279 research outputs found

    On the Effectiveness of Leukocytes Classification Methods in a Real Application Scenario

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    Automating the analysis of digital microscopic images to identify the cell sub-types or the presence of illness has assumed a great importance since it aids the laborious manual process of review and diagnosis. In this paper, we have focused on the analysis of white blood cells. They are the body’s main defence against infections and diseases and, therefore, their reliable classification is very important. Current systems for leukocyte analysis are mainly dedicated to: counting, sub-types classification, disease detection or classification. Although these tasks seem very different, they share many steps in the analysis process, especially those dedicated to the detection of cells in blood smears. A very accurate detection step gives accurate results in the classification of white blood cells. Conversely, when detection is not accurate, it can adversely affect classification performance. However, it is very common in real-world applications that work on inaccurate or non-accurate regions. Many problems can affect detection results. They can be related to the quality of the blood smear images, e.g., colour and lighting conditions, absence of standards, or even density and presence of overlapping cells. To this end, we performed an in-depth investigation of the above scenario, simulating the regions produced by detection-based systems. We exploit various image descriptors combined with different classifiers, including CNNs, in order to evaluate which is the most suitable in such a scenario, when performing two different tasks: Classification of WBC subtypes and Leukaemia detection. Experimental results have shown that Convolutional Neural Networks are very robust in such a scenario, outperforming common machine learning techniques combined with hand-crafted descriptors. However, when exploiting appropriate images for model training, even simpler approaches can lead to accurate results in both tasks

    An intersemiotic translation of normative utterances to machine language

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    Programming Languages (PL) effectively performs an intersemiotic translation from a natural language to machine language. PL comprises a set of instructions to implement algorithms, i.e., to perform (computational) tasks. Similarly to Normative Languages (NoL), PLs are formal languages that can perform both regulative and constitutive functions. The paper presents the first results of interdisciplinary research aimed at highlighting the similarities between NoL (social sciences) and PL (computer science) through everyday life examples, exploiting Object-Oriented Programming Language tools and an Internet of Things (IoT) system as a case study. Given the pandemic emergency, the urge to move part of our social life to the digital world arose, together with the need to effectively transpose regulative rules and constitutive rules through different strategies for translating a normative utterance expressed in natural language

    Interventi civili e nonviolenti per la pace, contributi per un approccio teorico

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    Interventi civili e nonviolenti per la pace Contributi per un approccio teorico Andrea Loddo Riassunto analitico degli argomenti trattati L’argomento che si vuole trattare in questa tesi è lo studio della capacità politica di intervento civile e nonviolento nelle crisi internazionali e in contesti di guerra (intese come zone interessate da un conflitto armato tra Stati o tra più formazioni armate all’interno di uno stesso Stato) da parte di organismi non governativi, appartenenti al Movimento per la Pace. Gli studi sulla capacità di questo tipo di intervento risultano ancora in una fase iniziale e non esistono ancora definizioni universalmente condivise delle azioni che vengono messe in atto da parte degli organismi non governativi. Premettendo che esistono diversi termini per definire quest’intervento, quelli che si utilizzano in questa tesi sono: intervento civile e nonviolento di pace o peacekeeping civile. Ciò che li distingue da altri interventi di tipo civile sono la natura privata o comunque non governativa degli organismi che promuovono gli interventi civili in zone di guerra e l’obiettivo politico di modificare quelle strutture sociali che producono la conflittualità violenta. Questo studio vuole quindi offrire al lettore, la possibilità di comprendere con maggiore chiarezza la capacità e il contributo che questo tipo di intervento è in grado di offrire alla costruzione e promozione della pace nel mondo. Il progetto di tesi non si limita solamente a trattare l’intervento civile di pace come un insieme di pratiche messe in atto dalle ONG e dagli organismi privati, ma vuole mettere anche in luce il valore politico della società civile nel suo ruolo di attore di primo piano del cambiamento sociale. Dal punto di vista scientifico e accademico, l’intento è quello di offrire un approccio teorico che sia fruibile ad un pubblico esteso, ma capace di contribuire allo sviluppo degli studi teorici sull’intervento civile e nonviolento di pace e di stimolare ulteriori sforzi allo studi di questa materia. Il progetto di ricerca è quindi rivolto principalmente a chi si occupa di studi sulla pace, ai movimenti per la pace, al mondo della nonviolenza, gli operatori internazionali e a soggetti istituzionali che agiscono da attori negli interventi di pace. Vista poi l’ importanza riscontrata nelle sedi istituzionale Italiane che con la neonata legge 147 del 27 dicembre 2013 che istituisce e finanzia i corpi civili di pace in Italia, diventa prioritaria la necessità di compiere studi e ricerche teoriche su l’intervento civile e nonviolento di pace. Lo studio incomincia con un ampia premessa in cui affronta il problemi della guerra e i tre attori del peacekeeping nel mondo. In questa parte si parla del nuovo ordine mondiale emerso dopo la seconda guerra mondiale e delle aspirazioni alla pace da parte dei popoli del mondo appena usciti da due guerre mondiali devastanti. Si riprende quanto scritto da Wells durante il secondo conflitto mondiale nel libro titolato “nuovo ordine mondiale”, in cui si ribatte la necessità di cambiare profondamente le strutture che governano la politica mondiale. Poi si parlerà delle grandi novità del nuovo periodo storico dopo la seconda Guerra Mondiale: l’indipendenza dell’ India e il significato che questo ha avuto per i popoli che ambivano all’indipendenza e per l’affermazione della nonviolenza; la nascita dell’ONU e l’adozione della sua Carta; l’affermazione della nuova arma atomica e le sue implicazioni nel paradigma della nuova guerra atomica; la divisione bipolare del mondo con la Guerra Fredda. Un’altra parte tratta poi dell’ordine mondiale affermatosi dopo la fine della Guerra Fredda a partire dal 1989, quindi le aspirazioni dei popoli ad un nuovo ordine mondiale libero dal bipolarismo USA-URSS e il rilancio dell’ONU, lo strapotere militare Statunitense nel suo nuovo ruolo di “gendarme” del mondo a garanzia della sicurezza e della pace. La diminuzione del ruolo dell’ONU e il progressivo allargamento della NATO con il rilancio del suo patto da tipo difensivo a tipo offensivo: combattere il terrorismo e le attività criminali internazionali. Poi si affronta l’argomento degli stati falliti e collassati nel quadro del declino dello Stato Nazionale di tipo Westfaliano nelle realtà politiche più deboli e le nuove guerre che si sono affermate dopo il 1989: orizzontale, per procura, asimmetrica. Si parla poi della guerra infinita al terrorismo con la nuova dottrina dell’ enduring war e le guerre di tipo “post-clausewitziano” tra entità non statali. Successivamente si definisce il peacekeeping e i suoi principali attori politici: gli Stati, l’ONU e le ONG. Di questi attori viene messo in luce il proprio ruolo come attore di pace, le interazioni tra di essi e le ipotetiche convergenze tra le ONG e l’ONU. Vista la grande importanza che riveste l’ONU con le sue operazioni di pace, in questo lavoro si è voluto tenere in considerazione anche la sua azione e il suo ruolo come attore di pace. In questa prima parte della tesi si affronta l’intervento di pace dell’ONU tenendo conto dei principi e delle pratiche su cui si basa e gli studi compiuti in materia. Nell’introduzione vengono esposti gli scopi per cui è stato fondato l´ONU secondo la Carta di S. Francisco, il fondamento giuridico conferito dai capitoli VI e VII all´azione dell´ONU per il mantenimento della pace e della sicurezza. Si apre poi una parentesi per spiegare lo sviluppo del dibattito accademico sulle operazioni di pace negli ultimi anni, il tentativo di ampliarne gli studi verso metodi di analisi in grado di fornirne una spiegazione più efficiente e la tendenza a ricercare un corretto inquadramento teorico della materia. Successivamente viene spiegato in cosa consiste la pratica delle operazioni di pace dell’ONU, su quali principi poggia, dove trae fondamento e legittimità, il mandato e i meccanismi di attuazione in seno all´ONU e quali sono le attività che svolge (Preventive diplomacy, Peacemaking, Peace-enforcement Peacebuilding e Peacekeeping) secondo le definizioni di Ghali in An Agenda for Peace. Viene dedicata poi una parte anche alle operazioni non dell’ONU ma condotte da organizzazioni regionali, istituzioni ibride, missioni alternative, azioni multilaterali e unilaterali. Viene messo l’accento sull´evoluzione delle operazioni nel tempo, dalla Guerra Fredda al dopo ´89, i mutamenti degli anni ´90 e il cambio di approccio dell´ultimo decennio. In questa parte si espongono le cinque generazioni analitiche di operazioni di pace secondo Kai Michel Kenkel basate sullo spostamento progressivo delle operazioni di pace dalla dimensione "westfaliana" e quella "post-westfaliana" in riferimento al principio di sovranità statale su cui si basano i principi cardine del peacekeeping. Successivamente si affronta il tema della letteratura specifica sulle operazioni di pace e di come questa si sia sviluppata dalla nascita del peacekeeping sino ad oggi secondo Fortna e Howard. Dopodiché si riportano le cinque aree di studio delle operazioni di pace individuate da Fetherstone e la letteratura dell´ultimo decennio in riguardo. Queste aree riguardano: gli studi all´interno delle teorie delle relazioni internazionali; i casi di studio; le funzioni delle operazioni di pace; le prospettive nazionali e regionali; capacità, dottrina e possibilità di riforma. Per ogni area di studio individuata da Fetherston viene presentata una sintesi dei maggiori contributi letterari. Si procede poi esponendo l’approccio emergente negli ultimi anni allo studio delle operazioni di pace secondo le interpretazioni che danno Bellamy, Plugh, Paris, Featherston, Fortna e Howard, Diehl e altri secondo l’approccio teorico emergente (di tipo più critico) allo studio della materia. In questa parte si espongono le operazioni di pace secondo l´approcci che ne danno le teorie di tipo “problem-solving”, quelli dei neorealisti, neoliberali, costruttivisti e teorici del conflitto. Riprendendo Bellamy si espongono le principali differenze tra questi ultimi approcci e quello emergente di tipo più critico mediante tre questioni fondamentali: il proposito, la natura della società mondiale, la relazione teoria/pratica. Sempre tramite Bellamy si presenta la divisione delle teorie attuali secondo i seguenti tre approcci: teorie strumentali e normative; oggettivismo e soggettivismo; teorie non-riflessive e riflessive. A conclusione del capitolo si presentano vari lavori che hanno cercato di misurare l’efficacia delle operazioni dell’ONU, quindi si riprendono gli studi svolti da Doyle e Sambanis, quelli di Fortna e quelli di Gilligan e Stedman. Nella seconda parte della tesi si tratta il tema degli interventi civili di pace delle ONG. Allo scopo di tracciare i confini del concetto di società civile e metterne in evidenza le dinamiche aggregative degli attori che la compongono, si prenderanno in considerazione le definizioni di società civile date da Norberto Bobbio, World Bank e altri. In questa sede vengono trattati i temi del pacifismo e della nonviolenza, presentandone in breve le differenze. Riprendendo Bobbio, si espongono i tre tipi di pacifismo “attivo” secondo la sua visione politico-filosofica delle correnti pacifiste: il pacifismo strumentale, il pacifismo istituzionale e il pacifismo finalistico. La parte successiva è dedicata poi alle pratiche del pacifismo (prevenzione, intervento nel corso di una guerra, ricostruzione sociale), e alla sfida del movimento per la pace di fermare le guerra e promuovere la pace. Partendo dalla idea dello Shanti Sena si illustra la storia rapida del peacekeeping delle ONG con le esperienze delle Peace Brigade Intenational, della Nonviolent Peaceforce e dell’italiana Operazione Colomba. Il lavoro poi si concentra sulla definizioni e gli approcci al peacekeeping delle ONG. In questa parte vengono trattati gli aspetti relativi all´impegno della società civile nel conflitto, come si muovono le organizzazioni della società civile nella società e le qualità che questi possono offrire ai processi di pace inclusivi e basati sul dialogo. Si affrontano i dibattiti sulle pratiche di pace emersi dalle esperienze maturate dalle ONG negli anni. Questi dibattiti si sviluppano principalmente su tre aspetti: i dibattiti sul cambio sociale e la giustizia (principi e scopi dell’intervento), la regionalizzazione e il networking (creazione di reti e partenariati strategici), la professionalizzazione degli interventi delle ONG. Verranno poi esposte e le azioni e i ruoli che le ONG possono ricoprire in risposta alla violenza e alla guerra e vengono analizzate le azioni che si possono intraprendere in diversi ambiti e livelli del conflitto: sostegno umanitario, prevenzione della violenza, azioni di mediazione informale e track two diplomacy, programmi di peacebuilding e di ricostruzione sociale, tutela e promozione dei diritti umani (fact findings, monitoraggio, accompagnamento, riconciliazione), collaborazione con il CIMIC militare e collaborazione con l’ONU. Poi si prosegue prendendo in considerazione alcune valutazioni critiche sui limiti dell´intervento e i relativi punti di debolezza. Si riporta il caso, ripreso dallo studio di fattibilità delle Nonviolent Peace Force condotto da Christine Schweitzer, del fallimento del progetto Mir Sada in ex Jugoslavia. Vengono Affrontati i problemi legati al dilettantismo delle ONG contro la professionalità dei militari e della componente civile del peacekeeping ONU e il poco coordinamento tra ONG. Si cercherà di valutare se è possibile misurare la efficacia degli interventi delle ONG con gli approcci adottati dalle Nonviolent Peace Force e con gli studi riadattati di Doyle e Sambanis sull’efficacia del peacekeeping e peacebuilding ONU. Vengono prese poi in esame le teorie progettuali dell‘intervento delle ONG secondo gli autori che hanno contribuito maggiormente ad una teorizzazione di questo intervento: L’Abate, Galtung, Muller, Lederach, Schweitzer, la Teoria di Galtung-Drago dei quattro modelli di sviluppo. Considereremmo la prospettiva del Segr. ONU K. Annan per una collaborazione ONU-ONG e, le scelte fondamentali del peacekeeping delle ONG e dei modelli di sviluppo. Per ultimo viene trattato brevemente il caso del PK civile italiano e le operazioni di pace dal 1992, le leggi italiane in proposito con il finanziamento del Servizio Civile a questo scopo e le prospettive Europee per la creazione del Corpo Civile di Pace Europeo. In conclusione si fornisce una valutazione dell’operato delle ONG nelle crisi internazionali e del ruolo politico delle ONG come attore del peacekeeping a livello locale ed internazionale e le possibilità di collaborazione ONU-ONG. Inoltre vengono forniti spunti e suggerimenti per l’ampliamento degli studi teorici in materia

    The SITAI project for the industrial areas of Sardinia: from a GIS database to a web-based site selection tool

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    SITAI, Sistema Informativo Territoriale delle Aree Industriali della Sardegna (Geographic Information System for the Industrial Areas of Sardinia) is a product which is being developed in Sardinia by Osservatorio Industriale della Sardegna with the support of CRS4. The system has been conceived with three main aims. The first is to conduct economic studies related to site and resource optimization, through analysis of the firms, facilities and infrastructure available in the Sardinian region and within each industrial area. The second is to promote Sardinia's industrial parks and to offer a site selection tool to potential investors, providing an integrated and harmonized view of the various industrial sites by means of a web-based interface to the data. Finally, the system is being proposed as a common starting point for the implementation of facility management applications within the industrial parks. The core of the SITAI database is represented by a set of geographic layers for each of the 23 currently active parks, linked to detailed information on the available infrastructure, the existing utilities, the characteristics of the firms located in the area, and on the costs for siting a new activity. This information is complemented by a regional-level view of the transportation networks and administrative boundaries, allowing to perform complex analyses on the available information. The project is now in its fourth year of life. After a prototype phase conducted in 1996-1997 on a single industrial park, the complete "desktop" version of the system has been implemented in 1998, and is currently being used by Osservatorio Industriale to provide, jointly with its other databases concerning the regional economy, a support to local policy makers, private companies, and consultants. During the past year, in addition to the development of the web-based interface to the database (released in May 2000) and the update of the database, one of the key issues faced has concerned the technology transfer towards the various actors involved in the project, either as data providers (i.e. the managers and the technicians of the parks), or as users (i.e. Osservatorio Industriale in their role as socio-economic analysts), in terms both of awareness raising on the potential of GIS-enabled applications and of training on the use of the system. The presentation will describe the features of the system, discuss some of the issues which have emerged as critical during the project, and present its possible further developments. In particular, we will focus on the site selection functionality offered by the web-based interface

    Social acts in digital environments

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    Adolf Reinach's theory of social acts and Czesław Znamierowski theory of the environment can show a new perspective of analysis in the felds of computer science and digital communication. This paper will begin analysing the performance of social acts in two categories of digital environments: (i) fctional digital environment and (ii) real digital environment. The analysis will be supported by examples from the history of computer science. In both kinds of digital environments, organigrams play a signifcant role and depend on the users' digital power to perform a real or fctional social act. Finally, the paper will analyse one of the possible roles that AI plays in performing social acts in digital environments. It will show how AI could affect the perception of social acts of social acts

    Intersemiotic translation of contracts into digital environments

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    An intersemiotic translation is any form of translation that involves at least two different semiotic codes; for example, the translation from words to images, to numerical code, or to non-verbal sounds. One of the most widespread examples of intersemiotic translation in the contemporary world is transposing natural language into machine language in digital environments. In this case, if the source text is a legal text, we encounter a particular type of intersemiotic translation, namely an intersemiotic legal translation in a digital environment. This paper will focus on the intersemiotic legal translation of contracts in digital environments, and is divided into two parts. In the first part (Section Ways of intersemiotically translating a contract using digital tools), we will analyze four possible uses of the intersemiotic translation of contracts in a digital context. In particular, we will highlight the technical characteristics of intersemiotic translation, its limitations, and its potential in different phases of contract management, namely the drafting of the document, the agreement, the archiving of the document, and the execution of contractual clauses. We will examine different digital tools that exploit intersemiotic translation, such as contract drafting tools and online platforms that allow for the conclusion of electronic contracts, document archiving in blockchains, and building smart contracts. When analyzing these uses of intersemiotic translation in the digital environment, we will highlight four types of output that can represent the product of intersemiotic translation in the digital environment: epistemic effects, legal effects, digital effects, and economic effects. In the second part (Section A tool for translating the contract intersemiotically), we will describe a hypothetical prototype that, in light of the four potential uses of intersemiotic translation, could represent a support tool to simplify the communication between professionals and clients through the drafting of legal documents with the aid of dynamic forms and, eventually, with the help of artificial intelligence (AI). Beyond facilitating the dialogue between legal professionals and their clients, we use interfaces to allow clients to create their own drafts of their documents and the lawyer to work on the drafts drawn up by the customer, correct them, and structure them in order to guarantee the validity of the document. The system can also be designed to archive legal documents and private deeds securely and entrust them to a professional by using blockchain technology and automating the execution of some contractual clauses via smart contract protocols

    Controlling the Er content of porous silicon using the doping current intensity

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    The results of an investigation on the Er doping of porous silicon are presented. Electrochemical impedance spectroscopy, optical reflectivity, and spatially resolved energy dispersive spectroscopy (EDS) coupled to scanning electron microscopy measurements were used to investigate on the transient during the first stages of constant current Er doping. Depending on the applied current intensity, the voltage transient displays two very different behaviors, signature of two different chemical processes. The measurements show that, for equal transferred charge and identical porous silicon (PSi) layers, the applied current intensity also influences the final Er content. An interpretative model is proposed in order to describe the two distinct chemical processes. The results can be useful for a better control over the doping process

    Haplotype affinities resolve a major component of goat (<i>Capra hircus</i>) MtDNA D-loop diversity and reveal specific features of the Sardinian stock

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    Goat mtDNA haplogroup A is a poorly resolved lineage absorbing most of the overall diversity and is found in locations as distant as Eastern Asia and Southern Africa. Its phylogenetic dissection would cast light on an important portion of the spread of goat breeding. The aims of this work were 1) to provide an operational definition of meaningful mtDNA units within haplogroup A, 2) to investigate the mechanisms underlying the maintenance of diversity by considering the modes of selection operated by breeders and 3) to identify the peculiarities of Sardinian mtDNA types. We sequenced the mtDNA D-loop in a large sample of animals (1,591) which represents a non-trivial quota of the entire goat population of Sardinia. We found that Sardinia mirrors a large quota of mtDNA diversity of Western Eurasia in the number of variable sites, their mutational pattern and allele frequency. By using Bayesian analysis, a distance-based tree and a network analysis, we recognized demographically coherent groups of sequences identified by particular subsets of the variable positions. The results showed that this assignment system could be reproduced in other studies, capturing the greatest part of haplotype diversity. We identified haplotype groups overrepresented in Sardinian goats as a result of founder effects. We found that breeders maintain diversity of matrilines most likely through equalization of the reproductive potential. Moreover, the relevant amount of inter-farm mtDNA diversity found does not increase proportionally with distance. Our results illustrate the effects of breeding practices on the composition of maternal gene pool and identify mtDNA types that may be considered in projects aimed at retrieving the maternal component of the oldest breeds of Sardinia.</br
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