15 research outputs found

    Introducing the Self-Represented Litigant Case Law Database

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    The Self-Represented Litigant (SRL) Case Law Database Project began in January of 2017 and is the newest work-in-progress of the National Self-Represented Litigants Project. Our goal is to track the developing jurisprudence across Canada in cases that relate to and affect the positions of individuals appearing unrepresented

    Cardiac influence of the β3-adrenoceptor in the goldfish (Carassius auratus): a protective role under hypoxia?

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    The goldfish (Carassius auratus) exhibits a remarkable capacity to survive and remain active under prolonged and severe hypoxia, representing a well-suited model to study cardiac function when oxygen availability represents a limiting factor. Under hypoxia, the goldfish heart increases its performance, this representing a putative component of hypoxia tolerance; however, underlying mechanisms have not been yet elucidated. We aimed to investigate the role of β3-ARs in the mechanisms which modulate the goldfish heart performance, also in relation to oxygen levels. By western blotting analysis, we found that the goldfish heart expresses β3-ARs, and this expression increases under hypoxia. Effects of β3-ARs stimulation were analysed by using an ex vivo working heart preparation. Under normoxia, the β3-ARs selective agonist BRL37344 (10−12-10−7M) elicited a concentration-dependent increase of contractility abolished by the specific β3-AR antagonist (SR59230A; 10−8M), but not by α/β1/β2-ARs inhibitors (phentolamine, nadolol, and ICI118,551; 10−7M). Under acute hypoxia, BRL37344 did not affect the goldfish heart performance. However, SR59230A, but not phentolamine, nadolol, and ICI118,551, abolished the time-dependent enhancement of contractility which characterizes the hypoxic goldfish heart. Under both normoxia and hypoxia, adenylate cyclase and cAMP were found to be involved in the β3-ARs-dependent downstream transduction pathway. Our findings suggest the presence of functional β3-ARs in the goldfish heart, whose activation modulates the basal performance and contributes to the hypoxia-dependent increase of contractility

    New southernmost record of the European Brook Lamprey, Lampetra planeri (Bloch, 1784) (Agnatha, Petromyzontidae)

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    We report the occurrence of the European Brook Lamprey, Lampetra planeri (Bloch, 1784), in the Lao river in the Calabria region (southern Italy). This record extends the species’ known distribution limit southwards. Information regarding some morphometric and ecological data are provided and discussed

    Selenoprotein T as a new positive inotrope in the goldfish, Carassius auratus.

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    Selenoprotein T (SELENOT) is a thioredoxin-like protein, which mediates oxidoreductase functions via its redox active motif Cys-X-X-Sec. In mammals, SELENOT is expressed during ontogenesis and progressively decreases in adult tissues. In the heart, it is re-expressed after ischemia and induces cardioprotection against ischemia/reperfusion (I/R) injury. SELENOT is present in teleost fish, including the goldfish Carassius auratus. This study aimed to evaluate the cardiac expression of SELENOT, and the effects of exogenous PSELT (a 43-52 SELENOT derived-peptide) on the heart function of C. auratus, a hypoxia tolerance fish model. We found that SELENOT was expressed in cardiac extracts of juvenile and adult fish, located in the sarcoplasmic reticulum (SR) together with calsequestrin-2. Expression increased under acute hypoxia. On ex vivo isolated and perfused goldfish heart preparations, under normoxia, PSELT dose-dependently increased Stroke Volume (SV), Cardiac Output (Q̇), and Stroke Work (SW), by involving cAMP, PKA, L-type calcium channels, SERCA2a pumps, and pAkt. Under hypoxia, PSELT did not affect myocardial contractility. Only at higher concentrations (10−8 -10−7 M) an increase of SV and Q̇ was observed. It also reduced the cardiac expression of 3-NT, a tissue marker of nitrosative stress which increases under low oxygen availability. These data are the first to propose SELENOT 43-52, PSELT, as a cardiac modulator in fish, with a potential protective role under hypoxia

    Cardiac plasticity in fish: the influence of humoral and environmental factors

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    Ph.D. Course in Life Sciences. Cycle XXXIl rimodellamento cardiaco è un fenomeno complesso che permette un’adeguata attività d’organo in risposta a cambiamenti fisiologici e patologici e coinvolge modificazioni a livello tissutale, cellulare e molecolare, secondo meccanismi ancora poco noti. Il cuore dei vertebrati mostra una notevole capacità di adattarsi funzionalmente alle richieste emodinamiche dell’organismo. Questa plasticità è esemplificata dalla modulazione “beat-to-beat” della contrattilità in risposta a cambiamenti del carico pressorio e volumetrico (risposta di Starling) e dal riarrangiamento morfo-funzionale adattativo. I maggiori determinanti della risposta plastica del cuore sono gli stimoli fisici come lo stress meccanico e lo stiramento dei miociti, o chimici, come ad esempio quelli esercitati da cardiomodulatori, inclusi i Peptidi Natriuretici (NPs), l’endotelina-1 (ET-1), l’Ossido Nitrico (NO) e l’Angiotensina II (AngII). Queste molecole attivano specifici circuiti endocrini/paracrini/autocrini responsabili del controllo omeostatico della funzione e della crescita cardiaca. Nei mammiferi, il cuore adulto è considerato un organo terminalmente differenziato nel quale la crescita e il rimodellamento avvengono per ipertrofia. Questo paradigma è stato recentemente confutato da evidenze che mostrano come, durante la normale crescita cardiaca, i miocardiociti adulti proliferano e muoiono. L’identificazione di stimoli e meccanismi che, attivando programmi genetici e/o metabolici silenti, possano permettere ai cardiomiociti di mammifero adulto di proliferare, è al momento tra gli scopi più importanti della ricerca cardiovascolare moderna. A tal riguardo un possibile approccio è quello di identificare esempi di plasticità cardiaca fra i vertebrati. Negli ultimi anni il cuore dei pesci ha rappresentato un importante strumento di ricerca per analizzare aspetti molecolari, cellulari e tissutali della plasticità cardiaca. Nei pesci, il cuore adulto conserva la capacità di crescita iperplastica in risposta a cambiamenti delle condizioni ambientali, all’esercizio fisico e alla maturità sessuale. Esempio estremo di questa plasticità è rappresentato dalla completa rigenerazione del cuore di zebrafish in seguito a rimozione chirurgica di una porzione del ventricolo. In una prospettiva traslazionale, i risultati di studi effettuati nei pesci potrebbero rappresentare uno strumento importante per decifrare i determinanti e i meccanismi coinvolti nel rimodellamento morfo-funzionale del cuore dei mammiferi. Partendo da queste premesse, questo progetto di tesi ha voluto valutare se e in che misura, fattori umorali e ambientali influenzano la plasticità cardiaca dei pesci. In particolare, in questa tesi di dottorato sono riportati e discussi i risultati ottenuti da studi relativi al controllo umorale del rimodellamento morfo-funzionale cardiaco mediato dall’esposizione cronica all’AngII nel cuore dell’anguilla europea Anguilla anguilla e dello zebrafish Danio rerio, e i meccanismi fisiologici e molecolari attivati nel cuore della carpa, Carassius carassius, in risposta all’ipossia. L’AngII, il prodotto bioattivo del Sistema Renina Angiotensina (RAS) è un potente ormone le cui azioni biologiche sono state ampiamente studiate nei mammiferi. A livello cardiaco, legandosi a recettori di tipo AT1 e AT2, l’AngII influenza positivamente la contrattilità miocardica e regola la crescita miocitaria. Un RAS omologo a quello dei mammiferi è presente anche nei pesci. In particolare, nei teleostei, l’AngII può indurre modificazioni cardiache a breve (modulazione della contrattilità) e lungo termine (rimodellamento morfo-funzionale). Nel 2013, Imbrogno e collaboratori hanno dimostrato che il cuore di anguille esposte per 4 settimane ad iniezioni intraperitoneali di AngII mostrava una migliore capacità di rispondere ad incrementi di post-carico. Quest’effetto era mediato dall’attivazione dei recettori AT2 e accompagnato da una differente espressione e localizzazione di proteine coinvolte nella regolazione della crescita e dell’apoptosi. Partendo da queste premesse, questo studio ha voluto meglio investigare le modificazioni strutturali e molecolari attivate nel cuore di anguille esposte per 8 settimane ad iniezioni intraperitoneali di AngII. Analisi morfologiche hanno evidenziato che i cuori di animali trattati mostravano un incremento della muscolarità ventricolare associato ad un aumento dello spessore del compatto e ad una riduzione degli spazi lacunari nello spugnoso. Queste modificazioni erano accompagnate da un’incrementata vascolarizzazione del compatto. Analisi di western blotting e immunofluorescenza hanno evidenziato un’aumentata espressione del recettore AT2 nei cuori di animali trattati, associata ad una diversa localizzazione: nei controlli AT2 localizza principalmente a livello miocitario mentre in seguito a trattamento, un segnale fluorescente si osserva a livello dell’endotelio endocardico. In relazione al ruolo cruciale svolto dallo NO nei meccanismi di regolazione del rimodellamento cardiaco nei pesci, lo studio ha voluto anche analizzare il cross-talk tra AngII e il sistema NO Sintasi (NOS)/NO. In condizioni basali, lo NO prodotto dalla NOS viene immediatamente metabolizzato a nitriti o nitrati. Per questa ragione, il dosaggio dei nitriti può essere utilizzato per misurare i livelli di NO prodotti dalla NOS e di conseguenza la funzionalità stessa dell’enzima. Il dosaggio dei nitriti, effettuato su omogenati di cuori di animali trattati con AngII ha evidenziato una riduzione significativa della concentrazione di nitriti rispetto ai controlli, indice di una ridotta attività della NOS. Analisi di western blotting non hanno evidenziato variazioni significative nei livelli di espressione della forma fosforilata (e quindi attiva) della NOS. Tuttavia, il trattamento ha influenzato la localizzazione dell’enzima fosforilato. Infatti, mentre nei controlli peNOS localizza sia nei miociti che a livello dell’endotelio endocardico (EE), nei trattati si osserva una maggiore localizzazione a livello miocitario e solo un debole segnale a livello endocardico. Questo dato è accompagnato da una maggiore espressione, a livello dell’EE, di NOSTRIN, un modulatore negativo della NOS, responsabile della traslocazione dell’enzima dalla membrana plasmatica all’interno di vescicole citoplasmatiche. Analisi di western blotting hanno anche evidenziato una riduzione nei livelli di espressione della chinasi Akt e dello chaperone HSP90, due tra i principali modulatori positivi della NOS. Nel complesso questi risultati dimostrano che il cuore di anguilla cronicamente esposto all’azione dell’AngII va incontro ad un riarrangiamento strutturale e ad una modulazione dei livelli di NO e delle proteine che regolano l’attività della NOS. Gli effetti cronici dell’AngII sono stati investigati anche nello zebrafish. Sebbene questo studio è ancora in corso, i primi risultati sperimentali dimostrano che anche il cuore di zebrafish va incontro ad un rimodellamento strutturale se esposto per 8 settimane all’azione dell’AngII. In particolare, i cuori trattati con AngII mostrano un incremento del compatto e una riduzione degli spazi lacunari, indicativi di un aumento della muscolarità ventricolare. Questo è associato ad un aumento del collagene e ad un significativo aumento del peso del cuore e dell’indice cardiosomatico (rapporto in percentuale tra il peso del cuore e il peso dell’animale). Analisi di western blotting hanno evidenziato inoltre un’aumentata espressione di entrambi i recettori AT1 e AT2 in omogenati cardiaci di animali trattati con AngII. La seconda parte della tesi ha analizzato i meccanismi fisiologici e molecolari attivati nella carpa in risposta all’ipossia. A differenza dei mammiferi, alcune specie di pesci, come ad esempio i ciprinidi, mostrano una notevole capacità di sopravvivere e restare attivi anche per lungo tempo se esposti a condizioni di ipossia o anossia. Questa capacità è legata alla loro abilità di mantenere o aumentare la performance cardiaca in risposta ad una riduzione di ossigeno ambientale, favorendo così gli scambi tra i tessuti. Inoltre, questi pesci sono in grado di convertire il lattato (prodotto ultimo della glicolisi) in etanolo, che è poi eliminato attraverso le branchie. Una caratteristica dei pesci è la loro capacità di captare, attraverso le branchie, nitriti e nitrati dall’acqua in cui si trovano; in condizioni di ipossia, quando l’attività della NOS è compromessa, i nitriti possono rappresentare un’importante fonte di NO che, a sua volta, interviene nei processi di citoprotezione. Sulla base di queste osservazioni, in collaborazione con il Prof. Jensen (Università di Odense) e la Prof.ssa Fago (Università di Aarhus), è stato avviato uno studio volto a valutare il ruolo dei nitrati e della mioglobina come fonti alternative di nitriti, e quindi di NO, nella carpa esposta per un giorno ad ipossia profonda (1<PO2<3 mmHg). Omogenati cardiaci e di muscolo rosso e bianco hanno evidenziato un aumento di nitriti e di altri metaboliti dello NO, quali Fe-nitrosile (FeNO) S-nitroso (SNO) e N-nitroso (NNO), sia nel cuore che nel muscolo rosso di carpe esposte ad ipossia. Questo incremento non era correlato a differenze nelle concentrazioni di mioglobina. Il dosaggio dell’attività nitrato reduttasica tissutale in omogenati di cuore, muscolo bianco e fegato, ha inoltre evidenziato che in condizioni di ipossia profonda, il muscolo e il fegato sono in grado di convertire il nitrato esterno in nitrito. Questa attività non è stata riscontrata nel cuore, dove risulta invece evidente una riduzione nelle concentrazioni di nitriti in risposta all’ipossia. Questi risultati supportano il ruolo dei nitriti come fonte alternativa per la generazione di NO durante l’ipossia; questo risulta maggiormente evidente in tessuti ricchi in mioglobina e mitocondri come il cuore, dove la conversione di nitriti a NO potrebbe rappresentare un importante meccanismo di cardioprotezione. Inoltre, in condizioni ipossiche, l’attività nitrato reduttasica riscontrata nel muscolo e nel fegato degli animali esposti ad ipossia potrebbe essa stessa supplementare le riserve intracellulari di nitriti contribuendo alla citoprotezione. In conclusione, i risultati riportati in questa tesi suggeriscono che se esposto a influenze umorali o ambientali il cuore dei pesci va incontro ad un significativo rimodellamento molecolare, strutturale e fisiologico. Sebbene molto resti ancora da chiarire sui meccanismi molecolari attivati, questi risultati indicano chiaramente un ruolo chiave svolto dal sistema NOS/NO come principale coordinatore/integratore di cascate molecolari che controllano le risposte cardiache adattative nei pesci. Ricerche future contribuiranno a meglio decifrare i complessi networks molecolari coinvolti nella plasticità cardiaca di questi vertebrati. In questo contesto, la scelta di modelli sperimentali appropriati, caratterizzati da una marcata adattabilità morfofunzionale ad una varietà di stimoli ambientali (temperatura, pH, pressione parziale di ossigeno, etc.) potrà essere di grande aiuto.University of Calabri

    Hypoxic and Thermal Stress: Many Ways Leading to the NOS/NO System in the Fish Heart

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    Teleost fish are often regarded with interest for the remarkable ability of several species to tolerate even dramatic stresses, either internal or external, as in the case of fluctuations in O2 availability and temperature regimes. These events are naturally experienced by many fish species under different time scales, but they are now exacerbated by growing environmental changes. This further challenges the intrinsic ability of animals to cope with stress. The heart is crucial for the stress response, since a proper modulation of the cardiac function allows blood perfusion to the whole organism, particularly to respiratory organs and the brain. In cardiac cells, key signalling pathways are activated for maintaining molecular equilibrium, thus improving stress tolerance. In fish, the nitric oxide synthase (NOS)/nitric oxide (NO) system is fundamental for modulating the basal cardiac performance and is involved in the control of many adaptive responses to stress, including those related to variations in O2 and thermal regimes. In this review, we aim to illustrate, by integrating the classic and novel literature, the current knowledge on the NOS/NO system as a crucial component of the cardiac molecular mechanisms that sustain stress tolerance and adaptation, thus providing some species, such as tolerant cyprinids, with a high resistance to stress

    Hypoxia Tolerance in Teleosts: Implications of Cardiac Nitrosative Signals

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    Changes in environmental oxygen (O2) are naturally occurring phenomena which ectotherms have to face on. Many species exhibit a striking capacity to survive and remain active for long periods under hypoxia, even tolerating anoxia. Some fundamental adaptations contribute to this capacity: metabolic suppression, tolerance of pH and ionic unbalance, avoidance and/or repair of free-radical-induced cell injury during reoxygenation. A remarkable feature of these species is their ability to preserve a normal cardiovascular performance during hypoxia/anoxia to match peripheral (tissue pO2) requirements. In this review, we will refer to paradigms of hypoxia- and anoxia-tolerant teleost fish to illustrate cardiac physiological strategies that, by involving nitric oxide and its metabolites, play a critical role in the adaptive responses to O2 limitation. The information here reported may contribute to clarify the molecular and cellular mechanisms underlying heart vulnerability vs. resistance in relation to O2 availability

    Sistema NOS/NO e condizioni di stress: meccanismi di adattamento cardiaco

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    Dottorato di Ricerca in Biologia animle, Scuola di Dottorato “Life Sciences”, Ciclo XXV, a.a. 2011-2012Questo lavoro di tesi di dottorato ha analizzato l’influenza di condizioni di stress, quali temperatura e disponibilità di ossigeno, sulla modulazione ossido nitrico sintasi (NOS)/ossido nitrico (NO)‐dipendente della performance cardiaca dei teleostei (Parte 1 e 2). Nell’ultima parte del lavoro, realizzato presso il Dipartimento di Medicina Cardiovascolare dell’Università di Oxford, è stato valutato l’effetto dello stress iperglicemico sulla struttura e funzionalità dell’enzima NOS nei mammiferi (Parte 3). Parte 1. Temperatura e modulazione NO‐dipendente della risposta di Frank‐Starling nel teleosteo Anguilla anguilla La legge di Frank Starling è una proprietà fondamentale del miocardio dei vertebrati che permette al cuore di generare una risposta contrattile adeguata alle variazioni del precarico. È stato dimostrato che nel cuore di anguilla (Anguilla anguilla), l’Ossido nitrico (NO) esercita un effetto rilassante diretto sul miocardio, aumentando la sensibilità del cuore alla risposta di Frank‐Starling. Utilizzando un preparato di cuore isolato e perfuso come modello sperimentale, il presente studio ha analizzato la relazione tra modulazione NO‐dipendente della risposta di Frank‐Starling e variazioni di temperatura. I risultati ottenuti hanno dimostrato che nei pesci acclimatati a varie temperature (animali primaverili perfusi a 20°C e animali invernali perfusi a 10°C) l’inibizione della Ossido Nitrico Sintasi (NOS), e quindi della produzione di NO, mediante trattamento con L‐NIO ha ridotto la risposta di Starling, mentre in condizioni di shock termico (animali primaverili perfusi a 10 e 15°C e animali invernali perfusi a 15 e 20°C) il trattamento con L‐NIO non ha esercitato alcun effetto. Le analisi di Western Blotting hanno evidenziato una riduzione dell’espressione di p‐eNOS e p‐Akt in campioni sottoposti a shock termico. Inoltre, in condizioni di acuti aumenti di temperatura, è stato osservato un incremento dell’espressione proteica di Hsp90. Nel complesso, i risultati suggeriscono che la modulazione NOS/NO dipendente della risposta di Starling nel cuore dei pesci è sensibile allo stress termico. Parte 2. Sistema NOS/NO e resistenza all’ipossia: il cuore di goldfish come modello sperimentale Il goldfish (Carassius auratus) è un teleosteo noto per la sua capacità di tollerare prolungati e severi stati ipossici, ed è pertanto considerato un prezioso modello sperimentale per lo studio dei meccanismi che permettono la sopravvivenza ed il mantenimento della funzionalità cardiaca in condizioni in cui la disponibilità di O2 rappresenta un fattore limitante. Il presente lavoro ha permesso la caratterizzazione morfo‐funzionale del cuore di goldfish ed ha fornito le basi per l’analisi del ruolo dello NO sia come modulatore della performance cardiaca basale che come fattore coinvolto nei meccanismi di tolleranza a condizioni di ipossia. Oltre alle classiche 4 camere cardiache, ovvero seno venoso, atrio, ventricolo e bulbo arterioso, sono state identificate altre due strutture, corrispondenti alla regione atrio‐ventricolare (AV) e al cono arterioso. L’atrio è molto ampio ed altamente trabecolato; il ventricolo appare costituito da una parte esterna di miocardio compatto, vascolarizzato da vasi coronarici, ed una interna di miocardio spugnoso; la parete bulbare è caratterizzata da un elevato rapporto elastina/collagene, che ne aumenta la compliance. Gli esperimenti di immunolocalizzazione hanno evidenziato la presenza dell’isoforma endoteliale attiva della NOS (p‐eNOS) a livello dell’endotelio coronarico ed, in minor misura, nei miocardiociti e nell’endotelio vascolare. L’utilizzo di preparati di cuore isolato e perfuso, ha permesso la caratterizzazione funzionale del cuore di goldfish sia in condizioni basali che in risposta ad incrementi di precarico. I cuori sono risultati estremamente sensibili ad incrementi della pressione di riempimento, raggiungendo il massimo valore di SV (SV=1.08±0.09 mL/kg peso corporeo) a 0.4 kPa. In condizioni ipossiche, tale sensibilità è risultata ancora maggiore; i preparati hanno infatti raggiunto il massimo valore di SV (SV=1.5±0.2 mL/kg peso corporeo) a valori di pressione di riempimento minori (0.25 kPa). Variazioni della pressione di postcarico ne hanno invece compromesso la funzionalità. Tali caratteristiche morfo‐funzionali ci permettono di definire il comportamento del cuore di goldfish come pompa di volume. In condizioni basali, il trattamento con L‐NMMA (inibitore della NOS) ha esercitato un effetto inotropo positivo sia in normossia che in ipossia, mentre il trattamento con nitrito ha indotto un effetto inotropo negativo in condizioni normossiche ed un effetto inotropo positivo in condizioni ipossiche. In risposta agli incrementi di precarico, il trattamento con L‐NMMA ha significativamente ridotto la curva di Starling in normossia, mentre non ha esercitato alcun effetto in ipossia; al contrario, il nitrito non ha modificato la risposta di Starling in condizioni normossiche, mentre ha ridotto tale risposta in condizioni ipossiche, riportandola ai valori di controllo ottenuti in normossia. Questi risultati hanno evidenziato un ruolo del sistema NOS/NO nella modulazione della performance cardiaca sia basale che fisicamente stimolata, ed una sensibilità dei meccanismi di regolazione NOS/NO‐dipendenti a variazioni della concentrazione di ossigeno. Parte 3. NOS e stress iperglicemico: ruolo della BH4 sulla struttura e funzionalità dell’enzima La NOS, principale sorgente di NO in condizioni fisiologiche, è sintetizzata in forma monomerica, ma esplica le sue funzioni solo dopo formazione dell’omodimero attivo. Il corretto funzionamento della struttura dimerica richiede la presenza di una serie di cofattori, il più importante dei quali è la 5,6,7,8‐tetraidrobiopterina (BH4), responsabile della stabilizzazione del dimero. In assenza di tale cofattore infatti l’enzima produce anione superossido e non NO. La BH4 è sintetizzata in vivo attraverso un pathway il cui enzima limitante è la GTP Ciclo Idrolasi (GCH). Una riduzione della disponibilità di BH4 è stata associata alla disfunzione vascolare correlata a varie patologie con implicazioni a livello cardiovascolare, tra cui il diabete. In questo contesto, utilizzando modelli di topi mGCH‐Tg è stato analizzato il ruolo della BH4 nel disaccoppiamento dell’enzima NOS associato a stress iperglicemico. La caratterizzazione del fenotipo di questo modello sperimentale ha evidenziato una over‐espressione, miocardio specifica, dell’enzima GCH, ed un aumento delle concentrazioni di BH4 e dei suoi prodotti ossidati in tessuto ventricolare di topi mGCH‐Tg rispetto ai topi WT. Inoltre, la produzione di superossido è risultata significativamente ridotta rispetto ai topi di controllo, confermando l’ipotesi che la BH4 riveste un ruolo fondamentale nella stabilizzazione della forma dimerica dell’enzima NOS. L’induzione del diabete di tipo 1 non ha modificato tali risultati. La concentrazione di BH4 e dei suoi prodotti ossidati, così come la produzione di superossido, non sono risultate infatti modificate in condizioni di iperglicemia, supportando l’ipotesi che un aumento della disponibilità di BH4 favorisce l’accoppiamento dell’enzima NOS anche in condizioni di stress iperglicemico. Nel complesso, i nostri dati suggeriscono un ruolo protettivo della BH4 nei meccanismi di stress ossidativo associati alla condizione diabetica. Nell’insieme, i dati ottenuti suggeriscono che nel cuore dei vertebrati il sistema NOS/NO rappresenta un punto nodale su cui convergono segnali attivati da condizioni di stress (ad esempio, variazioni di temperatura, stress ipossico ed iperglicemico), e da cui si dipartono cascate trasduzionali fondamentali per il mantenimento dell’omeostasi cardiaca in talicondizioni.Università della Calabri

    The Hypoxia Tolerance of the Goldfish (Carassius auratus) Heart: The NOS/NO System and Beyond

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    The extraordinary capacity of the goldfish (Carassius auratus) to increase its cardiac performance under acute hypoxia is crucial in ensuring adequate oxygen supply to tissues and organs. However, the underlying physiological mechanisms are not yet completely elucidated. By employing an ex vivo working heart preparation, we observed that the time-dependent enhancement of contractility, distinctive of the hypoxic goldfish heart, is abolished by the Nitric Oxide Synthase (NOS) antagonist L-NMMA, the Nitric Oxide (NO) scavenger PTIO, as well as by the PI3-kinase (PI3-K) and sarco/endoplasmic reticulum Ca2+-ATPase 2a (SERCA2a) pumps&rsquo; inhibition by Wortmannin and Thapsigargin, respectively. In goldfish hearts exposed to hypoxia, an ELISA test revealed no changes in cGMP levels, while Western Blotting analysis showed an enhanced expression of the phosphorylated protein kinase B (pAkt) and of the NADPH oxidase catalytic subunit Nox2 (gp91phox). A significant decrease of protein S-nitrosylation was observed by Biotin Switch assay in hypoxic hearts. Results suggest a role for a PI3-K/Akt-mediated activation of the NOS-dependent NO production, and SERCA2a pumps in the mechanisms conferring benefits to the goldfish heart under hypoxia. They also propose protein denitrosylation, and the possibility of nitration, as parallel intracellular events
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