75 research outputs found

    They, the people. Italian Fascism and the ambivalences of corporative populism

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    The appeal to the people, however essential in the demagogic choreography which formed its distinctive political liturgy, did not cover the whole extent of Italian fascist politics. Another defining political feature of Italian fascism, the one that was supposed to replace political franchise with an all-encompassing representation of the people in its concrete entirety, was its authoritarian brand of corporative organicism. Corporative ‘people’ was not an indeterminate unity; authoritarian corporatism assumed a structured, organized and de-politicised people, defined by hierarchically arranged social affiliations, and was not trusted to act politically unless firmly governed. In this contribution it is argued that, from the point of view of the conception of the people, leaderistic plebiscitarism and corporative organicism are two sides of the same coin, and resulted in fascist aspirational totalitarian democracy. The twofold – and intrinsically ambiguous - conception of the ‘people’ is examined first in the passive and indeterminate qualities attributed to the Italian people, then in the institutional device conceived to lead it. The resulting twofold paradigm of corporative populism is reviewed with reference to the type put together and popularized by Giuseppe Bottai, of which three different varieties are presented

    Corporazione e lavoro. Un campo di tensione nel fascismo degli anni Trenta

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    Nella cultura politica del fascismo, il riferimento al lavoro come elemento fondativo della dimensione dello Stato prendeva forma attraverso l’esperienza corporativa. L’intreccio tra corporativismo, lavoro e Stato era espressione della congiuntura politica e culturale venutasi a determinare negli ultimi anni Trenta: in momenti sia precedenti che successivi, i fattori dell’intreccio si disponevano secondo altre traiettorie, talora allontanandosi a formare un campo di tensione, di cui qui verranno presi in esame alcuni profili. In particolare, si vuole esaminare l’impronta profonda che la convergenza con lo Stato sub specie corporativa ha marcato in una parte del mondo cattolico – in questo caso il gruppo gemelliano, nella prospettiva dell’attribuzione di una finalità etica e politica alle istituzioni statuali

    Il lavoro corporativo. Cultura politica ed esperienze istituzionali di un sindacalista fascista

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    Nella storia del fascismo il ruolo del sindacato è rimasto in ombra, oscurato prima dalla strisciante competizione con il corporativismo e poi dall’espulsione dal recinto del sindacalismo democratico dopo la caduta del regime. Del sindacalismo fascista non è stato pertanto colto sino in fondo il ruolo storico. La vicenda di Giuseppe Landi – dirigente sindacale, deputato, docente universitario, e nel dopoguerra fra i fondatori del MSI e della CISNAL – costituisce quindi un osservatorio privilegiato per indagare le radici storiche dell’inclusione del lavoro nell’ordinamento istituzionale. L’azione sindacale di Landi si situa infatti negli snodi cruciali fra la dimensione organizzativa, politica e di governo, consentendo di ricostruire il radicamento della centralità “costituzionale” del lavoro nel fascismo. Seguirne la carriera, ricostruirne l’attività sindacale, decifrarne la cultura politica consente di mettere a fuoco il ruolo del sindacalismo fascista nel funzionamento delle istituzioni e nella complessa dinamica dello Stato corporativo

    Premessa

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    Tra le risposte europee alla crisi degli anni Trenta, particolare forza espansiva mostra l’affermazione di movimenti e regimi di stampo fascista e corporativo. La minaccia autoritaria alla democrazia si sostanzia della capacità di dare voce ad una tensione comunitaria, organicistica, ultranazionalista, palingenetica, radicalmente ostile all’egualitarismo socialista e all’individualismo liberale. Questo libro indaga genealogie culturali e geografie nazionali delle reti culturali e politiche della destra radicale, che, per il loro carattere trasversale rispetto alle rigide partizioni politiche e per la loro estensione transnazionale, costituiscono un terreno privilegiato per indagare secondo nuove prospettive le ragioni della crisi interbellica della cultura occidentale e per interrogarsi sui retaggi che avrebbero consegnato al mondo del secondo dopoguerra.The European responses to the inter-war years crisis were marked by the emergence of fascist and corporatist movements and regimes, combined with the creation of cultural and political networks of the radical right. Their ability to express ultra-nationalist, organicistic, palingenetic communitarian trends, radically hostile to socialist egalitarianism and liberal individualism, aiming at a national, hierarchical, collective new order, posed the ultimate authoritarian threat to European democracy. This book investigates cultural genealogies as well a as national and transnational geographies of such regimes, movements and cultures: for their transversal political nature, they provide a privileged ground for new perspectives in the inter-war crisis of Western culture, and for questioning their legacies to postwar world
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