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    IL DISTRETTO INDUSTRIALE COME MODELLO DI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE. UN'INDAGINE TEORICO-EMPIRICA

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    2003/2004I distretti industriali, sia nel dibattito scientifico che nel mondo della prassi, talvolta diventano una formula applicata acriticamente, senza molta riflessione sui diversi contesti di mercato ed i percorsi storici che definiscono le peculiarità, il successo o l'insuccesso del distretto. Lo scopo di questa tesi è di "smontare" questa formula, dimostrare come i distretti non sono tanto una realtà tangibile, quanto un'interpretazione, altamente dibattuta ed in evoluzione, della realtà. Il primo obiettivo è quindi restituire la dimensione critica ai lavori sui distretti industriali, e lo si fa ripercorrendo la storia del pensiero sui distretti. In sostanza, questa tesi consiste per la maggior parte in un'analisi della letteratura sui distretti industriali, focalizzata sui dibattiti inter ed intradisciplinari che hanno portato all'evoluzione del pensiero sui distretti, per dimostrare che si tratta di una linea di pensiero dinamica ed aspramente dibattuta. Il secondo obiettivo è un'esortazione alla comunità dei geografi italiani. Si è appositamente strutturata questa storia del pensiero distrettuale attorno agli stimoli reciproci che studiosi italiani ed anglosassoni si sono dati nello sviluppare le rispettive idee, per dimostrare quanto possano essere fertili gli scambi internazionali. Questo perché si vuole invitare la comunità geografica a puntare sempre di più su questo tipo di scambi, da farsi nel modo più ovvio per il mondo accademico: pubblicare su riviste internazionali, e nel contempo invitare sistematicamente gli studiosi stranieri che si occupano dell'Italia (come John Agnew tra i geografi, o Robert Putnam tra i docenti di Scienze politiche) a pubblicare sul Bollettino della Società Geografica Italiana o sulla Rivista Geografica/italiana. Oltre alla fertilità intellettuale, questo ha il non trascurabile vantaggio che le collaborazioni internazionali per la ricerca hanno maggiore facilità ad ottenere fondi dalle organizzazioni internazionali, come l'Unione Europea. Il terzo obiettivo è dare un contributo allo studio dei distretti industriali nell'Est Europa, specialmente per quanto riguarda l'internazionalizzazione delle imprese italiane. Il legame tra questo terzo obiettivo ed i primi due è di carattere metodologico: sia le linee evolutive della letteratura, che la diffusione ad Est del modello dei distretti vengono analizzati dal punto di vista delle reti di relazioni tra attori a livello internazionale. In questo, sebbene non appaia esplicitamente, la tematica del confine è sempre presente sullo sfondo. Comunità appartenenti ad una stessa entità statale - siano esse composte da studiosi, imprese, o funzionari - hanno la possibilità di condividere una lingua, sistemi normativi, strutture di prezzi e tradizioni comuni, che invece si differenziano a partire dal confine. Gli attori analizzati in questo lavoro hanno in comune l'aver saputo sfruttare a loro vantaggio queste differenze. Gli studiosi che si sono scambiati idee, gli imprenditori che hanno attinto a nuovi mercati e ad un costo del lavoro più basso, i consulenti ed i funzionari che hanno guidato l'utilizzo dei fondi dell'Unione Europea, hanno saputo mobilizzare risorse - siano esse intellettuali o economiche - valorizzando le differenze intersistemiche. La cooperazione internazionale così individuata contribuisce alla defunzionalizzazione del confine, se non addirittura al suo superamento. Si tratta di un processo in pieno sviluppo praticamente in tutto il mondo, che propone alla comunità scientifica una nuova direttrice di ricerca. Come si è detto, la maggior parte della tesi è dedicata alla storia del pensiero sui distretti. Il Capitolo 1 ripercorre brevemente la storia della geografia anglo-americana, con due obiettivi: primo, dare delle indicazioni sul metodo che sarà seguito nel lavoro, ovvero, il dare molta importanza alle contingenze in cui le idee si sviluppano, e vedere il pensiero scientifico come parte di un più ampio insieme di istanze sociali, storiche ed ideologiche; secondo, collocare gli studi sui distretti nell'ambito della disciplina. Il Capitolo 2 traccia le origini dell'idea di distretto, con una breve analisi della rilettura di Marshall da parte di Becattini e dei primi lavori di quest'ultimo. Il Capitolo 3 traccia le linee di sviluppo della scuola distrettuale italiana. La parte centrale del capitolo è costituita dall'esposizione di una serie di lavori pubblicati in lingua inglese in Gran Bretagna o negli Stati Uniti da autori italiani, mostrando come la cooperazione con autori anglosassoni abbia aperto agli studiosi italiani maggiori possibilità di pubblicare all'estero. Inoltre, il capitolo traccia le linee principali dei contributi dei geografi al pensiero sui distretti (basandosi principalmente sugli articoli pubblicati su questo tema dal Bollettino della Società Geografica italiana e dalla Rivista Geografica Italiana), mostrando come ci sono stati contributi originali che avrebbero meritato maggiore visibilità internazionale. Il capitolo 4 parla invece dello sviluppo delle scuole di pensiero in ambito anglo americano che hanno attinto in maniera maggiore o minore al "caso italiano," e si illustra come questo è stato usato. Il Capitolo 5 parla della crisi di queste scuole di pensiero, e se ne analizzano le principali critiche emerse tra la fine degli anni Novanta ed i primi Duemila. Un articolo in particolare (Lovering: 1999) attacca questi studi sulla base di quello che Marx chiamerebbe "economia volgare," ovvero la circostanza che gli studi sulle economie regionali vengono spesso condotti in maniera analiticamente povera, col risultato di un asservimento agli interessi dell'élite, che avviene tramite lo sviluppo di una "classe di servizio" costituita da consulenti che attingono a risorse statali e di organismi internazionali, e producono progetti per richieste di fondi e proposte di politica economica. La parte empirica di questa tesi (Capitolo 6) in parte risponde a questa obiezione, mostrando come questa classe di servizio sta creando una rete di connessioni internazionali importanti per la crescita e l'armonizzazione delle istituzioni dei paesi membri dell'Unione Europea. Infine, il capitolo, che si basa su una serie di interviste condotte in Slovacchia e Bulgaria, contribuisce alla ricerca sull'internazionalizzazione dei distretti industriali italiani, inserendosi in un recente dibattito tra Enzo Rullani (2002) e Charles Sabel (2004). I risultati delle interviste, sebbene limitati e parziali, permettono di affermare che nell'analizzare i processi di internazionalizzazione è necessario distinguere con maggior chiarezza il ruolo delle istituzioni statali e della "classe di servizio" dei consulenti e quello delle imprese, e si invita a condurre ricerche più approfondite- all'estero in modo da capire meglio quali tipologie di interfaccia vengono creati tra le imprese e le istituzioni italiane e le realtà locali. Per quanto riguarda la questione di partenza, ovvero la ricerca dell'anello mancante per capire le interazioni interscalari tra economia, stati nazionali e unione Europea, non lo si è ancora trovato, né poteva esserlo nei ristretti limiti di questa tesi. Sarà l'oggetto di ricerca dei miei lavori futuri, e la presente tesi contribuisce a questo più ampio programma individuando nei processi di networking a livello di studiosi, imprese ed istituzioni un punto di partenza su cui lavorare.XVII Ciclo1975Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea

    The relationship between the processes of outsourcing of Italian textile and clothing firms and the emergence of industrial districts in Eastern Europe

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    From an economic standpoint, the enlargement of the European Union means much more than commercial and political integration. It also means a merger and re-working of pre-existing production networks and structures that date back to the 1970s and 1980s. This dissertation research focuses on a more recent case of such expansion of networks and structures: the outsourcing of clothing and textile industries from industrial districts in Italy to Eastern Europe. It shows that the Italian economic involvement in Eastern Europe progressed from a ‘light’ form of involvement, such as subcontracting agreements between independent producers, towards ‘deeper’ forms of involvement, such as joint ventures and foreign direct investments. Bringing examples from four case study areas in Eastern Europe and the Former Soviet Union, this dissertation argues that the institutional change brought by the enlargement of the European is the key factor to understand the intensification of the Italian economic involvement in the region. Comparing the work of Italian textile and clothing firms in areas that joined the EU in 2004 (Slovakia), 2007 (Romania and Bulgaria) and non candidates for EU membership (Ukraine) this research shows the ways in which institutional change influenced the patterns and strategies of Italian investments in the region

    Genome-Wide Association Study Identifies Two Novel Regions at 11p15.5-p13 and 1p31 with Major Impact on Acute-Phase Serum Amyloid A

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    Elevated levels of acute-phase serum amyloid A (A-SAA) cause amyloidosis and are a risk factor for atherosclerosis and its clinical complications, type 2 diabetes, as well as various malignancies. To investigate the genetic basis of A-SAA levels, we conducted the first genome-wide association study on baseline A-SAA concentrations in three population-based studies (KORA, TwinsUK, Sorbs) and one prospective case cohort study (LURIC), including a total of 4,212 participants of European descent, and identified two novel genetic susceptibility regions at 11p15.5-p13 and 1p31. The region at 11p15.5-p13 (rs4150642; p = 3.20×10−111) contains serum amyloid A1 (SAA1) and the adjacent general transcription factor 2 H1 (GTF2H1), Hermansky-Pudlak Syndrome 5 (HPS5), lactate dehydrogenase A (LDHA), and lactate dehydrogenase C (LDHC). This region explains 10.84% of the total variation of A-SAA levels in our data, which makes up 18.37% of the total estimated heritability. The second region encloses the leptin receptor (LEPR) gene at 1p31 (rs12753193; p = 1.22×10−11) and has been found to be associated with CRP and fibrinogen in previous studies. Our findings demonstrate a key role of the 11p15.5-p13 region in the regulation of baseline A-SAA levels and provide confirmative evidence of the importance of the 1p31 region for inflammatory processes and the close interplay between A-SAA, leptin, and other acute-phase proteins

    Geopolitical Perspectives from the Italian Border

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    This book presents the work of Gianfranco Battisti, on Geopolitics and Border Geographies in north-eastern Italy, Europeanization, and Globalization, contributing to debates on the inclusion of non-English speaking scholars in international geography. It highlights the institutions and cultures that shaped more than fifty years of his writing, as they emerged through his biography, theoretical contributions, and methods. Battisti uses historical geographies as tools to explain contemporary geopolitics while maintaining a high attentiveness to data-driven research. He applies these tools to investigate ‘geographical facts’ at the local, regional and global scale, viewed from the distinctive viewpoint of the city of Trieste, a laboratory of geopolitical change for more than two centuries. To better understand the importance of place in the production of geographical theories and methods, this book discusses Battisti’s biography in the context of the Triestino School of geography that started from the same French and German classics that shaped Anglo-American geography in the 19th century to later express original features. This book explains such features by introducing the concept of Geography as an industry that operates in a local and global context. It then deploys the methods Battisti developed within his school to discuss the realities and problems of borderlands in a historic and local context during the first and second World Wars and the geopolitical rationale that shaped the times between. The book continues to give an outlook, on how Europe reconstructed itself geopolitically, the implications thereof, and a comparison of how this fits in with geopolitical agendas on a global scale.https://egrove.olemiss.edu/libarts_book/1250/thumbnail.jp

    Geofinance between political and financial geographies:A focus on the semi-periphery of the global financial system

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    This edited collection explores the boundaries between political and financial geographies, focusing on the linkages between the changing strategies, policies and institutions of the state. It also investigates banks and other financial institutions affected by both state policies and a globalizing financial system, and the financial resources available to firms as well as households. In so doing, the book highlights how an empirical focus on the semi-periphery of the financial system may generate new perspectives on the entanglement between (geo) politics and finance
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