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Catalytic Reforming of Biogas for Syngas Production
Biogas is a mixture of methane and carbon dioxide produced from the anaerobic microbial digestion of biomass. It is an inexpensive, local source of energy but is usually wasted because the CO2 content dilutes the quality of the fuel. Dry and auto-thermal reforming are catalytic methods that convert both the CH4 and CO2 into H2 and CO, or syngas, a valuable product that can be used to produce liquid fuels, provide H2 for fuel cells, or improve the combustion of biogas. A Rh/Al2O3 catalyst is successful in dry reforming biogas to syngas without deactivation from carbon formation at CH4/CO2 ratios of one or lower. In CH4 rich mixtures, auto-thermal reforming (ATR) is effective because it provides additional oxidant that eliminates carbon formation and combusts a portion of the CH4 in-situ to provide the heat needed for the endothermic reforming reactions. In addition to CH4 and CO2, biogas also contains chlorocarbons that are potential catalyst poisons. Chlorocarbons are unique to biogas and bio-derived fuels due to the natural presence of chlorinated compounds in organic material that are released during decomposition or thermal treatment. Despite their presence in biogas in 10-50ppm concentrations, the effect of chlorocarbons on the dry reforming reaction has not been extensively studied. This work investigated the effect of CH3Cl in particular on the activity and selectivity of CH4 dry and auto-thermal reforming using a Rh/Al2O3 catalyst. It was determined that CH3Cl introduction into the reforming reaction deposits chloride on the alumina catalyst support, which increases the surface acidity, poisons the water-gas shift reactions by replacing basic hydroxyl groups, and poisons the dry reforming reaction by reducing hydrogen mobility and the affinity of CO2 for the alumina support. CH3Cl also likely competes and reacts preferentially over CH4 for dry reforming sites. In CO2 rich environments, the reverse water gas shift reaction is poisoned, resulting in an increase of the H2/CO ratio, while in H2O rich environments, the forward water gas shift reaction is poisoned, resulting in a decrease of the H2/CO ratio. With 50 ppm addition of CH3Cl into a dry reforming reaction, the H2/CO ratio increases by 53% at a relatively low temperature of 350°C and increases by only 3% at 700°C. The poisoning of the water gas shift and dry reforming reactions, and the resulting changes in product selectivity and dry reforming activity, are completely reversible upon removal of CH3Cl from the feed. Therefore, the amount of chlorocarbon expected in a biogas mixture, between 10-50ppm, is not particularly harmful for the 4% Rh/Al2O3 catalyst. The degree of chloride poisoning is directly proportional to CH3Cl concentration and inversely proportional to H2O concentration and temperature. Therefore, O2 or air co-feeding minimizes chloride poisoning because it produces H2O and additional heat from the CH4 combustion reaction, both of which decrease chloride poisoning. Auto-thermal reforming is therefore more effective than dry reforming biogas because it keeps the Rh/Al2O3 catalyst clean of carbon and chloride deposition, thereby maintaining the activity and selectivity of the catalyst for conversion of biogas into syngas
Lingüística de corpus e historias de las lenguas iberorrománicas : nuevas propuestas y últimos desarrollos
Most of the articles included in this volume, titled Corpus Linguistics and the Histories of theIbero-Romance Languages: New Proposals and Recent Developments, are based on talks given at the V Congreso Internacional de Corpus Diacrónicos en Lenguas Iberorrománicas (CoDiLI5), which took place at the Free University of Brussels (ULB) and was co-organised by Ghent University (UGent), December 12-14, 2019. This volume has been edited by Miriam Bouzouita (Humboldt-UniversitätzuBerlin) and Antoine Primerano (UGent)
EUSN 2021 Book of Abstracts, Fifth European Conference on Social Networks
Book of abstract of the fifth European conference on Social Networks EUSN 202
Valutazione del ruolo di differenti habitat nelle prime fasi del ciclo vitale del nasello, Merluccius merluccius (Linneo, 1758) nel Mar Ligure e nel Mar Tirreno centro-settentrionale
Il nasello, Merluccius merluccius, rappresenta una delle specie demersali più importanti nel Mar Mediterraneo sia per la sua abbondanza che per il suo valore commerciale. La specie è distribuita lungo le coste atlantiche dell’Europa e dell’Africa Settentrionale, nell’intero bacino del Mediterraneo e lungo le coste meridionali del Mar Nero. È una specie con ampia distribuzione batimetrica essendo presente dalle acque superficiali fino a circa 700 m di profondità. Come in molte altre specie, la distribuzione batimetrica è dipendente dalla taglia: i giovani (lunghezza totale (LT) < 20 cm) si concentrano principalmente tra i 100 e i 200 m, mentre gli individui adulti, in genere, si collocano a profondità superiori.
Data la sua grande importanza ecologica ed economica, è necessario approfondire la conoscenza della biologia e della dinamica di popolazione di questa specie, la quale è intensamente sfruttata dalle marinerie professionali che operano con diversi sistemi di pesca, quali lo strascico di fondo e, le reti da posta. Risulta pertanto di fondamentale importanza una gestione razionale della risorsa tramite studi rivolti alla valutazione del suo stato di sfruttamento.
Il presente lavoro di tesi è rivolto ai juveniles di M. merluccius, ovvero agli esemplari ancora immaturi sessualmente che si concentrano in determinate aree (aree di nursery). Nella subarea geografica FAO GSA 9 (Mar Ligure e Mar Tirreno centro-settentrionale) esistono le aree di nursery di nasello tra le più importanti, in termini di densità di individui, di tutto il Mediterraneo, che presentano un’elevata stabilità spazio-temporale.
Lo scopo del presente lavoro di tesi è di testare il modello secondo cui le aree di nursery offrono un vantaggio in termini di crescita relativa, di disponibilità trofica e di stato di condizione, rispetto alle aree dove la densità dei giovanili è ridotta. A tal proposito, sono stati utilizzati dati provenienti dalla campagna di pesca a strascico sperimentale MEDITS realizzata nel 2011 nella GSA 9, tra 10 e 800 m di profondità, nell’ambito del programma Raccolta Dati sulla Pesca stabilita dal regolamento dell’Unione Europea (Reg CE 199/2008). I dati analizzati, provengono da 18 cale sperimentali, effettuate tra 60 e 250 m di profondità in due differenti tipologie di aree: 9 cale sono state realizzate in aree ad elevata concentrazione di giovanili di nasello, definite “aree nursery”; altre 9 cale sono state effettuate in aree a bassa concentrazione di giovanili, definite “aree non nursery”. L’individuazione delle aree nursery del nasello nella GSA9, è stata ottenuta sulla base di precedenti studi che hanno permesso di studiare queste aree per le principali specie demersali.
Sono stati analizzati 1913 individui, aventi un intervallo di taglia compreso tra 3,5 e 15 cm LT; quest’ultimi sono poi stati suddivisi in due classi di taglia (I = 3,5cm – 8.0 cm LT; II = 8,5 cm – 15 cm LT) per le successive analisi. Sono state eseguite stime della densità (numero di individui per chilometro quadrato) e della biomassa (chilogrammi per chilometro quadrato) nelle aree nursery e non; la demografia degli esemplari catturati (lunghezza totale, approssimata al mezzo centimetro inferiore) è stata rilevata direttamente a bordo; un campione rappresentativo della cattura di ciascuna cala è stato congelato per le successive analisi di laboratorio. Su ciascun individuo, sono stati rilevati il peso totale (PT) al decimo di grammo inferiore e dopo dissezione, il peso del fegato, il peso dello stomaco ed il peso eviscerato. I pesi medi del fegato e dello stomaco, ed i loro relativi indici, indice epatosomatico (peso fegato/peso eviscerato) e peso stomaco/peso eviscerato, sono stati utilizzati nel confronto tra aree e tra classi di taglia. Gli stomaci sono stati ripartiti in due categorie: pieni, in caso di presenza all’interno di essi di materiale più o meno digerito e vuoti, in caso di assenza di qualsiasi tipo di materiale: queste informazioni sono servite per il calcolo dell’indice di replezione, dato dal rapporto tra il numero degli stomaci pieni sul totale, per verificare in quale area e in quale classe di taglia l’attività predatoria dei giovani di nasello fosse più rilevante. Il contenuto di ogni stomaco è stato determinato classificandolo a livello di specie o ranghi tassonomici superiori per studiarne lo spettro trofico per area e per classe di taglia. Successivamente è stato condotto lo studio della crescita relativa attraverso l’analisi della relazione taglia/peso, utilizzando la formula PT = a * LT b , dove a è il fattore di condizione mentre b esprime il tasso di crescita relativa tra il peso e la lunghezza; infine, per valutare lo stato “benessere” dei giovanili di nasello campionati nelle aree nursery e non, è stato usato il fattore di condizione K di Fulton. I dati raccolti sono stati analizzati per mezzo di approcci di statistica parametrica ed analisi della varianza.
I risultati hanno messo in evidenza come nelle aree nursery ci siano densità e biomasse statisticamente maggiori rispetto alle aree non nursery e che la distribuzione taglia-frequenza sia diversa nelle due aree, con individui più grandi (9,5 cm – 10,5 cm LT) nelle aree nursery rispetto alle are non nursery (7,0 cm – 8,0 cm LT). I risultati più interessanti di questo lavoro di tesi sono stati quelli ottenuti dalle analisi su differenze, tra aree, nei parametri energetici e metabolici. Chiare differenze sono emerse nella stima del peso del fegato, del rapporto epatosomatico, dell'indice di replezione e del fattore di condizione K di Fulton. Sembrerebbe che da un punto di vista metabolico ci siano differenze sostanziali tra le due aree, e che sia più vantaggioso per i giovanili di nasello aggregarsi nelle aree nursery, piuttosto che in altre aree. Infatti, il confronto del peso medio del fegato e del relativo indice epatosomatico ha messo in evidenza come questi due indici siano significativamente maggiori per gli esemplari campionati nelle aree nursery, il che confermerebbe il modello testato dal presente lavoro di tesi. Lo studio dell’indice di replezione ha messo in evidenza valori maggiori nelle aree nursery (33%) rispetto alle non nursery (18%), sottolineando una maggiore attività predatoria dei giovanili di nasello in tale aree. Il fattore di condizione K di Fulton, è risultato significativamente maggiore nelle aree nursery, il che metterebbe in evidenza la loro importanza nel garantire migliori condizioni di vita ai giovanili di nasello offrendo loro un ipotetico vantaggio trofico-energetico.
Al contrario, l'analisi del peso dello stomaco non ha evidenziato differenze sostanziali tra le due aree oggetto di studio, ma solo per classe di taglia, in cui il peso medio dello stomaco è risultato essere maggiore nella II classe di taglia. Invece, per quanto riguarda lo studio dell'indice peso stomaco/peso somatico, l'analisi ha evidenziato differenze significative nelle due aree prese in esame.
Dall’analisi dello spettro trofico è emerso il ruolo dei crostacei eufausiacei nella dieta dei juveniles del nasello in entrambe le aree. Lo studio della relazione taglia-peso ha rilevato un’allometria positiva con un accrescimento del peso proporzionalmente maggiore rispetto alla lunghezza, per gli esemplari campionati in entrambe le aree. Il confronto del parametro b (tasso di crescita relativa) della relazione taglia-peso tra aree, ha evidenziato differenze significative, solo per il peso totale, ma non per il peso eviscerato, con il b delle aree non nursery maggiore del b delle aree nursery.
Per quanto riguarda eventuali differenze imputabili alla taglia, il presente studio ha mostrato che il peso del fegato e il relativo indice peso epatosomatico hanno assunto valori crescenti all'aumentare della taglia. Per quanto riguarda il peso dello stomaco, per classe di taglia, il valore maggiore è stato rilevato negli esemplari più grandi (8,5- 15 cm LT). L'andamento di questo indice in funzione della taglia, sottolinea come M. merluccius sia un attivo predatore durante tutto il suo ciclo vitale, sopratutto nelle prime fasi di vita.
In conclusione, i risultati di questa tesi hanno fornito indicazioni sufficientemente robuste nel mostrare la valenza, in termini di vantaggi trofici ed energetici, di particolari aree (aree di nursery) per il successo del reclutamento del nasello nel Mar Ligure e Tirreno Centro-Settentrionale. Tali risultati necessitano tuttavia di ulteriori approfondimenti analitici al fine di essere confermati. In particolare sarà necessario investigare maggiormente la crescita assoluta degli organismi nelle prime fasi di vita e caratterizzare dal punto di vista ecosistemico gli habitat analizzati
Materiali nanostrutturati: effetti su adesione e proliferazione cellulare.
La meccanotrasduzione è il processo mediante il quale uno stimolo meccanico è trasferito, tramite l’adesione, dalla membrana cellulare al nucleo, con conseguente modulazione dell’espressione genica, facilitando la risposta cellulare adattativa. La meccanotrasduzione è fondamentale per processi cellulari, come la sopravvivenza delle cellule, la crescita e la differenziazione. Superfici modellate topograficamente (generalmente micro o nano-strutturate) offrono un prezioso strumento non invasivo nella valutazione della risposta cellulare a tali stimoli e una maggiore comprensione delle interazioni all'interfaccia cellula/materiale. Le informazioni che ne derivano hanno importanti risvolti nell’ingegnerizzazione di una nuova generazione di dispositivi impiantabili nei tessuti. Un importante gruppo di recettori transmembrana che collegano meccanicamente la cellula al substrato (o matrice extracellulare) sono le integrine. Uno dei numerosi meccanismi di segnalazione delle integrine dipende da una tirosina chinasi citoplasmatica meccano-sensibile chiamata FAK (Focal Adhesion Kinase). Le giunzioni chiamate “adesioni focali” influenzano profondamente la fisiologia cellulare e il loro rafforzamento è generalmente associato ad un incremento della migrazione e proliferazione cellulare.
Il presente lavoro di tesi è inserito all’interno di una ricerca più ampia che ha come scopo lo sviluppo di nuovi substrati impiantabili per la modulazione della risposta cellulare. I biomateriali, quando vengono impiantati in tessuti viventi, producono una risposta da parte di questi ultimi; giacché tale risposta causa la formazione di una capsula fibrosa che porta all’isolamento del materiale impiantato ed alla perdita dell’interfaccia, la sfida è quella di identificare materiali impiantabili che non vengano incapsulati dai fibroblasti. Studi precedenti al presente lavoro di tesi, condotti nel laboratorio della Prof. Raffa, hanno evidenziato come substrati nano-strutturati di bario titanato presentino interessanti proprietà in tal senso [1]; mentre dati riportati in letteratura suggeriscono che la nano-strutturazione possa promuovere l’adesione cellulare, il rafforzamento delle adesioni focali e la progressione del ciclo cellulare [2], nel lavoro citato prima è stato osservato come la nano-strutturazione rallenti la progressione del ciclo cellulare, senza però in alcun modo inficiare la vitalità cellulare. Tale meccanismo potrebbe essere efficacemente sfruttato in vivo per inibire la formazione della capsula fibrotica intorno all’impianto. Scopo della presente tesi è quello di analizzare i meccanismi molecolari alla base di tali osservazioni sperimentali.
Nel presente lavoro ci si è prefisso di approfondire lo studio dell’effetto della nanostrutturazione su linee cellulari di fibroblasti murini, analizzandone l’influenza sull’adesione e sul ciclo cellulare e verificando se la proteina FAK svolga un ruolo significativo in tali meccanismi.
[1] Marianna Giannini, Martina Giannaccini, Teresa Sibillano, Cinzia Giannini, Dun Liu, Zhigang Wang, Andrea Bau’, Luciana Dente, Alfred Cuschieri, Vittoria Raffa (2014) Sheets of Vertically Aligned BaTiO3
Nanotubes Reduce Cell Proliferation but Not Viability of NIH-3T3 Cells. PLoS ONE 9(12): e115183
[2] Wenfu Zheng , Wei Zhang , and Xingyu Jiang (2012) Precise Control of Cell Adhesion by Combination of Surface Chemistry and Soft Lithography. Adv. Healthcare Mater. 2012, DOI: 10.1002/adhm.20120010
Vínculos transdisciplinarios en las prácticas pedagógicas de planeamiento territorial
La indagación busca dar cuenta del tipo de vínculos existentes en las prácticas pedagógicas que tienen lugar en una cátedra integrada por profesionales provenientes de distintas disciplinas. Para ello se abordan los procesos pedagógicos en torno a la combinación, articulación y/o complementación de los diferentes saberes y prácticas para la formación de arquitectos en planeamiento territorial.
Se trata del desafío de afrontar la complejidad de la práctica pedagógica en torno a la transdisciplina desde un abordaje cualitativo que permite el acercamiento profundo a los percepciones, sentidos y prácticas que – a través de un abordaje mixto – despliegan los estudiantes y docentes de la cátedra.Eje 1: La enseñanza universitaria en el contexto actual: transformaciones y propuestas. Reflexiones y experiencias en la enseñanza de las Ciencias Sociales.Secretaría de Asuntos Académico
Las aulas, espacios de enseñanza restauradores, en el 2022. Continuación sobre la reconstrucción analítica de las didácticas durante los procesos de transición en el AÑO Después a la pandemia
Se realiza un recorrido analítico-reflexivo a través de la reconstrucción de las didácticas en el período anual post-pandemia. Abarca desde el momento de transición de la virtualidad al modo presencial durante la cursada de Planificación Territorial, del ciclo superior, de la Facultad de Arquitectura y Urbanismo. El análisis transcurre en las aulas transformadas por la implementación de las TIC’s a partir del confinamiento, durante la transición y posterior a la pandemia; y pretende dar cuenta de las últimas clases del período 2021 y el retorno a la presencialidad. El momento de regreso al aula bi-modal, combinación entre la virtualidad y el espacio físico compartido, se denomina AÑO D y hace referencia a la primera letra de la palabra después, del confinamiento obligatorio. Se evaluaron las percepciones y readecuaciones durante la incertidumbre, así como los desafíos superados mediante la implementación de estrategias didácticas disruptivas con recursos que median a través la tecnología y valorizan el aula invertida. El aporte reside en registrar la evolución, continuidades o discontinuidades de las experiencias en línea en el taller presencial, bi-modal, sincrónico-asincrónico, durante la transición y retorno a la cursada anual post-pandemia
The more the better? How degree programs’ variety affects university students’ churn risk
Students’ intra- and, especially, inter-degree relocation poses significant challenges that tertiary education systems and universities must address to identify the best possible solutions for its reduction. Indeed, this phenomenon has a major impact on several aspects, from the reallocation of financial resources to factors related to the organization of spaces and activities, as well as in terms of human and social capital. Moreover, it is much more challenging when involving different universities in different geographical areas. This paper addresses the issue of churn risk among students and its relationship with the institutions’ educational offerings, in terms of degree programs, by accounting for the impact of the characteristics of both universities and hosting areas. In particular, the analysis relies on Italian administrative data regarding students who decide to change university or field of study when enrolling in their second year of career. The results obtained performing the Poisson Pseudo Maximum Likelihood estimation show that the variety and the dimension of universities’ services supply contribute to reducing students’ churn risks and are positively associated with universities’ retention rates
Kinetics of Circulating Plasma Cell-Free DNA in Paediatric Classical Hodgkin Lymphoma
Levels of plasma cell-free DNA (cfDNA) of a large series of children with classical Hodgkin lymphoma (cHL) were evaluated and analyzed at diagnosis and during chemotherapy treatment in relation with clinical characteristics. CfDNA levels in cHL patients were significantly higher compared with controls (p=0.002). CfDNA at diagnosis was correlated with presence of B symptoms (p=0.027) and high erythrocyte sedimentation rate (p=0.049). We found that the increasing of plasma cfDNA after first chemotherapy cycle seems to be associated with a worse prognosis (p=0.049). Levels of plasma cfDNA might constitute an interesting non-invasive tool in cHL patients' management
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