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    Nanoseismic monitoring for detection of rockfalls. Experiments in quarry areas

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    Le frane per crollo da ammassi rocciosi fratturati sono tra i processi di instabilità gravitativa che più frequentemente interessano opere antropiche quali tagli su versanti naturali o artificiali, pareti di cava, trincee stradali, autostradali o ferroviarie, sia per ciò che attiene le aree di distacco che per quelle di accumulo. Nell’ambito dell’applicazione di sistemi di early warning per la gestione del rischio geologico legato a queste tipologie di frana, una sperimentazione della tecnica del monitoraggio nanosismometrico è stata effettuata presso due siti estrattivi non più in attività: le “Pirrere” della Baia di Cala Rossa sull’isola di Favignana (Trapani), in Sicilia, e la cava dismessa di Acuto (Frosinone), in Italia Centrale. Il monitoraggio nanosismometrico è una tecnica di indagine che consente di individuare e localizzare deboli eventi sismici, fino a magnitudo locale (ML) nell’ordine di -3, attraverso l’impiego di quattro sensori sismometrici disposti secondo una specifica geometria di array detta SNS (Seismic Navigation System). Nel presente lavoro, mediante il software NanoseismicSuite sono stati analizzati 73 eventi di crollo indotti artificialmente attraverso la caduta controllata di blocchi di roccia nei due siti estrattivi abbandonati; sono stati lanciati, simulando fenomeni di rockfalls, rispettivamente 47 blocchi di roccia nella cava di Acuto e 26 eventi in quattro diverse cave a cielo aperto presenti nel settore occidentale di Cala Rossa. Tali eventi, avendo punto epicentrale noto, hanno permesso di determinare il miglior modello di sottosuolo in termini di valori di velocità delle onde P ed S attraverso un’operazione di back analysis. L’analisi è stata, infatti, effettuata variando i valori di velocità e scegliendo quelli relativi all’epicentro teorico ottenuto dall’analisi dell’evento che fosse il più vicino possibile al punto reale di impatto del blocco di roccia. Al fine di valutare la sensibilità della geometria dell’array SNS e l’influenza del sito di installazione sulla capacità di individuare e localizzare gli eventi, le sperimentazioni sono state condotte sia variando il raggio di apertura che la zona di installazione degli array: presso Acuto le acquisizioni di segnale sono state condotte prima con un array SNS con apertura di 20 m e successivamente con un array di apertura 10 m, mentre presso Cala Rossa l’array è stato installato alternativamente all’aperto in un’area di plateau roccioso ed in una galleria facente parte dell’area di cava abbandonata. Analizzando i dati si è ottenuta una precisione dell’ubicazione epicentrale compresa tra il 10 ed il 22% della distanza che intercorre tra la sorgente e l’array nanosismometrico. Il miglior modello di sottosuolo ottenuto per entrambi i casi di studio è risultato avere una velocità delle onde P pari a 900 m/s ed un rapporto VP/VS pari a 1.73, valori in accordo con le condizioni di intenso stato di fratturazione delle rocce carbonatiche affioranti nelle due zone di cava. Per gli eventi di crollo indotti la magnitudo ML è risultata essere compresa tra -2.8 e -1.3; considerando l’energia sviluppata dall’impatto, legata alla massa del blocco ed all’altezza e alla velocità di caduta, non è stato possibile definire una relazione tra magnitudo ed energia, probabilmente a causa delle differenti caratteristiche del punto di impatto dei diversi blocchi. In generale, si è osservato che la precisione di ubicazione degli eventi, in termini di azimuth e distanza dal reale epicentro, è risultata paragonabile sia variando l’apertura dell’array che variando il sito di installazione. Per il sito sperimentale di Acuto, il processo di picking manuale del tempo di primo arrivo delle onde P è risultato essere più affidabile nel caso di array con apertura pari a 10 m. La sperimentazione effettuata a Cala Rossa ha permesso, invece, di osservare una migliore capacità di individuazione degli eventi nelle tracce relative all’array posizionato in galleria a causa della minore rumorosità di base del sito di installazione. Tra le registrazioni sismometriche sono state identificate varie tipologie di segnali, oltre a quelli generati dal lancio dei blocchi, alcune riconducibili ad eventi naturali di crollo altre a deboli terremoti. L’analisi dei segnali riferibili alla prima tipologia di eventi naturali, effettuata tenendo in considerazione i modelli di sottosuolo precedentemente calibrati, ha portato all’identificazione in ambedue i siti di aree aventi maggiore suscettibilità a frane per crollo. In definitiva, si può ritenere che i risultati ottenuti in questo studio siano incoraggianti rispetto all’efficacia della tecnica di monitoraggio nanosismometrico nell’individuazione e nell’ubicazione di fenomeni di crollo in roccia e portano a ritenere questa tecnica potenzialmente applicabile in aree in cui tali eventi possono interferire con infrastrutture antropiche.In the frame of early warning and risk mitigation studies for landslide processes involving rock masses, two quarry areas (Cala Rossa Bay in Sicily and Acuto in Central Italy) were monitored with SNS (Seismic Navigation System) arrays. In this study, 73 rockfalls were simulated by launches of rock blocks. This allowed to perform a back analysis for defining the best seismic velocity model of the subsoil half-space; the records related to each impact caused by the rock block launch were managed by the nanoseismic monitoring approach, varying the velocity model to obtain a theoretical epicentre as close as possible to the actual location of the impact point. In order to evaluate the sensibility of the SNS array, the results obtained by different array apertures and positions were compared in terms of azimuth and distance error with respect to the real epicentres. On the other hand, several natural rockfalls were detected; their analysis allowed to identify areas having higher susceptibility to rockfalls by using the previously calibrated subsoil half-space model. Further studies are required to better define the areas prone to rockfall generation in the considered test sites; nevertheless, the here obtained results show an encouraging perspective about the application of the nanoseismic monitoring with respect to vulnerable infrastructures in rockfall prone areas

    Ethmoidal encephalocele associated with cerebrospinal fluid fistula: indications and results of mini-invasive transnasal approach.

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    Anterior skull base defects with encephalocele in adults are quite rare and can be a cause of spontaneous rhinoliquorrhea; however, cerebrospinal fluid (CSF) fistula can be not rarely misdiagnosed for several months or years. Five adult patients affected by ethmoidal encephalocele with CSF fistula were treated in our institute from 2006 through to 2011. Onset of clinical history was represented by rhinoliquorrhea, which was precociously recognized in only 1 patient; in the other 4, it was misdiagnosed for a period ranging from 11 months to 5 years. After clinical diagnosis of CSF fistula and after brain magnetic resonance imaging, ethmoidal encephalocele was evident in all patients; preoperative study was completed by spiral computed tomography scan, to clearly identify the skull base bone defect. All patients were operated on by transsphenoidal endonasal endoscope-assisted microsurgical approach through 1 nostril. The herniated brain was coagulated and removed, and reconstruction of cranial base was performed. Postoperative rhinoliquorrhea or other complications did not occur in any patient at short and late follow-up. All patients were discharged after a few days. Endonasal endoscope-assisted microsurgical approach was effective in exposing and repairing the ethmoidal bone defect; tridimensional vision and wide lateral and superior exposition of the operative field were possible in each patient, thanks to the use of microscope and angulated endoscope

    Cosmogenic activation of materials used in rare event search experiments

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    We evaluate the cosmogenic production rates in some materials that are commonly used as targets and shielding/supporting components for detecting rare events. The results from Geant4 simulations and the calculations of ACTIVIA are compared with the available experimental data. We demonstrate that the production rates from the Geant4-based simulations agree with the available data reasonably well. As a result, we report that the cosmogenic production of several isotopes in various materials can generate potential backgrounds for direct detection of dark matter and neutrinoless double-beta decay

    Plant Strategies for Enhancing Access to Sunlight.

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    Light is a vital resource for plants, which compete for it particularly in dense communities. Plants have multiple photosensory receptors to detect the presence of competitors and thereby adjust their growth and developmental strategies accordingly. Broadly speaking, plants fall into two categories depending on their response to shading by leaves: shade tolerant or shade avoiding. Here, we describe the photoperception mechanisms and the growth responses elicited by the neighboring vegetation in shade-avoiding plants, focusing on Arabidopsis thaliana, where these responses are best understood. The type of response depends on plant density, ranging from neighbor detection modulating growth in anticipation of future shading to the response to canopy shade where light resources are limiting. These diverse environments are sensed by various photoreceptors, and we will describe our current understanding of signal integration triggered by distinct light cues in diverse light conditions

    The distance to the Pleiades from orbital solution of the double-lined eclipsing binary HD 23642

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    Combining precise B,V photoelectric photometry and radial velocities, we have been able to derive a firm orbital solution and accurate physical parameters for the newly discovered eclipsing binary HD 23642 in the Pleiades open cluster. The resulting distance to the binary, and therefore to the cluster, is 132 +/- 2 pc. This closely confirms the distance modulus obtained by classical main sequence fitting methods (m-M = 5.60 or 132 pc), moving cluster techniques and the astrometric orbit of Atlas. This is the first time the distance to a member of the Pleiades is derived by orbital solution of a double-lined eclipsing binary, and it is intended to contribute to the ongoing discussion about the discordant Hipparcos distance to the cluster.Comment: accepted in press in A&A as Letter to the Edito
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