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Abdominal versus perineal approach for external rectal prolapse: systematic review with meta-analysis
BACKGROUND: External rectal prolapse (ERP) is a debilitating condition in which surgery plays an important role. The aim of this study was to evaluate the outcomes of abdominal approaches (AA) and perineal approaches (PA) to ERP. METHODS: This was a PRISMA-compliant systematic review with meta-analysis. Studies published between 1990 and 2021 were retrieved. The primary endpoint was recurrence at the last available follow-up. Secondary endpoints included factors associated with recurrence and function. All studies were assessed for bias using the Newcastle-Ottawa Scale and Cochrane tool. RESULTS: Fifteen studies involving 1611 patients (AA = 817; PA = 794) treated for ERP were included, three of which were randomized controlled trials (RCTs; 114 patients (AA = 54; PA = 60)). Duration of follow-up ranged from 12 to 82 months. Recurrence in non-randomized studies was 7.7 per cent in AA versus 20.1 per cent in PA (odds ratio (OR) 0.29, 95 per cent confidence interval (c.i.) 0.17 to 0.50; P < 0.001, I2 = 45 per cent). In RCTs, there was no significant difference (9.8 per cent versus 16.3 per cent, AA versus PA (OR 0.82, 95 per cent c.i. 0.29 to 2.37; P = 0.72, I2 = 0.0 per cent)). Age at surgery and duration of follow-up were risk factors for recurrence. Following AA, the recurrence rates were 10.1 per cent and 6.2 per cent in patients aged 65 years and older and less than 65 years of age, respectively (effect size [e.s.] 7.7, 95 per cent c.i. 4.5 to 11.5). Following PA, rates were 27 per cent and 16.3 per cent (e.s. 20.1, 95 per cent c.i. 13 to 28.2). Extending follow-up to at least 40 months increased the likelihood of recurrence. The median duration of hospital stay was 4.9 days after PA versus 7.2 days after AA. Overall, incontinence was less likely after AA (OR 0.32), but constipation occurred more frequently (OR 1.68). Most studies were retrospective, and several outcomes from RCTs were not consistent with those observed in non-RCTs. CONCLUSION: The overall risk of recurrence of ERP appears to be higher with PA versus AA. Incontinence is less frequent after AA but at the cost of increased constipation. Age at surgery and duration of follow-up are associated with increased risk of recurrence, which warrants adequate reporting of future studies on this topic
Progetto NERIES: analisi preliminare dei dati della prima campagna OBS nello Ionio meridionale
La definizione di un modello crostale per l’area dello Ionio è di fondamentale
importanza per la comprensione dell’evoluzione geodinamica del Mediterraneo.
Anche se quasi tutti gli autori concordano nel ritenere la crosta del Mar Ionio
assimilabile a una crosta oceanica matura (De Voogd et al., 1992, Catalano et al.,
2001; Finetti e Del Ben, 2005; Argnani, 2005), esistono tuttavia ipotesi alternative
(Farrugia and Panza, 1981; Ismail-Zadeh et al., 1998..) e rimangono da chiarire
alcuni aspetti di questa struttura litosferica.
L’area ionica è una delle regioni del Mediterraneo con maggiore attività sismica, in
passato interessata da numerosi eventi di elevata intensitĂ seguiti a volte da tsunami
(Vannucci et al., 2004; Tinti et al. 2004).
L’attività sismica è in gran parte localizzata lungo gli archi Ellenico, Egeo e Calabro,
la Sicilia orientale e la scarpata Ibleo-Maltese.
La sismicità del bacino ionico è in parte sconosciuta a causa della mancanza di
stazioni sismiche sottomarine offshore. Per lo stesso motivo attualmente non esiste
per l’area in esame alcuna tomografia sismica passiva con adeguata risoluzione.
Per meglio caratterizzare la sismicitĂ dello Ionio e raccogliere una quantitĂ di dati
sufficiente a costruire un robusto modello di velocità , nel maggio 2007, nell’ambito
delle attivitĂ di monitoraggio realizzate in collaborazione con il Dipartimento di
Protezione Civile (DPC) e in seno al progetto europeo NERIES (attività NA6), l’OBS
Lab di Gibilmanna del Centro Nazionale Terremoti dell’INGV, ha deposto tre Ocean
Bottom Seismometers (OBS) nello Ionio meridionale a profonditĂ comprese tra 3500-
4000m.
Gli strumenti deposti sono stati realizzati presso l’Osservatorio di Gibilmanna e sono
stati equipaggiati con sismometri Nanometrics Trillium 120P installati su basi
autolivellanti della Nautilus e con sensori di pressione differenziali (DPG) con banda
passante compresa tra 200s e 2Hz. I segnali provenienti dai due sensori sono sti
acquisiti da un data logger a 21 bit (SEND Geolon MLS) ad una frequenza di
campionamento di 100Hz
Gli OBS A1 e A3 sono stati recuperati con successo il 2 febbraio 2008 mentre l’OBS
A2 è stato recuperato il 15 marzo 2008 ed è stato sostituito da un altro OBS per
completare il monitoraggio di lunga durata (sino a maggio 2010) previsto dal progetto
NERIES.
L’array di OBS ha registrato per nove mesi i segnali sismici dal fondo dello Ionio.
Mentre per l’OBS A1 sia il DPG che il sismometro hanno funzionato correttamente,
per gli OBS A2 e A3, a causa di problemi nel livellamento dei sensori sismici e alla
loro bassa tolleranza del tilt dinamico di appena +- 0.2°, i dati provenienti dai
sismometri sono risultati inutilizzabili.
Durante l’esperimento l’array di OBS ha registrato oltre 450 eventi: sono stati
individuati circa 90 telesismi, 250 eventi regionali registrati anche dalle reti sismiche
a terra e oltre 100 eventi non localizzati. La Fig. 2 mostra la distribuzione degli
epicentri dei telesismi e degli eventi regionali. Gli eventi sono stati localizzati
dall’INGV, dall’EMSC, dall’USGS e dalla rete sismica nazionale greca e riportati nei
rispettivi bollettini sismici.
La Fig. 3 mostra l’evento sismico del 12 settembre 2007 con epicentro a Sumatra di
Ms = 8.5. Sui sismogrammi sono facilmente individuabili diverse fasi di onde di
volume e di superficie sia sul segnale di pressione che sui segnali di velocitĂ .
Per un’accurata localizzazione degli eventi locali è necessaria la conoscenza di un
modello ottimale di velocità delle onde P ed S per l’area in esame. Per definire un
modello 1D di velocità delle onde P per l’area ionica, abbiamo invertito i tempi di
arrivo delle prime fasi P degli eventi regionali registrati.
Dell’intero dataset sono stati scelti solamente gli eventi con RMS di residuo inferiore
a 0.3s e errore di localizzazione standard minore di 3.0 km. Sulla base delle
informazioni attualmente disponibili per l’area del bacino ionico e delle aree
circostanti, sono stati inoltre scartati gli eventi con ipocentro superficiale in aree
intensamente deformate; per queste aree sono state selezionati solo gli eventi con
profonditĂ ipocentrale superiore a 20 km.
Il dataset finale è composto da 67 eventi regionali con un totale di 175 fasi P
individuate.
Il problema diretto di tracciamento del raggio dalla sorgente alla stazione è stato
risolto in maniera analitica per i raggi rifratti e tramite il metodo dello “shooting” per le onde dirette. Nella soluzione del problema diretto è stata considerata anche la
profonditĂ delle stazioni.
Generalmente nell’identificazione di un modello 1D di velocità ottimale sono invertiti
simultaneamente sia i parametri ipocentrali che i parametri del modello crostale
utilizzando un “misfit” globale come misura della bontà dell’inversione.
Tuttavia, poiché gli eventi regionali sono stati localizzati da stazioni a terra, sono stati
invertiti solo i parametri del modello di velocità . Dato che il problema inverso è di
natura non lineare, la soluzione è stata ottenuta iterativamente.
Fattore critico nel processo di inversione è la scelta di un adeguato modello iniziale di
velocità . Il modello iniziale utilizzato nell’inversione è quello proposto da Finetti e Del
Ben (2005). Questo modello crostale è costituto da 6 strati su crosta oceanica a
profonditĂ di 13.7 km. Nella procedura di inversione abbiamo fissato solamente il
numero di strati e invertito la velocitĂ e gli spessori.
Il modello 1D di velocità delle onde S è stato ottenuto applicando due metodologie di
indagine geofisica complementari: l'inversione delle curve di dispersione delle onde
di superficie e delle receiver function. Le curve di dispersione sono state ottenute
tramite l’analisi FTAN (Dziewonski et al., 1969) e invertite imponendo lo stesso
numero di strati del modello di velocitĂ delle onde P. I risultati ottenuti sono stati
comparati con i modelli ricavati da un'inversione indipendente delle Receiver
Function telesismiche ottenute per la stazione A1.
L’inversione congiunta dei tempi di viaggio e delle curve di dispersione ha permesso
di definire un unico modello 1D di velocitĂ . Tale modello sarĂ utilizzato per
localizzare gli eventi locali. Il modello ottenuto e i risultati della localizzazione
saranno esposti durante il convegno
FORCE- AND POWER-TIME RELATIONSHIP,EMG RESPONSES IN CONCENTRIG AND ISOMETRIC CONDITIONS,EFFECTS OF TRAINING AND INDIVIDUAL CRARACTERISTICS
Introduction The relationship between EHG (temporal pattern, IEMG, power spectra ) and the biomechanical parameter in isometric and dynamic muscle tension represents an essential method in the analysis of the specificity of training effects and of the individual characteristics in motor control modelling and in practical motor learning. METHODS Force-time, power-time relationships under concentric and isometric conditions (MVC) with and without preloading were determined. For EHG purpose, surface electrodes (O= 5 mm; interelectrode distance 40 mm) were placed over the belly of each muscle (Tric.br.;Bic.br.; Delt.an.; Pect.ma.). Bipolar myoelectrical potentials were recorded with the passive electrode placed between the two actives: signals were preamplified and band-pass filtered (CMRRT 70 db, BP= 10 Hz- 1 KHz: Zin=1,5 MR. gain= 1000). EMG signals and the force were digitized on-line with a sampling frequency of 1000 Hz. For time structure analysis EMG signals were full-wave rectified and bandpass filtered (20-70 Hz) to obtain envelop curve patterns of each muscle. Power spectra analysis (median frequency MF) were performed using 1024 and pl2 data points. 3 groups (n=4) of sport students were involved in the investigation. Subjects performed a 8 week training period under different loading conditions. RESULTS # In the concentric tasks subjects show individual strategies in the muscular coordination patterns dependent on the load intensity. # Differences in the muscular interactivity pattern are not necessarily matching similar variation in the mechanical output. # For increasing loads there is a linear relationship between muscular activation level and mechanical power output. # In the power spectra, trends are consistent but also discontinuous. Median frequency could possibly indicate that some subjects have resources in motor units recruitment . # Other considerations are discussed referring to the muscular activation and the isometric MVC under preloading conditions
The effect of cyclosporine, rapamycin and FK 506 the survival following allogeneic bone marrow transplantation
Messina 1908-2008: understanding crust dynamics and subduction in Southern Italy
To mark the centennial anniversary of the 1908 earthquake that shook Messina, Italy, the Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) has begun the "Messina 1908- 2008" research project. The aim is to clarify the extension deformation processes that occur in the Messina Strait and to understand relationships between subduction and crustal deformation there by merging existing data and studies, and by collecting new and more detailed seismological, geodetic, historical, and satellite observations. More than 20 permanent seismic stations and about 15 temporary stations are located in the study region. A dense permanent geodetic network also operates in the region, several campaign surveys are newly available, and new geodetic campaign measurements were performed in March 2008. In addition, during July 2008, five ocean bottom seismometers (OBS) were deployed to better monitor the area largely covered by the sea. Records of historical earthquakes that struck the Strait of Messina will be analyzed, and synthetic aperture radar images will help define surface deformation of the region. The Messina 1908-2008 project's assemblage of a database and integration of innovative technologies could transform our understanding of the crust and mantle structure of the active tectonics and seismic hazards of the Strait of Messina
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