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    Influence of antisynthetase antibodies specificities on antisynthetase syndrome clinical spectrum time course

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    Antisynthetase syndrome (ASSD) is a rare clinical condition that is characterized by the occurrence of a classic clinical triad, encompassing myositis, arthritis, and interstitial lung disease (ILD), along with specific autoantibodies that are addressed to different aminoacyl tRNA synthetases (ARS). Until now, it has been unknown whether the presence of a different ARS might affect the clinical presentation, evolution, and outcome of ASSD. In this study, we retrospectively recorded the time of onset, characteristics, clustering of triad findings, and survival of 828 ASSD patients (593 anti-Jo1, 95 anti-PL7, 84 anti-PL12, 38 anti-EJ, and 18 anti-OJ), referring to AENEAS (American and European NEtwork of Antisynthetase Syndrome) collaborative group's cohort. Comparisons were performed first between all ARS cases and then, in the case of significance, while using anti-Jo1 positive patients as the reference group. The characteristics of triad findings were similar and the onset mainly began with a single triad finding in all groups despite some differences in overall prevalence. The "ex-novo" occurrence of triad findings was only reduced in the anti-PL12-positive cohort, however, it occurred in a clinically relevant percentage of patients (30%). Moreover, survival was not influenced by the underlying anti-aminoacyl tRNA synthetase antibodies' positivity, which confirmed that antisynthetase syndrome is a heterogeneous condition and that antibody specificity only partially influences the clinical presentation and evolution of this condition

    Risposta di talee di Salix alba L. ad elevate concentrazioni di zinco allevate in coltura idroponica e in vaso.

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    Negli ultimi decenni, la capacità delle specie vegetali di accumulare elementi potenzialmente tossici nei loro organi è stata proposta come strumento idoneo nella bonifica di siti inquinati. La risposta funzionale in Salix alba L., sottoposta ad elevate concentrazioni di zinco, è stata valutata attraverso misure di scambio gassoso e fluorescenza della clorofilla a, in due esperimenti a breve termine condotti in condizioni di crescita controllate, in coltura idroponica (3000 µM ZnCl2) e in vaso (3000 mg/kg ZnCl2). La quantità di metallo assorbita negli organi vegetali (foglie, fusto e radici) e quella presente nel substrato di crescita (terreno e soluzione di crescita) è stata valutata mediante spettrofotometria ad assorbimento atomico (AAS); sono stati inoltre calcolati i fattori di bioaccumulo (BAF) e traslocazione (TF). In entrambi gli esperimenti, è stata osservata una riduzione significativa degli scambi gassosi (fotosintesi netta e conduttanza stomatica) e un maggiore accumulo del metallo nella porzione radicale. Tuttavia, le talee cresciute in soluzione idroponica, con apporto costante di Zn, hanno riportato effetti sulla funzionalità del processo fotosintetico (regione J-I-P del transient di fluorescenza) più marcati e fattori di bioaccumulo (BAF) elevati rispetto alle talee cresciute in vaso, dove la minore disponibilità del contaminante ha limitato il processo di fitoestrazione. La ridotta traslocazione del contaminante alle porzioni epigee osservata in entrambi gli esperimenti indicano un potenziale impiego di Salix alba in processi di fitostabilizzazione dei metalli pesanti in suoli ad elevato grado di inquinamento

    Risposta ecofisiologica all’assorbimento dello zinco in talee di Salix alba L. allevate in coltura idroponica

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    Il crescente fenomeno dell’inquinamento da metalli pesanti nelle acque e nei suoli richiede l’individuazione di strategie di risanamento impiegabili su ampie superfici e a costi contenuti. Le potenzialità di accumulo e tolleranza ai metalli pesanti di diverse specie di salice risultano interessanti per applicazioni in tecnologie di fitorimedio. In un esperimento a breve termine talee di Salix alba L., cresciute in coltura idroponica, sono state sottoposte ad elevate concentrazioni di zinco (3000M), al fine valutare gli effetti del metallo sull’attività fisiologica della pianta e caratterizzare le capacità di fitoestrazione di tale specie. La risposta funzionale è stata valutata a livello fogliare, tramite analisi non distruttive e non invasive: misure di scambi gassosi, fluorescenza diretta della clorofilla “a” e contenuto relativo di pigmenti fotosintetici. È stata calcolata la quantità di metallo assorbito nella biomassa (foglie, fusto e radici) attraverso spettroscopia ad assorbimento atomico (AAS) e sono stati determinati i fattori di bioaccumulo (BAF) e traslocazione (TF). I risultati ottenuti dalle misure di scambio gassoso, evidenziano una riduzione significativa della fotosintesi netta e della conduttanza stomatica, nei giorni successivi alla somministrazione del metallo, dovuto ad una limitazione di tipo stomatico. I principali parametri della fluorescenza (test OJIP) mostrano una riduzione dell’efficienza del trasporto elettronico e della performance fotosintetica, indice di un alterazione dell’apparato fotosintetico. Infine, dalle analisi delle concentrazioni del metallo negli organi della pianta, è emerso come il maggior accumulo di zinco è stato rinvenuto nelle radici, con scarso traslocazione e allocazione nelle porzioni epigee. Pertanto, anche se S. alba non rientra tra le specie fitoestrattrici, per la scarsa traslocazione del metallo alle foglie (TF<1), risulta tollerante ad elevate concentrazioni di zinco e può essere utilizzata nei processi di fitostabilizzazione per la bonifica di siti inquinati

    Real-World Analysis of Outcomes and Economic Burden in Patients with Chronic Kidney Disease with and without Secondary Hyperparathyroidism among a Sample of the Italian Population

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    This real-world analysis evaluated the clinical and economic burden of non-dialysis-dependent CKD patients with and without secondary hyperparathyroidism (sHPT) in Italy. An observational retrospective study was conducted using administrative databases containing a pool of healthcare entities covering 2.45 million health-assisted individuals. Adult patients with hospitalization discharge diagnoses for CKD stages 3, 4, and 5 were included from 1 January 2012 to 31 March 2015 and stratified using the presence/absence of sHPT. Of the 5710 patients, 3119 were CKD-only (62%) and 1915 were CKD + sHPT (38%). The groups were balanced using Propensity Score Matching (PSM). Kaplan-Meier curves revealed that progression to dialysis and cumulative mortality had a higher incidence in the CKD + sHPT versus CKD-only group in CKD stage 3 patients and the overall population. The total direct healthcare costs/patient at one-year follow-up were significantly higher in CKD + sHPT versus CKD-only patients (EUR 8593 vs. EUR 5671, p &lt; 0.001), mostly burdened by expenses for drugs (EUR 2250 vs. EUR 1537, p &lt; 0.001), hospitalizations (EUR 4628 vs. EUR 3479, p &lt; 0.001), and outpatient services (EUR 1715 vs. EUR 654, p &lt; 0.001). These findings suggest that sHPT, even at an early CKD stage, results in faster progression to dialysis, increased mortality, and higher healthcare expenditures, thus indicating that timely intervention can ameliorate the management of CKD patients affected by sHPT
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