29 research outputs found

    Concepts and Experiences: The Theoretical Pragmatism of Luigi Bobbio

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    Il sistema elettorale. Una legge elettorale per rafforzare la democrazia parlamentare

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    Nel contributo si affronta il tema della legge elettorale nel contesto delle riforme istituzionali. Si spiegano le ragioni per le quali non sembrano più sussistere le condizioni per tornare a una legge uninominale maggioritaria sul modello del Mattarellum (di cui non si dà per la verità un cattivo giudizio) e quelle per le quali i sistemi elettorali con premio di maggioranza sono considerati dannosi sia per la stabilità dei governi che per la capacità rappresentativa del Parlamento, constatando che, invece, sulla base della recente proposta del Governo Meloni, proprio questo sistema sarebbe l’unico consentito. Si propone all’opposto di puntare su un sistema proporzionale selettivo, volto a ricostruire un sistema dei partiti più ordinato anche se plurale, come dimostrano gli effetti di un simile sistema elettorale in Germania. Si sottolinea inoltre, che agli scopi di maggior stabilità degli esecutivi e di maggior rappresentatività del Parlamento che ci si propone è indispensabile introdurre un sistema di restituzione agli elettori del potere di selezionare i candidati alle Camere

    Cytogenetic analysis of human cells reveals specific patterns of DNA damage in replicative and oncogene‐induced senescence

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    Summary Senescence is thought to be triggered by DNA damage, usually indirectly assessed as activation of the DNA damage response (DDR), but direct surveys of genetic damage are lacking. Here, we mitotically reactivate senescent human fibroblasts to evaluate their cytogenetic damage. We show that replicative senescence is generally characterized by telomeric fusions. However, both telomeric and extratelomeric aberrations are prevented by hTERT, indicating that even non-telomeric damage descends from the lack of telomerase. Compared with replicative senescent cells, oncogene-induced senescent fibroblasts display significantly higher levels of DNA damage, depicting how oncogene activation can catalyze the generation of further, potentially tumorigenic, genetic damage

    Verso le elezioni politiche 2023: Rosatellum o nuova legge elettorale?

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    Fin dalla sua nascita nel 2001, la Fondazione Astrid ha dedicato una parte importante delle sue ricerche e dei suoi paper alle riforme istituzionali e elettorali per ammodernare la democrazia italiana, superare la crisi di rappresentatività delle sue istituzioni e metterle in grado di affrontare i problemi e le sfide del nostro tempo. Rispetto alle precedenti ricerche, questo paper ha una finalità più limitata e più schiacciata sull’attualità politico-istituzionale: valutare se, a meno di un anno dalle elezioni politiche del 2023, vi siano spazi e ragioni per modificare la legge elettorale in vigore (il cosiddetto Rosatellum); e, in caso affermativo, analizzare quali potrebbero essere le soluzioni alternative e i relativi pregi e difetti. Lo facciamo in modo volutamente sintetico, al fine di proporre un quadro di riferimento di facile comprensione per un dibattito che è ancora del tutto aperto, ma che dovrà concludersi, in un senso o nell’altro, in tempi stretti

    The Italian National External Quality Assessment Program in Cytogenetics: 4 years of activity (2013-2016) following the introduction of poor performance criteria

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    Background. Italian External Quality Assessment (IEQA) Program in Cytogenetics, established in 2001 by the Istituto Superiore di Sanità (ISS), covers both Constitutional and Oncohaematological diagnosis. In 2013, performance criteria were defined and adopted. In this paper, we present the data from the first 4 years of activity (2013-2016) following the introduction of performance criteria. Methods. The enrollment is voluntary, fee-based and open to both public and private Italian laboratories. The scheme is annual and retrospective; a national panel of experts assess technical, analytical and interpretative performance. Results. Overall, 95 distinct Italian laboratories participated in different Cytogenetics IEQA schemes over the 2013-2016 years and most of the laboratories took part in Constitutional diagnosis. General hospitals and local health centers represented 40% of the total participants and the percentage of laboratories from Northern Regions was more than 45% of total participants throughout the 4-year period. As regards the performance evaluation, on average, 11, 9 and 23% of participants were marked as poor performers in Prenatal, Postnatal and Oncohaematological schemes, respectively. With regard to critical errors, ISCN nomenclature in Prenatal and Postnatal schemes, and interpretation in Oncohaematological diagnosis, were identified as main issues. On the other hand, karyotype errors and inadequate analysis decreased strongly, over the 4 years, in Constitutional and Oncohaematological diagnosis, respectively. Conclusions. Our data show that the introduction of poor performance encourages laboratories to address critical issues, and the IEQA participation helps to improve quality in cytogenetic testing. 

    Costituzione: quale riforma? La proposta del Governo e la possibile alternativa

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    Il paper muove dalla premessa che esistono ragioni che giustificano una riforma della forma di governo italiana. Esse richiederebbero la disponibilità di tutti a ragionevoli compromessi, fermo restando il limite invalicabile del rispetto dei principi e degli istituti che, come la divisione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, il ruolo e i poteri delle istituzioni di garanzia, garantiscono le libertà e i diritti dei cittadini, la tutela delle minoranze e la struttura democratica dell’ordinamento. Si tratta, essenzialmente, di due ragioni, connesse alla necessità di rendere il nostro sistema istituzionale capace di affrontare le sfide del mondo di oggi: da un lato occorre risolvere il problema della instabilità dei Governi, dall’altro lato si tratta di ripristinare la rappresentatività delle istituzioni democratiche e riattivare o reinventare strumenti di partecipazione che assicurino un effettivo consenso intorno alle scelte politiche adottate e una collaborazione diffusa nella loro attuazione. Sulla base di questa premessa, il Paper si articola in due Parti. Nella prima si passano in rassegna le diverse forme di governo offerte dal panorama internazionale che prevedono l’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, raffrontandole con la proposta presenta dal Governo Meloni. Se ne trae un giudizio negativo e si propone un diverso approccio, più conforme alla tradizione costituzionale italiana. Nella seconda parte, sulla base di tale approccio, si formula una proposta alternativa, capace di rispondere più efficacemente alle necessità di riforma che il nostro sistema manifesta. In particolare, nella prima parte, la rassegna delle forme di governo con elezione diretta del vertice dell’esecutivo (Cap. 2) mette in luce due caratteri costanti. Si tratta di forme di governo che non risolvono necessariamente il tema della stabilità dell’azione di governo, perché possono sempre produrre una dualità di indirizzi politici tra il vertice dell’esecutivo e gli organi legislativi, e che non sembrano particolarmente adatte a un sistema politico molto frammentato e anche polarizzato come quello italiano (ma, negli ultimi tempi, non solo). In ogni caso, in tutte queste esperienze straniere, esistono sistemi di separazione dei poteri, che, a fronte dell’elezione diretta del vertice dell’esecutivo, offrono un articolato sistema di checks and balances, come l’elezione sempre autonoma e separata del Parlamento, nonché limitazioni del potere di scioglimento delle Camere. È privo di queste caratteristiche, invece, il sistema italiano di elezione dei Sindaci, che, non a caso, non è adottato a livello statale da nessuna democrazia consolidata, e che, se trasposta a livello nazionale, sembra estraneo alla tradizione del costituzionalismo liberale e democratico. In quel sistema, infatti, l’elezione dell’organo rappresentativo è una derivata dell’elezione del vertice dell’esecutivo, dal quale dipende anche per la sua permanenza in carica. Nel Cap. 3 si constata che il Progetto del Governo Meloni sembra ispirarsi proprio a quest’ultimo modello. In effetti si propone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio con la conseguente composizione, costituzionalmente obbligata, delle Camere nel senso che in entrambe deve essere assicurata una maggioranza del 55% dei seggi a favore di parlamentari collegati al Presidente del Consiglio eletto. Sulla base del progetto, invero, si consente, per una volta, che il Presidente del Consiglio scelto dagli elettori sia sostituito da un parlamentare eletto nelle sue file per attuare il programma enunciato dal Presidente eletto. È una soluzione – si consenta – bizzarra, che comunque non consente di distaccare sostanzialmente il modello proposto da quello della elezione diretta dei Sindaci, già giudicato incompatibile con i principi supremi se trasposto a livello statale. Infatti, la crisi del secondo Governo della legislatura, nella proposta governativa, produrrebbe l’automatico scioglimento delle Camere. La riforma proposta, pertanto, produrrebbe un ulteriore indebolimento del Parlamento, composto “a rimorchio” del Premier con un premio di maggioranza senza soglia e dunque distorsivo della volontà popolare in misura potenzialmente illimitata. Inoltre, a fronte dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio, diversamente dagli esempi offerti dal diritto comparato, non prevede alcuno dei checks and balances necessari e anzi finisce persino per indebolire la funzione di garanzia del Capo dello Stato. Senza quei “freni e contrappesi”, la riforma finisce quindi per oltrepassare quei limiti che rendono l’elezione diretta compatibile con i principi dello Stato democratico e di diritto che la Corte costituzionale ha ritenuto immodificabili. Nel Cap. 4, invece, si offre una prospettiva di riforma completamente diversa: le ragioni a giustificazione di una riforma degli assetti istituzionali non richiedono di stravolgere le linee fondamentali della forma di governo parlamentare delineata dalla Costituzione. Se proprio, si tratta di completare quel disegno, nel senso di sviluppare alcuni spunti di razionalizzazione che il costituente aveva già fornito nel 1947. Sulla base della conclusione del Cap. 4, la seconda parte del lavoro offre la proposta di Astrid per la riforma delle istituzioni, che suggerisci non eversivi a livello costituzionale ma più pervasivi e completi a livello legislativo. Nel Cap. 5 si afferma l’utilità di riformare la nostra forma di governo, mentendone il carattere parlamentare ma proponendone una razionalizzazione sulla base dell’esperienza costituzionale tedesca. Si tratterebbe di introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva, in modo da stabilizzare il governo, originariamente eletto in sede parlamentare. Il meccanismo, infatti, rende impossibile mettere in crisi l’esecutivo se non attraverso una mozione di sfiducia costruttiva, che richiede la formazione di una nuova maggioranza che individui un nuovo Presidente del Consiglio. In caso di dimissioni volontarie del Presidente del Consiglio o di reiezione di una questione di fiducia, il Parlamento dovrebbe essere automaticamente sciolto a meno che, entro un termine predeterminato (21 giorni in Germania), il Parlamento non dia luogo a una nuova “maggioranza costruttiva” eleggendo un nuovo Presidente del Consiglio. È un meccanismo che rafforza la stabilità del Governo senza incidere sulla centralità del Parlamento, che è sempre in grado di imporsi all’esecutivo, a condizione però, che sia capace di esprimere una “maggioranza costruttiva”. L’assetto bicamerale del nostro Parlamento, che, in questa sede, non si ritiene di dover modificare, richiede qualche adattamento rispetto al modello tedesco, a partire dall’individuazione delle Camere in seduta comune come luogo della relazione fiduciaria Parlamento Governo. Dell’esperienza tedesca, poi, dovrebbe mantenersi il potenziamento della figura del Presidente del Consiglio, a partire dal riconoscimento del potere di nominare e revocare i ministri. Nel Cap. 6 si affronta quindi il tema del rafforzamento del ruolo del Parlamento, che giace già ora in una condizione di forte delegittimazione tanto sul piano della sua capacità rappresentativa quanto su quella dell’esercizio dei poteri legislativi, di indirizzo e di controllo. Nel contesto di un forte irrobustimento della figura e della stabilità del Presidente del Consiglio, infatti, è essenziale una cura ricostituente per il Parlamento. Il Capitolo presenta varie proposte e, in particolare, si cura di contrastare l’abuso della decretazione d’urgenza, che, di fatto, trasferisce il potere legislativo dal Parlamento al Governo in misura non compatibile con un ordinamento costituzionale liberale e democratico (due terzi della legislazione italiana è prodotta attraverso uno strumento previsto in Costituzione come eccezionale). Nel settimo Capitolo si affronta il tema della legge elettorale. Si spiegano le ragioni per le quali non sembrano più sussistere le condizioni per tornare a una legge uninominale maggioritaria sul modello del Mattarellum (di cui non si dà per la verità un cattivo giudizio) e quelle per le quali i sistemi elettorali con premio di maggioranza sono considerati dannosi sia per la stabilità dei governi che per la capacità rappresentativa del Parlamento, constatando che, invece, sulla base della proposta governativa, proprio questo sistema sarebbe l’unico consentito. Si propone all’opposto di puntare su un sistema proporzionale selettivo, volto a ricostruire un sistema dei partiti più ordinato anche se plurale, come dimostrano gli effetti di un simile sistema elettorale in Germania. Si sottolinea inoltre, che agli scopi di maggior stabilità degli esecutivi e di maggior rappresentatività del Parlamento che ci si propone è indispensabile introdurre un sistema di restituzione agli elettori del potere di selezionare i candidati alle Camere. Infine, nell’ottavo capitolo, a garanzia di un buon funzionamento del nuovo sistema incentrato sulla sfiducia costruttiva e della proposta legge elettorale selettiva, nonché allo scopo di rafforzare la capacità rappresentativa delle istituzioni politiche e della partecipazione dei cittadini alla determinazione della politica nazionale, si raccomanda l’adozione di una articolata disciplina pubblicistica dei partiti politici e di un nuovo sistema di finanziamento della politica. In sostanza, il paper ritiene che sia possibile risolvere le problematicità del funzionamento della nostra forma di governo – sia in termini di stabilità degli esecutivi che in termini di legittimazione popolare delle decisioni pubbliche – restando nell’ambito della tradizione costituzionale italiana, sfuggendo alle suggestioni di semplificazioni verticistiche e plebiscitarie che rischiano di allontanarci dai principi che connotano il costituzionalismo liberale e democratico

    Primarie e partiti: che tipo di primarie e per quale modello di partito? (Primaries and Parties: what kind of primaries and for which party model?)

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    This article is available on the website of the old publisher Franco Angeli ( http://www.francoangeli.it/riviste/sommario.asp?IDRivista=152 )<br/

    Il sistema elettorale. Una legge elettorale per rafforzare la democrazia parlamentare

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    L'articolo suggerisce un sistema elettorale per stabilizzare il Governo e rafforzare la capacità rappresentativa del Parlamento. Spiega perché oggi, in Italia, non è consigliabile l’adozione di un sistema maggioritario e gli effetti negativi di sistemi con premio di maggioranza. Propone: un sistema proporzionale corretto da significative soglie di esclusione e di restituire all’elettore il potere di scegliere i suoi rappresentanti

    Parlamentarismo razionalizzato e sistemi elettorali

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    Questo articolo esplora il legame tra il "parlamentarismo razionalizzato" e i sistemi elettorali, focalizzandosi sulla scelta dei sistemi elettorali in vista di una riforma della forma di governo. L'obiettivo principale è migliorare l'efficienza e la rappresentatività del Parlamento nonché la stabilità del governo. L'articolo inizia con una discussione sulle premesse metodologiche che guidano la selezione del sistema elettorale. Si analizzano i motivi per cui i sistemi elettorali uninominali maggioritari non sono più preferibili e perché i sistemi proporzionali con premio di maggioranza presentano svantaggi. Infine, gli autori propongono un modello di sistema elettorale proporzionale corretto, caratterizzato da soglie di esclusione significative e meccanismi di restituzione del potere di selezionare i parlamentari agli elettori. Questo studio contribuisce alla comprensione delle dinamiche tra il parlamentarismo razionalizzato e i sistemi elettorali, offrendo suggerimenti per migliorare il sistema democratico
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