109 research outputs found

    Ancora sugli orientalismi in italiano

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    Rotoromanščina

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    Non mi è affatto gradito di dover riscrivere su temi da me già   trattati più o  meno profondamente e ormai in varie sedi. Ciò che più soddisfalo studioso è infatti di  scoprire e di  comunicare delle  novità da  sotto­ porre alia discussione di  colleghi competenti. Mi capita invece di dover ritornare su  argomenti in gran parte già esposti altrove: ma, d' altro canto, oltre a ribadire alcuni concetti o impostazioni scientifiche che, più che osteggiate, paiono volutamente ignorate, ho qui l' occasione di fare nuovamente il punto su alcuni problemi e  di  accennare  anche ad alcune osservazioni nuove circa la presunta "unità" delle parlate "reto­ romanze". Me ne offre il destro un recente scritto di un Maestro di studi neolatini, quale il sempre attivissimo Prof. Gerhard Rohlfs, Ia cui autorita ha  indubbiamente una notevole influenza tra gli studiosi vecchi e giovani, e pertanto merita  sempre attenzione.Članek uglednega nemškega romanista, prof. Gerharda Rohlfsa, pbjavljen v reviji Ladinia, V, Die Sonderstellung des Rätoromanischen , je vzpodbudil Giambattisto Pellegrinija, profesorja na padovanski univerzi in znanega italijanskega jezikoslovca, avtorja številnih znanstvenih del zlasti iz italijanske dialektologije, pobudnika in vodjo raziskovalnih del za Furlanski zgodovinski etnološko-jezikovni atlas (ASLEF), da spet načne staro vprašanje o jezikovni enotnosti oziroma neenotnosti "retoromanskega" ozemlja ter o jezikovni povezanosti le-tega z drugimi romanskimi deželami. Pellegrinijev prispevek je nekaka Summa Ladiniae, saj je avtor tu strnil svoja dolgoletna jezikovna opazovanja in študije, pa tudi delo na terenu; tudi sam je pravzaprav "Ladin'', saj je doma iz kraja Cencenighe, v italijanski provinci Bellunu, in zanimanje za jezik ima v rodu: njegov ded je bil informator znamenitemu italijanskemu jezikoslovcu Ascoliju

    Commenti a nomi friulani di piante raccolti nell’aslef IV. (*)

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    [ASLEF I, 597, carta 1200] Il Leontopodium Alpinum Cass., stella alpina, e una composita alta 5/25 em., lanosa, con foglie lineari-lanceolate grigioverdastre di sopra e cenerino-tomentose di sotto. E'assai ricercata ed è venuta ad indicare il »simbolo dell'alpinismo«; ha il suo centro di diffusione nei grandi altipiani dell'Asia Centrale e sud-occidentale ed è un elemento delle steppe siberiane. Cresce sugli alti pascoli dei monti calcarei, ma non è rara su suolo siliceo, rupestre. In Friuli è frequente nella zona subalpina e alpina, da 1100 m. (cas. Palasecca) a 2000/2200 m. (cas. Bordaglia, M. Cretabianca, Pleros); più rara nella regione montana e submontana, Gortani II, 438 (che cita i nomi dial. simprivzv di mont e stele alpine)

    Panorama des études toponymiques en Italie

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    Pellegrini Giovan Battista. Panorama des études toponymiques en Italie. In: Nouvelle revue d'onomastique, n°15-16, 1990. pp. 161-167

    Alcune osservazioni sul “retoromanzo”

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    Non mi è affatto gradito di dover riscrivere su temi da me già   trattati più o  meno profondamente e ormai in varie sedi. Ciò che più soddisfalo studioso è infatti di  scoprire e di  comunicare delle  novità da  sotto­ porre alia discussione di  colleghi competenti. Mi capita invece di dover ritornare su  argomenti in gran parte già esposti altrove: ma, d' altro canto, oltre a ribadire alcuni concetti o impostazioni scientifiche che, più che osteggiate, paiono volutamente ignorate, ho qui l' occasione di fare nuovamente il punto su alcuni problemi e  di  accennare  anche ad alcune osservazioni nuove circa la presunta "unità" delle parlate "reto­ romanze". Me ne offre il destro un recente scritto di un Maestro di studi neolatini, quale il sempre attivissimo Prof. Gerhard Rohlfs, Ia cui autorita ha  indubbiamente una notevole influenza tra gli studiosi vecchi e giovani, e pertanto merita  sempre attenzione

    Una rara voce friulana nella terminologia dei “cestai”

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    E'ben noto che in Friuli - come in altre aree italiane, specie alpine - la professione del "cestaio" era molto prati cata; esse è in parte ancora diffuse specie nell'area "bisiac­ca" in provincial di Gorizia ad Est dell'Isonzo. E'ovvio che i cestai utilizzano una terminologia speciale che non mi ri­sulta sia stata ancora studiata a fondo, tanto per i loro vari prodotti, quanto per le fasi di lavorazione

    Il veneziano e l'aquileiese (friulano) del mille

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    Pierre-Henri Billy, Thesaurus Linguae Gallicae, 1993, di pp. XXV-227 (in "Alpha-Omega" Reihe A : Lexika-Indizes-Konkordanzen zur klassischen Philologie, CXLIV)

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    Pellegrini Giovan Battista. Pierre-Henri Billy, Thesaurus Linguae Gallicae, 1993, di pp. XXV-227 (in "Alpha-Omega" Reihe A : Lexika-Indizes-Konkordanzen zur klassischen Philologie, CXLIV). In: Nouvelle revue d'onomastique, n°23-24, 1994. pp. 251-254

    Beneško balota: izposojenka v balkansko-podonavski sferi

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    E' merito di László Hadrovics di avere impostato una numerosa serie di ricerche etimologiche con un metodo originale che ha dato ampi frutti, fondato sullo studio globale di tanti dati, ma in primo luogo saldamente ancorato al minuzioso esame delle fonti e dei motivi storici e culturali che hanno occasionato i prestiti. I suoi contributi alia storia e all'etimologia di varie parole ungheresi costituiscono autentiche piccole monografie concentrate nel settore del lessico giudicato di norma "di etimologia difficile" nei dizionari specializzati; essi sono ora in buona parte riuniti in due volumetti: Jövevényszók-vizsģalatok (Indagini sui prestiti) del 1965 e Szavak és szólások (Parole ed espressioni] del 1975. In questa seconda miscellanea, nel capitolo quinto dedicato ai "prestiti italiani" (o­ lasz jövevényszók, alle pp. 78-94) l' A. ha l' occasione di occuparsi della voceungherese labda 'palla' (pp. 86-89) che presenta varie corrispondenze nelle lingue slave e balcaniche, oggetto di tante discussioni, come si può vedere anche dai piu recenti dizionari etimoiogici.Avtor predstavlja leksikalne študije madžarskega jezikoslovca Lászla Hadrovicsa in ocenjuje nekatere njegove etimološke razlage, ki predpostavljajo izposojanje iz italijanščine. Zaustavlja se pri besedi labda 'žoga' ; na splošno velja beseda za izposojenko iz slovanskih jezikov, Hadrovics pa misli, da je ravno narobe: madžarska beseda naj bi se razširila v besednjak nekaterih slovanskih jezikov (lopta je izpričano tudi na slovenskih tleh). Avtor sprejema Hadrovicsevo mnenje, da je labda iz beneškega balota, kljub težavam, ki jih predstavlja glasovna oblika. Ker pa je balota dokumentirana v beneških zapisih v Dalmaciji v pomenu 'žoga' in ker je metateza pri izposojenkah čest pojav (na prim. it. malvasia : madž. malozsa, danes mazsola), se zdi Hadrovicseva hipoteza sprejemljiva
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