9 research outputs found

    Interleukin-17A (IL-17A): A silent amplifier of COVID-19

    Get PDF
    One of the hallmarks of COVID-19 is the cytokine storm that provokes primarily pneumonia followed by systemic inflammation. Emerging evidence has identified a potential link between elevated interleukin-17A (IL-17A) levels and disease severity and progression. Considering that per se, IL-17A can activate several inflammatory pathways, it is plausible to hypothesize an involvement of this cytokine in COVID-19 clinical outcomes. Thus, IL-17A could represent a marker of disease progression and/or a target to develop therapeutic strategies. This hypothesis paper aims to propose this "unique" cytokine as a silent amplifier of the COVID-19 immune response and (potentially) related therapy

    Il falso nel commercio internazionale

    No full text
    La falsificazione di merci destinate alla vendita è stata presente, si potrebbe dire, da ‘sempre’ nelle vicende economiche delle società organizzate, raggiungendo, in tempi da noi molto lontani, dimensioni, talvolta, ragguardevoli. È stato, tuttavia, con l’avvento della Rivoluzione industriale che per la falsificazione dei manufatti si sono aperte prospettive di sviluppo su larga scala. In tempi più recenti, la crisi economica occidentale degli anni Settanta, con l’enorme crescita dei prezzi delle materie prime e con un’impetuosa inflazione mondiale, ha fornito l’humus nel quale le falsificazioni dei prodotti manifatturieri, incentrate sull’appropriazione dei marchi aziendali, hanno cominciato ad assumere una dimensione sempre più rilevante, dapprima nell’ambito dei mercati interni di molti Paesi e, successivamente, nel mercato internazionale. Il processo di globalizzazione, le delocalizzazioni o multilocalizzazioni e l’impetuoso sviluppo delle economie asiatiche, con in testa la Cina, hanno fatto sì che la fabbricazione, in qualsiasi parte del mondo, di merci che si impossessano di identità aziendali altrui risulti facilitata da un’ampia disponibilità di accesso a macchine e a tecniche produttive in grado di consentire la loro realizzazione anche nell’area dei manufatti comunemente definiti high-tech. Ancora più elevata, poi, è la facilità con cui è possibile porre in essere iniziative finalizzate al profitto, incentrate sia sull’appropriazione di procedimenti e di prodotti coperti da brevetti sia sulla violazione dei diritti di proprietà intellettuale. Il mare magnum dei giganteschi e molteplici flussi degli scambi internazionali, infine, con la conseguente impossibilità di effettuare su di essi controlli doganali efficaci, offre l’opportunità di spostare da un capo all’altro del globo queste merci e di commercializzarle confondendole con quelle prodotte e vendute regolarmente

    A.A.A.A. Laurea Offresi

    No full text
    Il Regolamento sull’autonomia didattica degli Atenei del 1999, che ha introdotto la formula del cosiddetto “tre + due”, e i molteplici ulteriori provvedimenti varati dai ministri Ortensio Zecchino e Letizia Moratti avrebbero dovuto elevare il livello del nostro sistema universitario e, insieme, metterlo in condizione di operare in modo più razionale, efficace ed efficiente rispetto al passato. La pseudoriforma non sembra però aver centrato tali obiettivi, poiché il sistema universitario italiano versa in una crisi profonda, aggravata da elementi grotteschi e, talvolta, addirittura comici. Le 81 strutture universitarie, pubbliche e private, con le loro 545 Facoltà e i 3.076 Corsi di Studio, tenuti da 60.728 docenti di ruolo e da 30.638 professori a contratto, sono state passate al setaccio di un paziente e meticoloso lavoro di ricerca che analizza e documenta i tratti più salienti della condizione dell’Università italiana al termine del primo ciclo di applicazione della “riforma”, portando alla luce incongruenze, errori, furbizie, favoritismi e insensate perversioni, tentando di offrire anche elementi utili, innanzi tutto, per porre rimedio immediato a talune situazioni di vera e propria patologia e per individuare linee e regole serie, il più possibile condivise, di riprogettazione sia dell’assetto complessivo degli studi universitari nel nostro Paese sia delle prospettive del loro sviluppo

    Sapere per poter fare e sapere per poter essere

    No full text
    Da alcuni decenni a questa parte viene fornito un apprendimento che se, da un lato, privilegia essenzialmente - fino, in pratica ad esaurirsi in essa - l’erogazione di nozioni e di abilità operative di carattere tecnico, dall’altro lato, impone che ciò che è stato oggetto di questo tipo di apprendimento venga registrato, non per consentire a chi lo immagazzina di «creare qualcosa di nuovo» ma per adattare i propri atteggiamenti ed i propri comportamenti ad esso, per «avere conoscenza a guisa di possesso», sperando di poterla spendere sul mercato. Quanto le giovani generazioni e gli adulti che “beneficiano” dell’opportunità della cosiddetta formazione continua, «ricevono corrisponde alla quantità di cui avranno bisogno per compiere [più o meno] adeguatamente il loro lavoro». Per le prime, poi, oramai «le scuole sono le fabbriche in cui vengono prodotti questi pacchi-conoscenza per tutti, nonostante che queste proclamino, di norma, che il loro scopo è di mettere gli allievi in contatto con le massime conquiste della vita umana». Avere conoscenza è qualcosa di molto diverso dal conoscere. Il conoscere non si esaurisce nell’acquisizione di requisiti tecnici utili per poter andare alla ricerca di un’occupazione nella società della “conoscenza” della “informazione”, della “comunicazione”, dei “saperi”, ma consiste nella possibilità di disporre di una chance per «penetrare sotto la superficie allo scopo di giungere alle radici e pertanto alle cause; conoscere significa “vedere” la realtà senza paludamenti» e, quindi, nella possibilità di prendere consapevolezza che gran parte di ciò che viene ritenuto vero e di per sé evidente è spesso illusione, «frutto dell’influenza suggestiva dell’universo sociale in cui si vive»

    L'organizzazione della marginalità. Industria e potere in una provincia meridionale

    Get PDF
    - Indice #21- Premessa #37- Sviluppo economico e logica di emarginazione #49- Parte prima. Morfologia di un'area marginale #95- Parte seconda. L'agire imprenditoriale in condizioni di marginalità #217- Parte terza. Contesto sociale e processi di emarginazione #349- Nota metodologica #48
    corecore