42 research outputs found

    Famennian (Late Devonian) conodonts from the Pizzul West section (Carnic Alps, Italy)

    Get PDF
    Conodonts from the Pizzul West section are presented. \u7f e section is located in the Cason di Lanza/Mt. Zermula area of the central Carnic Alps and it exposes about twenty-four metres of Upper Devonian limestone. \u7f e forty-one taxa documented allow the discrimination of seven biozones of Frasnian and Famennian: Upper rhenana, Upper crepida, Uppermost crepida, Lower rhomboidea, Upper rhomboidea, Lower marginifera and Lower expansa

    Conodonts across the Devonian/Carboniferous boundary: a review and implication for the redefinition of the boundary and a proposal for an updated conodont zonation

    Get PDF
    This paper is a contribution to the redefinition of the base of Carboniferous system. At present the criterion for the definition of the Devonian\u2013Carboniferous boundary is the first occurrence of a conodont species. In order to evaluate the stratigraphic potential for new criteria for the definition of the Devonian\u2013Carboniferous boundary, the distribution of conodont species of Bispathodus, Branmehla, Palmatolepis, Polygnathus, Protognathodus, Pseudopolygnathus and Siphonodella across the boundary is presented and discussed. An updated biozonation scheme across the boundary based on the First Appearance of Bispathodus ac. aculeatus, Bispathodus costatus, Bispathodus ultimus, Protognathodus kockeli, Siphonodella bransoni and Siphonodella duplicata is proposed, and it is suggested that the new criterion for the definition of the base of the Carboniferous system be the First Appearance Datum of Pr. kockeli or Si. bransoni

    Il trattamento degli aneurismi pancreaticoduodenali e gastroduodenali: revisione della letteratura e proposta di un modello di ricerca clinica

    No full text
    Gli aneurismi dell’arteria pancreaticoduodenale (PDAA) e gastroduodenale (GDAA) rappresentano il 2% e l’ 1,5% degli aneurismi viscerali1–3.Sebbene poco comuni, la loro rottura può comportare sanguinamenti massivi e talvolta emorragie retro peritoneali fatali per il paziente. Il primo PDAA descritto risale al 18954 e da allora non sono ancora stati prodotti studi definitivi circa la storia naturale di questi aneurismi, ma appare ormai chiaro che il loro rischio di rottura sia indipendente dalle dimensioni5–7. La mancanza di strumenti decisionali chiari e validati, insieme alla particolare natura della lesione, ha generato una letteratura sparsa ed eterogenea in cui il razionale dell’intervento, spesso mal definito, viene lasciato all’esperienza dei singoli centri, quando non dei singoli chirurghi. Orientarsi nella letteratura sull’argomento è quindi estremamente complesso, considerato che le casistiche sono molto contenute ed eterogenee, e per questo motivo individuare elementi che permettano di predire il rischio di rottura di questi aneurismi rappresenta una sfida ardua e ancora aperta. Le ultime linee guida sui trattamenti degli aneurismi viscerali8 esprimono in maniera evidente le difficoltà di studio di questo argomento. Se per gli altri aneurismi viscerali vengono specificate chiare e articolate indicazioni al trattamento, per gli aneurismi peripancreatici l’indicazione è vaga quanto assoluta: dove possibile, trattare. Questo disequilibrio nelle indicazioni al trattamento, evidente anche a chi non si occupa specificatamente di questa materia, è stato il primum movens di questo lavoro. Le linee guida pongono un dubbio al lettore, se questo atteggiamento radicalmente interventista sia frutto di una intrinseca pericolosità della malattia o piuttosto di una nostra lacuna conoscitiva. Si è spinti a chiedersi, in altri termini, se l’intervento sia giustificato dalla alta mortalità e dai tassi di complicanze insiti in questi aneurismi o se l’intervento sia più semplicemente preferito a una storia naturale che non conosciamo. Nel primo caso dovremmo accettare le linee di trattamento così come sono; nel secondo caso, invece, potremmo proporre uno studio che tenti di specificare meglio le indicazioni al trattamento. Da queste considerazioni prende corpo questo lavoro, che si compone quindi di due parti. Inizialmente prenderemo in esame le conoscenze attuali sull’argomento, interrogandoci sui fondamenti delle attuali linee guida. Successivamente, in virtù di quanto appreso, disegneremo uno studio longitudinale con lo scopo di articolare meglio il trattamento di questi pazienti

    Famennian (Late Devonian) conodonts from the Pizzul West section (Carnic Alps, Italy)

    No full text
    Conodonts from the Pizzul West section are presented. e section is located in the Cason di Lanza/Mt. Zermula area of the central Carnic Alps and it exposes about twenty-four metres of Upper Devonian limestone. e forty-one taxa documented allow the discrimination of seven biozones of Frasnian and Famennian: Upper rhenana, Upper crepida, Uppermost crepida, Lower rhomboidea, Upper rhomboidea, Lower marginifera and Lower expansa
    corecore