29 research outputs found

    La programmazione didattica tra individualizzazione e personalizzazione. Indagine sulle competenze professionali degli insegnanti nella scuola primaria di Torino

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    The present research, carried out at the primary school in the municipalityof Turin, aims to investigate the professional knowledge of teachers in thefield of curriculum design, the latter being one of the most relevant strategiesfor effective training. Since in our country the empirical-experimentalculture in education is not broadly widespread, we believe that training ofteachers, both initial and in-service, is in need of a renovation in order to bemore related to the everyday practice of teaching.La ricerca che presentiamo, realizzata presso la scuola primaria del comunedi Torino, intende indagare sulle conoscenze professionali dei docenti nell’ambitodella programmazione didattica essendo quest’ultima una dellestrategie più pertinenti per rendere efficace il percorso formativo. Poichénel nostro paese la cultura empirico-sperimentale in ambito educativo èdiffusa solo parzialmente, riteniamo che la formazione dei docenti, sia inizialeche in servizio, abbisogni di un rinnovamento al fine di essere piùlegata al fare scuola quotidiano.

    Fare programmazione. Indagine sulle competenze professionali degli insegnanti nella scuola primaria di Bologna

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    La ricerca che presentiamo, realizzata presso la scuola primaria del comune di Bologna, intende fare luce sulle conoscenze e sullecompetenze professionali degli insegnanti nell’ambito della programmazione didattica, essendo essa una delle strategie fondamentali del fare scuola. Interessa conoscere come oggi viene utilizzata tale strategia di lavoro, in quanto la legislazione sull’autonomia ha creato le condizioni per sviluppare in toto le potenzialità che essa racchiude

    Il legame tra la privazione del sonno e gli errori commessi dagli infermieri durante il turno di notte

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    Introduction: Nurses who work at night often experience high levels of sleepiness, which are the biological consequence of the circadian rhythm, which induces sleep at particular hours of the night, increasing the risk of errors and accidents. Objective: According to the latest data declared by the World Organization of Healthcare (WHO), at least 134 million patients are victims every year adverse events that occur due to the lack of safety in the health care and and 2.6 million those who die from it, but most of these deaths are avoidable. The study aims to investigate the relationship between sleep deprivation and errors in patient care by the nursing staff who works the night shift. In the aviation and transportation sectors, studies conducted revealed as sleep deprivation increases the risk of mistakes. Few researches have investigated nighttime nursing. Method: A literature search was conducted by interrogating banks PubMed and Cochrane data limiting article selection to the last 10 years. Only one study met our benchmarks: “Sleep deprivation and error in Nurses who work the night shift ”of 2014, by Arlene L. Johnson, whose questionnaire it was adapted to the Italian situation and administered to a sample of 41,000 nurses, to which 3358 responded. Results: 94.7% of the interviewees, during the night shift, carry out ordinary activities. 16.8 of respondents made mistakes in the last two night shifts; in 59.5% of the cases only one mistake was made. Lack of sleep (3-5 hours of sleep during the 24 hours of the day before the interview) seems to determine a higher frequency of errors. This trend is particularly marked a nurses working in critical wards (23.9%). Even the number of nights, affects the propensity to make mistakes, with an error rate of 20.5%. Keywords: night shift, nurses, medical error, quality of careIntroduzione: Gli infermieri che lavorano di notte, spesso sperimentano alti livelli di sonnolenza, che sono la conseguenza biologica del ritmo circadiano, che induce il sonno in particolari ore della notte, aumentando il rischio di errori ed incidenti. Obiettivo: Secondo gli ultimi dati dichiarati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), sono almeno 134 milioni i pazienti che ogni anno sono vittime di eventi avversi che si verificano a causa della mancanza di sicurezza nelle prestazioni sanitarie e 2,6 milioni quelli muoiono per questo, ma la maggior parte di questi decessi sono evitabili. Lo studio ha l’obiettivo di indagare la relazione tra la privazione del sonno e gli errori nell’assistenza sanitaria al paziente, da parte del personale infermieristico che lavora nel turno di notte. Nel settore aeronautico ed in quello dei trasporti, gli studi condotti hanno rilevato come la privazione di sonno aumenti il rischio di errori. Poche le ricerche che hanno indagato l’assistenza notturna infermieristica. Metodo: È stata condotta una ricerca della letteratura interrogando le banche dati PubMed e Cochrane limitando la selezione degli articoli agli ultimi 10 anni. Solo uno studio ha soddisfatto i nostri parametri:“ Sleep Deprivation and Error in Nurses who Work the Night Shift” del 2014, di Arlene L. Johnson, il cui questionario è stato adattato alla realtà italiana e somministrato ad un campione di 41 mila infermieri, al quale hanno risposto in 3358. Risultati: Il 94,7% dei rispondenti, durante il turno notturno, svolge attività ordinaria. Il 16,8 dei rispondenti ha commesso errori negli ultimi due turni notturni; nel 59,5 % dei casi è stato commesso un solo errore. La carenza di sonno (3-5 ore dormite nell’arco delle 24 ore del giorno che precede l’intervista) sembra determinare una maggiore frequenza di errori. Questa tendenza è particolarmente marcata presso gli infermieri impegnati nei reparti di area critica (23,9%). Anche il numero di notti, incide sulla propensione a commettere errori, con una frequenza di errore del 20,5%. Parole chiave: lavoro per turni, turno notturno, infermieri, qualità, error

    Pluvial flooding: high-resolution stochastic hazard mapping in urban areas by using fast-processing DEM-based algorithms

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    Climate change and rapid expansion of urban areas are expected to increase pluvial flood hazard and risk in the near future, and particularly so in large developed areas and cities. Therefore, large-scale and high-resolution pluvial flood hazard mapping is required to identify hotspots where mitigation measures may be applied to reduce flood risk. Depressions or low points in urban areas where runoff volumes can be stored are prone to pluvial flooding. The standard approach based on estimating synthetic design hyetographs assumes, in a given depression, that the T-year design storm generates the T-year pluvial flood. In addition, urban areas usually include several depressions even linked or nested that would require distinct design hyetographs instead of using a unique synthetic design storm. In this paper, a stochastic methodology is proposed to address the limitations of this standard approach, developing large-scale ~ 2 m-resolution pluvial flood hazard maps in urban areas with multiple depressions. The authors present an application of the proposed approach to the city of Pamplona in Spain (68.26 km2)

    Una vita da mediana. Breve biografia della Curva Normale

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    Quasi tre secoli fa debuttava sulla scena del mondo - scientifico ma non solo - una delle più celebrate superstar del pensiero occidentale: la curva di Gauss, poi ribattezzata Curva Normale. Dapprima semplice rappresentante di quella matematica ”da bettola” amata dai giocatori d’azzardo, poi modello interpretativo universale di qualsiasi realtà collettiva; croce e delizia della nuova scienza statistica, ben presto idolatrata da chi ne aveva scoperto e ammirato la bellezza, ma anche sbandierata in malafede a odiosa giustificazione dei peggiori pregiudizi. La Curva Normale è stata soprattutto un modello ”cognitivo” quasi inconscio, inconsapevolmente presente nel nostro modo di ragionare. Dai suoi inizi nella sfera fredda e remota delle misurazioni astronomiche alle sue improvvide ”applicazioni” in campo politico-elettorale, ecco le rocambolesche avventure di una delle più bizzarre protagoniste della cultura moderna

    Statistica del turismo

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    Aderendo allo spirito della nuova riforma universitaria, che privilegia gli aspetti applicativi, operativi e legati al mondo del lavoro, il volume è un’introduzione organica e aggiornata alla statistica del turismo, che si avvale di un gran numero di esempi concreti tratti da ricerche empiriche. Il libro è accessibile a chiunque abbia conoscenze matematiche di base e fornisce un utile bagaglio di informazioni anche a chi non ha alcuna precedente nozione di statistica. L’obiettivo principale è quello di ’educare al quantitativo’ e di fornire al lettore gli strumenti necessari per leggere correttamente grandi quantità e varietà di dati e per produrne autonomamente, attraverso la messa a punto di indagini ad hoc. Il volume si indirizza anche a coloro che già operano nel settore del turismo e sono interessati ad approfondire questi argomenti

    Statistica di base applicata alla ricerca didattica

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    Le procedure statistiche più comunemente utilizzate nel campo della ricerca didattic

    Fattori predittivi di esito del trattamento in strutture terapeutiche residenziali in pazienti con disturbo da dipendenza da sostanze psicoattive

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    In questo studio vengono presentati i risultati relativi all’esito del percorso terapeutico dei pazienti in carico ai SerT dell’Azienda USL di Ferrara, con almeno un percorso terapeutico nelle strutture gestite degli Enti Ausiliari Accreditati della Regione Emilia-Romagna. Lo studio prende in esame una coorte retrospettiva dinamica di pazienti tossicodipendenti e alcolisti (292 soggetti, 227 maschi e 65 femmine). Il periodo di osservazione va dal 1/1/2005 al 31/5/2012 e copre oltre sette anni. La quota di percorsi terapeutici interrotti è pari al 51% in tutto il periodo, mentre la quota di percorsi completati è pari al 46,9%. Nello studio viene valutato il rischio di abbandono generale nell’intera coorte e viene descritto il suo andamento in relazione a potenziali predittori di carattere socioeconomico (età, sesso, titolo di studio, condizione lavorativa, situazione giudiziaria), stimando il contributo delle diverse cause e del suo andamento temporale e viene analizzata l’associazione tra alcuni possibili predittori sociodemografici e la sopravvivenza. Punto di forza: lo studio di coorte retrospettivo è tra gli studi osservazionali quello con più forza esplicativa, più potente e più valido. Punto di debolezza: le variabili sulla condizione di salute legate a certe patologie e sul trattamento farmacologico non sono state inserite nel modello

    La politica di coesione economica, sociale e territoriale in provincia di Ferrara nel periodo di programmazione 2014-2020: principali aspetti con riferimento alla qualità della vita

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    Nel settennio 2014-2020 la provincia di Ferrara ha usufruito di una serie di finanziamenti pubblici, prevalentemente composti dai Fondi Strutturali e di Investimento dell’Unione europea (Fondi SIE) stanziati nell’ambito della politica di coesione, ai quali sono associati i cofinanziamenti nazionali, cioè sia del governo nazionale che dell’Amministrazione regionale. La provincia di Ferrara risulta una di quelle maggiormente dotate di risorse finanziarie, in quanto – in termini di valori pro capite – è la seconda, dopo quella di Bologna, disponendo di un ammontare decisamente superiore al valore medio regionale. Di tale situazione di relativo favore non ci si deve ovviamente sorprendere, in quanto – come ampiamente noto – questa porzione dell’Emilia-Romagna presenta una situazione in termini sia socio-demografici che economico-produttivi meno avanzata tra le province della regione. Di converso, dell’ammontare complessivo delle risorse stanziate solo poco meno del 24% risultava esser stato pagato entro la fine del 2020; si tratta di un tasso di realizzazione che è il più basso fra quelli delle province dell’Emilia-Romagna. Infine con le risorse attribuite in provincia di Ferrara sono stati predisposti e finanziati poco meno di 2.000 progetti di investimento, per un valore medio che – nonostante la numerosità dei progetti – invece è il più elevato nella regione

    Valutazione di esito dei percorsi assistenziali di pazienti in trattamento nelle strutture residenziali accreditate della provincia di Ferrara

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    Dalla revisione della letteratura sui trattamenti in comunità terapeutiche per disturbi correlati all’uso di sostanze, emergono deboli evidenze di efficacia degli interventi residenziali confrontati con tipi di comunità diverse, in termini di esiti legati all’uso di sostanze ed alla ritenzione in trattamento (Cochrane Drugs and Alcohol Group, 2008; Amato et al., 2009). Tuttavia nonostante l’assenza di prove disponibili in grado di identificare l’elettività di un singolo percorso, la comunità scientifica concorda nel ritenere auspicabile affrontare la complessità del disturbo da dipendenza da sostanze associando le terapie farmacologiche a interventi psicosociali (Camposeragna, 2005; De Angeli, 2001). Di fatto l’eterogeneità culturale delle persone che si rivolgono ai servizi e le caratteristiche delle modalità di assunzione delle sostanze (eroina primaria, cocaina primaria, secondaria associata all’eroina, poliassunzione, alcolismo), richiedono trattamenti orientati ai bisogni di salute del paziente e operatori professionali con competenze specifiche. Di fronte a questi nuovi scenari nasce l’esigenza di ripensare complessivamente l’assessment della cura e l’organizzazione del sistema dei servizi, offrendo percorsi residenziali sufficientemente differenziati, flessibili, accoglienti e prossimi alla domanda (EMCDDA, 2007). Un assunto importante, condiviso dalla comunità scientifica, è che non vi è un trattamento universalmente valido per la cura della tossicodipendenza, ma sono spesso necessari diversi trattamenti variamente combinati nel corso del tempo (Prendergast et al., 2002). L’obiettivo dello studio è pertanto quello di valutare i differenti programmi terapeutici offerti dalle diverse tipologie di strutture residenziali accreditate in base ai bisogni assistenziali dei pazienti. Con il termine “esito” si è voluto intendere la conseguenza dell’azione dei trattamenti seguiti dai pazienti, sintetizzata nella valutazione data dagli operatori di riferimento dei casi, rispetto al raggiungimento degli obiettivi prefissati nel programma terapeutico. La conclusione positiva del programma terapeutico si ipotizza sia correlata, come ampiamente dimostrato, ad una sospensione dell’uso di sostanze e al miglioramento della qualità della vita dopo il trattamento. Specularmente l’interruzione del programma viene letta come una mancata appropriatezza nel matching tra paziente, trattamento, terapeuta e setting
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