Internet for passing time and women for social relationships. Men are also at risk of developing PIU. Again, Internet use might be a basic vulnerability factor of increasing weight gain and obesity amongst young people

    Treatment of Obsessive-Compulsive Disorder: a multicenter italian study

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    The aim of the present study was to investigate the patterns of psychopharmacological practices in a large sample (n=1815) of patients suffering from obsessive-compulsive disorder (OCD) referred to four Italian centres specialized in OCD, in comparison to available national and international guidelines.The centres of Turin, Milan and Rome were selected on the basis of their expertise in treating OCD by the coordinating centre (Pisa), and all complete a specific data sheet questionnaire about therapeutic status of patients. Results: Almost all patients referred to the centres of Milan, Pisa and Rome received psychotropic medications. Only 59.9 % received medications in Turin. Selective serotonin reuptake inhibitors (SSRIs) were the most used drugs in all four centres. Clomipramine and other tricyclic antidepressants were more often prescribed in Rome and Pisa. Second-generation antipsychotics were more often prescribed in Pisa and in Milan. Mood stabilizers were almost exclusively used in Pisa. Although the Italian centres follow the available guidelines for the pharmacological treatment, a certain degree of variability in prescriptions does exist. This may depend on the different educational background of the centres, availability of other specific therapeutic strategies, as well as varying levels of severity and comorbidity of patients

    From Asperger's Autistischen Psychopathen to DSM-5 Autism Spectrum Disorder and Beyond: A Subthreshold Autism Spectrum Model

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    Growing interest has recently been devoted to partial forms of autism, lying at the diagnostic boundaries of those conditions previously diagnosed as Asperger's Disorder. This latter includes an important retrieval of the European classical psychopathological concepts of adult autism to which Hans Asperger referred in his work. Based on the review of Asperger's Autistische Psychopathie, from first descriptions through the DSM-IV Asperger's Disorder and up to the recent DSM-5 Autism Spectrum Disorder, the paper aims to propose a Subthreshold Autism Spectrum Model that encompasses not only threshold-level manifestations but also mild/atypical symptoms, gender-specific features, behavioral manifestations and personality traits associated with Autism Spectrum Disorder. This model includes, but is not limited to, the so-called broad autism phenotype spanning across the general population that does not fully meet Autism Spectrum Disorder criteria. From this perspective, we propose a subthreshold autism as a unique psychological/behavioral model for research that could help to understand the neurodevelopmental trajectories leading from autistic traits to a broad range of mental disorders

    Sex-Related Differences in Plasma Oxytocin Levels in Humans

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    Increasing evidence supports a key role of Oxytocin (OT) as a modulator of social relationships in mammals

    Decreased plasma levels of brain-derived neurotrophic factor (BDNF) during mixed episodes of bipolar disorder

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    Brain-derived neurotrophic factor (BDNF) is a neurotrophin involved in neurogenesis and neuroplasticity. Decreased blood levels of BDNF have been found during acute manic and depressive states. BDNF has been proposed as a biomarker in illness phases of mood disorders. No information is available regarding BDNF levels during the mixed states of bipolar disorder (BD). The aim of this study was to evaluate BDNF levels during mixed episodes of BD patients and compare them with those of healthy subjects and depressed patients

    Italian prescribing patterns in obsessive-compulsive disorder

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    The aim of the present study was to investigate psychopharmacological prescribing patterns in a large sample (n = 1815) of patients suffering from obsessive\u2013compulsive disorder (OCD) recruited in 4 Italian centers specialized in OCD, in comparison to available national and international guidelines.The centers were asked to complete a specific data sheet questionnaire on patients' therapeutic status. Statistical analyses were carried out by SPSS.The results showed that almost all patients referred to the centers of Milan, Pisa and Rome received psychotropic medications, whereas only 59.9% (313) did so in Turin. Selective serotonin reuptake inhibitors were the most used drugs ranging between 49.0% and 71.5%. Clomipramine was prescribed more often in Rome and Pisa than in Milan and Turin. The same was true for other tricyclic antidepressants. Second\u2010generation antipsychotics were more often prescribed in Pisa and in Milan. Mood stabilizers were almost exclusively used in Pisa.Taken together, the overall findings would suggest that, although the main Italian centers specialized in OCD follow available guidelines, a certain degree of variability does exist. This may depend on the different educational background, availability of other specific therapeutic strategies, as well as varying levels of severity and comorbidity of the patients
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