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    Contratti di rete e marketing internazionale: indagine sulla diffusione della modalitĂ  contrattuale in Italia e riflessi sull'internazionalizzazione

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    2013 - 2014L’internazionalizzazione è un fenomeno multidimensionale, poiché non riguarda solo l’aspetto puramente economico delle transazioni e degli scambi, ma anche aspetti politici, sociali e culturali, è un fenomeno intertemporale poiché, già precedentemente alla Rivoluzione Industriale questi processi, di natura prevalentemente mercantilistica, hanno dato il via alla nascita dei moderni sistemi capitalistici sempre più integrati, sia dal punto di vista dei flussi di merci e capitali, sia dal punto di vista sociale, ed infine è un fenomeno che non riguarda solo la grande impresa, ma anche le Piccole Medie Imprese (PMI), poiché anche quest’ultime, come le prime, sono in grado di sviluppare le proprie strategie di internazionalizzazione attraverso un’accurata fase di pianificazione e non solo di azione strategica. Nel settembre 2008, la bancarotta della Banca d’Affari statunitense, la Lehman Brothers, e il collasso della più grande compagnia di assicurazioni del mondo, la American International Group, scatenarono una crisi finanziaria globale che ha prodotto una recessione planetaria costata al mondo decine di trilioni di dollari, 30 milioni di persone disoccupate e un forte appesantimento dei bilanci pubblici della maggior parte dei Paesi del mondo, la minore crescita dei Paesi avanzati e l’aumento sull’incertezza sui mercato finanziario. Nell’attuale fase congiunturale e considerata la chiusura culturale imprenditoriale italiana ad investimenti aggiuntivi e all’apertura dei capitali a soci terzi, alle imprese non è proponibile una crescita dimensionale interna ma esterna rappresentata dalle tradizionali forme aggregative, come le fusioni e le acquisizioni, ma anche da altre forme di collaborazione, che spesso sono sfociate in un Contratto di rete che dà la possibilità di offrire al mercato una produzione integrata o di coordinarsi su alcuni fasi dell’organizzazione e, quindi, di supportare ed agevolare, non l’internazionalizzazione di un singolo attore economico, ma di un intero sistema territoriale di riferimento sia esso regionale o nazionale. L’obiettivo del presente lavoro è duplice: sistematizzare e classificare le modalità di diffusione del Contratto di Rete in Italia ed evidenziare l’utilizzo del Contratto di Rete come strumento e non solo causa dei processi di internazionalizzazione delle imprese al fine di non limitare il lavoro di ricerca ai soli aggregati che sono nati con l’intento principale di internazionalizzarsi (Contratto di Rete inteso come causa dei processi di internazionalizzazione) ma estenderlo a tutti gli aggregati che al 31 dicembre 2013 si trovano a competere sui mercati internazionali a prescindere dalla motivazione iniziale di adesione ai contratti di rete a cui partecipano (Contratto di Rete inteso come strumento dei processi di internazionalizzazione). La globalizzazione richiede un approccio innovativo allo studio del problem solving e del decision making relativo all’internazionalizzazione delle imprese. A tal riguardo, la piattaforma teorica di base viene impostata secondo un approccio ispirato alla Resource-Based Theory (RBT) secondo cui, l’impresa va definita in base a ciò che sa fare, grazie alle sue risorse e competenze, ed in base ai bisogni, che sa soddisfare grazie al modo in cui si collega con il mercato. In ottica di internazionalizzazione delle imprese, ed in particolare delle PMI, gioca un ruolo fondamentale la stabilità e la tenuta del network, basata sulla condivisione di conoscenza, fonte di vantaggio competitivo sostenibile e difficilmente replicabile, poiché riguardante una conoscenza strutturata sulla peculiarità ed esigenze delle singole aziende coinvolte nella relazione e frutto della comprensione delle dinamiche relazionali dei sistemi cognitivi che sono rappresentabili con una combinazione di risorse, skill, routine e competenze idiosincratiche. Il merito della Network Theory (NT) è nella rilevazione delle eventuali condizioni penalizzanti il buon funzionamento della relazione, o network internazionale, e quindi il coordinamento delle relazioni diffuse per migliorare i livelli di consonanza dei diversi nodi coinvolti, necessari a massimizzare le possibili sinergie collaborative derivabili dalla relazione. Le reti, a cui ci si riferisce nel presente lavoro di ricerca, non si limitano alle costruzioni elaborate da una grande impresa, ma esse intervengono anche nei rapporti tra imprese dello stesso peso, nei quali, una rete “senza centro” assume forma simmetrica rispetto a tutti i partecipanti; tra le reti si annoverano anche le alleanze e cooperazioni, ossia quelle relazioni tecnologiche, produttive, commerciali, allacciate da imprese indipendenti e miranti a sfruttare i vantaggi delle reciproche complementarietà. L’Approccio Sistemico Vitale (ASV) consente di individuare la portata ed il significato delle relazioni intercorrenti tra le componenti del network internazionale e tra quest’ultimo e le diverse entità sistemiche che descrivono il contesto in cui il network opera in ottica di consonanza e risonanza sistemica, con l’individuazione dei ruoli critici all’interno del network e dei possibili livelli di indirizzo e coordinamento della struttura reticolare. La Public Governance (PG), attraverso la composizione di relazioni formali ed informali, verticali ed orizzontali, integra la prospettiva della singola organizzazione con quella dei network e quella dell’intero sistema, affrontando la problematica di governo e coordinamento dei sistemi complessi di attori co-finalizzati, al fine di definire un’identità collettiva che garantisca ad ogni singolo attore/nodo del network l’equifinalità e la competitività e lo sviluppo di sinergie collaborative in grado di generare circuiti virtuosi di value co-creation nel network internazionale. Le condizioni di vitale collaborazione riflettono gli assunti della Service Science, Management and Engineering (SSME in breve SS) in ottica di sistemi di servizio per l’ottimizzazione delle risorse ed il miglioramento delle performance dei sistemi complessi. Infatti, la SS considera che le performance e la competitività dipendono da sistemi di servizio, ovvero configurazioni dinamiche di risorse (persone, tecnologie, organizzazioni e informazioni condivise), in grado di co-creare e migliorare la vitalità degli attori connessi, secondo una logica win-win, ed, in ottica di network, di definire una destination brand e una reputation brand coerente con le specificità della struttura reticolare e con le specificità locali in cui il network opera. Al fine di definire sistemi di servizio che supportino realmente le PMI nei processi di internazionalizzazione, le Istitution hanno necessità di applicare principi scientifici per studiare i servizi e comprenderne l’evoluzione e dar vita ad una attività di management dei servizi, per comprendere in che modo investire per migliorare il sistema di progettazione ed erogazione di un servizio, e di engineering dei servizi, tesa a determinare le modalità reticolari che migliorano e favoriscono i processi di internazionalizzazione. Tali sistemi di servizio definiscono una destination brand coerente con le specificità locale delle imprese coinvolte e una reputation brand territoriale e produttiva attraverso la soddisfazione reciproca dei soggetti interagenti, secondo una logica win-win e non win-lose. A completamento dell’impianto concettuale, nel presente lavoro, si propone un’integrazione delle due prospettive (impresa-Paese) su cui si sono sviluppate le teorie sull’internazionalizzazione delle imprese. Tale integrazione è frutto di un’interpretazione del fenomeno dell’internazionalizzazione sia in termini microeconomici, poiché inerente il modo di comportarsi della singola impresa e dei network a cui la stessa aderisce, sia in termini macroeconomici, poiché incide sulla bilancia commerciale di un Paese e sul flusso/deflusso dei capitali. Il percorso nell’ambito della letteratura sull’internazionalizzazione pone in evidenza come lo stesso sia un processo complesso non osservabile da un’unica prospettiva ma adottando un approccio olistico multidisciplinare che consente di avere una visione completa ed in evoluzione del fenomeno e di conferire coerenza allo studio stesso che si effettua di un fenomeno vario e variabile e che, al giorno d’oggi, può essere visto come una estensione del successo conseguito sul mercato domestico, una necessità per diventare competitivi oppure, data la velocità con cui aumenta il grado di interdipendenza delle economie, leva strategica per garantire la sopravvivenza dell’impresa. Ai fini del presente lavoro è opportuno operare un’integrazione tra la prospettiva Paese e quella della singola impresa, poiché, nell’attuale scenario competitivo le imprese, specie quelle di piccola e media dimensione, tendono a specializzarsi in attività locali rappresentative delle produzioni distintive di un sistema paese. In quest’ottica ogni Paese gode dei benefici derivanti dalle competenze sviluppate dai network locali orientati all’internazionalizzazione tendendo ad esportare quelle produzioni che generano valore per tutti gli attori coinvolti nella relazione internazionale e quindi, per il Paese stesso in termini di bilancia commerciale che registra incrementi delle esportazioni, laddove, i mercati esteri presentano similarità nelle caratteristiche della domanda rispetto a quella del Paese di origine. Il fenomeno del commercio internazionale è configurabile come scambio di beni tra Paesi, ognuno dei quali gode dei vantaggi della specializzazione tecnologica, di know-how, di capacità di lavorazione sviluppata nel corso del tempo che consentono di incrementare i livelli di produttività del lavoro e del capitale umano e finanziario. Nell’attuale contesto competitivo, date le difficoltose condizioni strutturali, fiscali, normative e logistiche che ostacolano quotidianamente la vita delle PMI italiane vi è sempre più il ricorso a modelli di internazionalizzazione frutto di più comportamenti imprenditoriali costituiti in network e frutto di politiche di governance poste in essere dagli enti pubblici locali specie in termini di internazionalizzazione delle imprese, quale l’introduzione del Contratto di Rete (Commi 4-ter e 4-quater dell’articolo 3 del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 9 aprile 2009, n. 33 e Articolo 42 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122). Tale impostazione di gestione delle politiche pubbliche testimonia una capacità di governance diffusa, sia ai vertici che nelle sedi locali istituzionali, e condivisa, tesa alla reale soddisfazione dei bisogni delle imprese, quindi che segue una logica di tipo bottom – up generatrice di una pianificazione partecipativa/collaborativa/comunicativa mirante alla ricerca di sinergie collaborative in grado di generare circoli virtuosi di value co-creation. Il fulcro dell’azione di governance del sistema pubblico a supporto dell’internazionalizzazione, oltre alla fornitura dei servizi reali di approccio ai mercati esteri, tende ad intercettare e consolidare il consenso di una struttura ampliata di relazioni tra stakeholder, all’interno della quale la dimensione locale, nazionale ed internazionale si intrecciano e danno vita ad una serie di azioni coordinate ed evolutive idonee a garantire efficienza ed efficacia nei processi di internazionalizzazione. Ciò ha comportato una riqualificazione de nodi operativi all’interno di una contemporanea rilettura del territorio, inteso come sistema provinciale, regionale o nazionale da promuovere nel suo complesso e la cui competitività è frutto di sinergie collaborative. L’adozione di tale visione sistemica del territorio implica, dunque, la promozione di network locali internazionali la cui competitività non solo dalla dotazione strutturale ma anche dal dinamismo comportamentale, per cui, il tessuto imprenditoriale va organizzato in armonia con le dinamiche dei modelli internazionali, e ciò avviene mediante la predisposizione di sistemi di servizio internazionali da parte degli organi operativi del network pubblico istituzionale di supporto all’internazionalizzazione delle imprese, Il territorio può essere rappresentato in ragione del minore e/o maggiore grado di coesione e collaborazione tra attori. Se il territorio viene inteso come insieme dei prodotti generato dalle imprese, il vantaggio è basato sulla personalità delle imprese coinvolte nelle relazioni internazionali; le componenti del network interagiscono senza una pianificazione evolutiva comune, i loro scopi sono indipendenti, le relazioni sono di tipo spot e non è possibile identificare un governo condiviso che fornisca indirizzi e regole. Siamo dinanzi ad un sistema embrionale che non ha una chiara e condivisa identità all’interno e all’esterno della rete ed il territorio è concepito come un generatore di beni tangibili per cui il focus è rappresentato dalla struttura (imprese del territorio) e non dal sistema, quindi, la componente di servizio è espressa solo da un uso funzionale del territorio... [a cura dell'autore]XIII n.s

    The role of psychological interventions in chronic headache management: a case report

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    According to the biopsychosocial model, biological, psychological, and social factors entwine and influence each other bi-directionally concerning health conditions. Therefore, especially in disorders such as chronic headache, where behavioral and environmental factors are prominent risk factors and triggers, psychosocial interventions might contribute to reduce the burden of the health condition and related affective disorders and disability.We present the case of a Medication Overuse Headache patient self-reporting psychosocial and cognitive issues, that prompted further clinical-psychological and neuro-cognitive assessment and eventually psychological interventions targeted at headache management in conjunction with medical treatment. Psychological interventions were tailored to the patient’s features and presentation and were successful in reducing headache attacks in terms of intensity, frequency, and debilitation, thereby resulting also in a better perceived general health

    Real-Time TDM-Based Expert Clinical Pharmacological Advice Program for Attaining Aggressive Pharmacokinetic/Pharmacodynamic Target of Continuous Infusion Meropenem in the Treatment of Critically Ill Patients with Documented Gram-Negative Infections Undergoing Continuous Veno-Venous Hemodiafiltration

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    : (1) Objectives: to describe the pharmacokinetic/pharmacodynamic (PK/PD) profile of continuous infusion (CI) meropenem in critical patients with documented Gram-negative infections undergoing continuous veno-venous hemodiafiltration (CVVHDF) and to assess the relationship with microbiological outcome. (2) Methods: Data were retrospectively retrieved for patients admitted to the general and the post-transplant intensive care units in the period October 2022-May 2023 who underwent CVVHDF during treatment with CI meropenem optimized by means of a real-time therapeutic drug monitoring (TDM)-based expert clinical pharmacological advice (ECPA) program for documented Gram-negative infections. Steady-state meropenem plasma concentrations were measured, and the free fractions (fCss) were calculated. Meropenem total clearance (CLtot) was calculated at each TDM assessment, and the impact of CVVHDF dose intensity and of residual diuresis on CLtot was investigated by means of linear regression. Optimal meropenem PK/PD target attainment was defined as an fCss/MIC ratio > 4. The relationship between meropenem PK/PD target attainment and microbiological outcome was assessed. (3) Results: A total of 24 critical patients (median age 68 years; male 62.5%) with documented Gram-negative infections were included. Median (IQR) meropenem fCss was 19.9 mg/L (17.4-28.0 mg/L). Median (IQR) CLtot was 3.89 L/h (3.28-5.29 L/h), and median (IQR) CVVHDF dose intensity was 37.4 mL/kg/h (33.8-44.6 mL/kg/h). Meropenem dosing adjustments were provided in 20 out of 24 first TDM assessments (83.3%, all decreases) and overall in 26 out of the 51 total ECPA cases (51.0%). Meropenem PK/PD target attainment was always optimal, and microbiological eradication was achieved in 90.5% of assessable cases. (4) Conclusion: the real-time TDM-guided ECPA program was useful in attaining aggressive PK/PD targeting with CI meropenem in critically ill patients undergoing high-intensity CVVHDF and allowed microbiological eradication in most cases with dosing regimens ranging between 125 and 500 mg q6h over 6 h

    Embedded Knowledge-based Speech Detectors for Real-Time Recognition Tasks

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    Speech recognition has become common in many application domains, from dictation systems for professional practices to vocal user interfaces for people with disabilities or hands-free system control. However, so far the performance of automatic speech recognition (ASR) systems are comparable to human speech recognition (HSR) only under very strict working conditions, and in general much lower. Incorporating acoustic-phonetic knowledge into ASR design has been proven a viable approach to raise ASR accuracy. Manner of articulation attributes such as vowel, stop, fricative, approximant, nasal, and silence are examples of such knowledge. Neural networks have already been used successfully as detectors for manner of articulation attributes starting from representations of speech signal frames. In this paper, the full system implementation is described. The system has a first stage for MFCC extraction followed by a second stage implementing a sinusoidal based multi-layer perceptron for speech event classification. Implementation details over a Celoxica RC203 board are give

    Pharmacokinetic drug-drug interaction and their implication in clinical management

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    Drug-drug interactions (DDIs) are one of the commonest causes of medication error in developed countries, particularly in the elderly due to poly-therapy, with a prevalence of 20-40%. In particular, poly-therapy increases the complexity of therapeutic management and thereby the risk of clinically important DDIs, which can both induce the development of adverse drug reactions or reduce the clinical efficacy. DDIs can be classify into two main groups: pharmacokinetic and pharmacodynamic. In this review, using Medline, PubMed, Embase, Cochrane library and Reference lists we searched articles published until June 30 2012, and we described the mechanism of pharmacokinetic DDIs focusing the interest on their clinical implications

    Longitudinal Assessment of Transorbital Sonography, Visual Acuity, and Biomarkers for Inflammation and Axonal Injury in Optic Neuritis

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    Background and Objective. To investigate the relationship between optic nerve sheath diameter, optic nerve diameter, visual acuity and osteopontin, and neurofilament heavy chain in patients with acute optic neuritis. Patients and Methods. Sonographic and visual acuity assessment and biomarker measurements were executed in 23 patients with unilateral optic neuritis and in 19 sex- and age-matched healthy controls. Results. ONSD was thicker on the affected side at symptom onset (median 6.3 mm; interquartile range 6.0–6.5) than after 12 months (5.3 mm; 4.9–5.6; p<0.001) or than in controls (5.2 mm; 4.8–5.5; p<0.001). OND was significantly increased in the affected side (3.4 mm; 2.9–3.8) compared to healthy controls (2.7 mm; 2.5–2.9; p<0.001) and was thicker at baseline than after 12 months (2.8 mm; 2.7–3.0; p<0.01). Visual acuity improved significantly after 12 months (1.00; 0.90–1.00) compared to onset of symptoms (0.80; 0.40–1.00; p<0.001). OPN levels were significantly higher in patients at presentation (median 6.44 ng/ml; 2.05–10.06) compared to healthy controls (3.21 ng/ml, 1.34–4.34; p<0.03). Concentrations of NfH were significantly higher in patients than in controls. Conclusion. ONSD and OND are increased in the affected eye. OPN and NfH are elevated in patients, confirming the presence of any underlying inflammation and axonal injury

    Expert clinical pharmacological advice may make an antimicrobial TDM program for emerging candidates more clinically useful in tailoring therapy of critically ill patients

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    Background Therapeutic drug monitoring (TDM) may represent an invaluable tool for optimizing antimicrobial therapy in septic patients, but extensive use is burdened by barriers. The aim of this study was to assess the impact of a newly established expert clinical pharmacological advice (ECPA) program in improving the clinical usefulness of an already existing TDM program for emerging candidates in tailoring antimicrobial therapy among critically ill patients. Methods This retrospective observational study included an organizational phase (OP) and an assessment phase (AP). During the OP (January-June 2021), specific actions were organized by MD clinical pharmacologists together with bioanalytical experts, clinical engineers, and ICU clinicians. During the AP (July-December 2021), the impact of these actions in optimizing antimicrobial treatment of the critically ill patients was assessed. Four indicators of performance of the TDM-guided real-time ECPA program were identified [total TDM-guided ECPAs July-December 2021/total TDM results July-December 2020; total ECPA dosing adjustments/total delivered ECPAs both at first assessment and overall; and turnaround time (TAT) of ECPAs, defined as optimal (&lt; 12 h), quasi-optimal (12-24 h), acceptable (24-48 h), suboptimal (&gt; 48 h)]. Results The OP allowed to implement new organizational procedures, to create a dedicated pathway in the intranet system, to offer educational webinars on clinical pharmacology of antimicrobials, and to establish a multidisciplinary team at the morning bedside ICU meeting. In the AP, a total of 640 ECPAs were provided for optimizing 261 courses of antimicrobial therapy in 166 critically ill patients. ECPAs concerned mainly piperacillin-tazobactam (41.8%) and meropenem (24.9%), and also other antimicrobials had &gt;= 10 ECPAs (ceftazidime, ciprofloxacin, fluconazole, ganciclovir, levofloxacin, and linezolid). Overall, the pre-post-increase in TDM activity was of 13.3-fold. TDM-guided dosing adjustments were recommended at first assessment in 61.7% of ECPAs (10.7% increases and 51.0% decreases), and overall in 45.0% of ECPAs (10.0% increases and 35.0% decreases). The overall median TAT was optimal (7.7 h) and that of each single agent was always optimal or quasi-optimal. Conclusions Multidisciplinary approach and timely expert interpretation of TDM results by MD Clinical Pharmacologists could represent cornerstones in improving the cost-effectiveness of an antimicrobial TDM program for emerging TDM candidates

    Scanning electron microscopy study on mandibular human bone and immunofluorescence study on oral mucosa in patients treated with bisphosphonates

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    Bisphosphonates are stable analogues of pyrophosphate with a P-C-P structure and 2 side chains attached to the carbon atom. Intravenous bisphosphonates are primarily used and effective in the management of cancer-related conditions in the context of solid tumors, such as breast cancer, prostate cancer, and lung cancer. Moreover bisphosphonates are subministrated to patients with metabolic bone diseases such as osteoporosis and Paget disease. Bisphosphonate-associated osteonecrosis of the jaws (BONJ) is a really complication of intravenous bisphosphonate therapy in patients with cancer. It is common knowledge that the jaws have a greater blood supply than other bones and a fasterbone turnover rate, related both to their daily activity and presence of teeth which mandates daily bone remodeling around the periodontal ligament; moreover bisphosphonates toxicity to epithelial cells has been well documented. On this basis, the aim of this study is to evaluate the pathological changes of the mandibular bone and oral mucosa in patients treated with bisphosphonates, during osteoporosis treatment and during chemotherapy from solid cancer. In details we have analyzed, by immunohistochemical and scanning electron microscopic methods, intrasurgical biopsy of mandibular bone and of gingival mucosa in patients treated with bisphosphonates both intravenous and oral via after 24 and 36 months from assumption of drugs. Our results show in all patients great area demineralization bone mixed to normal bone, moreover in the demineralization bone it’s possible to observe numerous micro lacunae. In the correspondence samples of gingival epithelium we observe important lesions of histological structure and the disappearance of protein adhesion system cells to cells and cells to matrix. On this basis it is intriguing to speculate that the adverse effects of BP on oral epithelium may play a critical role in the initiation of BONJ an “outside-in” hypothesis

    Effects of mini screw placement in mandibular bone of rats treated with low dose zoledronate

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    Bisphosphonates are a category of drugs that are commonly used in dentistry and orthopedics to treatment of several bone disorders. The two most potent and widely used nitrogen-containing BPs are zoledronate and alendronate, which inhibit the intracellular mevalonate pathway. In recent years it has been observed Biphosphonate-associated osteonecrosis of the jaws which is a real complication of intravenous biphosphonates therapy in patients with cancer or osteoporosis. In our previous studies, performed on rat model, we observed mandibular bone characteristics after long term of low dose zoledronate treatment without tooth extraction or trauma; results showed several areas of bone with empty osteocyte lacunae, absence of matrix and presence of unorganized fibrillar structures but no spontaneous bone exposure has been observed. In the present study we have treated 20 rats with intraperitoneal injections of zoledronate at the lower dose for three times a week. After 30 days of treatment we applied trauma on mandibular bone by application of screw. Specimens were analysed by histological staining, immunofluorescence techniques and scanning electron microscopy. Our results show that the bone area of screw application is characterized of empty osteocyte lacunae, empty Volkmann’and Havers’canals and some inflammatory cells. Although the presence of small necrotic areas no bone exposure has been observed after low dose zoledronate treatment and trauma application. These results suggest us that the bisphosphonates-associated osteonecrosis of jaw is strictly correlated to drug’s dose. It will be necessary to perform the same study using the highest dose of drugs
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