197 research outputs found

    The many paths of self-organization

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    By exploring different cultural roots of self-organisation, the paper points out and discusses the lights and shadows of a concept, which is increasingly used both in mainstream theories and in critical thinking. In so doing, the contribution aims at offering a basic framework for containing and giving sense to the various approaches to self-organization (as they emerge from the two issues of Tracce Urbane, n. 3 and 4, dedicated to that topic), yet sufficiently structured to allow orientation among the variants in which the concept is used in relation with the city. The intent is, therefore, also methodological, and concerns the consistence between theories and concepts, and the heuristics we adopt to analyse and explain spatial phenomena and practices

    Problematizing Resilience: Implications for Planning Theory and Practice

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    This paper problematizes the introduction of the concept of resilience into the planning domain from three main starting points: 1. The nature of the events which are said to require resilience; 2. The different nuances in meaning that resilience assumes according to those different events, and 3. The theoretical and operational problems the concept entails. The paper sustains that: 1. The quest for a resilient behavior or a resilient answer, and the claim to improve urban and territorial resilience do not find the same justification in every kind of event; 2. Multiple sub meanings are embedded within one interpretation of resilience that leave the concept open to rather large margins of ambiguity, which emerge considering its operationalization; 3. The concept seems to fit and to be appropriate within different paradigms, planning traditions and policy frameworks. Its alleged ‘neutrality’ is one of the main reasons of its pervasiveness, but also of its ambiguity, showing latent controversial implications, which are progressively emerging in critical planning theory

    Ecological transition without change. A paradox, a misinterpretation, or a renounce?

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    This paper highlights weaknesses and contradictions that emerge with the implementation of the “ecological transition” goal, ostensibly supported at all policy levels, looking at (1) how trans-national, European “Green Deal” post-crisis measures are translated at the urban scale; (2) which are the main obstacles to fulfill a substantial change, and (3) which is the actual role of planning. The paper provides examples from long-lasting research in Rome, Italy, framing them critically by combining planning theory and practice and political ecology perspectives, to show that: (1) the implementation of the “ecological transition” goal at the urban scale through direct and indirect interventions makes it impossible to unequivocally assess policy results; (2) to be actually realized, “ecological transition” asks to redefine priorities among the ever existing conflicting interests in the urban space, and to revise previous planning and policy choices, while a strong resistance emerges in overcoming the “business as usual” way of operating; (3) planning regulation is ambiguous since it is used in opposite ways (both as the source of the “certainty of the right”, and as the “flexible tool” for negotiations), with the only undeniable purpose to preserve the established, dominant interests, even when evidently conflicting with the declared public goals

    Il paesaggio come costrutto strategico. A proposito del rapporto tra paesaggio e pianificazione

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    A partire da una riflessione critica sul rapporto tra paesaggio e pianificazione e sulle implicazioni che ogni concezione di paesaggio porta con sé, la tesi si propone, quale contributo «potenzialmente operativo», di risolvere il nesso tra oggetto, disciplina e strumento. Perseguendo questo obiettivo sono stati circoscritti i campi all’interno dei quali si direbbe possibile rintracciare una soluzione ragionevole. Nella sua complessità, il paesaggio sembra potersi esprimere molto più attraverso politiche e pratiche di pianificazione «debolmente» codificate e istituzionalizzate. Le ragioni devono essere rintracciate in parte nella stretta connessione al tema delle politiche «come pratiche di “beni comuni”», in parte nella definizione stessa del loro campo di azione. Esse risultano le più congruenti con le definizioni di paesaggio proposte (anche) perché appartengono allo stesso paradigma: in sostanza, sono le sole a poterlo «comprendere». Nelle ragioni del riavvicinamento dei concetti di paesaggio e immagine, all’interno del discorso sul ruolo delle immagini come strumento di conoscenza, decisione e azione, sembra trovare giustificazione lo spostamento della dimensione paesistica verso quei modi della pianificazione che sono stati definiti della «concertazione territoriale». Il ricorso a tali pratiche inserisce i discorsi sul paesaggio in una dimensione costruttiva. Al suo interno, l’elaborazione di immagini di paesaggio come quadri di senso condivisi non va solo in direzione della formazione del consenso su obiettivi di sviluppo o di tutela, ma può essere intesa come un vero e proprio processo di costruzione (via rielaborazione) del paesaggio. Queste pratiche potrebbero trovare posto all’interno di processi di tipo strategico

    Il paesaggio come costrutto strategico. A proposito del rapporto tra paesaggio e pianificazione

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    A partire da una riflessione critica sul rapporto tra paesaggio e pianificazione e sulle implicazioni che ogni concezione di paesaggio porta con sé, la tesi si propone, quale contributo «potenzialmente operativo», di risolvere il nesso tra oggetto, disciplina e strumento. Perseguendo questo obiettivo sono stati circoscritti i campi all’interno dei quali si direbbe possibile rintracciare una soluzione ragionevole. Nella sua complessità, il paesaggio sembra potersi esprimere molto più attraverso politiche e pratiche di pianificazione «debolmente» codificate e istituzionalizzate. Le ragioni devono essere rintracciate in parte nella stretta connessione al tema delle politiche «come pratiche di “beni comuni”», in parte nella definizione stessa del loro campo di azione. Esse risultano le più congruenti con le definizioni di paesaggio proposte (anche) perché appartengono allo stesso paradigma: in sostanza, sono le sole a poterlo «comprendere». Nelle ragioni del riavvicinamento dei concetti di paesaggio e immagine, all’interno del discorso sul ruolo delle immagini come strumento di conoscenza, decisione e azione, sembra trovare giustificazione lo spostamento della dimensione paesistica verso quei modi della pianificazione che sono stati definiti della «concertazione territoriale». Il ricorso a tali pratiche inserisce i discorsi sul paesaggio in una dimensione costruttiva. Al suo interno, l’elaborazione di immagini di paesaggio come quadri di senso condivisi non va solo in direzione della formazione del consenso su obiettivi di sviluppo o di tutela, ma può essere intesa come un vero e proprio processo di costruzione (via rielaborazione) del paesaggio. Queste pratiche potrebbero trovare posto all’interno di processi di tipo strategico

    An historical and critical reconstruction of disciplines and interdisciplinarity in urban studies (part 2)

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    Dopo aver ricostruito la storia di quattro discipline (urbanistica, sociologia urbana, cultural history e geografia urbana), in particolare nei paesi di lingua tedesca -che è stata pubblicata nel numero 6 di TU-, si riflette qui sull’origine di un orientamento critico al loro interno e più generalmente nel campo degli studi urbani. Usando una forma dialogica, studiosi con una diversa formazione discutono di come e quando è emerso un orientamento critico, mettendo in discussione prima di tutto cosa è ‘critico’ nelle diverse discipline, approcci ed epoche, a seconda della predominanza di questioni o problemi, ma anche in relazione con i cambiamenti nel contesto socio-culturale e politico.Following a reconstruction of the history of four disciplines (urban planning, urban sociology, cultural history and urban geography), in German-speaking countries in particular -which has been published in the previous issue of TU (6)-, we focus here on the origin of a ‘critical orientation’ within urban studies. Using a dialogical form, scholars with different education discuss how and when a critical orientation emerged, questioning first of all what is ‘critical’ within the different disciplines, approaches and times, depending on the predominance of issues or problems, but also in relation to changes in the socio-cultural and political environment

    Pregnancy in epileptic patients: comparison between well-established therapeutic strategies and opportunities coming from new drugs

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    Treating women affected by epilepsy during pregnancy is challenging.  Clinicians have to consider both the teratogenic effects of Antiepileptic Drugs (AEDs) and the risk of seizure recurrence. Pharmacokinetic changes during pregnancy are rapid and conspicuous so that the serum concentration of drugs can be modified and the effectiveness of AEDs cannot be guaranteed. The aim of this study is to evaluate the risk of Major Congenital Malformation (MCM) associated with AEDs treatment during the first trimester of pregnancy. We collected data from 338 patients who contacted the Teratology Information Services of XXX University Hospital and we found that only the variable monotherapy vs politherapy had statistical significance for MCM. More studies are needed to assess the efficacy and safety of newer AEDs

    HER2-Displaying M13 Bacteriophages induce Therapeutic Immunity against Breast Cancer

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    The advent of trastuzumab has significantly improved the prognosis of HER2-positive (HER2+) breast cancer patients; nevertheless, drug resistance limits its clinical benefit. Anti-HER2 active immunotherapy represents an attractive alternative strategy, but effective immunization needs to overcome the patient's immune tolerance against the self-HER2. Phage display technology, taking advantage of phage intrinsic immunogenicity, permits one to generate effective cancer vaccines able to break immune tolerance to self-antigens. In this study, we demonstrate that both preventive and therapeutic vaccination with M13 bacteriophages, displaying the extracellular (EC) and transmembrane (TM) domains of human HER2 or its Δ16HER2 splice variant on their surface (ECTM and Δ16ECTM phages), delayed mammary tumor onset and reduced tumor growth rate and multiplicity in ∆16HER2 transgenic mice, which are tolerant to human ∆16HER2. This antitumor protection correlated with anti-HER2 antibody production. The molecular mechanisms underlying the anticancer effect of vaccine-elicited anti-HER2 antibodies were analyzed in vitro against BT-474 human breast cancer cells, sensitive or resistant to trastuzumab. Immunoglobulins (IgG) purified from immune sera reduced cell viability mainly by impairing ERK phosphorylation and reactivating retinoblastoma protein function in both trastuzumab-sensitive and -resistant BT-474 cells. In conclusion, we demonstrated that phage-based HER2 vaccines impair mammary cancer onset and progression, opening new perspectives for HER2+ breast cancer treatment
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