24 research outputs found

    Wastewater from Table Olive Industries

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    Developing Product Environmental Footprint Category Rules for Olive Oil

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    In the context of the Communication “Building the Single Market for Green Products”, the European Commission (EC) recommends a method to measure the environmental performance of products, named the Product Environmental Footprint. The PEF is a multi-criteria measure of the environmental performance of goods and services from a life cycle perspective. Currently, 25 pilot projects test the development of Product Environmental Footprint Category Rules (PEFCRs) for various products. This paper gives an overview of the process of developing the PEFCR for olive oil. An overview of the methods of the PEF screening study that aims at identifying the most relevant environmental impacts, processes and elementary flows are presented. The screening study assesses the impacts of the average olive oil consumed in the European markets.JRC.H.8-Sustainability Assessmen

    Product Differentiation Costs and Global Competition

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    The growing competitive intensity on the markets determines the emergence of competition costs that are expressed at a corporate level and have implicit repercussions for the supply system. This type of costs makes it possible to identify a close link between competition costs and supply differentiation costs. Classification by competitive intensity presupposes that the analysis performed identifies the classification of company costs as the discriminating element, in terms of the competitive pressure of the context in which the firm operates. The emergence of competition costs is linked to an attempt to squeeze them as an aspect of vertical, or more specifically, horizontal cooperation strategies.Product Differentiation; Differentiation Costs; Over-Supply; Global Competition; Marketing; Market-Driven Management; Global Corporations; Global Markets DOI:http://dx.doi.org/10.4468/2005.1.06garbelli

    Sustainable forest management tools

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    Since 1980s relationship between forest products trade and environment become an international political issue. Since the UNCED, the concept of sustainable forest management (SFM) has been at the centre of international fora on forests. In Europe, on throughout 1990s, three Ministerial Conferences defined the SFM principles. Consequently, several national and international forest certification schemes are implemented in many countries, during the last years. The aim of this paper is to analyze the main forest certification schemes, with particular reference to Europe

    LCA of “Spanish-style” green table olives

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    The LCA methodology has been applied to highlight the environmental hot spots of the production steps of green table olives produced by the most common method used in the world Spanish-style. The agricultural practices have also been taken into account. The analysis of the input and output material and energy flows has enabled us to propose a hypothesis for reducing the impacts on the environment

    Analisi comparata dei vari sistemi di packaging nel settore delle olive da mensa, mediante l’utilizzo dell’LCA

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    Il presente studio continua una precedente analisi del ciclo di vita, in cui sono stati sottolineati gli impatti legati alla coltivazione e lavorazione delle olive verdi da mensa trasformate con il metodo “Sivigliano” e da cui è emerso il consistente carico ambientale della fase agricola necessaria all’ottenimento della materia prima. Questa nota mette a confronto le criticità ambientali riguardanti le varie tipologie di confezionamento del prodotto finito; l’unità funzionale stabilita è di 100 kg di olive fermentate. Partendo dall’ultimo passaggio del processo di lavorazione “Sivigliano”, la fermentazione, si sono affrontati, gli aspetti ambientali inerenti il confezionamento delle olive in salamoia in vasi di vetro o latta. Infine si sono trattate le problematiche legate allo smaltimento in discarica o eventuale riciclo dei contenitori. Dai risultati ottenuti si sono potute effettuare considerazioni in merito alla possibilità di migliorare le fasi del processo produttivo prese in esame, attraverso una razionalizzazione dei consumi energetici e dei materiali al fine di ottenere risparmi e benefici, non solo da un punto di vista ambientale, ma anche da un punto di vista economico

    La certificazione di prodotto nella filiera del legno

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    La crescente preoccupazione dell’opinione pubblica mondiale al problema della deforestazione ha indotto sia i singoli stati sia le organizzazioni sovranazionali a sviluppare una più efficace politica nel settore forestale. Ciò ha portato, tra l’altro, alla definizione di politiche e strumenti che incentivano la partecipazione volontaria delle imprese del settore ad una gestione più attenta delle risorse forestali. Mediante un sistema di eco-etichettatura del semilavorato e/o del prodotto finito, è possibile garantire che le materie prime impiegate provengono da foreste gestite in modo sostenibile [1]. In questo modo, il consumatore che sceglie di acquistare il prodotto eco-etichettato incoraggia quei produttori e trasformatori di legname che sono più attenti alla tutela delle risorse forestali. In questa nota si analizza lo stato della diffusione sul mercato internazionale dei prodotti etichettati come provenienti da foreste gestite in modo sostenibile, e lo stato attuale e le prospettive di sviluppo in Italia di questo mercato

    Certificati verdi e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia

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    A seguito della direttiva europea sulla liberalizzazione del mercato elettrico e degli impegni assunti dall’Italia a Kyoto, intesi a ridurre le emissioni dei gas serra, è stato emanato il decreto legislativo 79/99 (c.d. “Decreto Bersani”), in cui sono state inserite misure atte ad incoraggiare la diffusione delle fonti di energia rinnovabile. Fra queste si prevede l’obbligo, per chiunque produce o importa energia elettrica da fonti non rinnovabili, di immettere nel sistema elettrico nazionale, una “quota” di energia prodotta da fonti rinnovabili, pari al 2% dell’energia convenzionale prodotta o importata nell’anno precedente. Tale obbligo si applica (al netto della cogenerazione, degli autoconsumi di centrale e delle esportazioni) per la quota di energia prodotta che eccede i 100 GWh/anno. Per consentire il rispetto di tale obbligo è stata prevista l’emissione, da parte del GRTN, di “certificati verdi”; ciascun certificato attesta la produzione da fonti rinnovabili di 100 MWh di energia elettrica. Il valore dei “certificati verdi”è fissato dall’incontro tra domanda ed offerta. Scopo del presente lavoro è quello di analizzare l’evoluzione del numero e del valore dei “certificati verdi”, in relazione ad una serie di scenari di possibile diffusione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili

    Produzione e trasformazione di olive da mensa: il caso della “Bella della Daunia”

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    L’Italia è Paese produttore ma, soprattutto, forte consumatore ed importatore di olive da mensa; vanta tre Denominazioni d’origine protetta (DOP): fra cui la “Bella della Daunia”, oggetto del presente studio. Tale denominazione, attribuita alla cultivar “Bella di Cerignola”, ha ottenuto il riconoscimento DOP nel 2000; la zona di origine è delimitata nei territori dei comuni di Cerignola, Stornara, Stornarella, Ortanova, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia, in provincia di Foggia. La superficie coltivata supera i 1.000 ettari, la produzione annua di tale cultivar non supera le 5.000 tonnellate, di cui solo 118 certificate come DOP; parte di tale produzione è diretta ai mercati esteri dove è particolarmente apprezzata. L’oliva “Bella della Daunia” è caratterizzata da una forma grossa ed allungata e da specifiche caratteristiche organolettiche. La coltivazione di questa cultivar rappresenta una valida alternativa alle altre colture talora eccedentarie, le aziende di trasformazione, poi, costituiscono uno dei settori produttivi più dinamici dell’economia locale

    Tecnologie pulite nella filiera del cotone

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    La disponibilità di piante transgeniche, insetticidi di nuova generazione, lotta guidata, ricorso a tecniche di agricoltura biologica, ecc. possono considerarsi le tecnologie pulite attualmente sviluppate per la fase agricola della filiera del cotone. Attualmente la coltivazione “organica” di questa pianta rappresenta solo una piccola parte della produzione totale (tabella 5) e, secondo alcuni, difficilmente si può immaginare una crescita maggiore dell’area investita, a causa dei pericoli rappresentati dalle tecniche agronomiche convenzionali adottate sulle piantagioni limitrofe. Questo tipo di agricoltura richiede, inoltre, un cambio di mentalità, sia da parte dei produttori, in quanto è difficile modificare concetti e pratiche di lavorazione radicate, e sia dei consumatori, poiché la scelta dei capi di abbigliamento deriva più da elementi di natura sociale che da preoccupazioni di tipo ambientale. La coltivazione di cotone “organico” presenta prospettive di più immediata attuazione e più concrete possibilità di diffusione nei PVS, grazie al basso costo della manodopera, e, comunque, tenendo conto delle condizioni ecologiche locali . Occorre, inoltre, una maggiore sensibilizzazione dei consumatori all’acquisto di prodotti ottenuti da cotone organico, poiché, in media, il suo costo, “convenzionalmente” calcolato, è maggiore rispetto a quello prodotto facendo uso di concimi e pesticid
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