119 research outputs found

    The challenge of “rationality” and “commitment” within “Pedagogical Problematicism” paradigm

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    The thought of Giovanni Maria Bertin and the “Pedagogical Problematicism” approach he forged, aims to es- tablish “the education challenge” as an essential issue for the whole of society. Studies adopting Problematicism as their theoretical framework build upon or argue in favour of two core notions: “rationality”, conceived of as a methodological horizon (i.e., a guideline for conferring meaning on education); and “commitment”, con- ceived of as fundamental to an ethical and political vision of education. Like other deleterious effects of global- isation, the coronavirus pandemic poses new questions to both education professionals and scholars, providing us with new and urgent issues to be analysed from the viewpoint of Problematicism. In the contemporary sce- nario, Pedagogy should be considered as an authoritative reference in the public debate, as a discipline capable of (re)orienting educational practices towards more autonomous and critical thought and as a scientific disci- pline at least as influential as the other human sciences. The following three sections included in the Issue intro- duction, aim to highlight the categories of Bertin’s philosophy of education by applying them to contemporary dilemmas and emergencies. In the first one (Towards a new Problematicism) Massimo Baldacci underlines the connection between Antonio Banfi’s and Berti’s thoughts as references to read the contemporary education dilemmas. The second one by Maurizio Fabbri (Experience and reality. Epistemological and political implications of the concept of reason in Antonio Banfi and his reasons for actuality) has focused on the connection be- tween Pedagogical Problematicism and politics. In the third one (What use for pedagogical problematicism in 2022? Problematicism and uncertainty against polarizations and binary thought) Alessandro Tolomelli uses the Problematicism approach to read two typical bias of the contemporary main stream way of thinking as the polarization and binarism tendency

    The Rights of the Child forgotten in Italy\u2019s coronavirus emergency

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    The coronavirus emergency radically changes our habits and way of life, and clearly highlight the inadequacy of our decision-making apparatus and the latent injustices in society. The paper focuses on the failure consideration of the needs and rights of the Child in the urgent decrees implemented by the Italian Government and by the most affected Regions of the peninsula. In a general context in which the perception of the danger activates regressive mechanisms at a social level (such as the search for the scapegoat and the polarization of the behaviours of the citizens), one would expect that the ruling classes maintain rationality and foresight in management of the crisis. Moreover, a scarce "widespread pedagogical culture" which generated the complete removal of the child and educational issue from the political agenda and from public discourse up to the present day. The question of the relationship between education and democracy and the education as a community task must be reconsider as a prior topic for our society, as John Dewey taught

    L\u2019empowerment come strumento di ri-abilitazione con il coinvolgimento della comunit\ue0

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    Se prendiamo in considerazione i dati dell\u2019amministrazione penitenziaria in Italia, possiamo parlare senz\u2019altro di \u201cun caso di fallimento del pubblico\u201d (Giordano et al., 2017). Molti sono gli elementi che ci parlano di questa criticit\ue0 impressionante. Infatti, sappiamo bene come le carceri italiane siano sovraffollate: nel 2010 la media era di 150 detenuti ogni 100 posti e dati pi\uf9 recenti parlano di 60.439 detenuti (al 30 aprile 2019), quasi 10.000 in pi\uf9 dei 50.511 posti letto ufficialmente disponibili, per un tasso di affollamento ufficiale che sfiora il 120% (Antigone, 2019). Dal 2013, quando la Corte Europea dei Diritti dell\u2019Uomo ha condannato l\u2019Italia per le \u201ccondizioni inumane\u201d delle carceri (Sentenza Torreggiani), non ci sono stati sensibili miglioramenti nonostante il calo dei reati e delle condanne

    L’esperienza del Master in “Educatore nell'accoglienza e inclusione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati” dell’Università di Bologna: tra ricerca, formazione e diritti umani.

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    The increase in migratory flows, from the North Africa Emergency (2011-2013) to the recent Ukraine Emergency, questions the host societies and requires a structured and far-sighted intervention response. In this context emerges the demand for training of professional figures able of operating, with competence and professionalism, to facilitate the process of inclusion and reception of adult migrants, minors, and those with specific vulnerabilities. With these aims, the Master in "Educator in the reception and inclusion of migrants, asylum seekers and refugees" of the University of Bologna was born in 2018, now in its second edition. The co-planning with the third sector, the University's networking with the territory and the interdisciplinary perspective with which the Master was built have allowed to support the practice and structure the professional epistemology of these figures.L’incremento dei flussi migratori, dall’Emergenza Nord Africa (2011-2013) fino alla recente Emergenza Ucraina, interroga le società di approdo e richiede una risposta di intervento strutturata e lungimirante. In questo contesto emerge la domanda di formazione di figure professionali capaci di operare, con competenza e professionalità, per facilitare il processo di inclusione e accoglienza di migranti adulti, minori e con specifiche vulnerabilità. Con questi intenti, nasce nel 2018 il Master in “Educatore nell'accoglienza e inclusione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati” dell’Università di Bologna, oggi alla sua seconda edizione. La co-progettazione con il terzo settore, la messa in rete dell’Università con il territorio e la prospettiva interdisciplinare con cui il Master è stato costruito hanno consentito di sostenere la pratica e la strutturazione della epistemologia professionale di queste figure

    Insegnanti e operatori educativi: relazioni nei local school spaces

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    Nella tradizione del welfare educativo bolognese il rapporto tra servizi e scuola, tra insegnanti e altre figure educative \ue8 stato storicamente valorizzato al fine di implementare un \u201cSistema Formativo Integrato\u201d in grado di sostenere l\u2019intero percorso formativo dei giovani. La prospettiva degli \u201cesperti locali\u201d (educatori, assistenti sociali, mediatori culturali, tecnici dei servizi, amministratori, etc.) rispetto alle pratiche ed agli orientamenti pedagogici a supporto del lavoro di insegnanti e di raccordo tra scuola, famiglie, territorio \ue8 stata quindi presa in considerazione all\u2019interno della ricerca in quanto questi attori rappresentano, nel loro complesso, un\u2019importante chiave di lettura da non trascurare. Tale punto di vista \ue8 stato quindi fatto dialogare con quello di insegnanti e dirigenti scolastici al fine di ricostruire gli aspetti salienti, convergenti e divergenti, tra questi due corpi di professionisti. In particolare, lo sguardo di tali attori emerso dalle interviste ha consentito di portare l\u2019analisi su di un piano che pone in rilievo la pratica educativa come orizzonte capace di andare oltre la pura trasmissione di contenuti disciplinari, tradizionalmente appannaggio della scuola

    Dire "PovertĂ "

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    Considerando diversi studi, i lavori della scuola di Chicago, Il povero di G. Simmel , la ricerca di W.I. Thomas e F. Znaniecki sui contadini polacchi in Europa e in America , passando per i sociologi della povertà americani (E. Liebow , S. Hays , D. Dohan , S.A. Venkatesh ), per arrivare ai giorni nostri e alla realtà di Bologna con le numerose ricerche del gruppo di P. Guidicini, G. Pieretti e M. Bergamaschi sulla povertà urbana, la ricerca di C. Francesconi sulle nuove povertà e quella di Scandurra sui senza dimora si può notare come i sociologi abbiano cercato di definire la povertà se-guendo approcci qualitativi e quantitativi e utilizzando vari strumenti ̶ dati statistici, osservazioni con metodo etnografico, interviste ad operatori so-ciali, biografie di chi vive o ha vissuto in povertà –, ma molti interrogativi non hanno avuto una risposta univoca e condivisa e tante sono ancora le ambiguità nella definizione del fenomeno, come ha evidenziato Spanò nel suo libro La povertà nella società del rischio

    Modello applicativo empowerment

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