854 research outputs found

    Dentro la piramide dell'organizzazione. Fabbisogni, criticità e prospettive dei quadri aziendali del settore elettrico.

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    La ricerca indaga l'universo dei Quadri aziendali afferenti al settore elettrico. Lo scopo conoscitivo è far emergere fabbisogni, criticità e potenzialità connesse alla loro condizione lavorativa. La ricerca scientifica è stata condotta attraverso diverse fasi operative, quali: l'analisi delle discipline normative vigenti relative ai quadri aziendali; la determinazione del questionario da distribuire sull'intero territorio nazionale; la definizione del campione su cui effettuare l'indagine statistica; l' effettuazione di un pre-test con analisi dei relativi risultati e la validazione dello stesso; la definitiva approvazione del questionario da distribuire - con relative indicazioni di presentazione - e la determinazione delle modalità di somministrazione dello stesso; la creazione di una matrice volta alla catalogazione ed elaborazione dei dati desunti dai questionari e l' elaborazione scientifica dei dati medesimi; la redazione del report contenente i risultati ottenuti e sintetizzati in apposite tabelle e relativi grafici - e le operazioni di interpretazione scientifica dei risultati ottenuti; la preparazione degli argomenti oggetto dei focus group e lo svolgimento degli stessi; l'analisi dei dati risultanti dai focus group e la comparazione dei dati ottenuti dalla intera ricerca con il quadro normativo vigente ai fini di un'apposita politica sindacale, sia in sede di contrattazione collettiva che in sede di supporto alle politiche legislative nazionali

    Valutazione dell’efficienza di espressione di diverse varietà di Nicotiana tabacum per l’utilizzo nel Molecular Farming come produttrici di molecole ricombinanti ad azione terapeutica.

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    Nel campo dell’ingegneria genetica, negli ultimi decenni, si è andato sempre più affermando il concetto della pianta come 'biofabbrica' per la produzione di numerose molecole complesse di origine diversa (Plant Molecular Farming). Inoltre, in ambito medico/terapeutico molte delle attuali ricerche biotecnologiche sono dirette allo sviluppo di nuovi farmaci e si focalizzano prevalentemente su quelli di natura proteica, mentre le molecole ricombinanti attualmente in uso, vengono principalmente prodotte utilizzando batteri, funghi o colture di cellule animali. Tramite microrganismi e lieviti, però, si possono produrre solo sostanze di ridotta complessità in quanto molte delle modificazioni post-traduzionali che sono necessarie affinché le proteine raggiungano la forma matura e, quindi, attiva, avvengono esclusivamente in cellule di eucarioti superiori. La produzione di sostanze ad uso farmaceutico tramite colture cellulari animali, invece, è associata al rischio di contaminazione da parte di patogeni dannosi alla salute umana come il virus dell’AIDS e delle epatiti, la BSE e le sostanze carcinogeniche. Questi stessi problemi si hanno quando, come biofabbriche vengono utilizzati gli animali. La distanza genetica esistente tra le piante e l’uomo rappresenta, quindi, un grosso vantaggio nella produzione di proteine terapeutiche tramite Molecular Farming in quanto si riducono fortemente i rischi legati al trasporto di patogeni dannosi alla salute umana, è possibile produrre e configurare correttamente anche proteine complesse e, inoltre, i processi di estrazione risultano semplificati poiché, nei vegetali, non esistono proteine farmacologicamente attive simili a quelle umane. Il maggiore vantaggio risiede, tuttavia, nei costi di produzione che sono estremamente più ridotti rispetto a quelli che contraddistinguono le attuali tecniche di produzione di proteine ricombinanti. Il tabacco, a livello di letteratura, ha una lunga storia come coltura di successo per la Molecular Farming ed è, quindi, uno dei candidati principali per la produzione commerciale di questa tipologia di farmaci. L’obiettivo della seguente tesi, quindi, era è quello di valutare la capacità di espressione di un gene marcatore in due varietà di Nicotiana tabacum tra le più produttive in termini di biomassa vegetale, in virtù del loro possibile impiego in qualità di biofabbriche per la produzione di molecole ricombinanti ad azione terapeutica. Il lavoro sperimentale è consistito nella valutazione di tipo qualitativo dell’espressione di un gene marcatore nelle varietà Kentucky e Maryland Mammoth, poste a confronto con il tabacco Petit Havana SR1, una tra le piante che sono state maggiormente utilizzate in campo sperimentale per tale scopo, ma che risulta caratterizzata da una ridotta capacità produttiva. Come gene marcatore è stata utilizzata una β-glucoronidasi, la cui proteina espressa dopo infiltrazione di un apposito buffer nel materiale vegetale e decolorazione con alcool etilico dà al tessuto una colorazione blu. La trasformazione è stata effettuata su espianti fogliari tramite Agrobacterium tumefaciens; le sezioni hanno prodotto callo e successivamente shoots che sono stati poi coltivati come singole linee sulle quali è stato effettuato il saggio GUS per verificare l’espressione. Sono state selezionate alcune linee positive delle varietà in esame e sono state portate a seme per valutare il mantenimento del gene e l’eventuale segregazione su mezzo selettivo della generazione F1. Le linee di Kentucky, essendo maschiosterili, sono state impollinate con una linea positiva di Maryland Mammoth. I risultati hanno evidenziato un alto livello di rigenerazione degli espianti, dopo la trasformazione, nelle varietà prese in esame, del tutto comparabili con quelli ottenuti dal testimone SR1. L’espressione del gene GUS, di contro, nelle varietà Kentucky e Mammoth è risultata inferiore, in termini percentuali, rispetto a quella ottenuta dal controllo ma, comunque, i valori raggiunti sono da considerarsi soddisfacenti ai fini di un loro possibile impiego nel Molecular Farming (previa valutazione quantitativa della proteina espressa). Tutte le linee, coltivate in ambiente controllato, hanno prodotto semi fertili. Valutata la segregazione dei semi F1 su mezzo selettivo, è stato effettuato un saggio GUS per diverse linee delle varietà Kentucky ed SR1 ottenute dai semi F1; tutti i campioni sono risultati positivi al saggio. Sono in corso test per la valutazione dell’espressione del gene marcatore in piante F1 di Maryland Mammoth. Alla luce di questi primi risultati, quindi, le varietà in prova possono essere considerate come valide candidate al loro utilizzo nella Molecular Farming, per la produzione di molecole ricombinanti ad azione terapeutica

    RAAS Inhibitor Prescription and Hyperkalemia Event in Patients With Chronic Kidney Disease: A Single-Center Retrospective Study

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    Hyperkalemia is common in patients treated with renin–angiotensin–aldosterone system inhibitors (RAASis), and it represents the main cause of the large gap reported between guideline recommendations and real-world practice in chronic kidney disease (CKD). We conducted a CKD-population-based restrospective study to determine the prevalence of patients with CKD treated with RAASis, incidence of hyperkalemia in patients with CKD treated with RAASis, and proportion of patients with RAASi medication change after experiencing incident hyperkalemia. Among 809 patients with CKD analyzed, 556 (68.7%) were treated with RAASis, and RAASi prescription was greater in stages 2–4 of CKD. Hyperkalemia occurred in 9.2% of RAASi-treated patients, and the adjusted rate of hyperkalemia among patients with stage 4–5 CKD was 3-fold higher compared with patients with eGFR > 60 ml/min/1.73 m(2). RAASi treatment was discontinued in 55.3% of the patients after hyperkalemia event (74.2% discontinued therapy, 3.2% received a reduced dose, and 22.6% reduced the number of RAASi drugs). This study shows that the incidence of hyperkalemia is frequently observed in patients with CKD patients with RAASis, and that rates increase with deteriorating levels of kidney function from stages 1 to 3. RAASi medication change following an episode of hyperkalemia occurred in almost half of the patients after experiencing hyperkalemia

    The potential use of biomarkers in predicting contrast-induced acute kidney injury.

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    Contrast-induced acute kidney injury (CI-AKI) is a problem associated with the use of iodinated contrast media, causing kidney dysfunction in patients with preexisting renal failure. It accounts for 12% of all hospital-acquired kidney failure and increases the length of hospitalization, a situation that is worsening with increasing numbers of patients with comorbidities, including those requiring cardiovascular interventional procedures. So far, its diagnosis has relied upon the rise in creatinine levels, which is a late marker of kidney damage and is believed to be inadequate. Therefore, there is an urgent need for biomarkers that can detect CI-AKI sooner and more reliably. In recent years, many new biomarkers have been characterized for AKI, and these are discussed particularly with their use in known CI-AKI models and studies and include neutrophil gelatinase-associated lipocalin, cystatin C (Cys-C), kidney injury molecule-1, interleukin-18, N-acetyl-β-d-glucosaminidase, and L-type fatty acid-binding protein (L-FABP). The potential of miRNA and metabolomic technology is also mentioned. Early detection of CI-AKI may lead to early intervention and therefore improve patient outcome, and in future any one or a combination of several of these markers together with development in technology for their analysis may prove effective in this respect

    the choice of the iodinated radiographic contrast media to prevent contrast induced nephropathy

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    In patients with preexisting renal impairment, particularly those who are diabetic, the iodinated radiographic contrast media may cause contrast-induced nephropathy (CIN) or contrast-induced acute kidney injury (CI-AKI), that is, an acute renal failure (ARF), usually nonoliguric and asymptomatic, occurring 24 to 72 hours after their intravascular injection in the absence of an alternative aetiology. Radiographic contrast media have different osmolalities and viscosities. They have also a different nephrotoxicity. In order to prevent CIN, the least nephrotoxic contrast media should be chosen, at the lowest dosage possible. Other prevention measures should include discontinuation of potentially nephrotoxic drugs, adequate hydration with i.v. infusion of either normal saline or bicarbonate solution, and eventually use of antioxidants, such as N-acetylcysteine, and statins

    Effect of paricalcitol vs calcitriol on hemoglobin levels in chronic kidney disease patients: a randomized trial

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    Recent studies suggest that vitamin D deficiency represents an additional cofactor of renal anemia, with several mechanisms accounting for this relationship. In line with it, the administration of vitamin D or its analogues has been associated with an improvement of anemia. There are no data, however, about a direct effect of paricalcitol on hemoglobin (Hb) levels. Therefore, we conducted a study to determine whether paricalcitol, compared to calcitriol, improves anemia in patients with chronic kidney disease (CKD)

    Nocturnal Heart Rate Variability Might Help in Predicting Severe Obstructive Sleep-Disordered Breathing

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    Obstructive sleep apnea (OSA) can have long-term cardiovascular and metabolic effects. The identification of OSA-related impairments would provide diagnostic and prognostic value. Heart rate variability (HRV) as a measure of cardiac autonomic regulation is a promising candidate marker of OSA and OSA-related conditions. We took advantage of the Physionet Apnea-ECG database for two purposes. First, we performed time- and frequency-domain analysis of nocturnal HRV on each recording of this database to evaluate the cardiac autonomic regulation in patients with nighttime sleep breathing disorders. Second, we conducted a logistic regression analysis (backward stepwise) to identify the HRV indices able to predict the apnea-hypopnea index (AHI) categories (i.e., "Severe OSA", AHI ≥ 30; "Moderate-Mild OSA", 5 ≥ AHI < 30; and "Normal", AHI < 5). Compared to the "Normal", the "Severe OSA" group showed lower high-frequency power in normalized units (HFnu) and higher low-frequency power in normalized units (LFnu). The standard deviation of normal R-R intervals (SDNN) and the root mean square of successive R-R interval differences (RMSSD) were independently associated with sleep-disordered breathing. Our findings suggest altered cardiac autonomic regulation with a reduced parasympathetic component in OSA patients and suggest a role of nighttime HRV in the characterization and identification of sleep breathing disorders
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