The role of antimicrobial stewardship programmes in children: a systematic review.

The United Nations and the World Health Organization have designated antimicrobial resistance (AMR) as a major health priority and developed action plans to reduce AMR in all healthcare settings. Establishment of institutional antimicrobial stewardship programmes (ASPs) is advocated as a key intervention to reduce antibiotic consumption in hospitals and address high rates of multi-drug resistant (MDR) bacteria. We searched PUBMED and the Cochrane database of systematic reviews (1/2007-3/2017) to identify studies reporting about the effectiveness of ASPs in general paediatric wards and paediatric intensive care units (PICU), on reducing antibiotic consumption, on using broad spectrum/restricted antibiotics, and on antibiotic resistance and healthcare-associated infections (HAIs). Neonatal units and antifungal agents were excluded. Of 2509 titles and abstracts, nine articles were eligible to be included in the final analysis. All studies reported on the reduction of broad spectrum/restricted antibiotics or antibiotic consumption. One study reported on the reduction of HAI in a PICU, and another evaluated bacterial resistance, showing no effect following ASP implementation. Prospective audit on antibiotic use was the most common ASP core component (eight of nine studies). Antibiotic pre-authorisation was described in two articles. Other described interventions were providing guidelines or written information (five of nine articles), and training of healthcare professionals (one article). There is limited evidence about reducing antibiotic consumption and broad-spectrum/restricted agents following ASP implementation, specifically in PICU. Data evaluating the impact of ASPs on HAI and AMR in PICU is lacking. In addition, there is limited information on effective components of a successful ASPs in PICUs

El desafío de la administración adecuada de antimicrobianos en pediatría.

Background: Antibiotics are among the drugs most commonly prescribed to children in hospitals and communities. Unfortunately, a great number of these prescriptions are unnecessary or inappropriate. Antibiotic abuse and misuse have several negative consequences, including drug-related adverse events, the emergence of multidrug resistant bacterial pathogens, the development of Clostridium difficile infection, the negative impact on microbiota, and undertreatment risks. In this paper, the principle of and strategies for paediatric antimicrobial stewardship (AS) programs, the effects of AS interventions and the common barriers to development and implementation of AS programs are discussed. Discussion: Over the last few years, there have been significant shortages in the development and availability of new antibiotics; therefore, the implementation of strategies to preserve the activity of existing antimicrobial agents has become an urgent public health priority. AS is one such approach. The need for formal AS programs in paediatrics was officially recognized only recently, considering the widespread use of antibiotics in children and the different antimicrobial resistance patterns that these subjects exhibit in comparison to adult and elderly patients. However, not all problems related to the implementation of AS programs among paediatric patients are solved. The most important remaining problems involve educating paediatricians, creating a multidisciplinary interprofessional AS team able to prepare guidelines, monitoring antibiotic prescriptions and defining corrective measures, and the availability of administrative consensuses with adequate financial support. Additionally, the problem of optimizing the duration of AS programs remains unsolved. Further studies are needed to solve the above mentioned problems. Conclusions: In paediatric patients, as in adults, the successful implementation of AS strategies has had a significant impact on reducing targeted- and nontargeted-antimicrobial use by improving the quality of care for hospitalized patients and preventing the emergence of resistance. Considering that rationalization of antibiotic misuse and abuse is the basis for reducing emergence of bacterial resistance and several clinical problems, all efforts must be made to develop multidisciplinary paediatric AS programs in hospital and community settings

Stili attribuzionali e attaccamento in età infantile e in età adulta

Scopo del presente studio è esaminare le associazioni tra locus of control (interno versus esterno) e stili di attaccamento (sicuro, ambivalente, evitante) in età infantile e in età adulta. Il locus of control è stato misurato nei bambini mediante la Scala Nowicki-Strickland (Kirby e Grimley, 1989) e negli adulti mediante il questionario Locus of Control of Behavior (Farma e Cortinovis, 2000). I modelli operativi interni dell’attaccamento sono stati misurati nei bambini con il Separation Anxiety, nella versione modificata e validata per l’Italia da Attili (2001) e negli adulti con l’Experiences in Close Relationships (Picardi, Vermigli, Toni, D’Amico, Bitetti e Pasquini, 2002). I partecipanti allo studio sono stati 100 bambini (M-44; F=56) di età compresa tra i 7 e i 10 anni e 112 adulti (M=56; F=56) di età compresa tra i 34 e i 54 anni. I risultati mostrano che nei bambini un locus of control interno è per lo più associato all’attaccamento sicuro, mentre un locus of control esterno è associato all’attaccamento ambivalente ed evitante. I risultati mostrano la medesima associazione anche negli adulti: gli individui sicuri possiedono un locus of control interno, mentre gli Invischiati/Preoccupati e i Distanzianti/Distaccati possiedono un locus of control esterno

L’impatto dei modelli mentali dell’attaccamento sulla comunicazione non verbale in giovani adulte

Secondo Hall (1969) un importante aspetto della comunicazione non verbale è costituito dalla gestione dello spazio che qualificherebbe la dinamica delle interazioni sociali. La teoria dell'attaccamento, ponendo l’enfasi sulle relazioni sperimentate durante la prima infanzia tra il caregiver e il piccolo, dà conto dello sviluppo delle capacità di codifica e decodifica dei messaggi non verbali alla base della regolazione della distanza interpersonale, come evidenziato nel corso del primo anno di vita nella Strange Situation. Tale approccio, prevedendo la formazione di modelli operativi interni, può spiegare le propensioni individuali nel ricercare o evitare la prossimità interpersonale anche in età adulta, ambito nel quale le evidenze empiriche rimangono ancora esigue. Si è voluto indagare l’effetto dei modelli mentali nella gestione e regolazione del distanza interpersonale quando ci si rapporta con gli altri durante le interazioni sociali. Si è ipotizzato che i soggetti sicuri fossero coloro che ricercassero e conservassero di più un giusto equilibrio tra distanza e vicinanza nelle interazioni sociali; che gli insicuri-evitanti fossero più orientati a mettere in atto strategie - disattivanti - di mantenimento della distanza, allontanandosi nel momento in cui il proprio spazio interpersonale venisse invaso; che gli insicuri-ambivalenti tendessero a ridurre la distanza con gli altri, avvicinandosi e riducendo sensibilmente il proprio spazio interpersonale. Metodo: I partecipanti alla ricerca erano 54 studentesse universitarie di età compresa tra i 20 e i 34 anni. La misura dei modelli mentali è stata effettuata con l’Experience in Close Relationships. La misurazione della distanza interpersonale e dei comportamenti non verbali correlati è stata effettuata videoregistrando, e successivamente analizzando, le interazioni spaziali dei partecipanti con due sperimentatori intenti nello svolgimento in gruppo di un compito cognitivo. Risultati: Sono emerse differenze significative, in linea con le ipotesi formulate, nelle modalità non verbali impiegate nell’affrontare il compito e nel gestire lo spazio tra soggetti sicuri (n=29), ambivalenti (n=12) ed evitanti (n=13); nello specifico nei comportamenti di allontanamento e aumento della distanza (F=11.8; p<.001), nei comportamenti tendenti alla stabilità e al mantenimento della vicinanza (F =12.8; p <.001); nei comportamenti di avvicinamento e di diminuzione volontaria della distanza (F=5.3; p <.01); nel numero di contatti oculari attuati dai partecipanti verso almeno una sperimentatrice (F= 15.9; p <.001); nel numero di interazioni non verbali volte a coordinare il compito con le sperimentatrici attraverso i gesti (F= 3.2; p < .05). Conclusioni:I risultati emersi sembrano mettere in luce come le relazioni di accudimento esperite in infanzia, costituendo i modelli operativi interni, influenzano lo sviluppo delle modalità di regolazione dello spazio interpersonale e dell’interazione sociale

COVID-19 lockdown paradox: What happens to women and minors in maltracting contexts

Nel 2020, a causa della pandemia dovuta al virus SARS-CoV-2, in tutto il mondo è stato attivato il lockdown, richiedendo di rimanere nelle proprie abituazioni per frenare il contagio. Se l’isolamento domestico ha rappresentato la misura più efficace per limitare la diffusione del virus, per le vittime di violenza domestica, soprattutto donne e minori, ciò ha costituito un aumento del rischio di subire violenze fisiche, sessuali, psicologiche ed assistite. Molte le ragioni all’origine di tale fenomeno: l’incertezza dell’evoluzione della patologia e la precarietà economica hanno rappresentato fattori di maggiore stress, a cui si sono aggiunti la convivenza forzata tra la vittima e il suo abusante, e l’aumentato controllo di quest’ultimo, elementi che hanno incentivato il ripetersi degli episodi di violenza. Inoltre, per le vittime è stato quasi impossibile richiedere aiuto, poiché con il lockdown non si poteva lasciare la propria abitazione e i servizi del territorio non hanno potuto garantire una vigilanza continuativa sulle situazioni più a rischio. Infine, in accordo con la letteratura, è stato riscontrato che la maggior parte delle vittime, per il loro assetto psicologico, derivante dall’aver subito a lungo violenze di ogni tipo, ritengono di avere poco controllo sugli eventi e di non poter ricevere aiuto da parte degli altri; così per lo più hanno rinunciato a richiedere un intervento esterno per uscire dalla spirale della violenza.In the course of 2020, due to the pandemic caused by the SARS-CoV-2 virus, the lockdown was activated all over the world and people were required to remain in their homes to curb the contagion. While domestic isolation was the most effective measure to limit the spread of the virus, for victims of domestic violence, mostly women and children, this represented an increase in the risk of suffering physical, sexual, psychological and assisted violence. There are many reasons at the origin of this phenomenon: uncertainty of the evolution of the ill, the economic precariousness, forced coexistence between the victim and his abuser and the increased control of the latter. These stress factors have encouraged the repetition of the episodes of violence. Other factors complicating the situation were the almost impossibility to request help because with the lockdown it could not leave home and the local services were unable to guarantee continuous supervision of the most risk situations. Furthermore, according to the literature, most of the victims (due to their psychological structure, resulting from having suffered violence of all kinds for a long time) believe to have little control over events and they cannot receive help from others; so mostly they renounce to require external intervention to get out of the spiral of violence

Parenting Styles and Moral Disengagement in Young Adults: The Mediating Role of Attachment Experiences

Research on parenting styles and attachment experiences has paid little attention to the dimensions of moral development. It is, therefore, interesting to explore the relationship between parenting styles, internal working models of attachment, and the development of moral skills, in terms of moral disengagement. The study involved 307 young people (aged 19-25 years), and the dimensions examined were: parental styles (measured by the PSDQ: Tagliabue et al., 2014); attachment styles (ECR: Picardi et al., 2002); moral disengagement (MDS: Caprara et al., 2006). Results showed that the authoritative parenting style is negatively correlated with the two measures of attachment styles (anxiety and avoidance) and moral disengagement. The authoritarian and permissive styles are positively correlated with the two measures of attachment styles (anxiety and avoidance) and moral disengagement. Results also revealed a significant indirect effect of the authoritative style (b = −0.433, 95% BCa, CI [−0.882, −0.090]) and authoritarian style (b = −0.661, 95% BCa, CI [.230, 1.21]) on moral disengagement through anxiety. A serial mediation of anxiety and avoidance on the relationship between permissive style and moral disengagement (b =.077, 95% BCa, CI [.0006,.206]) is significant