26 research outputs found

    Living on the edge : spazi urbani di confine a Roma

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    La dilatazione della città contemporanea al di fuori di qualunque schema di confine amministrativo o territoriale genera ed è generata dall’allargamento degli spazi di vita. Si abitano territori sempre più vasti, separando nettamente gli spazi della residenza da quelli del lavoro e dello svago, costruendo porzioni di città autoreferenziali e introverse, spesso votate al dominio incontrastato dei grandi contenitori per il commercio. Prima degli altri, gli spazi di confine lasciano trasparire le contraddizioni e le difficoltà di comprendere e supportare i significati in divenire di spazi urbani in continua trasformazione o assestamento, rendendo vana qualunque ipotesi di confinabilità di politiche e strumenti per il governo di questi territori. Per decodificare questa città appare necessario abbandonare l'ottica e gli strumenti della ricerca urbanistica tradizionale; osservare e studiare gli spazi attraverso la lente delle interazioni che in essi hanno luogo. Si tratta di indagare le funzioni vitali della città, interpretandola come luogo di interazione sociale non predefinita, avviando una profonda riflessione sui modi, le forme e le configurazioni dell'abitare che la contemporaneità sta producendo; sulle intenzionalità e sull'idea di città che stanno inducendo tali trasformazioni, spesso liquidate con giudizi perentori, che non ne lasciano trasparire il potenziale. Tre sono le chiavi di lettura scelte per decifrare queste realtà, le declinazioni concettuali da articolare: il confine, il consumo e lo spazio pubblico. Chiavi non determinate aprioristicamente, ma venute a galla e suggerite dalle configurazioni problematiche del contesto della ricerca. Lo studio e l’osservazione delle aree del confine, tramite diversi media, ci rivela configurazioni spaziali e di pratiche che sembrano stare strette all’interno delle descrizioni dicotomiche che delle periferie contemporanee gran parte del dibattito contemporaneo produce e che informa le modalità di intervento su questi contesti. Per decodificare gli spazi urbani di confine, la tesi propone uno sguardo “deliberatamente naif”, combinando approcci e strumenti della ricerca diversi. Si crea così un racconto. Si ricostruiscono storie, voci e strutture di quel delta urbano che si è venuto a creare dal secondo dopoguerra nell'area di sud-est di Roma, al di là del fiume che circonda la capitale, il suo Gange, il Grande Raccordo Anulare. Si esplora Anagnobia, questo il nome dato al delta, con la sua idrografia, le sue isole e i suoi approdi. Se ne ascoltano e narrano le voci, consapevolmente espresse o carpite seguendone le tracce spesso intermittenti e labili. Il racconto della città esplorata si confronta poi con quello della città ricercata, pianificata e voluta, con il progetto di una città altra che condensi in un nuovo fulcro le aspettative di miglioramento delle condizioni dell'abitare nel delta. Un nuovo centro che racchiuda i sogni di tutte le sue popolazioni, ROMAnina. L'esplorazione delle diverse trame che l'abitare assume in questi contesti conduce però ad un ripensamento delle potenzialità che gli spazi urbani, ed il loro progetto, assumono. Al di là dell'opposizione tra Anagnobia, la città che è, e ROMAnina, la città che forse sarà, si aprono possibilità non scontate di lavoro per un progetto di città che guardi al riequilibrio tra le diverse isole di cui il delta è costituito, puntando sulle potenzialtà dello spazio urbano come ambito di relazione e interazione, nonché su un possibile ruolo consapevolmente urbano dei contenitori per il consumo, i suoi approdi. Possibilità di cui ROMAnina fa parte, ma che non può e non deve esaurire

    Living on the edge : spazi urbani di confine a Roma

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    La dilatazione della città contemporanea al di fuori di qualunque schema di confine amministrativo o territoriale genera ed è generata dall’allargamento degli spazi di vita. Si abitano territori sempre più vasti, separando nettamente gli spazi della residenza da quelli del lavoro e dello svago, costruendo porzioni di città autoreferenziali e introverse, spesso votate al dominio incontrastato dei grandi contenitori per il commercio. Prima degli altri, gli spazi di confine lasciano trasparire le contraddizioni e le difficoltà di comprendere e supportare i significati in divenire di spazi urbani in continua trasformazione o assestamento, rendendo vana qualunque ipotesi di confinabilità di politiche e strumenti per il governo di questi territori. Per decodificare questa città appare necessario abbandonare l'ottica e gli strumenti della ricerca urbanistica tradizionale; osservare e studiare gli spazi attraverso la lente delle interazioni che in essi hanno luogo. Si tratta di indagare le funzioni vitali della città, interpretandola come luogo di interazione sociale non predefinita, avviando una profonda riflessione sui modi, le forme e le configurazioni dell'abitare che la contemporaneità sta producendo; sulle intenzionalità e sull'idea di città che stanno inducendo tali trasformazioni, spesso liquidate con giudizi perentori, che non ne lasciano trasparire il potenziale. Tre sono le chiavi di lettura scelte per decifrare queste realtà, le declinazioni concettuali da articolare: il confine, il consumo e lo spazio pubblico. Chiavi non determinate aprioristicamente, ma venute a galla e suggerite dalle configurazioni problematiche del contesto della ricerca. Lo studio e l’osservazione delle aree del confine, tramite diversi media, ci rivela configurazioni spaziali e di pratiche che sembrano stare strette all’interno delle descrizioni dicotomiche che delle periferie contemporanee gran parte del dibattito contemporaneo produce e che informa le modalità di intervento su questi contesti. Per decodificare gli spazi urbani di confine, la tesi propone uno sguardo “deliberatamente naif”, combinando approcci e strumenti della ricerca diversi. Si crea così un racconto. Si ricostruiscono storie, voci e strutture di quel delta urbano che si è venuto a creare dal secondo dopoguerra nell'area di sud-est di Roma, al di là del fiume che circonda la capitale, il suo Gange, il Grande Raccordo Anulare. Si esplora Anagnobia, questo il nome dato al delta, con la sua idrografia, le sue isole e i suoi approdi. Se ne ascoltano e narrano le voci, consapevolmente espresse o carpite seguendone le tracce spesso intermittenti e labili. Il racconto della città esplorata si confronta poi con quello della città ricercata, pianificata e voluta, con il progetto di una città altra che condensi in un nuovo fulcro le aspettative di miglioramento delle condizioni dell'abitare nel delta. Un nuovo centro che racchiuda i sogni di tutte le sue popolazioni, ROMAnina. L'esplorazione delle diverse trame che l'abitare assume in questi contesti conduce però ad un ripensamento delle potenzialità che gli spazi urbani, ed il loro progetto, assumono. Al di là dell'opposizione tra Anagnobia, la città che è, e ROMAnina, la città che forse sarà, si aprono possibilità non scontate di lavoro per un progetto di città che guardi al riequilibrio tra le diverse isole di cui il delta è costituito, puntando sulle potenzialtà dello spazio urbano come ambito di relazione e interazione, nonché su un possibile ruolo consapevolmente urbano dei contenitori per il consumo, i suoi approdi. Possibilità di cui ROMAnina fa parte, ma che non può e non deve esaurire

    Living on the edge: in-between spaces and urban performances in Rome

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    The paper draws the preliminary outputs of an empirical investigation concerning the forms of urbanity in recently built urban settlements in Rome. They have been accused of producing spaces that do not encourage urbanity and usually described within the erosion of public space discourse. Despite the envisaged criticism, no empirical investigations have been brought out to understand how urbanity, meaning the art of living together in urban spaces, can be experienced in those places. The paper and the empirical work, done throughout two case studies, suggest to consider those places has “urbanity reserves” in which urbanity is being socially produced over time, although it has changed its linkage with traditional public space. The use of video, as part of the field work, has allowed to open up the meaning of urbanity to a wider range of empirical instances to encompass forms of intersection of different practices that actually produce something new in the urban space

    RICERCA DI ATENEO Campagne urbane. Paesaggi in trasformazione nell’area romana ( rapporto di ricerca )

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    Con riferimento all’area romana, la ricerca compie lo sforzo di ricostruire una storia dell’idea di spazio urbano ed agricolo per come emergente da alcune elaborazioni storico-critiche e dalle pratiche tecnico-amministrative nell’arco di tutto il secolo XX ( risultati in corso di pubblicazione

    G6Pase location in the endoplasmic reticulum: Implications on compartmental analysis of FDG uptake in cancer cells

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    Abstract The favourable kinetics of 18F-fluoro-2-deoxyglucose (FDG) permits to depict cancer glucose consumption by a single evaluation of late tracer uptake. This standard procedure relies on the slow radioactivity loss, usually attributed to the limited tumour expression of G6P-phosphatase (G6Pase). However, this classical interpretation intrinsically represents an approximation since, as in all tissues, cancer G6Pase activity is remarkable and is confined to the endoplasmic reticulum (ER), whose lumen must be reached by phosphorylated FDG to explain its hydrolysis and radioactivity release. The present study tested the impact of G6Pase sequestration on the mathematical description of FDG trafficking and handling in cultured cancer cells. Our data show that accounting for tracer access to the ER configures this compartment as the preferential site of FDG accumulation. This is confirmed by the reticular localization of fluorescent FDG analogues. Remarkably enough, reticular accumulation rate of FDG is dependent upon extracellular glucose availability, thus configuring the same ER as a significant determinant of cancer glucose metabolism
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