11 research outputs found

    Recent Arrivals of Migrants and Asylum Seekers by Sea to Italy: Problems and Reactions

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    The Italian government’s answer to the mass arrival of undocumented migrants and asylum seekers since the beginning of the present wave of political turmoil in North Africa must be seen in the context of both domestic political issues and international constraints. From the beginning of the present wave of political turmoil in North African countries and up to 8 April, 390 boats have arrived in Italy with a total of 25,867 undocumented migrants and asylum seekers, most of them Tunisians. The Italian government’s answer has been framed by both domestic political issues, such as the extreme anti-migrant attitude of the Lega Nord, and by international constraints, such as the refusal of other EU members to receive irregular economic migrants and the difficulty in establishing a workable repatriation accord with Tunisia. Given the situation, the Italian government has been trapped in its own web, made up of contradictory positions and exaggerated forecasts concerning migratory flows

    “A Cathartic Moment in a Man’s Life”: Homosociality and Gendered Fun on the Puttan Tour

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    Rarely addressed in academic scholarship, the puttan tour is a well-known form of entertainment in Italy where young men drive around in small groups with the aim of spotting street sex workers. On some occasions, the participants will approach the sex workers to strike up a conversation. On others, they will shout out insults from their car then drive away. This article aims to advance a detailed analysis of this underexplored cultural practice drawing on a diverse body of scholarship exploring the intersection of masculinity, leisure, and homosociality. By analyzing stories of puttan tours gathered mostly online, including written accounts and YouTube videos, our aim is to explore the appeal of the puttan tour through an analysis of how homosociality, humor, and laughter operate in this example of gendered fun. To this end, we look at the multiple and often equivocal meanings of this homosocial male-bonding ritual, its emotional and affective dynamics, and the ways in which it reproduces structures of inequality while normalizing violence against sex workers

    Le organizzazioni criminali tra mercati illegali e strutture del consenso: i casi di Napoli e Marsiglia, 1820-1990

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    Defence date: 22 May 1998Examining board: Prof. Percy Allum (Istituto Universitario Orientale di Napoli) ; Prof. Bernard Morel (Université de Lyon) ; Prof. Alessandro Pizzorno (supervisor) ; Prof. Gianfranco Poggi (EUI)(co-supervisor)PDF of thesis uploaded from the Library digitised archive of EUI PhD theses completed between 2013 and 2017Oggetto di questa originale ricerca storica sono due tra i più noti e più studiati sistemi malavitosi: la camorra napoletana e il milieu marsigliese. Nelle due grandi città mediterranee le organizzazioni criminali sembrano avere stabilmente assunto un ruolo che va al di là della gestione di singole attività illegali, sia pur importanti e ramificate. Gli interi contesti urbani di Napoli e Marsiglia ne sono stati caratterizzati, al punto da rimanere marchiati da una persistente «mauvaise réputation» ed essere considerati in se stessi «criminogeni». In realtà, in entrambi i casi, i sistemi criminali, esaminati da vicino e nel corso della loro lunga parabola otto-novecentesca, si presentano assai mobili, occupano ruoli cangianti, mostrano un'attitudine all'adattamento che conosce come unica costante proprio la loro capacità di autoriproduzione. Le «élites criminali» di Napoli e Marsiglia passano da una fase che si può definire «archeologica» e che corrisponde agli esordi ottocenteschi, attraverso i grandi cambiamenti di fine Ottocento e poi del nostro secolo, fino a un ampliamento dei mercati illeciti e dei sistemi clientelari che raggiunge l'apice nei tempi a noi più vicini. Il punto decisivo è rappresentato dai legami che queste élites illegali riescono di volta in volta a intrecciare con la società, con il contesto «legale» nel quale, spesso agevolmente, si muovono. L'approccio comparato consente di mettere in rilievo analogie e differenze, fasi e tempi, modi e articolazioni delle iniziative criminali, punti di forza e di debolezza, reti clandestine e modi di «emersione». La conclusione è sorprendente: le organizzazioni criminali non hanno in sé la capacità di crescere e di misurare la propria potenza; sono le istituzioni legali, quelle dell'ordine pubblico e quelle preposte alla formazione della pubblica opinione, a conferire con la loro stessa azione una capacità di «accredito » ai gruppi criminali che operano nelle due città

    Gruppi criminali a Napoli e Marsiglia: La delinquenza organizzata nella storia di due cittá: 1820-1990

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    Oggetto di questa originale ricerca storica sono due tra i più noti e più studiati sistemi malavitosi: la camorra napoletana e il milieu marsigliese. Nelle due grandi città mediterranee le organizzazioni criminali sembrano avere stabilmente assunto un ruolo che va al di là della gestione di singole attività illegali, sia pur importanti e ramificate. Gli interi contesti urbani di Napoli e Marsiglia ne sono stati caratterizzati, al punto da rimanere marchiati da una persistente «mauvaise réputation» ed essere considerati in se stessi «criminogeni». In realtà, in entrambi i casi, i sistemi criminali, esaminati da vicino e nel corso della loro lunga parabola otto-novecentesca, si presentano assai mobili, occupano ruoli cangianti, mostrano un'attitudine all'adattamento che conosce come unica costante proprio la loro capacità di autoriproduzione. Le «élites criminali» di Napoli e Marsiglia passano da una fase che si può definire «archeologica» e che corrisponde agli esordi ottocenteschi, attraverso i grandi cambiamenti di fine Ottocento e poi del nostro secolo, fino a un ampliamento dei mercati illeciti e dei sistemi clientelari che raggiunge l'apice nei tempi a noi più vicini. Il punto decisivo è rappresentato dai legami che queste élites illegali riescono di volta in volta a intrecciare con la società, con il contesto «legale» nel quale, spesso agevolmente, si muovono. L'approccio comparato consente di mettere in rilievo analogie e differenze, fasi e tempi, modi e articolazioni delle iniziative criminali, punti di forza e di debolezza, reti clandestine e modi di «emersione». La conclusione è sorprendente: le organizzazioni criminali non hanno in sé la capacità di crescere e di misurare la propria potenza; sono le istituzioni legali, quelle dell'ordine pubblico e quelle preposte alla formazione della pubblica opinione, a conferire con la loro stessa azione una capacità di «accredito » ai gruppi criminali che operano nelle due città.--Introduzione --Parte I. Le élites criminali nello Stato liberale: 1820-1910 --I. Napoli --3 1. La camorra come agente dell'ordine pubblico --5 2. La neutralizzazione dei gruppi camorristi --7 3. Il declino dell'associazione criminale --u. Marsiglia --11 1. Criminalità disorganizzata e ordine nel porto --13 2. L'intensificarsi del controllo sociale e il milieu --16 3. Le trasformazioni di fine secolo --19 III. Considerazioni comparative --Parte II. Elites criminali, mercati illeciti, sistemi di rappresentanza: 1910-70 --'v. Marsiglia --27 1. Marsiglia e la «questione criminale» --28 2. Mercati illeciti e tratti evolutivi dei gruppi criminali: il mitan --30 3. Il milieu dei trafficanti internazionali --32 4. Il clientelismo marsigliese: 1901-39 --38 5. Circuiti criminali e sistema politico tra le due guerre --40 6. Le trasformazioni del milieu criminale durante la guerra --41 7. Mutamento politico e mercati illeciti nel secondo dopoguerra --43 8. La fine del clientelismo dei notabili --45 9. La riorganizzazione del milieu urbano negli anni cinquanta e sessanta --48 10. La ristrutturazione dei traffici: l'eroina e il contrabbando di tabacchi --v. Napoli --53 1. La marginalizzazione di reti illegali e gruppi criminali: 1905-43 --56 2. Le élites delinquenziali urbane nel dopoguerra --58 3. Economia illegale e reti clientelari: il periodo laurino --61 4. Gruppi criminali e mercati illeciti negli anni sessanta --65 5. L'intermediazione violenta nei mercati alimentari --68 6. Le reti illegali provinciali negli anni cinquanta e sessanta --VI. Considerazioni comparative --73 1. I gruppi criminali tra meccanismi del consenso e mercati illeciti internazionali --76 2. La ristrutturazione dei circuiti criminali tra le due guerre --79 3. Sistemi clientelari e sistemi criminali nel secondo dopoguerra --Parte III. Le trasformazioni divergenti. 1970-90 --VII.M arsiglia --89 1. Marsiglia e le rotte intercontinentali degli stupefacenti --95 2. I traffici dopo la «French connection» --98 3. Trasformazioni sociali e governo dell'area marsigliese --102 4. La frammentazione del milieu urbano --106 5. L'evoluzione del milieu urbano: 1975-85 --109 6. Le forme di controllo territoriale negli anni ottanta --111 7. Il clan Toci --113 8. La struttura del gruppo --117 9. Le machines à sous --122 10. Le attività nei mercati legali --vm. Napoli --125 1. Napoli e la «questione criminale>, --126 2. Il contrabbando di sigarette e la nuova élite criminale --132 3. Trasformazioni sociali e governo dell'area napoletana: gli anni settanta --135 4. La rottura degli equilibri delinquenziali e la Nuova camorra organizzata --142 5. Nuova camorra organizzata, sistema imprenditoriale e amministrazione pubblica --145 6. L'élite criminale e la riorganizzazione della spesa pubblica --148 7. Il clan Alfieri: struttura organizzativa e attività --151 8. Riorganizzazione strutturale e mercati pubblici --154 9. Le relazioni con P upperworld --158 10. Alcune considerazioni --Considerazioni comparative --161 1. I due gruppi criminali --162 2. Trasformazioni dell'assetto istituzionale della criminalità --165 3. Criminalità organizzata e amministrazione pubblica --Conclusioni --169 1. Criminalità organizzata e mercati illegali --170 2. Sistemi criminali, ordine pubblico e ordine «privato» --173 3. Economia pubblica e criminalità organizzata: l'originalità del caso napoletano --175 4. Lo Stato e i sistemi criminali --179 Bibliografia --192 Documentazione giudiziaria e di polizia --194 IntervistePublished version of EUI PhD thesis, 199

    A Study on smuggling of migrants: characteristics, responses and cooperation with third countries. Case Study 2: Ethiopia – Libya – Malta/Italy

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    This case study has been developed in the framework of the EU-funded “Study on smuggling of migrants: characteristics, responses and cooperation with third countries”. Five case studies served as an information collection tool to contribute to the data collection of the larger study, in order to provide detailed information on the phenomenon of migrant smuggling and policies to address it as occurring in particular countries or along particular route segments. The rationale for the decision on case study countries and route segments covered has been made based on their relevance according to indicators such as the number of irregular migrants apprehended (particularly based on Frontex data), border type, modus operandi, migration route and relationship with third countries, following the requirements in line with the tender specifications for the Study. In this case study Ethiopia was selected as the country of departure, with Libya chosen as a transit country and Malta and Italy as the countries of first entry to EU. This case study covers the land border from Ethiopia via Sudan to Libya, as well as the sea border from Libya to Malta and Italy. It focuses on the East Africa route and the Central Mediterranean sea border route

    Agency, resistance and (forced) mobilities.The case of Syrian refugees in transit through Italy.

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    Abstract During the biennium 2013–2014 Syrian refugees started to reach Italy through Mediterranean seaborne migration routes, from Libya and Egypt. Their presence contributed to partially modifying the configuration of the incoming migration flows to Italy, both in terms of socio-demographic composition and access to the European asylum system. Data shows that most of the Syrian refugees who landed in Italy between 2013 and 2014 decided to pursue their journeys to Northern Europe, by overcoming the restrictions imposed by the Dublin Regulation. The article focuses on the phenomenon of transit, as an interesting standpoint from which to observe certain acts of agency and resistance, put in place by refugees in order to “choose the country where to live” (Denaro, 2016): the refusal to provide fingerprints during identification, the organization of hunger strikes, the secondary mobility per se. Moreover, the article attempts to shed light on the relational and socio-political context in which these practices have taken shape, by focusing on the construction of relationships with activists and volunteers, and the (explicit and tacit) processes of negotiation which refugees conducted with police authorities and other stakeholders.</div
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