9 research outputs found
Obiettivi, strumenti e metodi per un utilizzo epidemiologico di archivi sanitari elettronici correnti in diverse aree italiane
The availability of Electronic Health Archives (EHA) has increased remarkably over the last twenty years. As part of a joint project of the Italian Association of Epidemiology (AIE) and the Italian Association of Medical Statistics and Clinical Epidemiology (SISMEC), a workgroup of experts was set up in 2005 with the aim of comparing various experiences and of standardizing the procedures by which electronic sources can be integrated. In particular, the workgroup\u27s aim was to estimate the frequency of certain major diseases using standard algorithms applied to EHA. This volume is published with the purpose of making available in a common publication the methods and the results obtained. The results from a multicentre study using a standard approach to probabilistic record-linkage procedures are also included in a specific chapter. Eleven Italian centres from five Italian regions with an overall population of 11,932,026 collected and treated more than 21,374,426 records (year 2003) from five electronic information sources: death certificates, hospital discharge records (including outpatient discharges), drug prescriptions, tax- exemptions, and pathology records in order to estimate the frequency of the following diseases: diabetes, ischemic heart diseases, acute myocardial infarction, stroke, asthma, chronic obstructive pulmonary disease, obstructive lung diseases. For each pathology a specific algorithm was developed and used by all centres for the identification of the prevalent/incident cases of the selected diseases. Standardized methods were used to estimate the rates. The results confirm the need for a common standard approach to produce estimates based on EHA, considering the variability of the quality and of the completeness of the archives, and the difficulties of standardizing record-linkage operations in the various centres. The main achievement of this work was the elimination of the variability due to the use of different algorithms to identify cases using EHA.La disponibilit? di archivi sanitari elettronici (ASE) correnti ? andata aumentando in maniera considerevole negli ultimi due decenni. Allo scopo di confrontare le esperienze disponibili e verificare l\u27applicazione di procedure standardizzate di integrazione di ASE, nel 2005 si ? costituito un gruppo di lavoro nazionale dell\u27Associazione italiana di epidemiologia (AIE) e della Societ? italiana di statistica medica ed epidemiologia clinica (SISMEC), in particolare per definire algoritmi per la stima della frequenza di alcune delle maggiori patologie che affliggono la popolazione italiana. La produzione di questo volume nasce dalla comune decisione di rendere disponibili in maniera esauriente i risultati e i metodi utilizzati per produrre tali stime. Viene presentato inoltre uno studio per confrontare le procedure di record linkage mediante l\u27utilizzo di una tecnica probabilistica standard in diverse aree italiane. Undici centri, distribuiti in cinque regioni italiane, per una popolazione totale di 11.932.026 persone, hanno esplorato l\u27utilizzo di cinque fonti sanitarie correnti (certificati di morte, schede di dimissione ospedaliera, prescrizioni farmaceutiche, esenzioni da ticket e referti anatomopatologici) per un totale di 21.374.426 di record (anno 2003), per la stima di alcune categorie diagnostiche: diabete, cardiopatia ischemica, infarto miocardico acuto (IMA), ictus acuto, bronchite polmonare cronico-ostruttiva (BPCO), asma, malattia polmonare cronico-ostruttiva (MPCO). Sono stati elaborati e applicati algoritmi standard per identificare i casi (prevalenti/ incidenti) delle patologie studiate e sono stati standardizzati i metodi per la stima della loro frequenza. I centri partecipanti presentavano una notevole disomogeneit? nella disponibilit? temporale dei dati, nelle dimensioni e nell\u27apparente qualit? degli archivi. Non sono state riscontrate particolari difficolt? nell\u27elaborazione e nell\u27applicazione degli algoritmi patologia-specifici. I risultati delle stime di frequenza delle singole categorie diagnostiche sono commentati nei singoli capitoli di questo volume. L\u27insieme del lavoro svolto sottolinea la necessit? di adottare metodi standardizzati nell\u27utilizzo degli ASE in considerazione della variabilit? della qualit? e completezza degli archivi selezionati e della difficolt? oggettiva a standardizzare le procedure di record linkage nei vari centri. Il pregio maggiore di questo lavoro ? avere eliminato la variabilit? generata dall\u27uso di algoritmi diversi
Disease-Modifying Therapies and Coronavirus Disease 2019 Severity in Multiple Sclerosis
Objective: This study was undertaken to assess the impact of immunosuppressive and immunomodulatory therapies on the severity of coronavirus disease 2019 (COVID-19) in people with multiple sclerosis (PwMS).
Methods: We retrospectively collected data of PwMS with suspected or confirmed COVID-19. All the patients had complete follow-up to death or recovery. Severe COVID-19 was defined by a 3-level variable: mild disease not requiring hospitalization versus pneumonia or hospitalization versus intensive care unit (ICU) admission or death. We evaluated baseline characteristics and MS therapies associated with severe COVID-19 by multivariate and propensity score (PS)-weighted ordinal logistic models. Sensitivity analyses were run to confirm the results.
Results: Of 844 PwMS with suspected (n = 565) or confirmed (n = 279) COVID-19, 13 (1.54%) died; 11 of them were in a progressive MS phase, and 8 were without any therapy. Thirty-eight (4.5%) were admitted to an ICU; 99 (11.7%) had radiologically documented pneumonia; 96 (11.4%) were hospitalized. After adjusting for region, age, sex, progressive MS course, Expanded Disability Status Scale, disease duration, body mass index, comorbidities, and recent methylprednisolone use, therapy with an anti-CD20 agent (ocrelizumab or rituximab) was significantly associated (odds ratio [OR] = 2.37, 95% confidence interval [CI] = 1.18-4.74, p = 0.015) with increased risk of severe COVID-19. Recent use (<1 month) of methylprednisolone was also associated with a worse outcome (OR = 5.24, 95% CI = 2.20-12.53, p = 0.001). Results were confirmed by the PS-weighted analysis and by all the sensitivity analyses.
Interpretation: This study showed an acceptable level of safety of therapies with a broad array of mechanisms of action. However, some specific elements of risk emerged. These will need to be considered while the COVID-19 pandemic persists
Advanced Communication Tools and a Qualitative Research to Complement Epidemiological Study
A qualitative research through advanced communication tools have been included in an epidemiological human biomonitoring (HBM) study in 16 municipalities of Campania Region, Italy (SEBIOREC), the area is experiencing a waste crisis and a diffuse pollution due to illegal dumping since \u2790.? stata affiancata ad una ricerca eppidemiologica basata sul biomonitoragio umano una ricerca qualitativa che ha previsto di realizzare interviste in profondit? ai cittadini nell\u27area della Campania interessata dalla crisi dei rifiuti
Utilizzo epidemiologico di archivi sanitari elettronici correnti Un\u27esperienza di standardizzazione delle procedure per la stima di frequenza di alcune malattie in diverse aree italiane
Exploiting electronic health archives for epidemiological purposes An experience using a standardized approach to estimate diseases in various areas of Ital
Pregnancy does not prevent disease re-activation after natalizumab suspension in patients with multiple sclerosis
Indicatori ambientali nello studio EpiAir2: I dati di qualit\ue0 dell'aria per la sorveglianza epidemiologica
OBIETTIVO: costruzione di indicatori ambientali di inquinamento
aerodiffuso per finalit\ue0 di sorveglianza epidemiologica
in 25 citt\ue0 italiane per il progetto EpiAir2 (2006-2010) e presentazione
dei dati di dieci anni di sorveglianza in 10 citt\ue0
italiane (2001-2010).
DISEGNO: sono stati raccolti dati di particolato (nelle frazioni
PM10 e PM2.5 ), biossido di azoto (NO2 ) e ozono (O3 ), considerati
fattori di rischio per la salute. I datimeteorologici considerati
come confondenti nell\u2019analisi dell\u2019effetto degli inquinanti
sono stati: temperatura, umidit\ue0 relativa (e la variabile
derivata \u201ctemperatura apparente\u201d) e pressione barometrica. I
criteri per la selezione delle stazioni dimonitoraggio e imetodi
di calcolo per la costruzione di indicatori ambientali a partire
dalle serie giornaliere disponibili sono stati scelti in continuit\ue0
con la precedente edizione di EpiAir. Per tutte le citt\ue0, \ue8 stata
verificata l\u2019omogeneit\ue0 dei dati selezionati nel rappresentare
l\u2019esposizione delle popolazioni.
SETTING E PARTECIPANTI: il progetto EpiAir2 coinvolge per
gli anni 2006-2010 le citt\ue0 diMilano,Mestre-Venezia,Torino,
Bologna, Firenze, Pisa, Roma,Taranto,Cagliari e Palermo, gi\ue0
presenti nello studio EpiAir. A questo elenco vanno aggiunte
le citt\ue0 di Treviso, Trieste, Padova, Rovigo, Piacenza, Parma,
Ferrara, Reggio Emilia, Modena, Genova, Rimini, Ancona,
Bari, Napoli e Brindisi.
RISULTATI: nel periodo considerato \ue8 stato osservato un decremento
delle concentrazioni di particolato nella maggior
parte delle citt\ue0 in analisi, mentre non si pu\uf2 giungere a conclusioni
cos\uec nette per NO2 e ozono. L\u2019analisi dell\u2019andamento
temporale degli indicatori ha evidenziato valori medi
annuali di PM10 superiori ai 40 \u3bcg/m3 in alcune citt\ue0 della
Pianura Padana, e valori medi annuali di NO2 costantemente
superiori ai 40 \u3bcg/m3 nelle citt\ue0 di Trieste, Milano,
Padova, Torino, Modena, Bologna, Roma e Napoli.
CONCLUSIONE: l\u2019ampliamento del progetto EpiAir, con
l\u2019inclusione di ulteriori 13 citt\ue0, ha permesso di evidenziare
peculiarit\ue0 legate alle differenti aree geografiche in studio e
numerose situazioni di criticit\ue0 con superamenti dei valori
di concentrazione limite fissati dalla legislazione corrente.
I risultati dello studio EpiAir2 confermano la necessit\ue0 di un
sistema di sorveglianza dell\u2019inquinamento aerodiffuso nei
centri urbani e industriali al fine di ottenere stime affidabili
dell\u2019esposizione della popolazione residente e di monitorarne
l\u2019andamento nel tempo
Inquinamento atmosferico e mortalit\ue0 in venticinque citt\ue0 Italiane: Risultati del progetto EpiAir2
OBIETTIVO: valutare gli effetti a breve termine dell\u2019inquinamento
atmosferico sulla mortalit\ue0 nelle 25 citt\ue0 italiane partecipanti
alla seconda fase del progetto EpiAir (Sorveglianza
epidemiologica dell\u2019inquinamento atmosferico: valutazione
dei rischi e degli impatti nelle citt\ue0 italiane).
DISEGNO: studio di serie temporali con metodologia casecrossover,
con aggiustamento per i fattori temporali emeteorologici
rilevanti. L\u2019associazione inquinamento atmosferico-mortalit\ue0
\ue8 stata analizzata per ciascuna delle 25 citt\ue0 in studio.Gli
inquinanti considerati sono stati il particolato (PM10 e PM2.5),
il biossido di azoto (NO2) e l\u2019ozono (O3 estivo). Le stime complessive
di effetto sono state ottenute successivamentemediante
unametanalisi e sono state espresse per incrementi di 10 \u3bcg/m3
delle concentrazioni di inquinanti. Sono stati implementatimodelli
mono e bi-pollutant.
SETTING E PARTECIPANTI: lo studio ha analizzato 422.723
decessi verificatisi tra i residenti di 35 anni o pi\uf9 nelle 25
citt\ue0 in studio per gli anni 2006-2010.
PRINCIPALI MISURE DI OUTCOME: sono stati considerati i
conteggi giornalieri di decessi per cause naturali, tra cui le
cause cardiache, cerebrovascolari e respiratorie. Le informazioni
sulle cause di morte sono state ottenute dai Registri
delle cause di morte delle singole citt\ue0.
RISULTATI: il numeromedio annuo di decessi per cause naturali
varia da 513 a Rovigo e 20.959 a Roma. Circa il 25% delle
morti \ue8 dovuto a cause cardiache, il 10%a cause cerebrovascolari
e il 7%a cause respiratorie. Per incrementi di 10 \u3bcg/m3 di PM10
si osserva un effetto immediato sullamortalit\ue0 naturale (0,51%;
IC95%0,16-0,86; lag 0-1)..Effetti pi\uf9 importanti e prolungati
(lag 0-5) si osservano per il PM2.5 (0,78%; IC95%0,12-1,46)
e soprattutto per l\u2019NO2 (1,10%; IC95%0,63-1,58). Incrementi
dellamortalit\ue0 cardiaca sono associati al PM10(0,93%; IC95%
0,16-1,70) e al PM2.5 (1,25%; IC95%0,17-2,34), mentre per
la mortalit\ue0 respiratoria l\u2019effetto dell\u2019esposizione a NO2 risulta
pi\uf9 importante (1,67%; IC95%0,23-3,13; lag 2-5) rispetto a
quella a PM10 (1,41%; IC95%-0,23;+3,08).
I risultati sono fortemente omogenei tra citt\ue0 per la mortalit\ue0
cardiaca e cerebrovascolare, ma non per quella respiratoria.
Non si riscontrano effetti sulla mortalit\ue0 cerebrovascolare.
L\u2019effetto dell\u2019O3 sulla mortalit\ue0 \ue8 al limite della
significativit\ue0 statistica.
CONCLUSIONI: lo studio conferma un chiaro incremento
dellamortalit\ue0 associata agli inquinanti atmosferici. Risultano
pi\uf9 importanti gli effetti degli inquinanti correlati al traffico
autoveicolare, qualiNO2 (permortalit\ue0 naturale) e PM2.5 (per
mortalit\ue0 cardiaca e respiratoria), con un ruolo indipendente
di NO2 rispetto al particolato in base all\u2019analisi bi-pollutan
Impatto a breve termine dell'inquinamento dell'aria nelle citt\ue0 coperte dalla sorveglianza epidemiologica EpiAir2
OBIETTIVO: stimare l\u2019impatto a breve termine dell\u2019inquinamento
atmosferico sulla popolazione adulta di 23 citt\ue0 italiane
nel periodo 2006-2009 nell\u2019ambito del progetto EpiAir2.
DISEGNO, MATERIALI E METODI: per ogni citt\ue0 inclusa nello
studio \ue8 stato calcolato l\u2019impatto dell\u2019effetto a breve termine
dell\u2019inquinamento atmosferico sulla mortalit\ue0. In particolare,
sono stati calcolati i decessi attribuibili a concentrazioni
delle polveri (PM10 e PM2.5) superiori a soglie differenti
definite dalla legislazione europea o nell\u2019ambito delle
linee guida dell\u2019Organizzazione mondiale della sanit\ue0 (per
il PM10: 20 e 40 \u3bcg/m3, riduzione del 20% ad arrivare a 20
\u3bcg/m3 e superamento del limite di 35 giorni con concentrazioni
medie di 50 \u3bcg/m3; per il PM2.5: 10, 18 e 25
\u3bcg/m3, riduzione del 20% ad arrivare a 18 \u3bcg/m3). La
stima di impatto \ue8 stata ottenuta combinando la stima di
effetto delle polveri, il livello di mortalit\ue0 osservato e i livelli
di concentrazione degli inquinanti misurati dalle reti di
monitoraggio urbane. Per quanto riguarda le stime di effetto,
sono state utilizzate le distribuzioni a posteriori specifiche
per citt\ue0 risultanti da una metanalisi bayesiana.
L\u2019incertezza sulle stime di impatto \ue8 stata calcolata con metodi
Monte Carlo.
RISULTATI: nell\u2019insieme delle 23 citt\ue0 valutate nel presente
studio il numero di decessi attribuibili agli effetti a breve termine
delle concentrazioni di PM10 superiori a 20 \u3bcg/m3 e
di PM2.5 superiori a 10 \u3bcg/m3 nel periodo 2006-2009 \ue8 risultato
rispettivamente pari allo 0,9% (assumendo indipendenza
tra citt\ue0 l\u2019intervallo di credibilit\ue0 all\u201980% \ue8 0,4-1,4)
e allo 0,8% (ICr80% 0,2-1,3) della mortalit\ue0 naturale.
L\u2019impatto delle concentrazioni di polveri PM10 e PM2.5 \ue8 risultato
concentrato nelle citt\ue0 della Pianura Padana, della
Piana fiorentina, e nelle grandi realt\ue0 metropolitane di
Roma, Napoli e Palermo: per il PM10 la percentuale sui decessi
\ue8 risultata 1,0% (ICr80% 0,4-1,5) contro 0,4%
(ICr80% 0,2-0,7) nelle altre citt\ue0 analizzate. Se i livelli di
concentrazione delle polveri fossero stati inferiori del 20%,
complessivamente l\u2019impatto si sarebbe ridotto del 42% per
il PM10 e del 51% per il PM2.5.
CONCLUSIONI: i livelli di inquinamento osservati nel periodo
in studio sono stati responsabili di un numero importante
di decessi nelle citt\ue0 analizzate. Politiche di contenimento
basate sulla diminuzione percentuale delle concentrazioni
annuali di polveri interesserebbero tutte le citt\ue0 coperte
dallo studio e potrebbero ridurre in modo importante l\u2019impatto
dell\u2019inquinamento sulla salute
Le politiche per la promozione della mobilit\ue0 sostenibile e la riduzione dell'inquinamento atmosferico causato dal traffico veicolare nelle citt\ue0 partecipanti allo studio EpiAir2
OBIETTIVO: fornire un quadro sintetico delle politiche di
mobilit\ue0 adottate negli ultimi anni (2006-2010) dalle amministrazioni
di alcuni Comuni italiani attraverso la rilevazione
degli interventi sulla mobilit\ue0 urbana e relativa efficacia.
DISEGNO E SETTING: i dati presentati si riferiscono alle quindici
citt\ue0 inizialmente partecipanti al progetto EpiAir2: Torino,
Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Roma, Taranto,
Palermo, Cagliari, Trieste, Genova, Ancona, Napoli, Bari.
RISULTATI: da questa indagine emergono debolezze e punti
di forza delle citt\ue0 italiane nell\u2019affrontare il tema della mobilit\ue0
sostenibile. Le modifiche della consistenza del parco
circolante sono state accompagnate da un suo rinnovamento
con conseguente riduzione dei veicoli rispondenti agli standard
emissivi pi\uf9 vecchi, seppur con differenze marcate tra
le varie citt\ue0. Tra le debolezze pi\uf9 rilevanti nella gestione locale
della mobilit\ue0 urbana \ue8 da segnalare in primo luogo lo
sviluppo ridotto di metropolitane e di sistemi tranviari e il
ritardo nell\u2019ammodernamento delle reti ferroviarie suburbane,
che pongono le citt\ue0 italiane in una posizione evidentemente
svantaggiata rispetto ad altre realt\ue0 urbane europee
analoghe. Per quanto riguarda gli altri aspetti della mobilit\ue0
urbana (offerta/domanda di trasporto pubblico, ZTL, zone
pedonali, km di piste ciclabili, servizi di car sharing e bike
sharing), si segnala una situazione estremamente disomogenea
tra le varie citt\ue0 italiane.
CONCLUSIONI: le disomogeneit\ue0 tra le diverse realt\ue0 sono in
parte spiegabili con le peculiarit\ue0 strutturali e culturali
locali, oltre che da una diversa attenzione \u201cstorica\u201d alle problematiche
ambientali e a un\u2019estemporaneit\ue0 delle scelte effettuate
dalle rispettive amministrazioni. Pur in presenza di
molte iniziative settoriali, pare sia mancata una strategia nazionale
che, pur rispettosa del livello di autonomia locale,
abbia fornito linee di indirizzo per affrontare in maniera
adeguata e coordinata il tema della mobilit\ue0 sostenibile e
dell\u2019inquinamento atmosferico da traffico veicolare