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The challenge of “rationality” and “commitment” within “Pedagogical Problematicism” paradigm
The thought of Giovanni Maria Bertin and the “Pedagogical Problematicism” approach he forged, aims to es-
tablish “the education challenge” as an essential issue for the whole of society. Studies adopting Problematicism
as their theoretical framework build upon or argue in favour of two core notions: “rationality”, conceived of as
a methodological horizon (i.e., a guideline for conferring meaning on education); and “commitment”, con-
ceived of as fundamental to an ethical and political vision of education. Like other deleterious effects of global-
isation, the coronavirus pandemic poses new questions to both education professionals and scholars, providing
us with new and urgent issues to be analysed from the viewpoint of Problematicism. In the contemporary sce-
nario, Pedagogy should be considered as an authoritative reference in the public debate, as a discipline capable
of (re)orienting educational practices towards more autonomous and critical thought and as a scientific disci-
pline at least as influential as the other human sciences. The following three sections included in the Issue intro-
duction, aim to highlight the categories of Bertin’s philosophy of education by applying them to contemporary
dilemmas and emergencies. In the first one (Towards a new Problematicism) Massimo Baldacci underlines the
connection between Antonio Banfi’s and Berti’s thoughts as references to read the contemporary education
dilemmas. The second one by Maurizio Fabbri (Experience and reality. Epistemological and political implications
of the concept of reason in Antonio Banfi and his reasons for actuality) has focused on the connection be-
tween Pedagogical Problematicism and politics. In the third one (What use for pedagogical problematicism in
2022? Problematicism and uncertainty against polarizations and binary thought) Alessandro Tolomelli uses the
Problematicism approach to read two typical bias of the contemporary main stream way of thinking as the polarization and binarism tendency
The Rights of the Child forgotten in Italy\u2019s coronavirus emergency
The coronavirus emergency radically changes our habits and way of life, and clearly
highlight the inadequacy of our decision-making apparatus and the latent injustices in society. The
paper focuses on the failure consideration of the needs and rights of the Child in the urgent decrees
implemented by the Italian Government and by the most affected Regions of the peninsula.
In a general context in which the perception of the danger activates regressive mechanisms at
a social level (such as the search for the scapegoat and the polarization of the behaviours of the
citizens), one would expect that the ruling classes maintain rationality and foresight in management
of the crisis. Moreover, a scarce "widespread pedagogical culture" which generated the complete
removal of the child and educational issue from the political agenda and from public discourse up to
the present day. The question of the relationship between education and democracy and the education
as a community task must be reconsider as a prior topic for our society, as John Dewey taught
L\u2019empowerment come strumento di ri-abilitazione con il coinvolgimento della comunit\ue0
Se prendiamo in considerazione i dati dell\u2019amministrazione penitenziaria
in Italia, possiamo parlare senz\u2019altro di \u201cun caso di fallimento del pubblico\u201d
(Giordano et al., 2017).
Molti sono gli elementi che ci parlano di questa criticit\ue0 impressionante.
Infatti, sappiamo bene come le carceri italiane siano sovraffollate: nel
2010 la media era di 150 detenuti ogni 100 posti e dati pi\uf9 recenti parlano
di 60.439 detenuti (al 30 aprile 2019), quasi 10.000 in pi\uf9 dei 50.511 posti
letto ufficialmente disponibili, per un tasso di affollamento ufficiale che
sfiora il 120% (Antigone, 2019). Dal 2013, quando la Corte Europea dei
Diritti dell\u2019Uomo ha condannato l\u2019Italia per le \u201ccondizioni inumane\u201d delle
carceri (Sentenza Torreggiani), non ci sono stati sensibili miglioramenti
nonostante il calo dei reati e delle condanne
L’esperienza del Master in “Educatore nell'accoglienza e inclusione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati” dell’Università di Bologna: tra ricerca, formazione e diritti umani.
The increase in migratory flows, from the North Africa Emergency (2011-2013) to the recent Ukraine Emergency, questions the host societies and requires a structured and far-sighted intervention response. In this context emerges the demand for training of professional figures able of operating, with competence and professionalism, to facilitate the process of inclusion and reception of adult migrants, minors, and those with specific vulnerabilities. With these aims, the Master in "Educator in the reception and inclusion of migrants, asylum seekers and refugees" of the University of Bologna was born in 2018, now in its second edition. The co-planning with the third sector, the University's networking with the territory and the interdisciplinary perspective with which the Master was built have allowed to support the practice and structure the professional epistemology of these figures.L’incremento dei flussi migratori, dall’Emergenza Nord Africa (2011-2013) fino alla recente Emergenza Ucraina, interroga le società di approdo e richiede una risposta di intervento strutturata e lungimirante. In questo contesto emerge la domanda di formazione di figure professionali capaci di operare, con competenza e professionalità , per facilitare il processo di inclusione e accoglienza di migranti adulti, minori e con specifiche vulnerabilità . Con questi intenti, nasce nel 2018 il Master in “Educatore nell'accoglienza e inclusione di migranti, richiedenti asilo e rifugiati” dell’Università di Bologna, oggi alla sua seconda edizione. La co-progettazione con il terzo settore, la messa in rete dell’Università con il territorio e la prospettiva interdisciplinare con cui il Master è stato costruito hanno consentito di sostenere la pratica e la strutturazione della epistemologia professionale di queste figure
Bologna: da centro a periferia del welfare educativo
La pedagogia sociale ha legato la propria riflessivit\ue0 al sistema del
welfare state. La crisi e la messa in discussione dei modelli di protezione
sociale tradizionali chiamano quindi in causa la pedagogia sociale in
quanto ambito disciplinare specifico. \uc8 possibile affermare che l\u2019orizzonte
della crisi dal contesto economico ha effetto a livello epistemologico
sull\u2019approccio al welfare educativo? \uc8 possibile rintracciare orizzonti
di senso nelle azioni degli operatori dell\u2019educazione utili a ridefinire lo
scenario generale uscendo dalle strettoie spesso sclerotizzanti e tentando
di riflettere e proporre nuove traiettorie dal basso per uscire dalla
crisi? Partendo da queste tesi, attraverso un approccio qualitativo in
chiave analitica e trasformativa, l\u2019articolo interroga un contesto locale,
quello bolognese, che ha rappresentato per molto tempo il riferimento a
livello nazionale per le politiche di welfare e, in particolare, per quanto
concerne le innovazioni e le sperimentazioni educative che tenevano
insieme sistema educativo formale, territorio, ricerca universitaria in
questo settore. Questo articolo ripercorre per sommi capi l\u2019evoluzione
storica di questo scenario, mettendo in evidenza le possibili ragioni di
una china che ha portato Bologna a divenire da centro dell\u2019innovazione
e della sperimentazione sul welfare a realt\ue0 periferica in cui l\u2019eredit\ue0
del passato consente ancora standard di buon livello, ma il cui futuro
appare quanto meno nebuloso. Il caso-studio del progetto europeo ATOMS
(relativo alla ricerca-intervento sulle traiettorie educative di contrasto
al fenomeno della dispersione scolastica) permette di illuminare
in modo emblematico le contraddizioni che connotano l\u2019intero ambito.
Il progetto stesso ha preso le mosse dalla constatazione che la fase storica
espansiva del welfare educativo bolognese si \ue8 esaurita e gli operatori
del settore sono attualmente chiamati a ripensare gli interventi e la rete
territoriale che li connette. Dal percorso di Ricerca Azione Partecipata
e dalle interviste semi-strutturate realizzate con gli operatori coinvolti
nel progetto \ue8 possibile mettere in evidenza le motivazioni intrinseche
da cui il percorso \ue8 partito e, al contempo, valorizzare le proposte che
dal basso sono sorte come possibili orizzonti progettuali in senso pedagogico
Il paradigma della povertĂ tra Pedagogia e Politica
Obiettivo di questo saggio introduttivo non è quello di addentrarsi nella disamina del tema della povertà oggi, ma piuttosto di sviluppare una riflessione sulle particolari implicazioni che l’emergere prorompente di questo tema nel dibattito scientifico, politico e culturale pone in termini soprattutto pedagogici.
Per altro, Chiara Giustini, nel presente volume, darà ampio spazio all’analisi della povertà come fenomeno di dimensioni globali e che pur-troppo assedia da lungo tempo soprattutto territori extraeuropei, ma che ri-guarda anche una buona parte delle popolazioni del nostro continente e del nostro paese.
Se il 1929 è entrato nella storia come l’inizio della “grande depressione”, la più grave crisi economico-sociale del novecento dalla quale il mondo è uscito solo dopo la seconda guerra mondiale, il 2008 passerà alla storia come una nuova soglia epocale che cambierà probabilmente paradigmi e modelli e dopo la quale gli equilibri geopolitici dovranno essere rivisti. Di questa nuova crisi non vediamo ancora la fine, ma, quel che più preoccupa, ancora non sono state a pieno elaborate cause e possibili soluzioni.
Questo elemento di novità deve far riflettere sulle condizioni storiche e sociali che hanno portato alla nascita dell’ambito di studi interdisciplinare sulla povertà che rispecchia un orizzonte caratterizzato da una nuova emergenza e nuove condizioni economiche tipiche del nostro tempo.
Se fino al 2008 parlare di povertĂ significava piĂą che altro rivolgere lo sguardo ai paesi del sud del mondo o in via di sviluppo, oggi lo studio di questa emergenza si rivolge anche ai paesi occidentali e a questioni che esulano dallo specifico economico-sociale, allargandosi agli ambiti della cultura, dei modelli politici, della dimensione identitaria e soggettiva
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