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When Kernel Methods meet Feature Learning: Log-Covariance Network for Action Recognition from Skeletal Data
Human action recognition from skeletal data is a hot research topic and
important in many open domain applications of computer vision, thanks to
recently introduced 3D sensors. In the literature, naive methods simply
transfer off-the-shelf techniques from video to the skeletal representation.
However, the current state-of-the-art is contended between to different
paradigms: kernel-based methods and feature learning with (recurrent) neural
networks. Both approaches show strong performances, yet they exhibit heavy, but
complementary, drawbacks. Motivated by this fact, our work aims at combining
together the best of the two paradigms, by proposing an approach where a
shallow network is fed with a covariance representation. Our intuition is that,
as long as the dynamics is effectively modeled, there is no need for the
classification network to be deep nor recurrent in order to score favorably. We
validate this hypothesis in a broad experimental analysis over 6 publicly
available datasets.Comment: 2017 IEEE Computer Vision and Pattern Recognition (CVPR) Workshop
Estimating Multidimensional Persistent Homology through a Finite Sampling
An exact computation of the persistent Betti numbers of a submanifold of
a Euclidean space is possible only in a theoretical setting. In practical
situations, only a finite sample of is available. We show that, under
suitable density conditions, it is possible to estimate the multidimensional
persistent Betti numbers of from the ones of a union of balls centered on
the sample points; this even yields the exact value in restricted areas of the
domain.
Using these inequalities we improve a previous lower bound for the natural
pseudodistance to assess dissimilarity between the shapes of two objects from a
sampling of them.
Similar inequalities are proved for the multidimensional persistent Betti
numbers of the ball union and the one of a combinatorial description of it
Il dramma di Diego Fabbri "Processo Karamazov o La leggenda del Grande Inquisitore. Tre udienze" e la sua ricezione in Italia nella prima metà degli anni Sessanta del XX secolo
Da uno studio attento del manoscritto originale di Processo Karamazov o La leggenda del Grande Inquisitore, custodito nell’archivio “Diego Fabbri”, Antonella Cavazza ha tratto una serie di informazioni preziose che le hanno consentito di individuare innanzi tutto la traduzione del romanzo I fratelli Karamazov utilizzata dal drammaturgo italiano. Appurato che alla base del dramma di Fabbri c’è l’edizione italiana I fratelli Karamazov (Mursia, Milano, 1958), in seguito l’autrice ha cercato di comprendere le modalità di utilizzo e di rielaborazione del testo di Dostoevskij nella versione di Alfredo Polledro, tenendo, costantemente, conto dell’originale russo. Dalla collazione di alcuni passi risulta che Fabbri, si è avvalso della traduzione di Polledro in maniera pressoché letterale, limitandosi a conferire –come egli stesso aveva dichiarato- una forma drammatica a un qualcosa che era stato scritto da un’angolazione narrativa. Nella pièce teatrale di Fabbri La leggenda del Grande Inquisitore non esercita una funzione meramente espositiva come nel testo di Dostoevskij. Nel dramma di Fabbri, il poema composto da Ivan, diviene un atto giudiziario. Pure con modifiche sostanziali entra nel testo di Fabbri la leggenda della cipollina. Fabbri approntò anche una versione televisiva andata perduta
“La potenza delle tenebre” nella fiction televisiva italiana degli anni Sessanta del XX sec.
L’articolo “La potenza delle tenebre” nella fiction televisiva italiana degli anni Sessanta del XX sec. è dedicato alla ricezione del dramma di Tolstoj La potenza delle tenebre in Italia negli anni Sessanta del XX sec., ed in particolare, alla riduzione televisiva La potenza delle tenebre, tratta dall’opera omonima di Tolstoj per la regia di Vittorio Cottafavi del 1965. L’obiettivo di tale lavoro consiste nel rilevare ciò che è rimasto –se è rimasto- dell’originale russo nella versione televisiva italiana, cercando di valutare l’impatto del mezzo televisivo sul dramma di Tolstoj.
In quale misura il mezzo televisivo influisce sulla prosa di Tolstoj? Per poter rispondere a tale quesito Antonella Cavazza esamina innanzitutto la traduzione-adattamento di Gerardo Guerrieri, che è alla base del dramma televisivo, e la presentazione del drammaturgo Diego Fabbri, che introduce il programma televisivo. Si sofferma poi a considerare alcune riflessioni di Gianfranco Bettetini, secondo cui la ripresa televisiva favorisce un contatto con la realtà presentata che è “più diretto e analiticamente più profondo” di quello consentito dalla visione teatrale.
Tuttavia negli anni Sessanta del XX sec. la regia dello spettacolo può riflettere più o meno direttamente un’impostazione teatrale. Ciò emerge proprio dalla comparazione fra il dattiloscritto del copione La potenza delle tenebre, oggi custodito nell’archivio Guerrieri, e il testo finale del programma televisivo omonimo. Il copione dattiloscritto è infatti una versione volta a favorire un lavoro di regia incentrato sulla recitazione teatrale. Una ricerca nell’archivio della Rai ha confermato che questo copione venne effettivamente approntato da Guerrieri, in origine, per uno spettacolo teatrale registrato il 6 febbraio del 1961 e trasmesso dal programma nazionale della Radio, il 7 febbraio del 1961, alle ore 21.00, nel cinquantenario della morte di Tolstoj
The Tone Dilemma: Comparing the Effects of Flattery and Verbal Aggression in a Political Speech
In the realm of political communication, the effects of personal verbal attacks on
political opponents have long been studied. However, less well understood are the
effects of flattery on such opponents. I present an experiment showing that praising
a political opponent elicits an audience’s positive emotions, which in turn positively
influences source trustworthiness, and ultimately increases the likelihood of voting
for that source. In contrast, attacking an opponent elicits aversion, which in turn
negatively influences source trustworthiness, thus reducing the likelihood of voting
for the source
Un opuscolo antiromano per il concilio di Trento : "Il desordine della Chiesa"
Negli anni Quaranta del Cinquecento le opere pubblicate all'estero dalla prima generazione di esuli per motivi religiosi ebbero un carattere decisamente antiromano e un'impostazione dottrinale esplicitamente polemica. Quelle stampate in Italia raramente entrarono in polemica aperta con le autorità ecclesiastiche: un'eccezione è rappresentata dai Due dialoghi di Alfonso de Valdés, che a metà degli anni Quaranta ebbero a Venezia parecchie edizioni (almeno sette), tanto da risultare più diffusi in italiano che nell'originale spagnolo. In realtà, più che di una traduzione si tratta di un rifacimento: Alfonso de Valdés, consigliere di Carlo V, aveva scritto i suoi dialoghi nel 1527-1 529, sull'eco del Sacco di Roma e prima della riconciliazione tra l'imperatore e Clemente VII. Il testo italiano sviluppa autonomamente gli spunti polemici e la denuncia dei mali della chiesa presenti soprattutto nel Dialogo de las cosas occuridas en Roma, rimettendosi per la correzione degli errori presenti "alla determinazione del Concilio generale, che pure, Dio piacendo, si farà un giorno"
Making Room: Heidegger’s Concept of Einräumung
The study deals with a little-known concept in Heidegger’s thought, that of
Einräumung, a term that can be translated as ‘making space’. In the first section, a quick
review is given of the relations between time, space, and existence in Being and Time,
Heidegger’s main work. The second section provides an introductory discussion of the
concept of Einräumung from the stratification of its meanings. Finally, in the third section, these meanings are transposed into the dimension of Heidegger’s thought, showing
how Einräumung calls into question a much more complex structure, in which a place is
arranged so that it in turn arranges hospitality
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