5,229 research outputs found

    FORCE- AND POWER-TIME RELATIONSHIP,EMG RESPONSES IN CONCENTRIG AND ISOMETRIC CONDITIONS,EFFECTS OF TRAINING AND INDIVIDUAL CRARACTERISTICS

    Get PDF
    Introduction The relationship between EHG (temporal pattern, IEMG, power spectra ) and the biomechanical parameter in isometric and dynamic muscle tension represents an essential method in the analysis of the specificity of training effects and of the individual characteristics in motor control modelling and in practical motor learning. METHODS Force-time, power-time relationships under concentric and isometric conditions (MVC) with and without preloading were determined. For EHG purpose, surface electrodes (O= 5 mm; interelectrode distance 40 mm) were placed over the belly of each muscle (Tric.br.;Bic.br.; Delt.an.; Pect.ma.). Bipolar myoelectrical potentials were recorded with the passive electrode placed between the two actives: signals were preamplified and band-pass filtered (CMRRT 70 db, BP= 10 Hz- 1 KHz: Zin=1,5 MR. gain= 1000). EMG signals and the force were digitized on-line with a sampling frequency of 1000 Hz. For time structure analysis EMG signals were full-wave rectified and bandpass filtered (20-70 Hz) to obtain envelop curve patterns of each muscle. Power spectra analysis (median frequency MF) were performed using 1024 and pl2 data points. 3 groups (n=4) of sport students were involved in the investigation. Subjects performed a 8 week training period under different loading conditions. RESULTS # In the concentric tasks subjects show individual strategies in the muscular coordination patterns dependent on the load intensity. # Differences in the muscular interactivity pattern are not necessarily matching similar variation in the mechanical output. # For increasing loads there is a linear relationship between muscular activation level and mechanical power output. # In the power spectra, trends are consistent but also discontinuous. Median frequency could possibly indicate that some subjects have resources in motor units recruitment . # Other considerations are discussed referring to the muscular activation and the isometric MVC under preloading conditions

    Progetto NERIES: analisi preliminare dei dati della prima campagna OBS nello Ionio meridionale

    Get PDF
    La definizione di un modello crostale per l’area dello Ionio è di fondamentale importanza per la comprensione dell’evoluzione geodinamica del Mediterraneo. Anche se quasi tutti gli autori concordano nel ritenere la crosta del Mar Ionio assimilabile a una crosta oceanica matura (De Voogd et al., 1992, Catalano et al., 2001; Finetti e Del Ben, 2005; Argnani, 2005), esistono tuttavia ipotesi alternative (Farrugia and Panza, 1981; Ismail-Zadeh et al., 1998..) e rimangono da chiarire alcuni aspetti di questa struttura litosferica. L’area ionica è una delle regioni del Mediterraneo con maggiore attività sismica, in passato interessata da numerosi eventi di elevata intensità seguiti a volte da tsunami (Vannucci et al., 2004; Tinti et al. 2004). L’attività sismica è in gran parte localizzata lungo gli archi Ellenico, Egeo e Calabro, la Sicilia orientale e la scarpata Ibleo-Maltese. La sismicità del bacino ionico è in parte sconosciuta a causa della mancanza di stazioni sismiche sottomarine offshore. Per lo stesso motivo attualmente non esiste per l’area in esame alcuna tomografia sismica passiva con adeguata risoluzione. Per meglio caratterizzare la sismicità dello Ionio e raccogliere una quantità di dati sufficiente a costruire un robusto modello di velocità, nel maggio 2007, nell’ambito delle attività di monitoraggio realizzate in collaborazione con il Dipartimento di Protezione Civile (DPC) e in seno al progetto europeo NERIES (attività NA6), l’OBS Lab di Gibilmanna del Centro Nazionale Terremoti dell’INGV, ha deposto tre Ocean Bottom Seismometers (OBS) nello Ionio meridionale a profondità comprese tra 3500- 4000m. Gli strumenti deposti sono stati realizzati presso l’Osservatorio di Gibilmanna e sono stati equipaggiati con sismometri Nanometrics Trillium 120P installati su basi autolivellanti della Nautilus e con sensori di pressione differenziali (DPG) con banda passante compresa tra 200s e 2Hz. I segnali provenienti dai due sensori sono sti acquisiti da un data logger a 21 bit (SEND Geolon MLS) ad una frequenza di campionamento di 100Hz Gli OBS A1 e A3 sono stati recuperati con successo il 2 febbraio 2008 mentre l’OBS A2 è stato recuperato il 15 marzo 2008 ed è stato sostituito da un altro OBS per completare il monitoraggio di lunga durata (sino a maggio 2010) previsto dal progetto NERIES. L’array di OBS ha registrato per nove mesi i segnali sismici dal fondo dello Ionio. Mentre per l’OBS A1 sia il DPG che il sismometro hanno funzionato correttamente, per gli OBS A2 e A3, a causa di problemi nel livellamento dei sensori sismici e alla loro bassa tolleranza del tilt dinamico di appena +- 0.2°, i dati provenienti dai sismometri sono risultati inutilizzabili. Durante l’esperimento l’array di OBS ha registrato oltre 450 eventi: sono stati individuati circa 90 telesismi, 250 eventi regionali registrati anche dalle reti sismiche a terra e oltre 100 eventi non localizzati. La Fig. 2 mostra la distribuzione degli epicentri dei telesismi e degli eventi regionali. Gli eventi sono stati localizzati dall’INGV, dall’EMSC, dall’USGS e dalla rete sismica nazionale greca e riportati nei rispettivi bollettini sismici. La Fig. 3 mostra l’evento sismico del 12 settembre 2007 con epicentro a Sumatra di Ms = 8.5. Sui sismogrammi sono facilmente individuabili diverse fasi di onde di volume e di superficie sia sul segnale di pressione che sui segnali di velocità. Per un’accurata localizzazione degli eventi locali è necessaria la conoscenza di un modello ottimale di velocità delle onde P ed S per l’area in esame. Per definire un modello 1D di velocità delle onde P per l’area ionica, abbiamo invertito i tempi di arrivo delle prime fasi P degli eventi regionali registrati. Dell’intero dataset sono stati scelti solamente gli eventi con RMS di residuo inferiore a 0.3s e errore di localizzazione standard minore di 3.0 km. Sulla base delle informazioni attualmente disponibili per l’area del bacino ionico e delle aree circostanti, sono stati inoltre scartati gli eventi con ipocentro superficiale in aree intensamente deformate; per queste aree sono state selezionati solo gli eventi con profondità ipocentrale superiore a 20 km. Il dataset finale è composto da 67 eventi regionali con un totale di 175 fasi P individuate. Il problema diretto di tracciamento del raggio dalla sorgente alla stazione è stato risolto in maniera analitica per i raggi rifratti e tramite il metodo dello “shooting” per le onde dirette. Nella soluzione del problema diretto è stata considerata anche la profondità delle stazioni. Generalmente nell’identificazione di un modello 1D di velocità ottimale sono invertiti simultaneamente sia i parametri ipocentrali che i parametri del modello crostale utilizzando un “misfit” globale come misura della bontà dell’inversione. Tuttavia, poiché gli eventi regionali sono stati localizzati da stazioni a terra, sono stati invertiti solo i parametri del modello di velocità. Dato che il problema inverso è di natura non lineare, la soluzione è stata ottenuta iterativamente. Fattore critico nel processo di inversione è la scelta di un adeguato modello iniziale di velocità. Il modello iniziale utilizzato nell’inversione è quello proposto da Finetti e Del Ben (2005). Questo modello crostale è costituto da 6 strati su crosta oceanica a profondità di 13.7 km. Nella procedura di inversione abbiamo fissato solamente il numero di strati e invertito la velocità e gli spessori. Il modello 1D di velocità delle onde S è stato ottenuto applicando due metodologie di indagine geofisica complementari: l'inversione delle curve di dispersione delle onde di superficie e delle receiver function. Le curve di dispersione sono state ottenute tramite l’analisi FTAN (Dziewonski et al., 1969) e invertite imponendo lo stesso numero di strati del modello di velocità delle onde P. I risultati ottenuti sono stati comparati con i modelli ricavati da un'inversione indipendente delle Receiver Function telesismiche ottenute per la stazione A1. L’inversione congiunta dei tempi di viaggio e delle curve di dispersione ha permesso di definire un unico modello 1D di velocità. Tale modello sarà utilizzato per localizzare gli eventi locali. Il modello ottenuto e i risultati della localizzazione saranno esposti durante il convegno

    254: Successful HSCT after multivisceral transplantation

    Get PDF

    DNA fragmentation and morphometric studies in sperm of stallions supplemented with maca (Lepidium meyenii)

    Get PDF
    The reproductive performances of livestock play an essential role in the economic management of the farm. The improvement of semen quantity and quality through the use of food supplements that lack substances which are forbidden in animal feeding, or that may have detrimental effects, is an important goal. Maca (Lepidium meyenii) is a plant that has been used for centuries in the Andes for nutrition and fertility enhancement in humans and animals. The aim of this study was to evaluate the effects of food supplementation of stallions with maca during the breeding season on spermatozoa parameters such as DNA fragmentation and shape, which are two predictive indexes of spermatozoa functionality. For this purpose, ejaculate volume, semen gel-free volume, sperm concentration and motility, total sperm count, sperm DNA fragmentation and sperm head parameters (length, width, perimeter, area, shape factor, roughness) were measured in four stallions. Maca food supplementation in stallions during breeding reduced the percentage of spermatozoa with fragmented DNA, increased significantly sperm concentration and exerted an elongation of the spermatozoa head, a condition that is believed to improve spermatozoa functionality, suggesting that food supplementation of maca could be useful in horse breeding during the breeding season

    The INGV-CNT crustal motion map for the Euro-Mediterranean region

    Get PDF
    Several thousands GPS/GNSS permanent stations, managed by both scientifc and cadastral institutions, are now available on the European plate and its boundaries. Data coming from these stations provide unprecedented spatial and temporal coverage of time-dependent deformation signals essential to understand the fundamental physics that govern tectonic deformation and faulting. The National Earthquake Center (Centro Nazionale Terremoti, CNT) of the National Institute of Geophysics and Volcanology (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, INGV) in Italy, is the Italian leader institution for the collection, management and scientific analysis of Global Positioning Systems (GPS) measurements. Distinct analysis centers independently and routinely process and analyze data using high-quality geodetic software (Bernese, Gamit, Gipsy) to measure the movements of >1000 points spanning the Eurasian plate and its boundaries. The goal of this project is to offer high-quality geodetic products, increase their accessibility to the European scientific community and promote the inter-disciplinary data exchange through a multi-level, user-friendly data gateway. These activities will be performed in strict contact with the GNSS Working Group of the EPOS project (http://www.eposeu.org) that is proposing to integrate, archive and distribute data, metadata and products for available GNSS stations on the European plate.PublishedVienna, Austria2T. Tettonica attivaope

    La Rete Integrata Nazionale GPS (RING): stato dell'arte a due anni dalla nascita

    Get PDF
    Le reti permanenti GPS costituiscono una importante risorsa per una serie di studi tecnologici e scientifici. La carenza di conoscenze in studi di tettonica attiva, che comprendono anche la parte di sismologia come l'accumulo di deformazione sulle faglie, è stata a lungo frenata dalla mancanza di reti permanenti GPS sufficientemente dense distribuite su tutto il territorio nazionale. In particolare, la definizione di una placca Adriatica e la sua terminazione meridionale sono ancora materia di dibattito (Oldow et al., 2002; Battaglia et al. 2004). Inoltre, di recente, alcuni importanti lavori (Hollenstein, et al. 2004; D'Agostino and Selvaggi; Serpelloni et al. 2005) hanno mostrato che valori di deformazione molto più alti di quanto si pensava prima sono stati effettivamente riscontrati nella nostra regione e che solo l'uso di una rete densa di stazioni, quindi di un campionamento ad alta densità nelle aree dove sono maggiori le velocità relative, permette di osservare in modo corretto il rilascio, o accumulo, di deformazione. Infine, il contributo della geodesia alla sismologia sta diventando sempre più importante sia nella definizione del rilascio cosismico durante un terremoto e sia nell'osservazione e modellazione dell'accumulo intersismico di deformazione elastica su faglie attive. Da qualche anno, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha impiegato notevoli risorse e sforzi per rispondere a tali temi scientifici. Selvaggi et al. (2006) hanno gettato le basi e mostrato i primi sviluppi di una rete GPS permanente, la Rete Integrata Nazionale GPS (RING), creata con l'obiettivo di dare un forte contributo scientifico ai temi sopra citati La rete RING (Fig. 1a), nella sua completezza, rappresenta ad oggi non solo un punto di riferimento per studi di carattere scientifico ma anche una robusta infrastruttura tecnologica e informatica per l'archiviazione dei dati GPS per diverse altre reti locali e regionali (Regione Puglia, Regione Friuli, Leica Geosystems). Tali reti, contribuiscono quotidianamente all'acquisizione, all'interno di un server, di dati per un totale di oltre 300 stazioni distribuite sul territorio nazionale (Fig. 1b). Se, poi, si considera anche l'aspetto del processamento dei dati GPS, l'utilizzo di dati GPS appartenenti ad altre reti (locali, regionali o anche esterne al territorio italiano) fa sì che ogni analista utilizzi i dati, in media, di circa 650 stazioni GPS permanenti al giorno.PublishedL'Aquila - Italia1.9. TTC - Rete GPS nazionalereserve

    Deglacial-Holocene Pulses of Old Carbon-Enriched Mediterranean Water Masses: Implications for Aragonite Mounds Growth and Global Carbon Cycle

    Full text link
    Major changes in the Mediterranean Thermohaline Circulation (MedTHC) related to deglaciation and monsoon dynamics have been documented, while in turn, Mediterranean waters have been proposed to play a role back in global climate variability, ocean circulation and carbon cycle budgets, for instance via changes in water mass residence times. The 14C offset between coeval planktonic and benthic foraminifera over time is a very useful tool to infer variations in the water column ventilation (with no biological interference) that becomes more accurate when combined with local paired 14C-U/Th analyses in cold-water corals (CWC). Here, we present a multi-proxy-archive study (i.e., estimates of reservoir ages, εNd, [CO3 2-], O2 and current speed) carried out on the on-mound sediment core MD13-3452 (305 m, West Melilla, Alboran Sea, Western Mediterranean), which investigates potential deglacial changes and triggers in deep reservoir ages, as well as possible impacts on CWC aragonite mound growth and on global carbon cycle.Our combined foraminifera-CWC radioactive isotopes results show: 1) the arrival of two pulses of aged waters at intermediate depth corresponding to the Younger Dryas (YD) and to the end of the last sapropel (S1), when low CWC mound growth rates dominated, and 2) a very well-ventilated water mass between those two events, parallel to a CWC mound flourishing stage. In combination with the other proxies, poorer ventilated water pulses seem to have had a different origin, but common higher content in respired carbon. Our results allow, for the first time, changes in ventilation rates to be shown, quantified, and timed in association with a periodical MedTHC weakening, as well as suggesting significant aragonite dissolution as a cause of decreased mound growth rate when higher CO2 episodes. Our findings may have implications for past hydrographic interconnexions between Mediterranean basins and for global marine carbon storage and alkalinity budget in particular
    • …
    corecore