572 research outputs found

    I servizi pubblici locali tra esternalizzazioni e società pubbliche

    Get PDF
    2008 - 2009Nella ricerca proposta dal titolo “I servizi pubblici locali tra esternalizzazioni e società pubbliche” si sono analizzate le modalità attraverso le quali, a partire dalla legge di disciplina delle municipalizzazioni del 1903, la Pubblica Amministrazione gestisce i servizi pubblici locali. Si è cercato, innanzitutto, di circoscrivere l’ambito dei servizi pubblici locali, ricostruendo, sulla base delle teorie elaborate dalla dottrina, una possibile nozione generale di servizio pubblico locale. L’individuazione di una definizione non ha soltanto un valore teorico, ma risulta determinante per attribuire, in ordine ad un dato servizio, la competenza in capo all’ente locale. Non tutti i servizi, infatti, sono di interesse pubblico locale, ma soltanto quelli che abbiano determinate caratteristiche soggettive ed oggettive. La definizione proposta tiene conto sia dell’imputabilità del servizio, sia dell’attività, sia della species di prestazioni. Individuata una possibile definizione di carattere generale, si è analizzato il fenomeno delle cosiddette “esternalizzazioni”, consistenti nello spostamento di funzioni o di attività pubbliche al di fuori dell’apparato amministrativo. Non sempre lo spostamento all’esterno dell’apparato amministrativo determina risultati migliori in termini di qualità, efficienza, efficacia ed economicità. Si è cercato di dimostrare come sia necessario un procedimento nel quale vengano riuniti e valutati i principi posti alla base dell’organizzazione dell’attività; all’interno di tale procedimento deve valutarsi la possibile forma organizzativa esterna in rapporto alla modalità ordinaria interna, sulla base dei principi di efficienza, efficacia, economicità, adeguatezza e proporzionalità. Nel capitolo II si è ripercorsa la disciplina dei servizi pubblici locali dalla legge di disciplina delle municipalizzazioni del 1903, alla riforma della legge 142 del 1990 e successive modificazioni, sino agli ultimi interventi legislativi del 2008 e del 2009. Attraverso le modifiche legislative succedutesi nel corso degli anni, il settore dei servizi pubblici locali è stato aperto alle imprese private. In particolare, la società mista rappresenta una forma di partenariato pubblico- privato, riunendo nello stesso organismo societario due diverse categorie di soci, con finalità diverse. Inizialmente, il capitale pubblico doveva essere di maggioranza, onde consentire il controllo da parte dell’ente pubblico. Successivamente, il vincolo del capitale pubblico maggioritario venne abolito nell’ottica di favorire una maggiore apertura al mercato. Alle aziende speciali, inoltre, mentre in un primo momento fu attribuita la facoltà di trasformarsi in società per azioni, in seguito si impose l’obbligo della trasformazione. Si è assistito, nel corso degli anni, ad una crescente espansione dell’intervento dei privati nello svolgimento di attività pubbliche. Nel settore dei servizi pubblici locali, in modo particolare, la gestione in favore dei privati ha visto una continua evoluzione. Se, nel capitolo I, si è cercato di dimostrare la necessità di un procedimento preventivo per la scelta di esternalizzare una determinata attività, dall’analisi dell’evoluzione della disciplina dei servizi pubblici locali, sino agli ultimi interventi di riforma, si è evidenziato come si sia giunti all’affermazione della regola generale dell’affidamento in favore di soggetti privati. Dalla riforma del 2008 e del 2009 emerge, piuttosto, la necessità di un procedimento preventivo per la gestione diretta (in house) del servizio. La regola, oggi, è l’affidamento in favore di privati selezionati tramite procedure competitive ad evidenza pubblica. L’eccezione è divenuta la gestione in house, che non è più forma ordinaria di conferimento, ma richiede presupposti socio-economico-territoriali particolari. Soltanto ove ricorrano tali speciali presupposti, che rendano non opportuno il ricorso al mercato, l’amministrazione può gestire internamente il servizio, senza l’ausilio dei privati. Tali presupposti non sono valutati dall’amministrazione titolare del servizio, ma dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, la quale è chiamata ad esprimere un parere sulla base di una relazione redatta dall’amministrazione. L’amministrazione non decide più, attraverso il proprio potere di autodeterminazione, la modalità di gestione tra esercizio in house e conferimento ad imprese private o miste, ma è obbligata ad esternalizzare il servizio nella normalità dei casi, a vantaggio del mercato. Nel caso in cui ritenga non utile il ricorso al mercato, ricorrendo i presupposti suddetti, è obbligata ad un procedimento preventivo, costituito dalla formulazione di una relazione e l’invio della stessa all’Authority per l’espressione del parere. Anche se tale parere non è vincolante per l’amministrazione, risulta evidente come la scelta sia condizionata e non libera, nel senso che, oggi, l’amministrazione è obbligata a conferire il servizio ad imprese private o a società miste ed il potere di autodeterminazione ed autorganizzazione è limitato dal principio dell’apertura al mercato. Il principio del mercato, oggi, prevale sul potere discrezionale dell’amministrazione di scelta delle modalità di gestione. Le recenti modifiche del 2009, inoltre, hanno riproposto la società mista quale forma ordinaria di conferimento del servizio, a condizione che il socio privato venga scelto tramite procedure competitive, le quali abbiano ad oggetto anche l’attribuzione di specifici compiti operativi in loro favore e che la parte di capitale privato sia almeno del 40 per cento. Si è passati, pertanto, dal capitale pubblico maggioritario, nella prima versione della 142, alla partecipazione minima del privato del 40 per cento. Anche nell’ipotesi di partenariato pubblico- privato, pertanto, viene favorita la partecipazione delle imprese private e l’apertura al mercato. Il legislatore è intervenuto, inoltre, sulla disciplina contenuta nel codice civile relativa alle società partecipate dallo Stato o da enti pubblici. La tendenza, derivante dall’Unione Europea, è quella di un ridimensionamento dei poteri speciali spettanti al socio pubblico, al fine di porre sul medesimo piano soci pubblici e privati. Prima di tali interventi, i soci pubblici della società godevano di prerogative speciali in ordine alla nomina e revoca di amministratori e membri di controllo. A seguito delle modifiche introdotte, tali poteri speciali richiedono necessariamente la partecipazione del socio pubblico al capitale della società. E’ stato abrogato, infatti, l’art. 2450 c.c., che consentiva la facoltà di nomina e revoca a prescindere dalla partecipazione al capitale. Inoltre, i maggiori poteri sono oggi attribuiti, ai sensi dell’art. 2449 c.c. novellato, in “proporzione” alla partecipazione al capitale. Il socio pubblico gode ancora di poteri speciali nella compagine societaria, ma le sue prerogative sono notevolmente ridotte rispetto al passato. Particolare attenzione è stata rivolta alla possibilità di utilizzare il tipo della società a responsabilità limitata per finalità pubbliche. Tale tipo societario, a seguito della riforma delle società di capitali del 2003, ha assunto una struttura ed una connotazione particolarmente flessibili, capace di adattarsi alle esigenze delle singole imprese. Si è analizzata la disciplina dello Statuto, dei diritti particolari, dei conferimenti e dell’amministrazione della s.r.l., al fine di dimostrare la compatibilità tra questo tipo sociale e la presenza nel capitale del socio pubblico. Le possibilità offerte dalla nuova disciplina della s.r.l. consentono una regolazione del potere pubblico all’interno della società. Infine, in ordine alle società partecipate da soggetti pubblici, si è analizzata l’antica questione della compatibilità tra fine di lucro nelle società e fine pubblico. Si è teorizzata la sussistenza nel nostro ordinamento di una “causa pubblica” delle società. La letteratura in materia, sino ad oggi, non ha considerato l’esistenza di una vera e propria finalità pubblica, legittimata indirettamente dalla previsione dell’art. 2449 c.c.. Il contratto di società si presenta, nella normalità dei casi e secondo lo schema principale, orientato alla causa lucrativa, ma può anche avere causa cooperativa e consortile. L’art. 2449 c.c. legittima la presenza nel capitale delle società di un socio pubblico e, pertanto, afferma la possibilità che il contratto di società possa avere causa pubblica. [a cura dell'autore]VIII n.s

    Chronic diarrhoea in children.

    Get PDF
    Chronic diarrhoea in children shows an age related spectrum. In infants and young children a major role is related to persistent intestinal infections, intolerance to specific nutrients such as cow's milk protein, and toddler's diarrhoea. In older children and adolescents, inflammatory bowel diseases are strongly increasing and nonspecific diarrhoea is also frequent. Coeliac disease is a major cause of diarrhoea throughout childhood. In neonates, congenital diarrhoea is a rare but severe syndrome that includes several highly complex diseases. In children, diagnosis should be based on noninvasive techniques. Endoscopy should be decided based on clinical criteria, but also driven by noninvasive tests to assess the digestive absorptive functions and intestinal inflammation. A stepwise approach may reduce the need of endoscopy, also in the light of its relatively limited diagnostic yield compared to adult patients. Treatment of chronic diarrhoea in children is also substantially different from what is generally done in adults and includes a major role for nutritional interventions. Therefore chronic diarrhoea in children is a complex age-specific disorder that requires an age-specific management that is in many aspects distinct from that in adults

    Probiotics as prevention and treatment for diarrhea

    Get PDF
    PURPOSE OF REVIEW: To critically appraise evidence on probiotic use for prevention and treatment of diarrhea in children and adults. RECENT FINDINGS: Several randomized controlled trials and meta-analyses suggested that probiotics are effective in primary and secondary prevention of gastroenteritis and its treatment. Selected Lactobacillus strains had a modest, although significant effect in primary prevention. Saccharomyces boulardii was effective in antibiotic-associated and in Clostridium difficile diarrhea. There is evidence that it might prevent diarrhea in day-care centers. Lactobacillus rhamnosus GG was associated with reduced diarrheal duration and severity, more evident in case of childhood Rotavirus diarrhea. Similar, although weaker, evidence was obtained with S. boulardii. Both strains are included in evidence-based recommendations for gastroenteritis management in children. Data on other Lactobacillus strains are preliminary. Probiotic efficacy was related to cause, early administration and bacterial load, and their mechanisms were associated with antiinfectious action in the intestine or, indirectly, to modulation of innate and adaptive immunity. SUMMARY: Probiotics have gained a role as adjunctive treatment of infantile gastroenteritis together with rehydration. Their efficacy is less convincing in adults, but promising in antibiotic-associated diarrhea. However, evidence of efficacy is limited to a few strains

    A vision system for symbolic interpretation of dynamic scenes using arsom

    Get PDF
    We describe an artificial high-level vision system for the symbolic interpretation of data coming from a video camera that acquires the image sequences of moving scenes. The system is based on ARSOM neural networks that learn to generate the perception-grounded predicates obtained by image sequences. The ARSOM neural networks also provide a three-dimensional estimation of the movements of the relevant objects in the scene. The vision system has been employed in two scenarios: the monitoring of a robotic arm suitable for space operations, and the surveillance of an electronic data processing (EDP) center

    Total or near-total thyroidectomy versus subtotal thyroidectomy for multinodular non-toxic goitre in adults

    Get PDF
    Background Total thyroidectomy (TT) and subtotal thyroidectomy (ST) are worldwide treatment options for multinodular non-toxic goitre in adults. Near TT, defined as a postoperative thyroid remnant less than 1 mL, is supposed to be a similarly effective but safer option than TT. ST has been shown to be marginally safer than TT, but it may leave an undetected thyroid cancer in place. Objectives The objective was to assess the effects of total or near-total thyroidectomy compared to subtotal thyroidectomy for multinodular non-toxic goitre. Search methods We searched the Cochrane Library, MEDLINE, PubMed, EMBASE, as well as the ICTRP Search Portal and ClinicalTrials.gov. The date of the last search was 18 June 2015 for all databases. No language restrictions were applied. Selection criteria Two review authors independently scanned the abstract, title or both sections of every record retrieved to identify randomised controlled trials (RCTs) on thyroidectomy for multinodular non-toxic goitre for further assessment. Data collection and analysis Two review authors independently extracted data, assessed studies for risk of bias and evaluated overall study quality utilising the GRADE instrument. We calculated the odds ratio (OR) and corresponding 95% confidence interval (CI) for dichotomous outcomes. A random-effects model was used for pooling data. Main results We examined 1430 records, scrutinized 14 full-text publications and included four RCTs. Altogether 1305 participants entered the four trials, 543 participants were randomised to TT and 762 participants to ST. A total of 98% and 97% of participants finished the trials in the TT and ST groups, respectively. Two trials had a duration of follow-up between 12 and 39 months and two trials a follow-up of 5 and 10 years, respectively. Risk of bias across studies was mainly unknown for selection, performance and detection bias. Attrition bias was generally low and reporting bias high for some outcomes. In the short-term postoperative period no deaths were reported for both TT and ST groups. However, longer-term data on all-cause mortality were not reported (1284 participants; 4 trials; moderate quality evidence). Goiter recurrence was lower in the TT group compared to ST. Goiters recurred in 0.2% (1/425) of the TT group compared to 8.4% (53/632) of the ST group (OR 0.05 (95% CI 0.01 to 0.21); P < 0.0001; 1057 participants; 3 trials; moderate quality evidence). Re-intervention due to goitre recurrence was lower in the TT group compared to ST. Re-intervention was necessary in 0.5% (1/191) of TT patients compared to 0.8% (3/379)of ST patients (OR 0.66 (95% CI 0.07 to 6.38); P = 0.72; 570 participants; 1 trial; low quality evidence). The incidence of permanent recurrent laryngeal nerve palsy was lower for ST compared with TT. Permanent recurrent laryngeal nerve palsy occurred in 0.8% (6/741) of ST patients compared to 0.7% (4/543) of TT patients (OR 1.28, (95% CI 0.38 to 4.36); P = 0.69; 1275 participants; 4 trials; low quality evidence). The incidence of permanent hypoparathyroidism was lower for ST compared with TT. Permanent hypoparathyroidism occurred in 0.1% (1/741) of ST patients compared to 0.6% (3/543) of TT patients (OR 3.09 (95% CI 0.45 to 21.36); P = 0.25; 1275 participants: 4 trials; low quality evidence). The incidence of thyroid cancer was lower for ST compared with TT. Thyroid cancer occurred in 6.1% (41/669) of ST patients compared to 7.3% (34/465)of TT patients (OR 1.32 (95% CI 0.81 to 2.15); P = 0.27; 1134 participants; 3 trials; low quality evidence). No data on health-related quality of life or socioeconomic effects were reported in the included studies. Authors' conclusions The body of evidence on TT compared with ST is limited. Goiter recurrence is reduced following TT. The effects on other key outcomes such as re-interventions due to goitre recurrence, adverse events and thyroid cancer incidence are uncertain. New long-term RCTs with additional data such as surgeons level of experience, treatment volume of surgical centres and details on techniques used are needed

    Beware the wrong way! A report on gastrografin inhalation

    Get PDF
    An 83-year-old man was admitted to the Emergency Department of St. Anna University Hospital, Cona, Italy, after he had inhaled diatrizoate (gastrografin), a well-known hyperosmolar contrast agent, during an X-ray of the upper gastrointestinal tract. The family physician recommended the patient to take the test in order to demonstrate a possible hiatal hernia. While swallowing gastrografin he had an esophageal spasm (detected at fluoroscopy), which led to the inhalation of the contrast agent. After the episode, he was completely asymptomatic, eupnoeic, and with a good peripheral oxygen saturation. The physical examination was unremarkable. A chest X-ray of the lungs showed accumulation of the contrast agent in the distal bronchial tree (arrows in Figure 1A and B), with the right part being more involved because of the straight orientation of the right bronchus

    Analisi del comportamento violento in una popolazione di pazienti psichiatrici in Puglia e Basilicata

    Get PDF
    A retrospective study has been conducted on the clinical files of four public psychiatric facilities in the South of Italy of all patients who were continuously treated in the period of 1995-1999. The sample under consideration is made up of 1,582 subjects, mostly adults (48.4% between the ages of 30 and 49), divided almost equally between males (49%) and females (51%), with a quite low level of education. The most representative diagnoses are those of mood disorder (41.2%), psychotic disorders (27.3%), and disorders in the anxiety spectrum (17.6%); 11.4% of our sample have used drugs. Patients with long clinical histories, more than 10 years in 70% of the cases, predominate. After first contact with the facility, almost all patients began psychopharmacological treatment (84%), and about a third (35.8%) of patients taken into care by the facility required hospitalisation over time: in 39.5% of cases, the reason for admission was the result of self- and other-directed aggression. A positive correlation between the presence of a clinical history of admissions and the occurrence of violent episodes (OR 9.0, IC 95% 7.1 - 11.5; χ2 = 373.7, p &lt;0.05) has emerged. Violent behaviour emerges in the clinical histories of more than a third (36.3%) of the patients in our sample, mostly males. In the majority of cases, was exclusively other-directed (76.7%); violent behaviour which was either self- or other-directed occurred 9.2% of the time, and that which was exclusively self-directed, 14.1%. Psychotic disorder is the most statistically common diagnosis in patients with violent behaviour. Psychotic patients (27.3% of the total sample) make up 43.3%. In the subgroup of patients with violent behaviour, “suspension of therapy” seems to be correlated with episodes of other-directed violence (57.5%) (χ2 = 5.8 with p &lt; 0.05; OR = 1.8 with IC 95% 1.1 – 2.9), and against people (58.1%) (χ2 = 5.5 with p &lt; 0.05; OR = 1.6 with IC 95% 1.1 – 2.4). The existence of substance abuse constitutes a specific risk factor. Occurring in only a minority (11.4%) of the general sample of 1,582 patients, 79.55% of subjects that abuse substances exhibit violent behaviour (OR = 8.7 with IC 95% 5.8 – 12.9; χ2 = 162.7 with p &lt; 0.05), especially that of the other-directed type (63.1%). A significant correlation exists with a positive family case history for both substance abuse (OR = 13.4, IC 95% 5.2 – 34.3, χ2=48.2) and violent behaviour (OR = 7.9, IC 95% 4.0 – 15.2, χ2 = 50.3). Beginning at first contact with the psychiatric facility, adequate psychopharmacological treatment seems to be an important protective factor: only one third of patients under constant psychopharmacological treatment (35.0%) have, in fact, a positive clinical history of violent behaviour. A good level of compliance to treatment also seems to correlate positively. In this group of patients, only 11.95% of violent behaviour episodes had emerged. An other important protective factor against committing a violent act is a “good” level of psychosocial adaptation. Among those who possess this (15.73% of the entire sample of 1,582 patients), there is a low incidence of it (8.83%); violent behaviour is markedly higher (70.8%), in contrast, among patients with an adaptation level of “fair” or “poor” (8,65% of the entire sample). The extra-familial relationships constitute an important protective factor against committing a violent act. It has been pointed out that charges have been brought in only 8% of cases where violent behaviour has occurred: 3% by relatives and 5% by other people, in particular, neighbours. A total of 20 convictions for episodes of violent behaviour have been reported (3.5%).Uno studio retrospettivo è stato condotto in quattro servizi psichiatrici pubblici del Sud Italia su tutti i pazienti trattati continuativamente in un periodo compreso fra il 1995 ed il 1999. Il campione è composto da 1582 pazienti, per lo più adulti (il 48,4% è di età compresa fra i 30 e 49 anni), ripartiti quasi equamente fra maschi (49%) e femmine (51%), con un basso livello di istruzione. Le diagnosi più rappresentate sono Disturbo dell’Umore (41,2%), Disturbi Psicotici (27,3%), Disturbi dello spettro ansioso (17,6%); l’11,4% del nostro campione ha fatto un uso di droghe. Prevalgono i pazienti con una lunga storia clinica alle spalle: nel 70% è superiore ai 10 anni. Dopo il primo contatto con i servizi, quasi la totalità dei pazienti ha intrapreso un trattamento farmacologico (84%), e circa un terzo (35,8%) dei pazienti presi in carico dai servizi ha avuto, nel tempo, bisogno di ricovero: la motivazione al ricovero è risultata essere nel 39,5% dei casi aggressività auto-eterodiretta. È emersa un’associazione positiva tra presenza di ricoveri nella storia clinica e verificarsi di episodi di violenza (OR 9.0, IC 95% 7.1 - 11.5; χ2 = 373.7, p &lt; 0.05). Comportamenti violenti emergono nella storia clinica di oltre un terzo (36,3%) dei pazienti del campione, per lo più maschi (67,74%). Si tratta in massima parte di violenza eterodiretta (76,7%); comportamento auto/eterodiretto ricorre nel 9,2%, quello esclusivamente autodiretto nel 14,1%. Disturbo psicotico è la diagnosi statisticamente più ricorrente nei pazienti con comportamento violento. I pazienti psicotici (il 27,3% del campione totale) vi contribuiscono difatti nel 43,3%. Nel sottogruppo di pazienti con comportamento violento la sospensione della terapia sembra essere correlata con episodi di violenza eterodiretta (57,5%) (χ2 = 5,8 con p &lt; 0.05; OR = 1,8 con IC 95% 1,1 – 2,9), anche contro persone (58,1%) (χ2 = 5,5 con p &lt; 0.05; OR = 1,6 con IC 95% 1,1 – 2,4). L’abuso di sostanze costituisce specifico fattore di rischio: compare in una minoranza (11,4%) del campione generale di 1582 pazienti, ma il 79,55% dei soggetti che abusano di sostanze mette in atto un comportamento violento (OR = 8.7 con IC 95% 5.8 – 12.9; χ2 = 162.7 con p &lt; 0.05) specie di tipo eterodiretto (63,1%). Correlazione significativa risulta sia con anamnesi familiare positiva per abuso di sostanze (OR = 13.4, IC 95% 5.2 – 34.3, χ2 = 48.2) che per comportamenti violenti (OR = 7.9, IC 95% 4.0 – 15.2, χ2 = 50.3). L’aver intrapreso sin dal primo contatto con i servizi un adeguato trattamento psicofarmacologico sembra essere un fattore di protezione efficace:solo un terzo dei pazienti in costanza di cure farmacologiche (35,0%) ha, infatti, un’anamnesi positiva per comportamento violento. Lo stesso vale per un buon livello di compliance al trattamento (comportamento violento emerge solo nell’11,95% di questo gruppo di pazienti). Un altro importante fattore protettivo dalla messa in atto di comportamenti violenti è un “buon” adattamento psicosociale; fra quanti, infatti, lo possiedono (il 15,73% dell’intero campione di 1582 pazienti), è risultata bassa l’incidenza di comportamenti violenti (8,83%); sensibilmente più alta, invece, (70,8%) fra i pazienti con un livello di adattamento “scarso o nullo” (l’8,65% dell’intero campione). Anche le relazioni extra-familiari costituiscono un importante fattore protettivo dalla messa in atto di comportamenti violenti. Va segnalato infine come sia stata sporta denuncia solo nell’8% dei casi di avvenuto comportamento violento: nel 3% da parte di parenti e nel 5% da altre persone, soprattutto vicini di casa. Sono state riportate condanne nel 3,5% degli episodi di comportamento violento: in totale 20 condanne

    Clinical impact of COVID-19 on tuberculosis

    Get PDF
    : During COVID-19 pandemic, a lot of diseases suffered from a limited access to health care services, owing to the use of resources, both technical and financial, mainly directed towards such a dramatic outbreak. Among these, tuberculosis (TB) has been one of the most penalized, with a huge delay both in diagnosis and in start of treatment, with a consequential dramatic increase in morbidity and mortality. COVID-19 and tuberculosis share similar common pathogenetic pathways, and both diseases affect primarily the lungs. About the impact of TB on COVID-19 severity and mortality, data are unclear and literature reports are often conflicting. Certainly, considering the management of coinfected patients, there are pharmacokinetic interactions between several drugs used for the therapy of SARS-CoV-2 infection and the treatment of TB
    corecore