761 research outputs found

    Connessioni immateriali e reti infrastrutturali delle Regioni Baltiche

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    Sono passati pochissimi mesi dalla presentazione del contributo al convegno "Reti, Territori, Città" organizzato dal dipartimento PDTA della Sapienza e da cui è tratto questo scritto. In poco più di 100 giorni la storia dell’Europa è completamente trasformata e mentre il paper va in stampa proprio accanto a noi si sta combattendo una cruenta guerra che sta ridefinendo i confini delle nostre democrazie, ma anche le nostre certezze di libertà. L’articolo presentato acquisisce oggi per noi autrici uno speciale valore di premonizione politica ma anche di forte incentivo a resistere alla barbarie della prevaricazione con la forza della diplomazia, della trattativa pacifica e dell’arte

    Rigenerare il paesaggio storico: l'esperienza di Bevagna (Perugia), dal Quadro Strategico di Valorizzazione al nuovo Piano Regolatore

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    Esiste storicamente una questione aperta sul tema delle politiche e degli strumenti per la pianificazione di territori a forte connotazione storica e nello specifico sulla loro efficacia nell’affrontare la conservazione attiva del paesaggio storico nel suo complesso senza limitarne il suo “sviluppo”, economico, sociale ma non solo. Rimane da definire il rapporto, spesso conflittuale, tra un sistema insediativo e naturale storicamente significativo, un sistema vincolistico rigido e spesso limitante e una fisiologica debolezza economica e marginalità funzionale rispetto ai pro-cessi di trasformazione delle grandi conurbazioni urbane. Occorre affrontare il tema senza ricade-re nelle tradizionali logiche di conservazione tout court, trovando nuove forme di conciliazione con la dimensione economica dei paesaggi storici e con i costi che ne conseguono per la loro conservazione. L'esperienza di pianificazione con l'amministrazione comunale di Bevagna (piccolo centro del Folignate in provincia di Perugia con 4.829 abitanti al 2020) è stata portata avanti dal 2006 da un gruppo di lavoro che ha integrato conoscenze dell’urbanistica, della geologia, dell’agronomia e dell’archeologia permettendo sin dall'inizio di delineare un percorso di conoscenza e costruzione delle conseguenti azioni di piano il più possibile interrelato e sequenziale che è stato inteso come momento di sperimentazione per la definizione degli assetti futuri

    Sulle donne illustri del Friuli

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    1openopenSAVORGNAN CERGNEU di BRAZZA', FabianaSAVORGNAN CERGNEU di BRAZZA', Fabian

    Modeling and Visualization of Drama Heritage

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    Comites palatini/paladini: ipotesi sulle forme di legittimazione del principato dei Guidi

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    Dopo il 1150 le due maggiori famiglie “principesche” toscane (Aldobrandeschi e Guidi) ricorsero a nuove forme di titolatura per distinguersi dal resto delle famiglie comitali della regione. Immediatamente, nel caso degli Aldobrandeschi, o dopo alcuni esperimenti che non ebbero seguito, nel caso dei Guidi, entrambe le dinastie ricorsero al titolo palatino, da solo (comes palatinus) o accompagnato da un riferimento all’ambito regionale (comes Tuscie palatinus). Non esercitarono, però, le funzioni e i diritti tipici dei comites sacri palatii della tradizione carolingia. La storiografia ha spiegato il titolo (solo onorifico) in termini di imitazione dell’ufficio carolingio. Questo era senz’altro uno dei messaggi che le due stirpi volevano trasmettere, usando quel titolo, in particolare allorché interagivano con l’autorità imperiale e con la nobiltà del regno. Il saggio, pur senza negare questo nesso, esplora un altro significato del titolo palatino, corrente in particolare nei rapporti tra “principi” e società cavalleresca toscana. Come si ricava anche da un’analisi dalla cronaca del Tolosano (Chronicon Faventinum), si può intendere il titolo palatino come un’allusione alla figura di Orlando e degli altri paladini di Francia, personaggi che proprio allora andavano acquistando centralità nell’immaginario delle aristocrazie cavalleresche toscane. La fortuna del titolo palatino andrà spiegata in primo luogo con la pluralità di significati che, nel dialogo politico con i vari interlocutori dei “principi”, esso di volta in volta poteva assumere: allusione all’inserimento nella gerarchia degli uffici pubblici e nella nobiltà d’impero; ufficio noto al ceto dei giuristi; allusione alla figura di Orlando e al suo ruolo di primus inter pares nei confronti dei cavalieri. Lo studio della titolatura, lungi dall’essere curiosità erudita, perciò, permette di avvicinarsi ai linguaggi politici usati dalle famiglie principesche per legittimarsi di fronte ai loro diversi interlocutori, e getta un fascio di luce sul sistema di valori e sugli orizzonti culturali del ceto cavalleresco rurale toscano.Dopo il 1150 le due maggiori famiglie “principesche” toscane (Aldobrandeschi e Guidi) ricorsero a nuove forme di titolatura per distinguersi dal resto delle famiglie comitali della regione. Immediatamente, nel caso degli Aldobrandeschi, o dopo alcuni esperimenti che non ebbero seguito, nel caso dei Guidi, entrambe le dinastie ricorsero al titolo palatino, da solo (comes palatinus) o accompagnato da un riferimento all’ambito regionale (comes Tuscie palatinus). Non esercitarono, però, le funzioni e i diritti tipici dei comites sacri palatii della tradizione carolingia. La storiografia ha spiegato il titolo (solo onorifico) in termini di imitazione dell’ufficio carolingio. Questo era senz’altro uno dei messaggi che le due stirpi volevano trasmettere, usando quel titolo, in particolare allorché interagivano con l’autorità imperiale e con la nobiltà del regno. Il saggio, pur senza negare questo nesso, esplora un altro significato del titolo palatino, corrente in particolare nei rapporti tra “principi” e società cavalleresca toscana. Come si ricava anche da un’analisi dalla cronaca del Tolosano (Chronicon Faventinum), si può intendere il titolo palatino come un’allusione alla figura di Orlando e degli altri paladini di Francia, personaggi che proprio allora andavano acquistando centralità nell’immaginario delle aristocrazie cavalleresche toscane. La fortuna del titolo palatino andrà spiegata in primo luogo con la pluralità di significati che, nel dialogo politico con i vari interlocutori dei “principi”, esso di volta in volta poteva assumere: allusione all’inserimento nella gerarchia degli uffici pubblici e nella nobiltà d’impero; ufficio noto al ceto dei giuristi; allusione alla figura di Orlando e al suo ruolo di primus inter pares nei confronti dei cavalieri. Lo studio della titolatura, lungi dall’essere curiosità erudita, perciò, permette di avvicinarsi ai linguaggi politici usati dalle famiglie principesche per legittimarsi di fronte ai loro diversi interlocutori, e getta un fascio di luce sul sistema di valori e sugli orizzonti culturali del ceto cavalleresco rurale toscano

    Anti-angiogenic activity evaluation of secondary metabolites from Calycolpus moritzianus leaves.

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    Angiogenesis is a crucial step in many pathological conditions like cancer, inflammation and metastasis formation; on these basis the search for antiangiogenic agents has widened. In order to identify new compounds able to interfere in the Vascular Endothelial Growth Factor Receptor-1 (VEGFR-1, also known as Flt-1) recognition by VEGFs family members, we screened Calycolpus moritzianus (O. Berg) Burret leaves extracts by a competitive ELISA-based assay. MeOH and CHCl3 extracts and several their fractions demonstrated to be able to prevent VEGF or PlGF interaction with Flt-1, with an inhibition about 50% at concentration of 100 ÎĽg/mL. Phytochemical and pharmacological investigation of the active fractions led to the isolation of flavonoids, and terpenes
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