30 research outputs found

    Give Place to Grief: the Construction of Memory to the Ustica Massacre

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    On 27th June 1980, Itavia Airlines flight India Hotel 870 took off from Bologna bound for Palermo with 81 passengers and crew aboard. An hour into the flight, around 9 p.m., it disappeared from the radar screens. A few hours later, wreckage from the DC-9 was spotted in the Tyrhennian Sea off the island of Ustica, near Sicily. There were no survivors. The cause of the tragedy remains one of Italy’s most enduring mysteries. On 27th June 2006, a convoy of trucks carrying the airplane’s fragments made a journey back to Bologna. Here the plane was reassembled once again. And around the relics, the French artist Christian Boltanski, whose work is always involved with memory and loss, created an emotional installation, with 81 pulsing lamps hanging over the plane, 81 black mirrors with 81 loudspeakers behind them, diffusing a subdued murmur of simple thoughts/worries of everyday life for people going on holiday. The Museum for the Memory of Ustica created a “place of memory” for a massacre without a place: the plane disappeared from the sky and sunk in a deep point of the Mediterranean Sea

    Il cimitero degli altri. Il Soldatenfriedhof Futa Pass tra pellegrinaggi familiari, viaggi di formazione, oblio e riscoperta (1969-2020)

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    Questo articolo ripercorre la storia delle visite al Cimitero militare germanico al Passo della Futa, progettato dall’architetto tedesco Dieter Oesterlen, a partire dalla sua inaugurazione nel giugno del 1969. Meta per commemorazioni e luogo del lutto per i familiari dei caduti, il cimitero è stato a lungo ignorato dalla popolazione locale, dalla stampa e dalla critica architettonica italiana. Negli ultimi due decenni, tuttavia, è avvenuta una riscoperta del monumento, che lo ha rivalutato come importante testimonianza di memoria storica per l’intera Linea Gotica. This article retraces the history of the German Futa Pass War Cemetery as a travel destination. Designed by German architect Dieter Oesterlen, since its inauguration in June 1969 the cemetery has been the destination of many journeys undertaken by the relatives of the fallen soldiers, seeking for a place of remembrance and grief. For a long time the cemetery was disregarded by the local population and also by Italian architectural journals and the local press. However, a rediscovery of this monument has taken place over the last two decades, and the cemetery was reconsidered as a pivotal historical evidence for the whole territory of the Gothic Line

    Understanding Factors Associated With Psychomotor Subtypes of Delirium in Older Inpatients With Dementia

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    Sul piedistallo della storia. Monumenti e statue in Emilia Romagna dall’Ottocento a oggi

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    Negli ultimi anni, dal Sudafrica agli Stati Uniti, dal Belgio all’Inghilterra, fino a dilagare per tutta l’Europa, sono sorti diversi movimenti per la rimozione di statue e monumenti, percepiti come simboli di un passato da cui prendere le distanze. Per comprendere questa ondata di contestazione è necessario allargare la visuale, ritrovando analogie e differenze con altre fasi iconoclaste accadute nella storia. Infatti, se l’atto dell’abbattimento è analogo, le intenzioni sottese possono essere molto diverse: sono contesto e prospettiva a definire se si tratti di vandalismo, di una dimostrazione di potere o di un processo di liberazione profondamente democratico. Questo dossier nasce da queste riflessioni, ancorate al dibattito del presente, cercando di individuare quali elementi e declinazioni peculiari si possano ritrovare anche nel territorio dell’Emilia-Romagna

    La memoria dei campi. La Risiera di San Sabba, Fossoli, Natzweiler – Struthof, Drancy

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    Educare in fuga. Un “luogo per la memoria” per i ragazzi ebrei salvati a Villa Emma

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    Despite the Fascist war and the alliance with Nazi Germany, an “unimaginable encounter” between 73 foreign Jewish kids (from Germany, Austria and Bosnia) and the local community took place in Nonantola (MO) in 1942-1943. After the Italian armistice the young refugees could flee to Switzerland (on to Palestine in 1945) thanks to the relationships created over the one year. In their diaries and memoirs, they recount how the period spent at Villa Emma was a time of peace during the escape. The educational dimension had crucial importance: their leaders understood that physical salvation was not enough. Personal and collective training, studying and community life became essential elements in building a barrier against the loss of hope. The Foundation Villa Emma is curating the historical reconstruction of these events, their memories and their significance in current times. Working on the creation of a “place for memory”, the Foundation is enquiring on what forms of visit are best to offer the public. Recent studies show how memorial policies have not prevented the growth of racism and intolerance, highlighting the need for defining new forms of approach to places of memory, able to confront their complex and “contaminated” nature.Tra il 1942 e il 1943 Nonantola (MO) è stata luogo di un “incontro impensabile” tra 73 ragazze e ragazzi ebrei stranieri (tedeschi, austriaci e bosniaci) e la comunità locale, in piena guerra fascista al fianco della Germania nazista. Grazie alle relazioni create, dopo l’8 settembre fu organizzata la fuga dei ragazzi verso la Svizzera, da dove nel 1945 ripartirono verso la Palestina. Nei loro diari e testimonianze, raccontano come il periodo trascorso a Villa Emma abbia rappresentato un tempo di pace durante la fuga. In particolare, la dimensione educativa riveste un’importanza cruciale: i responsabili del gruppo compresero come la salvezza fisica non fosse sufficiente. Studio, formazione personale e collettiva, vita di comunità divennero gli elementi essenziali per costituire l’argine contro la perdita di speranza. Dal 2015 Fondazione Villa Emma ha iniziato un percorso per la creazione di un “luogo per la memoria” per questa storia, interrogandosi anche su quali forme di “visitazione” proporre. Recenti studi mostrano infatti come le politiche memoriali non abbiano impedito la crescita di fenomeni quali razzismo e intolleranza, mettendo in luce come sia necessaria una riflessione profonda per definire nuove forme di approccio ai luoghi di memoria, che ne sappiano confrontare la complessità e la natura “contaminata”

    Il patrimonio scomodo del Novecento europeo nel progetto Atrium a Forlì

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    Il Novecento ha lasciato tracce difficili nelle città d'Europa. I regimi che si sono succeduti hanno trasformato urbanisticamente e architettonicamente l'intero territorio e oggi è complesso relazionarsi con questi segni. Il progetto europeo Atrium - Architecture of Totalitarian Regimes in Urban Managements si propone di valorizzare, con attenta cura e senza intenti mistificatori, proprio il “patrimonio scomodo” di 11 paesi dell'Europa del sud

    I quarant'anni del Museo Monumento al deportato di Carpi

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    L'8 dicembre 2013, il Museo Monumento al deportato politico e razziale di Carpi ha festeggiato il quarantennale dall'inaugurazione, riaprendo al pubblico dopo un intervento di manutenzione profonda. Un museo che oggi, a quarant'anni dalla sua inaugurazione e addirittura a cinquanta dalla sua ideazione, ha uno straordinario valore di documento, testimoniando una precocissima fase di «museografia della memoria»

    I due versanti della memoria. La repubblica di Montefiorino e la strage di Monchio

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    Le repubbliche partigiane dell’Emilia Romagna hanno lasciato poche tracce tangibili, sotto forma di monumenti e memoriali: le loro forme del ricordo non sembrano distaccarsi da quelle dedicate più ampiamente alla Resistenza. Fa eccezione il Museo della Repubblica di Montefiorino: questo saggio ripercorre i suoi successivi allestimenti e la progressiva elaborazione delle diverse memorie locali, necessariamente estese a comprendere la vicenda, di segno ben diverso, della strage di Monchio, Susano e Costrignano, avvenuta sul versante opposto della valle
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