13 research outputs found

    72nd Congress of the Italian Society of Pediatrics

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    Filantropia e collezionismo d'arte

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    Contiene i risultati della ricerca finanziata dall'Università IULM relativa a MERCATI E FILANTROPIA CULTURALI: INNOVAZIONI, TENDENZE E PROSPETTIVE.Il primo capitolo è dedicato alle fondazioni di origine bancaria. In particolare, Chiara de Capoa traccia un quadro della loro maturazione erogativa e precisa i dettagli degli odierni strumenti e delle attuali modalità di erogazione. Il capitolo prosegue con un’analisi quantitativa e qualitativa del collezionismo d’arte e dei musei, spesso in fase di start-up, dedicati a questo collezionismo. La pregnanza storico-artistico determina l’emersione di opportunità espositive i cui confini si stanno facendo, adesso, non più solo nazionali, bensì anche internazionali. Il museo fisico diviene, talora, virtuale ed emergono nuove polarità operative ed evolutive di un’offerta culturale di notevole impatto sul capitale sociale del territorio di riferimento. Il secondo capitolo è dedicato agli istituti di credito. Anna Maria Bagnasco approfondisce con estremo rigore i diversi ruoli che l’attore banca può assumere nel mercato culturale italiano, dall’art advisory al collezionismo d’arte, da sponsor ad attore della crescita sociale-comunitaria. Le banche sono presenti nel mondo dell’arte a diverso titolo e con differenti motivazioni ed obiettivi: le banche sono, storicamente, collezionisti d’arte di grande rilievo: sono presenti, pertanto, sul mercato in quanto soggetti acquisitori di opere; le banche, più di recente, hanno fatto il loro ingresso nel settore dell’arte con le divisioni private ed i connessi servizi di art banking; le banche promuovono eventi legati al mondo del teatro, della musica e dell’arte, sostenendo eventi di carattere etico e filantropico; le banche investono in arte in un’ottica di redditività. Il collezionismo delle banche, tradizionalmente proprio dell’esperienza italiana, sembra evolvere oggi lungo due direttrici. Da un lato, assume caratteri di collezionismo moderno e illuminato, dall’altro, cerca di garantire la divulgazione e la fruibilità. Il terzo capitolo è dedicato alle fondazioni di impresa. Come scrivono Valeria Bricola e Viviana Clavenna il legame tra impresa e cultura si è recentemente sviluppato in almeno due direzioni: la museizzazione dei prodotti propri dell’impresa e l’acquisizione di opere artistiche non direttamente inerenti all’attività dell’impresa stessa, ma posti in luoghi espositivi, aziendali e non, aperti e fruibili dal pubblico. Le fondazioni civili hanno un ruolo chiave, come elemento caratterizzante di una filantropia che sta lentamente uscendo dall’ambito del capitalismo familiare per diventare elemento strategico di imprese gestite in modo manageriale. Allo stesso tempo, la diffusione della responsabilità sociale come parte integrante della governance delle aziende rende sempre più necessaria una riflessione su ruoli e sulle prerogative dell’impresa nella società. La filantropia d’impresa entra, quindi, a far parte di una dialettica fra i cambiamenti organizzativi e strutturali dettati dalla teoria e dalla pratica della responsabilità sociale e la funzione testimoniale dell’impegno dell’azienda nella società che le Fondazioni sono chiamate a svolgere. Il collezionismo d’arte può essere considerato un’ulteriore manifestazione della corporate social responsibility, strettamente connessa alla corporate philanthropy. Il quarto capitolo è dedicato ai musei di impresa. Come scrive Ornella Ponzoni, la costituzione di un museo d’impresa appaga il desiderio di autorappresentazione dell’imprenditore ed il suo bisogno di raccontarsi. Con l’apertura al pubblico della collezione aziendale, infatti, le imprese hanno la possibilità di affermare non più solo il proprio peso economico all’interno del mercato ma anche il valore estetico della propria produzione. Non bisogna, infatti, dimenticare che in Italia, per molto tempo, gli oggetti prodotti industrialmente non hanno goduto di nessuno status che esulasse da quello prettamente strumentale. Al contrario questo non è mai avvenuto all’estero, dove il Made in Italy ha sempre avuto una valenza che travalica il semplice uso. Il quinto capitolo è, infine, dedicato al fundraising. Le imprese culturali italiane non possono più eludere il potenziale erogativo di tanti soggetti privati che oggi rispondono a fondazioni o altre figure giuridiche private che realizzano il c.d. fundgiving. Queste figure alternano al fundgiving l’operating culturale, in tale monografia argomentato. È parso propizio chiudere con un’analisi del fundraising rivolto a questo fundgiving, potenziale erogativo commisto ad un operating che può rivelarsi competitor della tradizionale offerta culturale italiana ed internazionale

    Effect of hulled Cannabis sativa L. seeds in a home-made diet for adult dogs

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    Homemade diets integrated with functional ingredients may help to ensure that companion animals have a good life quality given the rise in their average lifespan. This study investigates the effects of a complete and well-balanced homemade diet supplemented with hulled hemp seeds. Twelve adult dogs divided into two groups: CTRL, fed the basal diet and HEMP, fed the diet integrated hulled Cannabis sativa L. seeds (4 g/100g of ration) were enrolled in the trial. The following samples were collected: (a) individual faecal samples to assess the diet digestibility through an indirect method of acid-insoluble ash; b) blood samples to evaluate the oxidative state through an OXI adsorbent test; and c) rectal swabs for intestinal microbiota analysis (alpha- and beta-diversity and taxonomy). The results reveal that with respect to the commercial diet used in this study, our homemade diet increased the total and protein digestibility (total: 53.97 ± 2.54% and 58.20 ± 2.58%; p < .030; protein: 70.54 ± 2.01% and 82.78 ± 5.35%; p < .001). The change in diet positively altered the microbiota structure and increased beta-diversity index significantly (p < .010). The hemp seeds significantly (p < .001) reduced the oxidative stress in the serum. This study highlights how hemp increases the body’s defences and that a homemade diet promotes diversity in the gut microbial population

    Lede Con il Cigno e Lede Senza il Cigno: Priorità e Criticità del moderno Fundraising culturale

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    Strategies of cultural entrepreneurs are here investigated with a microeconomic approach. Screening processes are particularly developed in the Appendix

    In tre atti: della filiera dello spettacolo dal vivo e delle strategie dei teatri italiani

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    Demand and Supply of performing arts and creative contents are here investigated with an approach of applied economics. Nonprofit economic features are further explained

    Effect of hulled <i>Cannabis sativa</i> L. seeds in a home-made diet for adult dogs

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    Homemade diets integrated with functional ingredients may help to ensure that companion animals have a good life quality given the rise in their average lifespan. This study investigates the effects of a complete and well-balanced homemade diet supplemented with hulled hemp seeds. Twelve adult dogs divided into two groups: CTRL, fed the basal diet and HEMP, fed the diet integrated hulled Cannabis sativa L. seeds (4 g/100g of ration) were enrolled in the trial. The following samples were collected: (a) individual faecal samples to assess the diet digestibility through an indirect method of acid-insoluble ash; b) blood samples to evaluate the oxidative state through an OXI adsorbent test; and c) rectal swabs for intestinal microbiota analysis (alpha- and beta-diversity and taxonomy). The results reveal that with respect to the commercial diet used in this study, our homemade diet increased the total and protein digestibility (total: 53.97 ± 2.54% and 58.20 ± 2.58%; p p p p  The homemade diet increased digestibility and microbiota diversity.Hulled hemp seeds in dog diets increase the body’s defences The homemade diet increased digestibility and microbiota diversity. Hulled hemp seeds in dog diets increase the body’s defences</p

    Concorso Internazionale di Idee per il recupero, con la riconversione ad altra destinazione, di un complesso di padiglioni ospedalieri del Policlinico San Matteo di Pavia

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    La proposta del progetto si fonda sul recupero dei valori esistenti e sulla riqualificazione urbanistica e funzionale in modo da rinsaldare maggiormente le intense relazioni tra Policlinico, Università e Città, in relazione alla posizione di cerniera dell'area stessa. Si intende quindi riavvicinare l’area ospedaliera e quella universitaria, decisamente affini a livello di utenza; nei riguardi della città, si propone di creare un fronte pubblico che, attraverso le nuove funzioni, si relazioni con l’intorno e in genere con il tessuto urbano, eliminando i confini di un ambito chiuso in se stesso. Questo impostazione progettuale pertanto porta concretamente a migliorare le possibilità di attribuire agli edifici funzioni nuove e integrate con quelle dell’intorno. L’Ospedale si apre quindi alla Città permettendo la fruizione dei propri spazi, razionalizzando nel contempo i percorsi attraverso una suddivisione ordinata dei flussi pedonali, ciclabili e veicolari. L’idea progettuale proposta porta quindi a rileggere l’assetto originario del Policlinico con una nuova organizzazione del verde differenziato a seconda dell’utilizzo: in verde pubblico, nell’area di confine tra la Città e l’Università, in verde privato, in corrispondenza delle corti interne create dalla morfologia a pettine dei padiglioni esistenti. Il progetto del verde è basato sul rispetto delle essenze preesistenti, caratterizzate da un alto valore qualitativo. L’elemento unificatore del progetto diventa quindi la definizione dello spazio pubblico, delle zone verdi e della distinzione dei diversi percorsi, rapportati alle diverse funzioni che verranno ospitate nei padiglioni, in modo da conferire loro riconoscibilità, razionalità ed ordine

    The hidden interplay between sex and COVID-19 mortality: the role of cardiovascular calcification

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    Recent clinical and demographical studies on COVID-19 patients have demonstrated that men experience worse outcomes than women. However, in most cases, the data were not stratified according to gender, limiting the understanding of the real impact of gender on outcomes. This study aimed to evaluate the disaggregated in-hospital outcomes and explore the possible interactions between gender and cardiovascular calcifications. Data was derived from the sCORE-COVID-19 registry, an Italian multicentre registry that enrolled COVID-19 patients who had undergone a chest computer tomography scan on admission. A total of 1683 hospitalized patients (mean age 67 +/- 14 years) were included. Men had a higher prevalence of cardiovascular comorbidities, a higher pneumonia extension, more coronary calcifications (63% vs.50.9%, p&lt;0.001), and a higher coronary calcium score (391 +/- 847 vs. 171 +/- 479 mm(3), p&lt;0.001). Men experienced a significantly higher mortality rate (24.4% vs. 17%, p=0.001), but the death event tended to occur earlier in women (15 +/- 7 vs. 8 +/- 7 days, p= 0.07). Non-survivors had a higher coronary, thoracic aorta, and aortic valve calcium score. Female sex, a known independent predictor of a favorable outcome in SARS-CoV2 infection, was not protective in women with a coronary calcification volume greater than 100 mm(3). There were significant differences in cardiovascular comorbidities and vascular calcifications between men and women with SARS-CoV2 pneumonia. The differences in outcomes can be at least partially explained by the different cardiovascular profiles. However, women with poor outcomes had the same coronary calcific burden as men. The presumed favorable female sex bias in COVID-19 must therefore be reviewed in the context of comorbidities, especially cardiovascular ones
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