44 research outputs found
Years of life that could be saved from prevention of hepatocellular carcinoma
BACKGROUND:
Hepatocellular carcinoma (HCC) causes premature death and loss of life expectancy worldwide. Its primary and secondary prevention can result in a significant number of years of life saved.
AIM:
To assess how many years of life are lost after HCC diagnosis.
METHODS:
Data from 5346 patients with first HCC diagnosis were used to estimate lifespan and number of years of life lost after tumour onset, using a semi-parametric extrapolation having as reference an age-, sex- and year-of-onset-matched population derived from national life tables.
RESULTS:
Between 1986 and 2014, HCC lead to an average of 11.5 years-of-life lost for each patient. The youngest age-quartile group (18-61 years) had the highest number of years-of-life lost, representing approximately 41% of the overall benefit obtainable from prevention. Advancements in HCC management have progressively reduced the number of years-of-life lost from 12.6 years in 1986-1999, to 10.7 in 2000-2006 and 7.4 years in 2007-2014. Currently, an HCC diagnosis when a single tumour <2 cm results in 3.7 years-of-life lost while the diagnosis when a single tumour 65 2 cm or 2/3 nodules still within the Milan criteria, results in 5.0 years-of-life lost, representing the loss of only approximately 5.5% and 7.2%, respectively, of the entire lifespan from birth.
CONCLUSIONS:
Hepatocellular carcinoma occurrence results in the loss of a considerable number of years-of-life, especially for younger patients. In recent years, the increased possibility of effectively treating this tumour has improved life expectancy, thus reducing years-of-life lost
"Delirium Day": A nationwide point prevalence study of delirium in older hospitalized patients using an easy standardized diagnostic tool
Background: To date, delirium prevalence in adult acute hospital populations has been estimated generally from pooled findings of single-center studies and/or among specific patient populations. Furthermore, the number of participants in these studies has not exceeded a few hundred. To overcome these limitations, we have determined, in a multicenter study, the prevalence of delirium over a single day among a large population of patients admitted to acute and rehabilitation hospital wards in Italy. Methods: This is a point prevalence study (called "Delirium Day") including 1867 older patients (aged 65 years or more) across 108 acute and 12 rehabilitation wards in Italian hospitals. Delirium was assessed on the same day in all patients using the 4AT, a validated and briefly administered tool which does not require training. We also collected data regarding motoric subtypes of delirium, functional and nutritional status, dementia, comorbidity, medications, feeding tubes, peripheral venous and urinary catheters, and physical restraints. Results: The mean sample age was 82.0 \ub1 7.5 years (58 % female). Overall, 429 patients (22.9 %) had delirium. Hypoactive was the commonest subtype (132/344 patients, 38.5 %), followed by mixed, hyperactive, and nonmotoric delirium. The prevalence was highest in Neurology (28.5 %) and Geriatrics (24.7 %), lowest in Rehabilitation (14.0 %), and intermediate in Orthopedic (20.6 %) and Internal Medicine wards (21.4 %). In a multivariable logistic regression, age (odds ratio [OR] 1.03, 95 % confidence interval [CI] 1.01-1.05), Activities of Daily Living dependence (OR 1.19, 95 % CI 1.12-1.27), dementia (OR 3.25, 95 % CI 2.41-4.38), malnutrition (OR 2.01, 95 % CI 1.29-3.14), and use of antipsychotics (OR 2.03, 95 % CI 1.45-2.82), feeding tubes (OR 2.51, 95 % CI 1.11-5.66), peripheral venous catheters (OR 1.41, 95 % CI 1.06-1.87), urinary catheters (OR 1.73, 95 % CI 1.30-2.29), and physical restraints (OR 1.84, 95 % CI 1.40-2.40) were associated with delirium. Admission to Neurology wards was also associated with delirium (OR 2.00, 95 % CI 1.29-3.14), while admission to other settings was not. Conclusions: Delirium occurred in more than one out of five patients in acute and rehabilitation hospital wards. Prevalence was highest in Neurology and lowest in Rehabilitation divisions. The "Delirium Day" project might become a useful method to assess delirium across hospital settings and a benchmarking platform for future surveys
La rete insediativa medievale della Sardegna nord-orientale: stato degli studi, nuovi dati archeologici e prospettive di ricerca
La disomogeneità delle componenti geografiche e la tettonica permettono di percepire la Sardegna come un insieme di realtà geoantropiche distinte, a partire da sub-regioni fisicamente definite. Tra queste, come a più riprese è stato sottolineato dagli studiosi, l’ampia area della Gallura, nella porzione nord-orientale dell’isola presenta una serie di specificità, fisiche, ambientali e culturali, che rendono possibile riconoscerle una particolarità tra le diverse sub-regioni sarde.
La posizione, esposta ai contatti con la vicina Corsica e con le coste tirreniche della penisola italiana, ne ha influenzato le vicende fin dalla preistoria, contribuendo alla percezione di una specifica identità del territorio, ancor oggi avvertita. Nel corso del medioevo si sviluppò in tale area il giudicato di Gallura, una delle quattro entità statuali in cui appare suddivisa la Sardegna.
Gli studi su tale territorio lamentano una carenza di fonti scritte, per una zona rimasta in gran parte priva di insediamenti stabili dall’inizio dell’età moderna fino a periodi recenti.
L’unica opera di insieme, basata sulla scarna documentazione disponibile e su osservazioni topografiche e linguistiche, che ha proposto una argomentata localizzazione dei centri abitati scomparsi in relazione ai distretti (curatorias) del giudicato venne pubblicata nel 1978 da Dionigi Panedda.
Altre osservazioni sul territorio gallurese, nelle sue trasformazioni tra la tarda antichità e il medioevo sono stati presentati dal sottoscritto in un volume del 2008, che sintetizzava le ricerche compiute nell’ambito del dottorato di ricerca in “Archeologia e Antichità postclassiche” dell’Università di Roma-La Sapienza.
Oggi appare opportuno, alla luce di alcuni interventi di scavo archeologico e delle attività di ricognizione sul territorio intraprese nell’ambito dell’insegnamento di Archeologia medievale dell’Università di Cagliari, proporre alcune riflessioni su forme, distribuzione, ruolo nel territorio e cronologia dei diversi insediamenti attribuibili alla Gallura medievale e segnalare alcune possibili prospettive di ricerca per la proposta di un quadro aggiornato, fondato su fonti e metodi archeologici
Archeologia medievale e identità. Appunti per un 'profilo archeologico' della Sardegna catalano-aragonese
Despite of the medieval archaeology progress in the island, it’s not possible yet to draw a ‘profile’ of Catalan-Aragonese Sardinia based on a proper use of renewable materials. We need, in particular, explicit questions, which do not leave the matter to chance in order to find the information.
Projects and individual interventions allow us today to pay attention on some issues of the relationship between Catalonia and Sardinia, each of which deserves a critical examination, checking the status of the studies and an examination of the real possibility to create specific paths of research
Un rigoroso lavoro di ricerca
Il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Cagliari rappresenta una delle più antiche istituzioni educative dell’isola e certamente una di quelle che godono maggior prestigio. La storia del Convitto e delle sue articolazioni interne è ricca di spunti di ricerca: analizzarne le grandi fasi e i singoli avvenimenti attraverso la documentazione custodita presso l’archivio dell’istituto apre inevitabilmente una serie di ulteriori percorsi, che richiedono di essere seguiti attraverso indagini presso altri fondi documentari, per ritrovare i tasselli mancanti, facendosi guidare da quella curiosità storica che sa ritrovare i nessi tra le vicende della comunità educante e gli avvenimenti della città, dentro la più generale storia della Sardegna in età spagnola, sabauda e, via via, nell’ambito delle vicende dell’Italia unita, fino ai decenni più vicini a noi
Paesaggi e passaggi ‘periferici’ della storia medievale in Sardegna: il ruolo dell’archeologia, tra ricerca, condivisione e proposte di sviluppo
Nonostante i progressi delle ricerche storiche-archeologiche nell’isola, alcuni passaggi del percorso della Sardegna medievale appaiano ancora oggi ai margini dei maggiori studi e, ancora di più, dell’attenzione dei non specialisti: la questione della presenza islamica nell’isola, per esempio, non ha ancora trovato risposte definitive, in relazione alle sue ricadute sugli assetti territoriali e istituzionali, così come non è ancora possibile tracciare un ‘profilo’, fondato su un corretto utilizzo delle fonti materiali, della Sardegna a seguito della conquista, avvenuta tra il 1323 e i primi decenni del XV secolo, da parte della Corona d’Aragona. Mancano, in particolare, espliciti quesiti, che non lascino al caso il reperimento delle informazioni e scelgano di esaminare, senza le resistenze collegate ad un malinteso senso identitario, una serie di questioni, peraltro già oggetto dell’attenzione di studiosi di diversa formazione in altri contesti territoriali. Progetti e singoli interventi permettono oggi di porre l’attenzione su diversi temi, che – come una serie di esperienze, presentate nel contributo, suggerisce – in molti casi offrono ricadute interessanti sui percorsi di costruzione condivisa delle identità locali e suggeriscono proposte di sviluppo sostenibile in cui giochi in ruolo determinante il patrimonio culturale