112 research outputs found
Guida di Ateneo 2004/05
La Guida offrire un quadro di tutti corsi di laurea disponibili nell’Ateneo bolognese, oggetto di una radicale riorganizzazione degli studi dall’Anno Accademico 2001/02. Per ogni corso di laurea sono riportati gli obiettivi formativi specifici e l’ordine degli studi, con l’obiettivo complessivo di dare un quadro dell’offerta didattica dell’Ateneo ai futuri studenti
Progetto: allestimento di un Laboratorio di Microbiologia nella Provincia angolana di Huambo
Il candidato proviene dall’Angola e, in particolare, dalla Provincia di Huambo. Tale Provincia ha una estensione di circa 35.000 Km2 e una popolazione di circa 2 milioni e mezzo di abitanti. Nella città di Huambo (capoluogo di Provincia) sono presenti alcune strutture sanitarie ma, in tutta la Provincia, non esiste alcun Laboratorio di Microbiologia.
La necessità di un servizio di questo tipo risulta ben chiara dai dati esposti nella tesi; il presente lavoro di tesi è scaturito dalle osservazioni del candidato e dall’intento di acquisire le competenze che gli permettano di allestire e dirigere un laboratorio di analisi microbiologiche, una volta ritornato nel suo Paese. Tale Laboratorio di Microbiologia potrebbe colmare alcune lacune diagnostiche presenti a Huambo, tenendo conto della situazione logistica ed economica della Provincia.
In questa ottica, durante il tirocinio svolto per la stesura di questa tesi si è cercato di focalizzare l’attenzione sulle tecniche di base, in modo da fornire risposte semplici, rapide, e il più possibile a basso costo, ai quesiti diagnostici più frequenti nella situazione sanitaria locale.
In un secondo periodo, tale laboratorio potrebbe diventare anche un luogo di tirocinio per la formazione dei tecnici di laboratorio angolani nel campo della microbiologia.
La tesi è suddivisa in cinque capitoli:
Nel primo capitolo vengono trattati in modo generale: i dati demografici dell’Angola, il profilo sanitario e i dati epidemiologici.
Il secondo capitolo è dedicato ad alcune nozioni fondamentati riguardanti il laboratorio clinico, dai sistemi chiusi a quelli aperti, l’organizzazione e definizione di modelli dinamici di lavoro, utilizzo dello spazio, le liste di lavoro giornaliero, la valutazione del carico di lavoro, l’organizzazione di un programma di sicurezza in un laboratorio clinico.
Nel terzo capitolo, sono descritte le tecniche più importanti che stanno alla base degli esami batteriologici e parassitologici.
Nel quarto capitolo vengono riportati i risultati degli esami batteriologici e parassitologici svolti nel periodo da dicembre 2010 a luglio 2011 all’U.O di Microbiogia Universitaria del Presidio Ospedaliero di Cisanello.
Nell’ultimo capitolo vengono tratte le conclusioni
Controllo e prevenzione delle infezioni correlate all'assistenza in ambiente ospedaliero: l'esperienza dei Presidi Ospedalieri dell'ASL 1-Massa-Carrara
La tesi si compone di tre parti. Nella prima parte vengono descritte le infezioni correlate all'assistenza, la loro epidemiologia e il loro impatto economico e sulla salute. Nella seconda parte vengono prese in esame tutte le principali misure di prevenzione e controllo della trasmissione delle infezioni correlate all'assistenza sulla base delle linee guida nazionali, europeee e statunitensi. Nella terza parte vengono descritte le attività del CIO dell'ASL 1 Massa Carrara per l'anno 2011,in relazione a quanto richiesto dalle leggi nazionali e regionali
Resistenza al linezolid e ai glicopeptidi in enterococchi isolati a Trieste
2007/2008Il problema della comparsa e propagazione veloce delle antibiotico-resistenze in ambiente ospedaliero, ma anche extraospedaliero, è divenuto ormai un’emergenza che solo un’attenta politica sanitaria può aiutare a combattere o quantomeno a contenere.
Molti studi a livello nazionale e nell’ambito della comunità europea e internazionale concordano che solo l’uso oculato dei farmaci e l’identificazione immediata delle specie resistenti possono ridurre la diffusione del fenomeno, che attualmente provoca un notevole incremento della spesa sanitaria e un peggioramento della qualità di vita dei pazienti.
I dati epidemiologici indicano una grande variabilità geografica delle antibiotico-resistenze, sia a livello di nazioni, che di singole realtà locali o addirittura evidenziano differenze circoscritte a piccole zone ben delimitate e questo rende praticamente impossibile estrapolare linee guida a validità universale, mentre è necessario creare programmi di sorveglianza adattati alla realtà locale delle specie batteriche e delle loro resistenze.
L’industria farmaceutica cerca di sopperire alla costante richiesta di farmaci che possono essere efficaci contro le specie resistenti, ma lo studio di nuove molecole attive richiede molti anni e spesso la loro introduzione nell’uso clinico è in breve neutralizzata dai meccanismi di variabilità batterica.
Il progetto di ricerca è partito da una prima valutazione della situazione locale, con particolare attenzione a microrganismi che presentassero antibiotico-resistenze con frequenze anomale rispetto ai dati nazionali o internazionali e verso farmaci di recente introduzione.
Si è osservato un dato inconsueto per la resistenza degli enterococchi al linezolid, farmaco appartenente ad una nuova classe di antibiotici, gli oxazolidinoni, il cui uso clinico è iniziato in Italia nel 2001. A Trieste nel 2005 si è registrata una frequenza di resistenza (isolati resistenti e a sensibilità intermedia) al linezolid in enterococchi del 5,5% che non ha riscontro nei report periodici dei programmi di sorveglianza internazionali di tale resistenza (ZAAPS, LEADER, SENTRY).
Si è valutata dapprima la strategia più idonea per verificare se la resistenza anomala al linezolid (LNZ) fosse reale o fosse dovuta ad una sovrastima delle resistenze prodotta dalle metodologie seguite.
Nel 2006 sono stati caratterizzati (identificazione con strumenti automatici o in base a caratteri fenotipici; sensibilità ad antibatterici con metodi automatici o con test di diffusione in agar) e conservati a -80°C enterococchi isolati da tamponi rettali di sorveglianza, eseguiti regolarmente per il monitoraggio delle resistenze nei reparti ad alto rischio di infezioni (Rianimazione e reparti chirurgici), e da altri campioni afferenti al Laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale di Cattinara, in particolare enterococchi con resistenza ai glicopeptidi o con dubbia sensibilità al LNZ per un totale di 121 ceppi (114 isolati dai tamponi rettali di sorveglianza e 7 da materiali diversi).
Sono state poi valutate le condizioni più idonee per il rilevamento della mutazione G2576T, che conferisce resistenza al linezolid. Questa mutazione comporta il cambiamento di una base nel domain V della subunità 23S dell’rRNA ed è quella predominante in ambiente clinico.
In particolare, sono stati valutati i seguenti punti:
• Estrazione del DNA: con fenolo/fenolo-cloroformio-isoamilico e successiva precipitazione con etanolo o, metodo più veloce, trattamento a 95° per 10 minuti di una sospensione in 10 µl di acqua distillata di 2-4 colonie prelevate da una coltura on in agar sangue.
• Scelta dei primers per l’amplificazione della sequenza di DNA comprendente il sito di mutazione, scelta delle condizioni di amplificazione e identificazione dell’enzima di restrizione più appropriato, NheI, che, in presenza della mutazione G2576T, procede al taglio del frammento di 745 bp ottenuto dall’amplificazione, generando due frammenti di 556 e 189 bp.
• Acquisizione di ceppi di controllo resistenti al linezolid: sono stati forniti, dalla Dott.ssa R. Fontana di Verona, 3 ceppi di Enterococcus faecium con diversi gradi di resistenza al LNZ.
In nessuno dei ceppi isolati a Trieste nel 2006 è stata rilevata la mutazione G2576T. I ceppi di controllo, sottoposti agli stessi trattamenti di estrazione, amplificazione e restrizione, hanno invece evidenziato il profilo elettroforetico caratteristico generato dalla presenza della mutazione; è stata inoltre rilevata la difficoltà di individuare la resistenza con i test di sensibilità, sia in automazione, sia in agar-diffusione, soprattutto quando solo poche copie di geni sono mutate.
Nel maggio del 2007 è stato isolato il primo enterococco resistente ai glicopeptidi e al linezolid (E. faecalis), da un catetere di drenaggio toracico proveniente da un paziente trattato con vancomicina, ma mai con linezolid. Ciò ha dato il via ad una serie di prove per la caratterizzazione del ceppo, per la verifica della presenza della mutazione G2576T e per il controllo dell’eventuale colonizzazione intestinale attraverso colture da tamponi rettali di sorveglianza.
Le prove effettuate hanno evidenziato la difficoltà, con i metodi solitamente usati in laboratorio, di isolare i ceppi resistenti in materiali con abbondante flora commensale, come sono i tamponi rettali di sorveglianza; nel materiale fecale possono infatti coabitare enterococchi resistenti e sensibili e una volta cessata la pressione selettiva, determinata dalla terapia, il ceppo sensibile prende il sopravvento su quello resistente, che sarà così difficilmente identificabile, pur mantenendosi spesso vitale e pronto a moltiplicarsi velocemente in caso di ripresa del trattamento, annullando l’efficacia terapeutica del farmaco.
Per superare il problema, è stata studiata una apposita strategia, basata sulla coltura dei campioni su terreno selettivo per enterococchi (Enterococcosel agar) e sul successivo inoculo su agar Mueller Hinton contenente 4 µg/ml di linezolid (Lin-screen) di una sospensione densa (2 McFarland) di colonie H2S positive prelevate dall’Enterococcosel. Tale metodo rende possibile la selezione diretta di enterococchi LNZ-resistenti dai tamponi rettali. La sua applicazione ha consentito sia l’isolamento di E. faecalis LNZ-resistente dal tampone rettale del paziente da cui era stato isolato il primo enterococco resistente al linezolid, sia il ritrovamento di un secondo ceppo resistente ai glicopeptidi e al linezolid (E. faecium) in un campione fecale di un paziente in precedenza trattato con linezolid, ma mai sottoposto a terapia con vancomicina.
Lo studio si è quindi focalizzato sui ceppi resistenti al linezolid isolati a Trieste, con la ricerca da un lato della storia clinica dei pazienti da cui i ceppi erano stati isolati, dall’altro con la conferma molecolare della presenza della mutazione G2576T e con la genotipizzazione dei ceppi resistenti e sensibili isolati dagli stessi pazienti. È stato inoltre valutata la frequenza della resistenza ai glicopeptidi nel triennio 2006-2008. I principali risultati ottenuti includono:
1) La dimostrazione che il sistema automatico Vitek tende a sovrastimare la resistenza al Linezolid: 9 ceppi di enterococco, la cui MIC per linezolid, determinata dal sistema automatico Vitek, era di 4 µg/ml, indice di sensibilità intermedia (I), sono stati saggiati con Lin-screen e con E-test: non è stata rilevata crescita e la MIC è risultata nel range di sensibilità dimostrando così che il 5,5% di resistenza (ceppi a sensibilità intermedia o resistenti) al linezolid rilevato nel 2005 era quasi certamente frutto di una sovrastima del Vitek.
2) La descrizione del primo caso in Italia di colonizzazione con E. faecalis resistente sia al linezolid che alla vancomicina: il ceppo è stato isolato da un catetere di drenaggio toracico da un paziente trattato con vancomicina per empiema pleurico causato da S. aureus meticillino-resistente (MRSA). La terapia con vancomicina potrebbe aver indotto la possibile selezione dei ceppi vancomicina-resistenti, ma il paziente non è mai stato trattato con linezolid e quindi resta inspiegabile la comparsa di tale resistenza; presenza continua di infezione da MRSA e procedure invasive (cateteri) possono essere fattori di rischio, come forse la contemporanea presenza in reparto di una persona trattata con linezolid. I ceppi resistenti isolati dal catetere e successivamente dai tamponi rettali di sorveglianza presentano il genotipo vanA e appartengono allo stesso clone, ma risultano genotipicamente diversi dai ceppi sensibili isolati dallo stesso tampone di sorveglianza, come rilevato dalla PFGE. Il ceppo resistente potrebbe quindi essere stato acquisito dal personale o dall’ambiente ospedaliero.
Il caso è stato presentato con un poster al XXXVII congresso nazionale AMCLI (5-8 ottobre 2008) ed è ora oggetto di un lavoro per l’eventuale pubblicazione su riviste internazionali.
3) La descrizione di E. faecium resistente a vancomicina, teicoplanina e linezolid isolato da un campione di feci, con la tecnica del Lin-screen, in un paziente con pregressa infezione da VRE. Il paziente non è mai stato trattato con vancomicina; è stato trattato con linezolid per un breve periodo e ciò può aver determinato la comparsa dei VLRE. I ceppi resistenti a vancomicina e linezolid, isolati dopo il trattamento con linezolid, sono stati confrontati con gli E. faecium resistenti a vancomicina isolati dallo stesso paziente, prima del trattamento con linezolid: si è valutata sia la presenza della mutazione G2576T (presente solo nei ceppi resistenti al linezolid), sia la relazione clonale tramite PFGE: i ceppi VRE isolati prima del trattamento con linezolid e quelli VRLE colonizzanti appartengono allo stesso clone, quindi in questo caso si può affermare che il ceppo linezolid-resistente è derivato da quello sensibile dopo pressione selettiva data dall’uso, sia pur breve, del linezolid. E’ stata confermata la presenza del gene vanA, tramite amplificazione per PCR, in tutti i ceppi vancomicina-resistenti.
4) L’osservazione che E. faecium vancomicina-resistenti (tutti confermati di genotipo vanA) provenienti da vari reparti ospedalieri, ma anche dall’esterno, sono geneticamente correlati (esame dei profili PGFE dopo macrorestrizione SmaI) e quindi parte della stessa catena di trasmissione; la trasmissione da paziente a paziente o attraverso oggetti contaminati o ancora attraverso gli operatori sanitari potrebbe spiegare la comparsa di VRE anche in pazienti non sottoposti a terapia con glicopeptidi, come nel caso descritto al punto 3.
5) E’ stata infine dimostrata la praticità dell’uso del Lin-screen, la sua capacità di individuare batteri resistenti anche se presenti a bassissime concentrazioni in colture miste ricreate in vitro, i molteplici usi a cui può essere destinato:
• Nei pazienti da cui sono stati isolati VLRE dove è necessario esaminare campioni multipli e a distanza di tempo per confermare la scomparsa di enterococchi linezolid-resistenti colonizzanti, infatti non sempre un primo campione negativo basta a confermare la loro assenza, campioni successivi possono nuovamente portare a crescita su Lin-screen, in dipendenza della minore o maggiore concentrazione dei ceppi resistenti e del modo con cui il prelievo è stato eseguito.
• Per conferma della sensibilità intermedia o dubbia rilevata da strumenti automatici o dai test di diffusione in agar.
• Per eventuali resistenze al linezolid non dovute alla classica mutazione G2576T.
• Per il controllo della colonizzazione da parte di ceppi resistenti al linezolid in caso di un eventuale uso del farmaco, esame da eseguire prima dell’inizio della terapia, per escludere la presenza di isolati già in possesso della mutazione e quindi tendenzialmente pronti ad evolvere verso una maggiore resistenza, con il conseguente fallimento terapeutico; esame da ripetere al termine della terapia per confermare l’assenza di ceppi resistenti selezionati in corso di terapia.
L’utilizzo del Lin-screen nei 2 casi descritti ha confermato l’ipotesi che VLRE e VLSE possono coabitare in siti normalmente ricchi di flora commensale; in caso di terapia la specie resistente potrà facilmente prendere il sopravvento, moltiplicandosi e diffondendosi in altri siti organici dello stesso paziente o, tramite oggetti contaminati od operatori sanitari o dagli stessi pazienti infetti, passare ad altri pazienti, se non vengono seguite attente procedure di prevenzione e di controllo delle infezioni.XXI Cicl
Applicazione di nuove soluzioni informatiche per la gestione multicentrica della qualità analitica in un laboratorio clinico
Il controllo di qualità (CQ) di un laboratorio clinico è l’insieme delle attività di misura e monitoraggio della qualità analitica, e rappresenta uno strumento essenziale per garantire il valore clinico del dato di laboratorio. L’approccio statistico del CQ permette di tenere sotto controllo fonti di possibile “errore”, come la variabilità biologica e analitica, garantendo così un’analisi di laboratorio precisa ed accurata ed un risultato finale attendibile. Il calcolo del bias, indice di un errore sistematico della prestazione analitica, e del coefficiente di variabilità (CV), indice di errori casuali, costituiscono due operazioni essenziali all’interno di un corretto programma di controllo di qualità al fine di garantire un basso livello di errore totale e raggiungere il traguardo analitico prefissato. La pianificazione e l’implementazione di un programma organizzato di CQ, basato sulla conoscenza delle performance dei sistemi analitici del laboratorio e sulle specifiche di qualità attuali, consentono di “contenere” la variabilità di processo entro i limiti di un errore massimo accettabile. Le gestione della qualità analitica di un laboratorio clinico è effettuata adottando diverse tipologie di programmi di CQ, come il controllo di qualità interno (CQI), la valutazione esterna di qualità (VEQ) e il controllo di qualità interno allargato (CQA). Quest’ultimo costituisce un importante strumento di confronto tra dati di controlli provenienti da laboratori diversi.
La gestione multicentrica di un controllo di qualità interno “esteso” a laboratori affiliati, con il contributo di software esperti che permettono un aggiornamento in tempo reale sulla gestione dei propri dati e quelli degli altri laboratori, costituisce il tema centrale di questa tesi.
Lo Unity Real Time ® 2.0, prodotto dalla ditta Bio-Rad e descritto in questo lavoro, è un esempio di software avanzato per la gestione del CQ che, oltre a fornire una serie di strumenti per la gestione real time del CQI, consente l’integrazione e l’invio dei dati di controllo a centri di calcolo che elaborano statistiche di confronto, grazie a sistemi di interfacciamento con i programmi per il controllo dei sistemi analitici del laboratorio. Queste nuove soluzioni informatiche costituiscono l’opportunità di creare “laboratori in rete” per la gestione della qualità analitica di più laboratori contemporaneamente e l’eventuale risoluzione di errori in tempo reale.
Negli ultimi anni, la razionalizzazione delle aziende sanitarie della Regione Toscana ha imposto un riassetto dell’organizzazione dei laboratori clinici con conseguente accentramento delle analisi in laboratori multicentrici. Le soluzioni di connettività interlaboratorio costituiscono in questo senso il miglior strumento per una gestione omogenea del controllo della qualità analitica dei laboratori sul territorio
Sicurezza alimentare di prodotti ortofrutticoli di IV gamma
Introduction
Vegetables are major components of healthy and balanced diet. However, 25% of foodborne
diseases are linked to the consumption of vegetables, especially the minimally processed ready to
eat (RTE) vegetables. The main foodborne pathogens associated at RTE vegetables are
Enterobacteriaceae (E. coli, Salmonella spp. and Yersinia spp.) and psychrophilic microorganisms
like Listeria monocytogenes.
Aim of study
The aim of this work was to assess the microbiological risks associated with consumption of RTE
salads, through the quantification of microbiological contamination. In addition we carried out the
rapid detection of foodborne pathogens by real time PCR, and molecular characterization of Listeria
monocytogenes strain isolated in this study. Microbiological and bio molecular challenge tests was
carried out for assess potential growth of Listeria monocytogenes in vegetables stored at different
temperatures. Besides, the work was focused on the evaluation of washing process in association to
the shelf life of these products.
Materials and methods
A total of 300 pre-packaged mixed raw vegetable salads collected from retail premises (68%) and
production plants (32%) were examined. Microbiological eligibility for human consumption (Reg
CE 1441/2007) is based on three bacteriological parameters (Escherichia coli, Salmonella spp and
L. monocytogenes). In order to assess the safety of RTE vegetables, all parameters required by law
have been investigated. The contamination of vegetables from E. coli O157:H7, L. monocytogenes
and Salmonella spp was also investigated by real time PCR. Furthermore, the pathogenic properties
of L. monocytogenes have been evaluated by PCR assay (prfA, rrn, hlyA, actA, inlA, inlB, iap, plcA
e plcB). The purpose of Challenge test was to provide information especially on the behavior of L.
monocytogenes.
Results and conclusion
Parsley and mixed salads showed the most contaminated panel, however we found high levels of
contamination by Enterobacteriaceae in every kind of RTE salads. Salmonella spp. and E. coli
O157:H7 have never been isolated, while only a sample of rocket was contaminated by one strain of
L. monocytogenes and Yersinia enterocolitica. The PCR assay showed the virulence genes of L.
monocytogenes strain (prfA, rrn, actA, inlA, inlB, plcA, plcB). Washing temperature,
microbiological quality of water and raw material are basic requirements to achieve high
microbiological standards for RTE salads. Listeria monocytogenes shows a growth potential
variable in consideration of the different types of products and storage temperatures. Bio molecular
challenge tests appear a useful tool for the evaluation of the survival of L. monocytogenes when
coltural results seem uncertain (eg. high or low bacterial growth and difficulty in estimating the
growth plate)
Storia dell'Università di Sassari
In questo volume si segnalano i maestri che hanno insegnato nell’ateneo sassarese o coloro che vi hanno lavorato lasciando una traccia duratura nella ricerca scientifica. Vengono quindi presentati i profili dei Rettori che si sono succeduti dal 1843 al 2009. Vi è poi uno sguardo agli edifici, biblioteche e musei, nonchè agli studenti e ai docenti. Accanto ai testi vi è un parallelo percorso iconografico che documenta la storia dell’Università attraverso le testimonianze artistiche, i documenti archivistici, i reperti fotografici, le opere scientifiche con materiali provenienti non soltanto dalle strutture interne all'Ateneo, ma anche dalle biblioteche e dagli archivi italiani e stranieri e dalle collezioni private
Gestione del rischio clinico nelle infezioni correlate all'assistenza (ICA): implicazioni cliniche e medico-legali nell'Azienda Ospedaliera Sant'Andrea.
Care associated infection (ICA): clinical risk assessment
Annamaria Vullo
Dipartimento di Scienze anatomiche, istologiche, medico-legali e dell'apparato locomotore, Sapienza - Università di Roma
The aim of this study is to evaluate the risk of care associated infection (ICA) during the ordinary activity.
The study include a retrospective analysis about epidemiological and statistical data collected by simple operative unit (UOS) of Igiene and hospital techniques at Sant’Andrea Hospital in Rome .
The time of observation included five years 2011-2015.
The cases were 2.495 patients (53% male and 47% female) and were collected in clinical Departments. The analysis was elaborated on 255 records: 21 are related to professional responsibility and 21 to ICA.
By our preliminary results we speculate the importance of the quality of the hospital assistance; in particular we observed a higher risk of infection in the patients with deteriorated clinical condition. Moreover the correct application of the protocols for the use of disinfectants and antibiotics, the respect of criteria for the use of drugs and invasive procedures plays an important role as regards the transmission of pathogens and causes of ICA.
In conclusion, the adoption of a risk management policy based on the synergy between risk assessment adhering to the real business context and the adoption of appropriate organizational models (Procedures-Protocols) as well as future regulatory references being approved by the Senate acts for the prevention and control of the ICA. It will represent the best strategy by the Hospital Companies will be able to guarantee the quality of the assistance and where it is necessary to demonstrate in court the correctness and completeness of the clinical and organizational models adopted
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