59 research outputs found

    Stapedotomia V.S. Stapedectomia: nostra esperienza

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    RAZIONALE La chirurgia della staffa ha visto negli ultimi anni molte innovazioni nel trattamento chirurgico dell'otosclerosi. In particolare, la stapedectomia \ue8 stata sostituita sempre pi\uf9 dalla stapedotomia prima con metodo classico e successivamente con metodica invertita, in quanto si ritiene che tali varianti chirurgiche consentano una maggiore riduzione del gap tra via ossea e via aerea per le alte frequenze, una migliore discriminazione vocale oltre che minori complicanze intra e post operatorie. Lo scopo del presente studio \ue8 stato quello di confrontare i risultati della stapedotomia con la stapedectomia nei pazienti affetti da otosclerosi e in particolare il miglior recupero uditivo e l'insorgenza di complicanze intra e post-operatorie. MATERIALI E METODI Le variabili oggetto del nostro studio sono state: il sesso, l'et\ue0, la familiarit\ue0. I pazienti sono stati sottoposti a timpanometria e a audiometria tonale pre-operatoria e post-operatoria a distanza di 2 mesi dall'intervento. Le soglie uditive per la via aerea sono state ottenute per le frequenze 250-8000 Hz, mentre le soglie uditive per la via ossea sono state ottenute per le frequenze 250-4000 Hz. La soglia media (PTA) \ue8 stata calcolata per le frequenze 0.5, 1, 2, e 4 kHz ed \ue8 stato calcolato il gap tra la soglia media della via aerea e ossea. Infine si \ue8 valutata la presenza di acufeni e vertigini post-operatorie. Il confronto tra le due tecniche chirurgiche \ue8 stato eseguito tramite test \u3c72 a un livello di significativit\ue0 P < 0.05 per ognuna di queste variabili. RISULTATI I pazienti trattati con stapedotomia dimostrano risultati in termini di valori audiometrici migliori per la frequenza 4 kHz per la via aerea ed una riduzione del gap tra la via aerea e la via ossea per la stessa frequenza (p < 0.05) . L' insorgenza di acufeni e vertigini post-operatorie \ue8 ridotta in seguito a intervento di stapedotomia, anche se i risultati ottenuti non sono statisticamente significativi, probabilmente perch\ue8 la presenza di queste due complicanze dipende anche dai materiali protesici utilizzati e dall'esperienza del chirurgo. CONCLUSIONI La stapedotomia, attualmente, sembra essere l'intervento di scelta rispetto alla stapedectomia, non solo per i migliori risultati audiometrici ottenuti per la frequenze acute ma anche per la minore incidenza di complicanze post-operatorie. Di contro la stapedectomia \ue8 un intervento imprescindibile qualora vi sia una totale compromissione della staffa o frattura della platina intraoperatoriamente

    Neuropatia uditiva: incidenza e caratteristiche cliniche in neonati a rischio

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    INTRODUZIONE La neuropatia uditiva (NU), entità nosografica di recente individuazione, costituisce un’importante causa di ipoacusia di grado variabile dal lieve al severo, ad insorgenza sia nella primissima infanzia che nell’età giovanile, raramente nell’anziano. È riconducibile ad alterazioni di alcune componenti della via uditiva, tra cui le cellule cocleari ciliate interne (le esterne sono caratteristicamente risparmiate), le loro sinapsi con le fibre afferenti del nervo acustico o il nervo acustico stesso. L’eziologia, fatta eccezione per le forme riconducibili a mutazioni del gene OTOF (codificante per l’otoferlina, una proteina espressa dalle cellule ciliate interne cocleari), è stata posta in relazione con differenti fattori di rischio. In particolare, diversi studi hanno evidenziato una maggiore incidenza di NU tra i neonati ricoverati in UTIN o esposti, in epoca perinatale, a particolari condizioni quali iperbilirubinemia, anossia, patologie infettive, farmaci ~ 239 ~ ototossici. MATERIALI E METODI Dato il caratteristico profilo audiologico la diagnosi necessita della registrazione contemporanea delle OAEs (presenti in quanto integre le cellule ciliate esterne) e delle risposte ABR che risultano alterate, desincronizzate o addirittura irriconoscibili. Si rileva anche l’assenza del riflesso stapediale, sia ipsi che controlateralmente. RISULTATI Il nostro studio ha rilevato, in un campione di 110 bambini ricoverati in UTIN per un periodo > 5 giorni, 15 soggetti con deficit uditivo, tra i quali sono stati individuati 4 casi (26,6%) con profilo audiologico compatibile con diagnosi di NU.Gli autori descrivono le caratteristiche audiologiche ed eziologiche legate a suddetti pazienti paragonando l’incidenza della neuropatia uditiva in UTIN, il grado della sordità, la mono-bilateralità, i fattori di rischio e l’iter riabilitativo più idoneo con i dati riportati in letteratura. CONCLUSIONI La neuropatia uditiva, essendo causa di ipoacusia, può compromettere lo sviluppo del linguaggio e necessita di una diagnosi tempestiva per poter adottare le opportune misure riabilitative. In considerazione della necessità di esecuzione contemporanea di OAEs e dell’ABR ai fini di una corretta diagnosi, oltre che dei costi associati a quest’ultima metodica si raccomanda la valutazione dei potenziali evocati uditivi nei neonati ricoverati in UTIN e nei soggetti esposti a fattori di rischio più frequentemente associati a NU

    Psychopathologic disease in patients with tinnitus: a case control of an outpatient cohort

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    The goal of this work was to study if patients suffering from tinnitus, that affects 14.5% of Italian people, are more susceptible to psychological distress than those who are not affected by tinnitus; to evaluate the prevalence of psychopathological disorders among the cohort, their relationship with the severity of tinnitus and eventual correlation between the distress caused by tinnitus and age of patients. 191 cases and 237 controls were enrolled between 2009-2011. Cases were 80 females and 111 males with mean age of 48.06. Controls were 106 females and 131 males with mean age of 47.09. Overall subjects completed Symptom CheckList-90 R (SCL 90-R) and some brief questionnaire about audiological history while Tinnitus Handicap Inventory (THI) was compiled by cases. Our study indicates that there is a significance correlation between tinnitus and psychopathological disorders, especially with anxiety (\u3c72=8.08; p=0.004) and sleep disturbance (\u3c72=38.85; p=0.0001) and there is a slight correlation between higher THI score and lower age subjects (r=0.76). Especially causing working impairment, the highest correlation resulted for ages 25-50 (r=0.96)

    Epidemiologia, aspetti genetici e clinici nei neonati con familiarità per ipoacusia: esperienza di un centro di terzo livello

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    INTRODUZIONE Rilievo frequente nei soggetti affetti da ipoacusia neurosensoriale (SNHL) è un' anamnesi familiare positiva per sordità, correlata a mutazioni genetiche, non sempre facilmente individuate, responsabili del deficit uditivo. L'eziologia genetica costituisce complessivamente il 50-60% di tutte le cause di sordità. Si distinguono forme sindromiche e non sindromiche, queste ultime classificabili secondo le differenti modalità di trasmissione. Nel 50-80% dei casi è riscontrabile una mutazione interessante il gene della connessina 26 (GJB2) localizzato sul cromosoma 13 che oramai è noto, codifica per una proteina chiamata in causa nei processi di trasduzione dello stimolo sonoro. La medesima funzione appare essere svolta dalla connessina 30 (GJB6), e dalla connessina 31 (GJB3). Nei soggetti con ipoacusia di origine genetica si osserva un'ampia variabilit¨¤ nel profilo audiologico e nel decorso clinico in relazione ai geni coinvolti e al tipo di mutazione. Infatti è riscontrabile una perdita uditiva di grado variabile dal moderato al profondo, presente già alla nascita o insorta in epoche successive, a progressione clinica variabile. MATERIALI E METODI Il ruolo di primo piano che rivestono i fattori genetici nello sviluppo di ipoacusia si evince dai risultati relativi alla nostra casistica, costituita da 412 bambini (con età al momento della diagnosi compresa tra 1 e 6 mesi) esposti a fattori di rischio per SNHL in epoca prenatale e perinatale. RISULTATI In 41 casi (9,95% della popolazione in esame) è stata identificata una storia familiare di ipoacusia e tra questi, in 15 soggetti (36,7%) è stata evidenziata una perdita uditiva. L'analisi statistica ha rilevato una differenza significativa tra i soggetti esposti e non esposti a tale fattore (x2=28,56 e p<0,0001) confermando quanto già descrtitto in letteratura ossia che la una storia familiare di ipoacusia costituisce di per se un fattore di rischio indipendente per sordità. La perdita uditiva è risultata essere nel 100% dei casi di tipo neurosensoriale ed a sede cocleare, prevalentemente di grado profondo (con un valore medio di 100,69¡À16.46 dB HL), interessante entrambi gli orecchi (93.33%). Tutti i soggetti identificati come sordi sono stati sottoposti ad indagine genetica ed in alcuni casi è stato possibile, risalire alle mutazioni responsabili di tale quadro patologico (prevalentemente a carico del gene GJB2). CONCLUSIONI Considerata l'elevata incidenza, il ruolo che svolge tra i fattori di rischio nel determinismo della sordità, la frequente gravità del deficit uditivo ad essa associato, la familiarità necessita di una particolare attenzione mediante un'accurata anamnesi e un counselling genetico finalizzato a riconoscere precocemente tale condizione e l'eventuale ipoacusia ad essa associata. Ciò consente,soprattutto nelle forme ad insorgenza preverbale, l'attuazione di quei presidi riabilitativi e quindi un corretto sviluppo linguistico, cognitivo e, in definitiva, sociale del bambino

    Exploring the role of theory of mind in moral judgment: The case of children with autism spectrum disorder

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    This paper adds to the growing research on moral judgment (MJ) by considering whether theory of mind (ToM) might foster children's autonomous MJ achievement. A group of 30 children with autism spectrum disorder (ASD) was compared in MJ and ToM with 30 typically developing (TD) children. Participants were tested for MJ with a classical Piaget's task and for ToM with a second order False Belief task. In the moral task, children were told two versions of a story: in one version the protagonist acted according to a moral intention but the action resulted in a harmful consequence; in the other version the protagonist acted according to an immoral intention, but the action resulted in a harmless consequence. Children were asked which of the two protagonists was the "naughtier." In line with previous studies, the results indicated that, while the majority of TD participants succeeded in the second order False Belief task, only few individuals with ASD showed intact perspective taking abilities. The analysis of the MJ in relation to ToM showed that children with ASD lacking ToM abilities judged guilty the protagonists of the two versions of the story in the moral task because both of them violated a moral rule or because they considered the consequences of the actions, ignoring any psychological information. These results indicate a heteronomous morality in individuals with ASD, based on the respect of learned moral rules and outcomes rather than others' subjective states

    Profilo familiare ed individuale come fattore predittivo delle performances verbo-acustiche pre impianto cocleare: esperienza personale

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    RAZIONALE L\u2019impianto cocleare \ue8 oramai il trattamento di scelta in tutti quei casi di sordit\ue0 preverbale severa/profonda permettendo di ottenere a distanza di 12 mesi una soglia uditiva amplificata integralmente all\u2019interno dello spettro acustico del parlato. Se ci\uf2 \ue8 dimostrato ampiamente dalla letteratura, \ue8 comunque vero che le aspettative familiari e le performances verbo/acustiche sono altamente variabili. Lo scopo del presente lavoro \ue8 quello di identificare tramite un accurato studio del profilo familiare ed individuale, tutte le possibili variabili in grado di influenzare i risultati. MATERIALI E METODI Le variabili oggetto del presente studio sono state suddivise in familiari ed individuali; tra le prime si \ue8 valutato: numero di familiari, titolo di studio, livello economico, attivit\ue0 lavorativa, aspettativa familiare; tra i fattori individuali: et\ue0 al momento della diagnosi di sordit\ue0, lunghezza della sordit\ue0, patologie associate, utilizzo delle protesi acustiche, terapia riabilitativa (sanitaria/privata), et\ue0 al momento dell\u2019impianto, tipo di impianto, strategia utilizzata, uso quotidiano dell\u2019impianto cocleare, stimolazione mono/bimodale. RISULTATI Le risposte ottenute dai tracciati audiometrici e dai questionari sulle capacit\ue0 percettive verbali messe in relazione con il profilo familiare ed individuale hanno evidenziato una correlazione significativa tra alto livello economico, terapia riabilitativa privata, uso quotidiano dell\u2019impianto cocleare e IT-MAIS, CAP e SIR (p>0.05). Di contro, a queste variabili familiari ed individuali sono corrisposte le aspettative familiari pre-impianto pi\uf9 elevate con il rischio pertanto di \u2018false aspettative\u2019. CONCLUSIONI Lo studio del profilo familiare e le caratteristiche individuali di un candidato all\u2019impianto cocleare possono essere uno strumento in pi\uf9 da utilizzare come fattori predittivi per non creare delle false aspettative in termini di performance uditive e di intelligibilit\ue0 nelle famiglie dei soggetti affetti da ipoacusia neurosensoriale bilaterale severa/profonda e candidati all\u2019impianto cocleare

    Role of cannabinoids in the treatment of Tinnitus

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    Tinnitus is a frequent symptom in audiological clinical practice characterized by an abnormal noise perceived in one or both ears or in the head, in which a patient has a conscious hearing percept in absence of external sound. Tinnitus might be caused by a homeostatic response of central dorsal cochlear nucleus auditory neurons that makes them hyperactive in compensation to auditory input loss. One hypothesis suggests that tinnitus is a sensory form of epilepsy that involves the cochlear nucleus and the inferior colliculus, which display impairment in the electrical activity in the auditory system. This alteration determines a synaptic plasticity in the dorsal cochlear nucleus that becomes a target for pharmacological compounds able to treat tinnitus. There is no effective drug treatment for tinnitus, but different studies propose the use of cannabinoid receptors agonist for their anti-epileptic activity, although their practical effects are still unclear. In this review, we want to analyze the emerging pharmacological approaches of cannabinoid receptor agonists to the therapy of tinnitus

    Using the FVB strain of mice for the evaluation of clinical and experimental ketamine (IP) associated with phenothiazines, benzodiazepines and α2-agonists

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    El objetivo de este trabajo ha consistido en evaluar el estado fisiológico de los animales mediante el control de las frecuencias respiratoria y cardiaca así como la tasa de saturación de oxígeno durante la anestesia con ketamina asociada a otros fármacos. Para ello hemos utilizado 40 ratones FVB consanguíneos (20 machos y 20 hembras) de 11 semanas de edad, a los que se les administró por vía intraperitoneal ketamina asociada a un depresor del sistema nervioso central: acepromazina, diazepam, medetomidina, midazolam o xilazina. Obtuvimos resultados que difirieron mucho entre sexos, concluyendo que en machos los mejores resultados obtenidos fueron con la asociación a los α2-agonistas, mientras que en las hembras, al menos a las dosis empleadas, no pudimos afirmar que ninguna de las asociaciones fuese óptima.The aim of this work has been to evaluate the physiological status of animals by controlling the respiratory rate and heart rate and oxygen saturation during anesthesia with ketamine in combination with other drugs. We have used 40 consanguine FVB mice (20 males and 20 females) from 11 weeks of age, who were administered intraperitoneally with a ketamine-associated central nervous system depressant:acepromazina, diazepam, medetomidine, midazolam or xylazine. We obtained results that differed greatly between the sexes, in males, concluding that the best results were obtained with the association of α2- agonists, while in females, at least at the doses employed, did not say that none of the associations were optima

    A Prospective Observational Study on the Role of Immunohistochemical Expression of Orphanin in Laryngeal Squamous Cell Carcinoma Recurrence

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    To date, histological biomarkers expressed by laryngeal cancer are poorly known. The identification of biomarkers associated with laryngeal squamous cell carcinoma (SCC), would help explain the tumorogenesis and prevent the possible recurrence of the lesion after treatment. For this reason, the aim of this study is to investigate, for the first time, the Orphanin expression in 48 human specimens of laryngeal SCC and evaluate its possible correlation with patients prognosis. We analyzed pathological specimens from 48 patients with laryngeal SCC to detect the presence of Orphanin by using an immunohistochemistry test. We compared the findings with healthy tissue acquired from patients who underwent surgery for mesenchymal benign tumours of the larynx. The specimens were stained with anti-Orphanin monoclonal antibodies. Results were processed through a computerised image analysis system to determine a scale of staining intensity. All the tumoural specimens examined showed a significant immunoreaction for Orphanin when compared with healthy tissues (p < 0.05) but with a different immune reactivity related to clinical-pathological features. A high Orphanin expression was not significantly related to Histological Grading (HG), TNM, and stage (p > 0.05). In the multivariate analysis, the Orphanin expression was significantly related only to the malignant recurrence (p < 0.05). Our study suggests that Orphanin could have a role in tumorigenesis by increasing the recurrence of cancer; therefore, it should be further explored as a possible biomarker for laryngeal cancer

    A Conceptual framework for Adaptive User Interfaces for older adults

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    The file attached to this record is the author's final peer reviewed version.Nowadays, information and communication technologies (ICT) have become part of our everyday life, enhancing the quality of life and promoting new forms of social interaction. Despite the numerous benefits of ICT, older adults still present low rates of ICT adoption compared to other population segments. The lack of accessible User Interfaces has been identified as a major barrier. Traditional User Interfaces follow a design for all approach, typically ignoring the needs of older adults. Recent research in Human-Computer Interaction (HCI) proposes adaptive User Interfaces to suit the individual users abilities. Nevertheless, most of the existing approaches perform adaptation based on user profile groups and do not provide personalized adaptation in real-time. This paper introduces a conceptual framework for developing real-time adaptive User Interfaces. The system aims to target most common issues among older adults, i.e. cognitive decline and vision loss. The developed conceptual framework also presents novel strategic techniques to assess cognitive load and vision related issues in an unobtrusive manner for the use
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