24 research outputs found

    Language production impairments in patients with a first episode of psychosis

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    A multi-element psychosocial intervention for early psychosis (GET UP PIANO TRIAL) conducted in a catchment area of 10 million inhabitants: study protocol for a pragmatic cluster randomized controlled trial

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    Multi-element interventions for first-episode psychosis (FEP) are promising, but have mostly been conducted in non-epidemiologically representative samples, thereby raising the risk of underestimating the complexities involved in treating FEP in 'real-world' services

    Il Duomo di Ravenna: rilievo e modellazione dei sarcofagi di S. Rinaldo e di S. Barbaziano./The Cathedral of Ravenna: survey and modelling of the sarcophagi of St. Rinaldo and St. Barbatianus

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    Il focus del presente contributo è duplice: la modellazione della cappella della Madonna del Sudore e dei sarcofagi di S. Rinaldo e di S. Barbaziano in essa custoditi, nel Duomo di Ravenna e al contempo un approfondimento particolare sul sarcofago di S. Rinaldo con nuove ipotesi interpretative basate sulle evidenze emerse dal rilievo e sulle principali fonti documentarie riferite alla biografia di Rinaldo. Una attenta analisi dello stato dell’arte relativo alla questione della cronologia dei sarcofagi ravennati ha consentito di inserire i sarcofagi rilevati in ben definite classi tipologiche e di conoscere le molteplici datazioni ipotizzate nell’ultimo secolo dagli studiosi più accreditati, inoltre è stato possibile individuare un preciso periodo, inedito, nel quale il sarcofago ravennate, poi sarcofago di S. Rinaldo, ha subito delle modifiche coerenti con una sua nuova collocazione all’interno della cattedrale restaurata e ampliata da Rinaldo, arcivescovo di Ravenna. La morte di Rinaldo avvenuta nel 1321 a poco tempo dalla conclusione dei lavori di ridefinizione della Cattedrale trecentesca, da lui stesso promossi, può essere il motivo della mancata conclusione della decorazione del fondo del sarcofago a lui dedicato; di conseguenza è ipotizzabile che la probabile collocazione dello stesso ad una altezza tale da consentirne una migliore visibilità come pure la visione del fondo sia rimasta solo un desiderio di Rinaldo le cui spoglie sono da allora custodite nel sarcofago che ancora oggi è disposto in una nicchia della cappella seicentesca della Madonna del Sudore

    La Libreria Nuova del complesso conventuale di San Giuseppe a Brescia The new Library of Conventual Complex of San Giuseppe in Brescia

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    L’obiettivo del presente contributo è duplice: la trasformazione settecentesca di un complesso conventuale del XVI secolo e il suo rilievo con tecnologie avanzate. La chiesa e il convento di San Giuseppe in Brescia, realizzato nel ‘500 come monastero degli Osservanti, costituiva un complesso articolato in vari fabbricati e chiostri, localizzati nel centro storico. La storiografia locale e nazionale ha sempre posto l’attenzione sulle vicende architettoniche e artistiche dei secoli XVI e XVII, mentre poco o nulla è stato scritto sulle trasformazioni settecentesche del convento. Una approfondita ricerca - documentaria, archivistica e storiografica - ha consentito di individuare un percorso inedito, che di seguito analizzeremo, ricco di elementi architettonici e decorativi che costituiva l’ingresso alla Libreria Nuova di Giovan Battista Marchetti, architetto di fiducia del cardinal Angelo Maria Querini. Il rilievo laser scanner dell’intero complesso ha consentito la modellazione tridimensionale della ‘promenade’ che attraversando gli spazi più rappresentativi del convento conduce ai nuovi collegamenti verticali fino a raggiungere la sala di lettura principale la cui volta a padiglione è impreziosita dagli affreschi di Francesco Monti e dalle quadrature di Giovanni Zanardi, artisti fra i più rappresentativi del Settecento bresciano. Così come nella famosa biblioteca laurenziana anche a Brescia, due secoli dopo, un’architettura rappresentativa si inseriva al di sopra di un chiostro preesistente in origine vocato alla clausura

    I Colomba e i Reti: la decorazione a stucco nella chiesa delle Grazie a Brescia

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    Questo contributo intende analizzare la decorazione a stucco degli inizi del Seicento di due fra le principali famiglie di stuccatori della ‘zona dei Laghi’ – i Colomba e i Reti – presenti nella chiesa delle Grazie in Brescia alfine di offrire una serie di spunti e costituire una base di partenza utile per delineare un quadro generale degli apparati plastici in Lombardia e in particolare a Brescia nel Sei e Settecento. Il rilievo con laser scanner dell’intero complesso e la ricerca filologica hanno costituito il riferimento principale per le molteplici letture comparate: dal confronto fra i Colomba e i Reti per evidenziare analogie e differenze del loro modus operandi alla correlazione degli apparati plastici bresciani con altre opere realizzate in contesti differenti. Fondamentale a questo proposito la datazione al 1602 degli stucchi firmati a Brescia da David Reti rispetto all’apparato che lo stesso autore realizza a Riva del Garda, nella Chiesa dell’Inviolata in quello che la storiografia considera come uno dei principali capolavori dell’arte plastica del primo Seicento. Gli stucchi ricoprono quasi per intero le superfici interne del santuario dell’Inviolata e l’artista, originario di Laino (Co) e attivo tra il 1598 e il 1628, appone su di essi oltre alla sua firma (DAVID HOC OP. F.), la data d’esecuzione: MDCIX. Le letture comparate hanno consentito, inoltre, di attribuire ai differenti stuccatori presenti nel cantiere delle Grazie gran parte della decorazione plastica

    Il complesso ligneo dell'abbazia di Rodengo; il leggio di fra Raffaele/The wooden complex of Rodengo Abbey: the bookstand of friar Raffaele

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    Abstract La congregazione dei monaci Olivetani, costituì anche - stante il motto benedettino "ora ed labora" - per molti frati vocati alla lavorazione del legno, l’ occasione di apprendistato nell'arte dell'intarsio e dell’intaglio: l’apprendimento dei fondamenti di tale arte (la scelta dei legni, la loro trattazione con sostanze impregnanti, il taglio e l'incastro dei listelli, l'uso dei mastici, ecc.) costituiva il denominatore comune di ognuno di loro. Questo è il filo rosso che lega fra Sebastiano da Rovigno, fra Giovanni, fra Raffaele e tutti coloro che nel tempo hanno arricchito chiese e abazie di arredi liturgici sapientemente intarsiati e intagliati. Il presente contributo propone un’inedita lettura “architettonica” e il rilievo laser scanner 3d del badalone ligneo -opera di fra Raffaele- dell’ abazia di Rodengo , attualmente custodito nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia e un’analisi comparata dello stesso con il badalone della chiesa di Santa Maria in organo in Verona, opera di fra Giovanni maestro di fra Raffaele e con il leggio di Monte Oliveto Maggiore a Siena intagliato e intarsiato dall’allievo bresciano al fine di evidenziare analogie e differenze fra queste importanti opere “olivetane”. Abstract The given article offers a previously unknown “architectural” interpretation and 3D laser scanner survey of the Manuscript holder – work of frate Raffaele - inside Rodengo Abbey, currently kept in Tosio Martinengo Art Gallery in Brescia. The comparison between the Manuscript holder of Santa Maria In Organo Church in Verona, work of frate Giovanni master of frate Raffaele, and the bookstand of Monte Oliveto Maggiore in Siena, carved and inlaid by apprentice from Brescia, points out similarities and differences between these two important “Olivetano” works
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