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    L’OPACIZZARSI DEL CONFLITTO FRA GIOVANI E ADULTI E L’AFFERMARSI DELLA VIOLENZA FRA PARI

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    L'ipotesi formulata in questo lavoro riguarda la possibilità che la violenza intra-generazionale ha preso il posto di conflitto intergenerazionale tra i giovani e gli adulti. In altre parole, la violenza non è una modalità di comportamento interpersonale ma il substrato, la base su cui è articolato un insieme complesso di interdipendenze e trasversali azioni e reazioni tra pari. Ne consegue un modello di coesione deviante, che ci permette di affermare che: 1 la violenza esplode senza conflitti o escludendo qualsiasi possibilità di conflitto e della successiva mediazione e negoziazione tra gli attori sono coinvolti nella relazione anzi; 2. La violenza è diventato l'unico "collante" tra giovani che volontariamente assumono il ruolo di colpevoli, vittime, astanti, quando tutte le altre strategie di comunicazione possibili, condotte per il reciproco riconoscimento della loro identità, sono falliti.The hypotesis formulated in this paper concerns the possibility that the intra-generational violence has taken the place of inter-generational conflict among young and adults. In other words, the violence is not a mode of interpersonal behavior but the substrate, the basis on which has been articulated a complex set of interdependencies and cross-actions and reactions between peers. It therefore follows a pattern of deviant cohesion, which allows us to state that: 1 the violence erupts without conflict or excluding any possibility of conflict and of subsequent mediation and negotiation among the actors are involved in the relation indeed; 2. the violence has become the only glue between guys who voluntary assume the role of perpetrators, victim, bystander, when any other possible communications strategies, conducted for the mutual recognition of their identity, are failed

    Introduzione. Radicamenti, discriminazioni e narrazioni di genere nel Mediterraneo

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    Il saggio, a carattere introduttivo, descrive alcuni dei processi di inclusione in atto attraverso un'analisi delle pratiche di rinegoziazione degli spazi di vita quotidiana da parte, soprattutto, delle donne migranti in Italia. Vi fanno da sfondo le discriminazioni professionali, le difficoltà nella definizione dei ruoli e dei piani di conciliazione famiglia-lavoro, le sfide agli stereotipi di genere e una più ampia costruzione narrativa dell'identità europea

    Prefazione

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    E', ciò che viene descritto nella prefazione del volume, il tentativo di comprendere il significato della vita attraverso una sapienza orale, quella delle favole, che inclina nella dimensione oracolare del senso del nostro essere qui ed ora di esseri umani appartenenti ad una storia individuale e collettiva, particolare e universale

    Prefazione

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    La prefazione evidenzia la molteplicità di ricerche che descrivono aspetti differenti di una stessa Lebenswelt, e sottolinea come il volume rappresenti al contempo un’utile “cassetta degli attrezzi” per chi, soprattutto fra quei giovani che volgono il loro interesse all’analisi dei processi sociali e alla valutazione rigorosa dei suoi phaenomena, intende conoscerne le buone prassi, gli snodi causa-effettuali di una procedura investigativa nel campo delle scienze sociali e le modalità di indagine quantitativa. In opposizione al costruttivismo radicale (Glaserfeld 1987, 1994, 1995), secondo cui è impossibile descrivere oggettivamente la realtà esterna, in quanto costruzione dell’osservatore (Foerster 1987) che è, a sua volta, “inosservabile”, la prefazione evidenzia come lavoro curato da Simone Catalano si situi pienamente nel solco del realismo in un’ottica modernista (Pearce 1993)

    La disabilità e l'empowerment bi-professionale di assistente sociale e counselor in una prospettiva di Social Innovation

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    Il saggio pone agli estremi della riflessione il soggetto diversamente abile da un lato e la Social Innovation come modello emergente del fare politica sociale. Analizza i due nuclei concettuali attraverso gli sviluppi procedurali che potrebbero determinarsi nell’integrazione professionale delle competenze proprie dell’assistente sociale e del counselor. La ricerca condotta attraverso le interviste semistrutturate a testimoni significativi che svolgono l’una o l’altra delle professioni esaminate presso associazioni di Terzo settore della Sicilia occidentale, si sforza di individuare gli elementi di criticità a quelli che potenzierebbero le reciproche competenze dei professioni sti in questione. Il disabile e la Social Innovation vi fanno da sfondo: l’uno come soggetto che le politiche sociali devono supportare nella fioritura delle proprie potenzialità; la Social Innovation come pratica volta all’empowerment integrato delle capabilities

    La violenza "orrorista" del suicidio. Tre storie spezzate

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    La monografia analizza la storia di tre giovani suicidi attraverso le testimonianze incrociate di madri, di amici e di fratelli. Tre storie spezzate di giovani che non avevano imparato a difendersi nel conflitto. Il suicidio giovanile è una forma di autoviolenza causata da un’insufficienza di legami significativi che minano l’identità nel suo formarsi. È orrorista – così lo definisce Ignazia Bartholini – perché il suicidio di ogni giovane – che avviene il più delle volte sfracellandosi dall’alto, impiccandosi ad una corda o massacrandosi in auto, è finalizzato al distruzione di quel corpo che costituisce l’unica rappresentazione riconosciuta del suo Sé, mentre i legami con gli Altri sembrano essersi recisi irreversibilmente. Ogni suicidio quindi, a giudizio dell'autrice, è il prodotto di una violenza implosa contro se stessi nell’incapacità di accedere a quella soglia relazionale che dal conflitto inter-generazionale, dalla competizione professionale e dalla dialettica inter pares, riconduce al reciproco riconoscimento dell’Alterità e al suo rispetto. Là dove la violenza, contenuta nelle modalità relazionali che la rendono legittima, è venuta a mancare, essa inesorabilmente si esplicita nelle forme devianti dell’oscuramento dell’altrui (bullismo, stalking, mobbing) e della propria identità (suicidio)

    "Mezziuomini, mezzedonne e piglianculo". Rappresentazioni e relazioni nella Sicilia Occidentale

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    Se nei confronti degli “uomini” è possibile attribuire, per inferenza, qualità quali la coerenza, la libertà di giudizio e l'onestà, sia i “mezzi uomini” che, di rimando, le “mezze donne” e i “piglianculo” nascondono un lato oscuro, una percentuale imprecisata di disvalore. Essa è fornita dalle stigmatizzazioni periodiche a cui sono sottoposti nell’incontro con gli altri. Perché, se gli ominicchi scimmiottano, i pigliainculo non avendo, dal termine che li addita, una “integrità autoriflessiva”, e subendo una espropriazione relazionale del proprio sé autentico, sperimentano in modi differenti l’incontro con l’altri. Il sagggio ripercorre alcuni lemmi che dalla vita quotidiana alla letteratura siciliana ripercorrono le rappresentazioni che dell'omosessualità la società insulare ha a lungo conservato. Svolge poi, attraverso i risultati una ricerca condotta fra giovani omossessuali dichiarati siciliani, un confronto con le attuali rappresentazioni dell'omosessualità

    Introduzione

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    L'introduzione evidenzia come la violenza di genere sia un tema dalla valenza interculturale, poiché la sua performatività si pone al confine di religioni e modelli culturali rilevabili, pur nella loro peculiarità, in contesti europei in cui le differenze si accentuano mentre gli elementi in comune non forniscono un freno adeguato alla stessa prevaricazione maschile. Sottolinea la necessità di una lettura del presente alla luce dei concetti di "oppressione" ed "emancipazione" relazionale che, pur fornendo un'alternativa ad una lettura sociologica più tradizionale, basata sulle categorie di dominio, potere e conflitto, non risultano sufficientemente declinate nelle strategie di comunicazione sociale e nelle politiche di welfare

    Processi di inclusione e di marginalizzazione in Europa: il caso della Serbia

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    Nel saggio viene svolta una riflessione concernente le strategie istituzionali con cui la memoria collettiva viene manipolata secondo fini non individuabili esclusivamente all’interno degli stati nazionali, ma per ragioni ed influenze più vaste, come quelli sottesi all’inserimento nella Comunità Europea. Nel focalizzare l'analisi sul caso della Serbia, si evidenzia come una memoria collettiva “riplasmata” determini un diverso capitale culturale in generazioni e in generi che costituiscono la medesima coorte rispetto ad uno stesso avvenimento. La “memoria ferita del tempo”, intesa come durée che si riverbera nel presente, viene tesaurizzata dalle donne che sembrano maggiormente in grado di conciliare il passato con il presente, aprendosi al futuro e, in certo qual modo, all’Europa
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