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    LA CONCEPCIÓN DE FAMILIA EN NIÑOS DE CONTEXTOS SOCIOECONÓMICOS VULNERABLES: UN ESTUDIO EMPÍRICO

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    The aim of this work is to describe children’s family conception in a psychosocial vulnerability context sample. Family is a structural concept in children’s social reality. We discuss new ways to approach this subject and new forms of psychological evaluation. We try to contribute with a new category analysis through an ecological approach We consider family as one of the most relevant contexts in the human development, and that personal experience around it can affects the interpretation that the members of the same family have on this concept. This opens a window of new perspectives for family notion research, with a direct focus on the social actors involved, in this case the children. We offer a description of the family notion from 9 and 11 years-old children that inhabit in poverty context and attend to communitarian dining rooms. We present a category description obtained from a meticulous qualitative analysis of children’s graphics, considering the most significant and common data to all drawings.El objetivo del presente trabajo es la descripción de la concepción que tienen los niños en torno a conceptos estructurantes de la realidad social como lo es el concepto de familia en contextos de vulnerabilidad psicosocial. Deseamos mostrar nuevos modos de acercamiento y evaluación en Psicología asi como aportar categorías de análisis a través de un enfoque Ecoevaluativo. Nos interesa ofrecer una descripción de la concepción de familia que tienen los niños entre 9 y 11 años que habitan contextos de pobreza, caracterizados por la vulnerabilidad psicosocial y que asisten a comedores comunitarios. Consideramos que la familia es uno de los contextos más relevantes en el desarrollo humano y que la experiencia personal en torno a la vida familiar afecta la interpretación que los integrantes de la misma tienen sobre este concepto. Esto abre entonces un abanico de nuevas perspectivas para la investigación de la concepción de familia desde la palabra de los mismos actores sociales involucrados, en este caso los niños. A partir de un minucioso análisis cualitativo de los gráficos de familia realizados por los pequeños, se presentará una descripción de las categorías obtenidas considerando los datos más significativos y comunes a todos los dibujos

    Malaria da Plasmodium falciparum durante chemioprofilassi con atovaquone/proguanil. Primo caso in un paziente proveniente dallo Zimbabwe. .

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    La diffusione di Plasmodium falciparum multiresistente rende spesso difficile la scelta di farmaci antimalarici a scopo terapeutico e profilattico. Negli ultimi anni si è assistito alla diffusione dell’impiego di atovaquone/proguanil (AP) sia a scopo terapeutico, nelle forme non complicate, che profilattico, per la sua buona tollerabilità, gli scarsi effetti collaterali ed il limitato periodo di somministrazione richiesto, grazie all’effetto sugli stadi tissutali oltre che eritrocitari. Dopo il primo caso di resistenza al trattamento con AP descritto nel 2002 in un paziente non-immune proveniente dalla Nigeria, numerosi studi hanno dimostrato che tale resistenza è legata alla presenza di mutazioni del gene cyt b di P. falciparum. Giungeva alla nostra osservazione nel settembre 2007 un paziente di origine italiana recatosi in Zimbabwe (Africa sud-ovest) per lavoro e sottoposto a profilassi con AP, 1 cpr/die dal giorno precedente la partenza dall’Italia e regolarmente eseguita. Durante il soggiorno, dopo un safari a sud di Harare, insorgevano febbricola e malessere generale, per cui si recava presso un centro medico locale dove veniva diagnosticata, mediante striscio e goccia spessa di sangue periferico, un’infezione da P. falciparum. Si iniziava terapia con clorochina 300 mg subito e dopo 6 ore, e 300 mg/12h nei successivi 2 giorni, seguita dall’associazione sulfadoxina/pirimetamina (1.500mg/75mg in unica somministrazione). La sintomatologia febbrile scompariva il giorno successivo il termine della terapia. Un controllo emoscopico al rientro in Italia risultava negativo per parassiti malarici. Il rapido sviluppo e la diffusione di resistenze di P. falciparum ai farmaci costituisce un serio problema sanitario di interesse globale. Il diffuso impiego a scopo profilattico di AP in soggetti non-immuni è stata riportata come una delle possibili cause di insorgenza di chemioresistenza di P. falciparum ad AP. Le descrizioni di fallimento terapeutico con AP nei casi di malaria da P. falciparum hanno riguardato, ad oggi, esclusivamente soggetti provenienti da Paesi dell’Africa occidentale. Il caso da noi descritto risulta essere il primo caso di inefficace chemioprofilassi antimalarica con AP in Zimbabw

    EPATITE CRONICA C E SINDROME DI EHLERS DANLOS (EDS).

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    La terapia dell’epatite cronica C con Peg-interferoni (Peg-INF) e ribavirina, non è priva di effetti collaterali e non è dunque attuabile su tutti i pazienti, soprattutto in presenza di comorbilità. Il caso presentato evidenzia l’ottenimento di una SVR in un paziente con EDS in assenza di importanti effetti collaterali. Caso Clinico: Uomo di 22 aa con EDS di tipo III, affetto da epatite cronica da HCV (ALT 100 UI/ml, l’HCV-RNA 26100 UI/ml, genotipo 2a/2c). Consulenze specialistiche effettuate per la patologia ereditaria di base, non controindicavano il trattamento con farmaci antivirali. Si iniziava dunque terapia con alfa Peg-INF (180 mcg/settimana, s.c.) e ribavirina (800 mg/die, o.s.) che risultava tollerabile ed efficace ma con una lenta cinetica di risposta (HCV-RNA < 15 UI solo dopo 12 settimane), per cui si decideva di prolungarne la durata a 36 settimane. A sei mesi dal termine la ricerca di HCV-RNA è risultata negativa e le ALT costantemente nei limiti di norma. Conclusioni: Con EDS si intende un insieme di rare malattie ereditarie del tessuto connettivo (1 caso su 5-10000-20000 nati). Il nostro paziente era affetto dal sottotipo III a prevalente coinvolgimento cutaneo e articolare. Vista la possibile tossicità dei farmaci utilizzati per l’infezione da HCV, solo dopo un accurato studio si è dato inizio al trattamento che è stato prolungato a 36 settimane in considerazione della lenta cinetica di risposta, al fine di aumentare la probabilità di mantenere a lungo termine la SVR. Non esistono segnalazioni in letteratura di pazienti con EDS affetti da epatite cronica HCV-relata e trattati con terapia antivirale. Abbiamo pertanto ipotizzato che la lenta risposta al trattamento, fosse dovuta ad un ridotto assorbimento del Peg-INF somministrato per via sottocutanea in virtù delle alterazioni del connettivo proprie dell’EDS. Dal caso descritto si può dedurre che la terapia anti-HCV può essere intrapresa anche in situazioni cliniche complesse come la presenza concomitante di malattie ereditarie rare, soprattutto se il paziente è fortemente motivato. Inoltre, le alterazioni tipiche di patologie come la EDS possono richiedere aggiustamenti dei dosaggi e della durata delle terapie che vanno quindi personalizzati da paziente a paziente

    Detection of Parvovirus B19 and Chlamydophila pneumoniae in a Patient with Atypical Sarcoidosis

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    We present an elderly female patient with fever, aplastic anemia, arthralgic symptoms and atypical pneumonia. Serological and clinical findings suggested Parvovirus B19 and Chlamydophila pneumoniae infection. These supposed infections delayed the recognition of underlying sarcoidosis which definitive diagnosis was reached through a lung biopsy and histological demonstration of nonnecrotizing granulomas containing giant cells and noncaseating epithelioid cells. The present case highlights the potential difficulty to diagnose sarcoidosis in the presence of unusual infections which may complicate the course of this disease

    Recovery of Enterococcus gallinarum in patients with infected cardiac pacemaker pockets.

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    Objective: Patients with permanent pacemakers can suffer from local- ized generator pocket infections. The accurate identification of cardiac device infection is essential to ensure that patients are treated appropri- ately. Most frequent agents involved are Staphylo-cocci. An accurate microbiological evaluation is essential to correctly administrate specific antibiotics. Methods: We studied 4 patients (3 women and 1 men, range 77-88 years, mean range 82,5). Comorbid conditions included arterial hyper- tension (4 pz), diabetes mellitus (3 pz) and dyslipidemia (3 pz). The time from pacemaker implantation to onset of infection ranged from 10 days to 2 years. No one received presurgical antibiotic therapy. Pacemaker systems were removed in 2 patients: one did not require reimplantation and one had reimplantation of the same pacemaker in another pocket. All 4 patients had pocket surgical debridment. 2 patients received intra- venous antibiotics (teicopla-nin + levofloxacin + ceftriaxon + fluconazol; ceftriaxon + claritro-micin) while 2 patients received oral antibiotics ciprofloxacin + amoxicillin + clavulanic/amoxicillin; clavulanic/amoxicillin + levofloxacin). Results: Mycrobiological tests were performed on all patients: the cul- tures of pulse generator pocket were positive in 1 case for Staphylococcus aureus, in 1 case for Corynebacterium Spp/E.coli and in 1 case for Enterococcus gallinarum. Conclusions: The incidence of pacemaker pocket infections, right now, is about 3%. The most frequent agent involved in early infections is Staphylo-coccus aureus while late infections due to Staphylococcus epi- dermidis. To our knowledge, this is the first case of Entero-coccus galli- narum published in the English-language medical literature as a cause of pace-maker permanent device infection. E. gallinarum makes part of the normal stool flora of general individuals: it’s rarely encountered in human clinical specimens and is primarily found in the gastrointestinal tracts of various animals (1). It is also rarely associated with disease, but can be implicated in invasive infections, especially in immuno-compromised or chronically ill patients. E. gallinarum has the capacity to express resist- ance to low-level vancomycin (2-3). Our patient was a 79-year-old immunocompetent female with a history of arterial hypertension and dys- lipidemia. E. Gallinarum, detected by API kit system, was vancomycin- resistent but teicoplanin-suscectible. We obtained the complete clinical resolution after 7 weeks of treatment with teicoplanin 400 mg/die i.v. + ceftriaxon 2g /die i.v. + fluconazol 100mg x 2 /die o.
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